Manganelli fascisti sulla RAI
Censurato Scurati sul 25 Aprile

Ci risiamo con le manganellate mussoliniane nella Rai meloniana. Già il festival di Sanremo dello scorso febbraio era stato teatro evidente della censura, anche se la vicenda Scurati è ancor più grave e mostra in maniera esplicita e inequivocabile di cosa è capace il governo neofascista Meloni per raggiungere il suo obiettivo di riscrittura totale della storia.
Stavolta il bavaglio meloniano che per modalità assomiglia più alla durezza dei manganelli che al fazzoletto, viene stracciato grazie alla denuncia della giornalista Serena Bortone, conduttrice della trasmissione “Che sarà” in onda su RAI 3, dove sarebbe dovuto andare in onda un monologo sul 25 Aprile dello scrittore Antonio Scurati, autore della trilogia iniziata con “M. Il figlio del secolo” sulla vita di Benito Mussolini nel quale critica duramente il regime fascista.

La vicenda
In estrema sintesi nei giorni precedenti Bortone aveva contattato Scurati per un monologo sul 25 Aprile, lo scrittore si era detto disponibile, e da lì è partita una trattativa con la Rai al termine della quale Scurati rimaneva inserito in scaletta con la dicitura “tg”, titolo gratuito, come riportava anche il comunicato stampa del palinsesto RAI del 19 aprile.
Bortone, sempre nella giornata di venerdì, ha appreso invece che il contratto con Scurati non c’era e chiede spiegazioni, senza riceverne se non in maniera insoddisfacente e confusa. Poi, a conferma della malafede RAI, è spuntata una mail interna in cui si parlava dell'annullamento per “motivi editoriali”. Alla fine, nel pomeriggio il testo di Scurati viene diffuso ai media e la stessa Bortone lo ha letto all’inizio del programma, denunciando in diretta la censura, e parlando di “ricostruzioni fantasiose e offensive” da parte di Viale Mazzini.

Meloni tenta di rivoltare la frittata
Dopo lo scoppio del caso e le critiche che le sono piovute sulla testa, nel pomeriggio di venerdì interviene anche Giorgia Meloni con un post su Facebook che innanzitutto prova a mettere una pezza, affermando che “In un'Italia piena di problemi anche oggi la sinistra sta montando un caso. Gridano al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo.”.
Ma oltre a minimizzare, da ottima allieva dei suoi maestri fascisti, Meloni tenta di rivoltare la frittata pubblicando provocatoriamente il pezzo ormai già diffuso da tutti, accompagnato dal finale nel quale sostiene che “Chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno”, tentando maldestramente di smarcarsi.
Un'affermazione ridicola, prontamente rilanciata e fatta propria da ministri, deputati e cariche istituzionali di governo e dai vertici RAI come Paolo Corsini, militante di FDI, ma smentita dai giornalisti e tecnici amministrativi RAI: “Ci hanno detto – fa sapere lo staff del programma - che era una questione di soldi, ma non regge, perché la somma richiesta era in linea con le cifre chieste in passato da altri scrittori”. In ogni caso, questa vicenda parla di cifre infinitamente inferiori di quelle concesse per interviste “da gossip”, come a esempio i 70 mila euro concessi a Fedez per una intervista, tanto per dirne una.

La replica di Scurati
Secca la replica di Scurati sia alla censura che alle parole di Meloni. Lo scrittore parla senza mezzi termini di “violenza” usata contro di lui e smentisce nettamente le fantasiose ricostruzioni di governo e RAI, parlando di “aggressione diffamatoria”. Quanto riferisce Meloni sui compensi, afferma Scurati, “è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno”, e anche a nostro avviso è soltanto un vile tentativo di sviare sulla sostanza della questione.
Infatti, ha ragione l'autore quando afferma che il suo “pensiero su fascismo e postfascismo ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato”; quello è il nocciolo, il vero motivo della censura che solo grazie al coraggio e alla professionalità di Bortone, non ha raggiunto il suo scopo liberticida.
Infatti nel monologo in questione, dopo una prima parte dedicata all’omicidio Matteotti, il testo punta il dito contro l’attuale premier e contro la destra neofascista italiana che “non ha però mai ripudiato nel suo insieme l’esperienza fascista” né “il suo passato neo-fascista”, imboccando invece la via nel tentativo di “riscrivere la storia”. Scurati parla infatti di Meloni che “si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza (...) e ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’”nel corso delle celebrazioni della Liberazione del 2023.
Parole chiare, comprensibili, che insieme compongono una forte denuncia e un grido di allarme democratico che non doveva essere ascoltato dal Paese.

