Grandioso 25 Aprile a Milano
100 mila in corteo
Vasta partecipazione di forze politiche, sindacali, sociali, culturali e studentesche. Tantissimi ragazze e ragazzi. Migliaia di combattivi palestinesi. Contestata la Brigata ebraica. Fuorviante, ingannevole e mistificante la parola d’ordine ufficiale. Applaudita la Delegazione nazionale del PMLI diretta da Urgo coadiuvato da Cammilli. Immagini del PMLI su Ansa, La7 e Rete 4
Scuderi: “Convincere il proletariato, le masse e le forze politiche e sociali antifasciste a cacciare il governo neofascista Meloni attraverso la lotta di piazza”

Dal nostro corrispondente
La manifestazione nazionale di Milano del 25 Aprile ha quest'anno assunto una particolare rilevanza politica e storica per l'antifascismo italiano analogamente a quella di 30 anni fa, allora contro il governo neofascista del neoduce Berlusconi e la nascente seconda repubblica - che pezzo per pezzo ha instaurato e consolidato il regime capitalista neofascista secondo i piani della P2 - e oggi contro il governo neofascista della ducessa Meloni che intende completare quel regime con la dittatura presidenzialista del premierato e l'autonomia differenziata regionale; inoltre si aggiunge un grave contesto internazionale nel quale i nazisionisti stanno compiendo impunemente (con la complicità attiva dell'imperialismo italiano e occidentale) un genocidio contro il popolo palestinese che eroicamente resiste contro l'oppressore e aggressore sionista così come sta facendo il popolo ucraino contro quello imperialista russo nazizarista, mentre si delinea all'orizzonte la minaccia incombente che possa esplodere una guerra mondiale interimperialista e nucleare.
Oltre 100mila antifascisti sono scesi in piazza nel capoluogo lombardo, città Medaglia d’Oro alla Resistenza. Al concentramento del tradizionale corteo in Porta Venezia sono giunti antifascisti di tutte le età, dagli ormai pochissimi giovani di allora che hanno vissuto e combattuto il fascismo fino ai giovani d’oggi che si battono contro lo scempio del diritto allo studio e al lavoro e la devastazione ambientale perpetrate dal capitalismo, dal regime neofascista e federalista governato dalla ducessa Meloni, e dalle sue istituzioni nazionali e locali tra le quali la giunta milanese del PD Giuseppe Sala.
Sono scese in piazza tantissime sigle di associazioni, in primis l'ANPI, che ha indetto la manifestazione nazionale, l'ANED coi cartelli neri riportanti i nomi dei campi di concentramento e sterminio nazisti, delegazioni dei sindacati confederali e non confederali, dei partiti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti e umanitarie come Emergency. Presente uno spezzone che chiede la liberazione dell’antifascista Ilaria Salis - ora detenuta nell’Ungheria neofascista di Orban – con un grande striscione rosso che recita: “Ilaria libera, l'antifascismo non si processa”.
Anche quest’anno ha visto il rosso come colore prevalente del corteo - seguito dai colori delle numerose bandiere palestinesi - che ha raggiunto infine piazza Duomo.
Combattivo il nutrito spezzone organizzato da diverse sigle di organizzazioni palestinesi, con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), che ha visto come protagoniste le comunità palestinese e delle altre nazionalità arabe con una selva di bandiere palestinesi e al grido di slogan inneggianti alla Resistenza palestinese, contro la criminale entità sionista d’Israele (“Israele nazista, Stato terrorista”) per la liberazione di Gaza e di tutta la Palestina “Dal Fiume (Giordano) al Mare (Mediterraneo)”, e che con cartelli e striscioni hanno ribadito che “Uccidere bambini non è autodifesa”, “Cessate il fuoco, fermare il genocidio”, “Nessuno è libero senza la Palestina libera”, “Resistenza non è terrorismo”, “Meloni fascista, complice sionista”. I Giovani Palestinesi d'Italia si sono invece dati appuntamento direttamente in Piazza Duomo, assieme alle organizzazioni studentesche OSA e Cambiare Rotta (CR), per assicurare la doverosa visibilità alla causa palestinese cominciando a esporre uno striscione con scritto “Fuori i genocidi dalla storia! Con la Resistenza palestinese”.
