Torino
Manganellate e lacrimogeni meloniani sui contestatori del G7 ambiente
5o giovani fermati e identificati

Dopo la dura contestazione e il corteo di domenica, la protesta contro il G7 è tornata in piazza lunedì 29 a Torino, com'era stato annunciato a Venaria. Appuntamento a Palazzo Nuovo, la sede storica delle facoltà umanistiche. Chiaro l'obiettivo, come si legge in uno degli striscioni: "Contro il G7 di guerre e devastazione. Fuori i ministri e zone rosse da Torino". Ma ancora una volta contro la piazza manganellate e lacrimogeni meloniani, un asfissiante cordone poliziesco blinda la città e impedisce qualsiasi contestazione dei “potenti della terra”. I manifestanti sono subito bloccati e dispersi da una prima carica della polizia. Ma non si lasciano intimidire e vengono circondati una seconda volta in via Gaudenzio Ferrari, dove si erano spostati nelle vie del centro. Poi verso le 20, quando appare chiaro che non rinunceranno alla protesta, la carica più violenta con gli idranti ai Murazzi e poi alle 20:20 lo sparo dei lacrimogeni in via Santa Giulia e ancora davanti alla Sede Rai in via Verdi. Più di un ferito tra i manifestanti che urlano a più riprese:. "Questo corteo non è una passeggiata, la nostra voce deve essere ascoltata”. E alla fine si conteranno 50 giovani fermati e identificati. È questo il vero volto del governo neofascista Meloni.
Rivendicando: "Violata la zona rossa", nel pomeriggio gli attivisti di Extinction Rebellion avevano srotolato uno striscione con la scritta "Il re è nudo: il G7 è una presa in giro", sul tetto della facoltà di Biologia dell'Università di Torino che affaccia su piazza Carlina, nel cuore di Torino.
Come dicevamo, domenica 28 aprile il primo giorno del summit del G7 Energia, Clima e Ambiente che si tiene alla Reggia di Venaria a Torino fino al 30 aprile è stato investito dalla dura contestazione contro “I grandi della terra che ci rubano il futuro”. Sul volantino distribuito si legge: "Contro il G7 su ambiente ed energia promotore di una finta transizione ecologica. Contro le guerre e il genocidio in Palestina" e ancora "Vogliamo decidere sulle nostre vite e sulla tutela dei nostri territori".
Tante e variegate le anime della protesta: ci sono i No Tav, che da anni in ValSusa combattono il devastante progetto dell'alta velocità Torino-Lione e i militanti del centro sociale Askatasuna. Ci sono gli antimilitaristi e chi dice No al nucleare e gli ambientalisti di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion. C'è il comitato Val Bormida e un gruppo di “No gronda”. Ci sono i Collettivi studenteschi. E poi tante e tante bandiere dei manifestanti pro palestinesi indomiti nella denuncia del genocidio che i nazisionisti stanno perpetrando sul popolo palestinese a Gaza e Cisgiordania con l'avallo e il sostegno delle grandi potenze dell'imperialismo dell'Ovest, incluso l'imperialismo del governo neofascista della ducessa Meloni.
Nonostante la pioggia il corteo si forma nel primo pomeriggio nel Parco Galileo Galilei di Corso Papa Giovanni XXXIII dove dalla mattina era presente un presidio. Alla partenza, dietro striscioni “Lottiamo contro le vostre guerre a difesa delle nostre terre. Voi Sette, noi 99%” e “I governi del G7 distruggono il pianeta di tutti. Stacchiamo la spina a questo sistema si schierano diverse centinaia di manifestanti. Ma dopo neanche dieci minuti di marcia, il corteo devia dal percorso prestabilito e, imboccato lo svincolo della tangenziale, blocca il traffico diretto a Torino. Un bandierone della Palestina viene appeso sul cavalcavia. In un altro lo slogan: “No al G7 della guerra e della devastazione”. Il tutto accompagnato da fumogeni colorati. Il blocco durerà alcune decine di minuti poi torna a sfilare per raggiungere la sede del summit alla Reggia di Venaria mentre le file del corteo si ingrossano arrivando ad oltre un migliaio di manifestanti. Arrivarci? Impossibile. Blindati delle forze dell'ordine, reti, agenti schierati. Ed è lì, proprio all'ingresso di Piazza Vittorio a Venaria che i combattivi attivisti contro il G7 scaricano dal furgone grossi poster con i volti dei 7 capi di governo, a partire da quello della ducessa Giorgia Meoni e di Joe Biden, fino ad arrivare al premier inglese Rishi Sunak con in mezzo tutti gli altri che vengono affissi sulle barriere che delimitano la “zona rossa” per impedire al corteo di giungere sotto la Reggia. Poi tra canti e slogan viene appiccato un piccolo fuoco dove, ad uno ad uno, vengono bruciati i poster dei leader del G7. Bruciata anche una bandiera americana.
Ma le uniche risposte che sa e vuole dare questo governo agli oppositori sono i manganelli, la repressione giudiziaria e il carcere. Altro che 25 Aprile, Mussolini docet.
 

1 maggio 2024