Torino
La polizia carica i sostenitori della Palestina
Una ragazza ferita alla testa. 30 studenti identificati
Meloni attacca i manifestanti

Non si fermano i manganelli mussoliniani del governo Meloni, ma non arretra di un centimetro neppure la mobilitazione studentesca, antifascista ed antisionista contro il bando di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia ed Israele, e contro l'occupazione nazisionista di Gaza.
Lo scorso 23 aprile a Torino un centinaio di studentesse e studenti assieme ad alcuni collettivi universitari, ai centri sociali e alle associazioni palestinesi, sono partiti in corteo dal centrale Palazzo Nuovo che ospita la sede delle principali facoltà umanistiche, con l'obiettivo di dirigersi a una sede del Politecnico situata al parco del Valentino, dove in contemporanea si sono riuniti quattro esponenti dell'esecutivo (i ministri Bernini, Lollobrigida, Tajani e Picchetto Fratin) per la conferenza annuale degli addetti scientifici e spaziali e degli Esperti agricoli.

Ancora manganelli mussoliniani su chi protesta
Una iniziativa annunciata da giorni, così come la volontà di penetrare nella sede del convegno, che aveva subito mosso un folto contingente di polizia in assetto antisommossa accompagnato da un ingente numero di blindati che ha bloccato in più punti il corteo, fino a caricarlo proprio nei pressi del Valentino.
Numerosi scontri durante il tragitto, colluttazioni, lanci di fumogeni e uova, simboli di aziende e partiti bruciati, e ancora manganelli, cordoni e i relativi tentativi di aggirarli respinti dalle cariche della polizia di regime. Anche stavolta si registrano feriti fra gli studenti, “colpevoli” solo di protestare per un bando ingiusto e di stampo guerrafondaio e per lo stop del genocidio a Gaza.
I video hanno testimoniato quest'ultimo episodio che va in coda a una lunga serie di pestaggi che fotografano in maniera chiara la politica governativa di repressione del dissenso attraverso qualsiasi mezzo. In ogni modo, il blitz è sostanzialmente riuscito poiché, se un gruppo di studenti che aveva tentato di entrare nell'aula dove erano in corso i lavori è stato nuovamente bloccato prima dell'ingresso, una ragazza è riuscita comunque a entrare tenendo in mano una bandiera della Palestina e lanciando slogan antisionisti e per la libertà del popolo palestinese.

Il governo neofascista compatto nell'attacco ai manifestanti
All'indomani della censura a Scurati e a due giorni da un 25 Aprile che si rivelerà poi partecipatissimo con piazze gremite in tutta Italia che hanno detto no al fascismo storico e al neofascismo di governo, Meloni e gerarchi hanno tentato di sfruttare l'occasione per screditare le masse studentesche in lotta agli occhi delle masse popolari più arretrate, e anche per far dimenticare la stessa questione Scurati che ha mostrato al Paese a che tipo di governo siamo di fronte.
Così la prima a intervenire è stata proprio Meloni che in un tweet ha parlato di “inaccettabile attacco dei centri sociali alle forze dell’ordine” solidarizzando ancora con la polizia. Peggio ha fatto il ministro Francesco Lollobrigida, testa d'ariete del premier e capo delegazione di Fratelli d’Italia al governo, che con una spudorata faccia tosta e un opportunismo meritevole di chi vuol vendere acqua per vino, si è addirittura eretto a paladino difensore della Costituzione. “In questi giorni – ha detto Lollobrigida - vanno difesi i diritti previsti nella nostra preziosa Costituzione e ci tocca invece vedere squadracce organizzate che tentano di impedire in un'università un convegno che parla al mondo attraverso i suoi addetti per le politiche estere, la scienza, che non è legata a una ideologia, a un posizionamento politico ma è nell'interesse dell'umanità”. Una vergogna.
A seguire, è arrivato il solito fiume di dichiarazioni di condanna ai manifestanti dai parlamentari di governo e di chi regge loro il sacco tra i banchi della cosiddetta opposizione.
Spicca, direttamente dal Valentino blindato dalle forze dell'ordine borghese, anche la dichiarazione del vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, lo stesso che al termine del suo intervento il 10 febbraio di qualche anno fa gridò di fronte a nazionalisti festanti “Viva l'Istria italiana!”, che si è affannato per screditare il movimento studentesco e sociale per la Palestina bollando i manifestanti di essere “dei figli di papà che si possono permettere di insultare e menare agenti che guadagnano 1.200 euro al mese”, chiosando poi nell'affermare che “Finché sarò ministro degli Esteri non cambierò posizione su questa vicenda e non cancellerò mai quegli accordi”.
Una provocazione bella e buona, un ulteriore guanto di sfida ai movimenti, e una opportunistica pacca sulla spalla agli agenti che nonostante abbiano paghe da fame, danno tutto loro stessi per difendere proprio coloro che li relegano a tali stipendi.
Anche la ministra dell'Università Bernini, che continua a sbattere la porta in faccia agli studenti negando ogni ascolto, incalza sull'urgenza di una stretta per colpire più duramente e sopprimere le proteste negli atenei. “Quanto accaduto a Torino - ha dichiarato Bernini - dimostra ancora di più l'utilità del Comitato ordine e sicurezza convocato al Viminale”.

Che mille nuove proteste si accendano contro il governo neofascista Meloni
Vedremo fino a dove vorranno spingersi Meloni e camerati per intensificare una repressione già così violenta e sistematica nei confronti di chiunque si opponga alla linea di governo. Nessun contestatore sfugge più al manganello, siano essi studenti o studentesse, manifestanti che si oppongono al genocidio a Gaza, oppure operai in lotta per il posto di lavoro, o ancora ambientalisti che si battono per far cambiare le scellerate politiche energetiche fossili del governo.
In ogni caso, chiudiamo questo articolo come lo abbiamo aperto, perché seppur si intensifichino le repressioni, allo stesso tempo si moltiplicano le proteste, i focolai di lotta dentro e fuori dagli atenei, e le piazze si riempiono sempre di più di antifasciste e di antifascisti di ogni età, sempre più convinti che sia indispensabile cacciare con la piazza il governo neofascista Meloni prima che completi il suo disegno presidenzialista che porrebbe una pietra tombale anche sulle residue libertà borghesi.

1 maggio 2024