Giornalisti antifascisti rilanciano il testo
Dopo la lettura a Che sarà , anche Massimo Gramellini e Roberto Vecchioni hanno letto il testo a La7, così come lo stesso testo (che pubblichiamo anche noi a parte) è rimbalzato su tutti i media, fino a essere stato proposto dal sindaco PD di Bergamo Giorgio Gori come testo da leggere dal palco in tutte le celebrazioni del prossimo 25 Aprile.
La Meloni e i suoi squadristi ai vertici della Rai hanno tentato in ogni modo di zittire Scurati e di impedire che fosse conosciuta la sua denuncia del fascismo mussoliniano e del neofascismo meloniano. Denuncia che ha finito, sì, per avere una risonanza ben più ampia di quella che avrebbe avuto su Rai3, confermando come dice Mao che i neofascisti come tutti i reazionari “alzano una pietra per lasciarsela cadere sui piedi ”. Ma di questo non si preoccupano più di tanto perché comunque hanno mandato un nero avvertimento ai giornalisti Rai: il regime meloniano non tollera l'antifascismo e chi continua a difenderlo e diffonderlo, al punto di non accontentarsi di manganellare un intellettuale come Scurati minacciando l'olio di ricino fatto di misure disciplinari come il richiamo e la sospensione contro chi dall'interno, come Serena Bortone, non si adegua e non li asseconda.

L’assemblea dei Comitati di redazione della RAI proclama lo sciopero
A tal proposito è intervenuto tempestivamente anche il sindacato Usigrai con una significativa nota: “Il controllo dei vertici della Rai sull’informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante. Dopo aver svuotato della loro identità due canali, ora i dirigenti nominati dal Governo intervengono bloccando anche ospiti non graditi, come Antonio Scurati a cui era stato affidato un monologo sul 25 Aprile, in una rete, Rai3, ormai stravolta nel palinsesto e irriconoscibile per i telespettatori. La stessa azienda che ha speso 6 milioni di euro per il programma Avanti Popolo , ora avanza motivazioni di carattere economico per l’esclusione di Scurati. Motivazioni già smentite dai fatti. Siamo di fronte a un sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico. L’assemblea dei Comitati di redazione della Rai mercoledì ha proclamato lo stato di agitazione e approvato 5 giorni di sciopero. Gentili telespettatori, noi ci dissociamo dalle decisioni dell’azienda e lottiamo per un servizio pubblico indipendente, equilibrato e plurale”.
Ma il governo Meloni sta allargando i suoi neri tentacoli anche all'interno dei sindacati, ed ecco il meloniano Unirai, riconosciuto formalmente dall’azienda appena due giorni fa, che derubrica la vicenda affermando vergognosamente che “Come sospettavamo anche oggi si è tentato di montare un caso attorno alla Rai”.
Il fatto che un numero sempre maggiore di intellettuali, di antifasciste e di antifascisti e di sinceri democratici converga sulla natura neofascista di questo governo che noi avevamo denunciato fin dal primo giorno del suo insediamento, è positivo. Siamo certi che prenderne coscienza, totalmente e fino in fondo, è il primo passo per potervisi opporre con determinazione e con efficacia; le masse popolari antifasciste del nostro Paese continuano a esserne la maggioranza, e hanno bisogno di importanti e coraggiose denunce come quelle di Bortone e dello stesso Scurati, ma soprattutto di essere raccolte in un quanto più ampio possibile fronte unito composto da partiti, sindacati, associazioni, movimenti e singoli che possa cacciare con la piazza il governo Meloni. Ripetiamo, come afferma l'Editoriale e il manifesto del PMLI in celebrazione del 79° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo: “Uniamoci per liberare l'Italia dal ritorno di Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali”.
 

24 aprile 2024