Partecipato lo spezzone della comunità ucraina con le loro bandiere nazionali giallo-blu che ha scandito cori contro lo zar Putin “assassino” e “criminale di guerra”, “Stop Putler – Stop rashism*” (*fascismo russo), "Slava Ukraini" (Gloria all'Ucraina), "Russia stato terrorista", "ieri il fascismo oggi il putinismo" e "libertà per tutta l'Ucraina". Gli ucraini hanno partecipato alla manifestazione criticando però giustamente lo slogan pacifista dell'ANPI nazionale “cessate il fuoco ovunque” che nella guerra in Ucraina favorisce l'invasore e occupante imperialista russo: “Così come per l'Italia nel 1945, la fine della guerra deve essere legata alla Liberazione dall'esercito occupante: quello nazi-fascista in Italia ieri, quello putinista in Ucraina oggi".
Ma se rivendicare il cessate il fuoco “ovunque” è sbagliato, rivendicarlo in Palestina è giusto e necessario per fermare il genocidio di palestinesi nella Striscia di Gaza. Per motivi opposti a quelli ucraini, anche i sionisti milanesi si sono dissociati dallo slogan della direzione ANPI pur senza rinunciare, anche quest'anno, a portare provocatoriamente in corteo bandiere israeliane assieme a uno striscione dedicato a quella “Brigata Ebraica” che fu strumento del sionismo e dell'imperialismo britannico e che ebbe un ruolo marginale nella Resistenza italiana, ma che invece era composta da fautori armati della pulizia etnica sionista anti-araba in Palestina.
Considerando anche che è attualmente in corso il genocidio perpetrato dall'esercito israeliano, lo spezzone sionista è stato ripetutamente oggetto di fischi e di forti contestazioni, spontanee e organizzate, e, giunto in Piazza Duomo, fisicamente attaccato da alcuni singoli giovani migranti egiziani che non hanno saputo trattenere la loro comprensibile rabbia di fronte a questa ennesima dimostrazione di arrogante sfacciataggine nel giustificare quasi un secolo di efferati crimini sionisti e israeliani in terra di Palestina e dintorni.
Anche quest'anno l’avanguardia antifascista dell’intero corteo l’ha rappresentata indubbiamente il PMLI con la combattiva delegazione nazionale - composta da compagne e compagni provenienti da Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana, e diretta dal compagno Angelo Urgo coadiuvato da Andrea Cammilli - sfilata sotto le rosse bandiere del Partito (la più alta delle quali abbinata ad una palestinese) e di quattro cartelli con affisso il manifesto del PMLI sul 25 Aprile, che rappresenta Meloni in divisa fascista contro cui si avventano una frotta di pugni rossi, sul quale è scritto “Uniamoci per liberare l'Italia dal ritorno di Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali. Per il socialismo e il potere politico del proletariato”, che ha suscitato particolare interesse e manifesta approvazione. In molti hanno voluto fotografarlo o farsi fotografare a pugno chiuso sotto al manifesto assieme ai nostri compagni. Vari manifestanti, riferendosi al cartello, si sono complimentati coi marxisti-leninisti per essere gli unici a denunciare la vera natura fascista di questo governo. Apprezzate anche le rosse magliette con l'effigie di Lenin (realizzate per il Centenario della scomparsa del grande Maestro) indossate dai nostri compagni ai quali è stato anche chiesto il modo per procurarsene. Diffusi con facilità centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale de “Il Bolscevico” n.16 sul 25 Aprile.
La delegazione del PMLI per la qualità politica delle parole d’ordine scandite e per le canzoni partigiane e comuniste proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “Bandiera Rossa” e “L'Internazionale”) ha coinvolto attorno a sé e al suo seguito manifestanti di ogni età, in particolar modo tra le lavoratrici e i lavoratori che sfilavano nello spezzone della CGIL, che hanno sia cantato che ripetuto in coro gli slogan lanciati dai nostri compagni con due megafoni: “La Resistenza non si cancella brilla forte è la nostra stella”, “Ieri, oggi e anche domani, gloria eterna ai partigiani”, “Per conquistare un grande domani dobbiamo fare come i partigiani”, “Mettere fuorilegge Forza Nuova e Casapound”, “Il futuro è il socialismo, spazziamo via il capitalismo”, “Il proletariato al potere, la via maestra è quella dell’Ottobre”, “Basta morti sul lavoro”, “L'unica sicurezza da garantire, è quella sul lavoro per non morire”, “Governo Meloni, non ne possiamo più, dalla piazza buttiamolo giù”, “Premierato da rifiutare, forma di fascismo che non deve passare”, “No no no, Autonomia differenziata, no no no”, “Elettoralismo da abbandonare, UE e istituzioni borghesi da delegittimare”, “Non discriminare gli immigrati, occorre garantirgli pari diritti”, “Giù le mani dalle famiglie omogenitoriali, governo Meloni da cacciare”, “Cessate il fuoco in Palestina, ma non in Ucraina”, “Ucraina libera, sovrana e integrale, invasore russo da cacciare”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera: due popoli – uno Stato”, “Netanyahu e Meloni dei popoli assassini, siete i nuovi Hitler e Mussolini”, “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia, fuori l’Italia dalla UE”, “Fuori l’Italia dal Mar Rosso”, “Guerra mondiale imperialista non vogliamo, se l’Italia entra: insorgiamo!”.
La presenza del PMLI è stata determinante per criticare la parola d'ordine ufficiale scelta dagli organizzatori: “Viva la Repubblica democratica”. Una parola d'ordine ingannevole e mistificatrice che semina ulteriori illusioni in questa repubblica tutt'altro che democratica, da tempo trasformatasi in pieno regime capitalista neofascista.
Alcuni compagni sono stati intervistati, sul significato odierno del 25 Aprile e sul perché definiamo neofascista il governo Meloni, dagli inviati dei programmi tv “Piazzapulita” de La7 e “Dritto e Rovescio” di Rete4. Nelle rispettive trasmissioni serali solo nella prima è stata mandata in onda qualcosa ossia la parte in cui il compagno Gabriele Urban (Responsabile dell'Organizzazione di Biella del PMLI) ha portato come esempio di nuovo fascismo lo smantellamento della sanità pubblica e il fatto che il presidente del Senato La Russa si vanta di avere in casa il busto di Mussolini, concludendo con un sonoro “vergogna!”.
Mentre al canto de “L'Internazionale” sfilava in Piazza della Scala, la delegazione del PMLI è stata accolta, da chi stazionava ai bordi del corteo, con applausi, saluti a pugno chiuso, baci mimati con la mano e al grido di “Bravi!” in riferimento alla Meloni in veste mussoliniana rappresentata sui nostri cartelli.
All'arrivo in Piazza Duomo, dove si concludeva il corteo, i nostri compagni non hanno avuto problemi a posizionarsi con le proprie insegne il più vicino possibile alle transenne che cingevano l'area del palco dei comizi finali laddove studenti e manifestanti antifascisti e antisionisti – italiani, palestinesi e di altre nazionalità arabe – protestavano con forza al grido “fate parlare i palestinesi” contro la direzione dell’ANPI per essersi rifiutata di permettere di intervenire dal palco un rappresentante delle associazioni pro-Palestina che facesse un giusto paragone tra quella che fu Resistenza antifascista italiana con l’attuale Resistenza antisionista palestinese. Piuttosto che dare la parola ai palestinesi e calmare una protesta che diventava sempre più forte e incontenibile, tanto da sfondare le transenne, sono state chiamate a intervenire le forze di polizia in tenuta antisommossa che non hanno esitato a manganellare i manifestanti che irremovibili, e per nulla intimoriti, hanno continuato coraggiosamente la protesta mentre Gianfranco Pagliarulo (Presidente dell’ANPI) proseguiva il suo intervento conclusivo, come nulla stesse accadendo, condannando da cerchiobottista sia Netanyahu quale “responsabile dell’inaudito sterminio dei palestinesi” sia Hamas per “’orrenda carneficina del 7 ottobre” (sic!), negando qualsiasi legittimità e appoggio alla Resistenza palestinese.
Data la rumorosa e vivace protesta in atto poco o nulla si è potuto ascoltare dei comizi finali (in primis del sindaco PD Sala, del segretario UIL Bombardieri e dei rappresentanti dell’Anpi milanese e nazionale Minelli e Pagliarulo) che hanno formalmente condannato l’operato del governo Meloni, e le sue controriforme del premierato e dell’autonomia differenziata senza però denunciare la sua vera natura neofascista ed il suo completamento del Piano di “rinascita” piduista già in buona parte attuato (anche grazie alla “sinistra” borghese). Piuttosto che fare appello alla mobilitazione di massa, allo sciopero generale e a qualsiasi forma di lotta atta a far cadere dalla piazza questo nero governo neofascista, gli interventi hanno stancamente invocato l’imbelle attuazione della defunta Costituzione del ’48 e della sua attuale versione manomessa che spalanca le porte alla dittatura presidenzialista e alla totale sperequazione federalista regionale del Paese. L’unico ad accennare alla vera natura di questo governo è stato l’intervento fuoriprogramma dello scrittore Antonio Scurati che leggendo il suo ormai celebre monologo (censurato dalla RAI di regime) ha dimostrato il filo nero che lega il fascismo mussoliniano al neofascismo meloniano.
Gli oltre trent’anni di seconda repubblica confermano l'impossibilità e l'inutilità di appellarsi alla Costituzione borghese per sbarazzarci del neofascismo (sia pur con nuove forme istituzionali e sotto più o meno nuovi vessilli), per cui occorre invece abbandonare ogni illusione costituzionale, parlamentare, elettorale e riformista e battersi nelle piazze, nei luoghi di lavoro e nelle scuole per chiedere il ritiro dell'Italia da tutte le missioni militari, a cominciare da quella nel Mar Rosso, l'immediato cessate il fuoco e permanente a Gaza e la cessazione di ogni invio di armi e accordo militare o con ricadute militari col governo nazisionista e genocida israeliano e l'uscita dell'Italia dalle alleanze imperialiste della Nato e della Ue. Bisogna chiedere anche lo scioglimento immediato di tutti i gruppi e organizzazioni neofasciste e neonaziste e la chiusura di tutti i loro covi. Contemporaneamente occorre lavorare per unire tutte le masse antifasciste, anticapitaliste e progressiste in un fronte unito di lotta più ampio possibile, senza settarismo, pregiudizi ed esclusioni, per abbattere nelle piazze il governo neofascista Meloni e il suo disegno presidenzialista e imperialista. E su questo si è soffermato l'importante messaggio del Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi ai compagni della Delegazione del 25 Aprile: “Esprimo la mia profonda gratitudine e mi congratulo con ciascuno di voi per aver sostenuto e propagandato con esemplare coraggio e determinazione il messaggio storico del PMLI: Liberare l’Italia dal ritorno di Mussolini nelle vesti di Meloni. ” Per poi esortarli a: “Convincere il proletariato, le masse e le forze politiche e sociali antifasciste a cacciare il governo neofascista Meloni attraverso la lotta di piazza ”.
Oggi il proletariato e le masse popolari femminili e giovanili devono scegliere, come ha indicato Scuderi, la via maestra della rivoluzione socialista e del potere politico del proletariato, che è l'unica via possibile per abbattere il capitalismo, che genera l'imperialismo, il fascismo e il razzismo, e per cambiare davvero l'Italia.

1 maggio 2024