Continua il genocidio palestinese
Le fosse comuni di Gaza sono una prova dei crimini sionisti
La relatrice speciale dell'Onu, Albanese, chiede sanzioni contro Israele

Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, informava una nota della Farnesina del 29 aprile, questo pomeriggio sarà a Riad, in Arabia Saudita, dove è in corso una riunione speciale del World Economic Forum, per una serie di incontri e riunioni sulla guerra a Gaza e in generale sulla crisi in Medio Oriente. Per Tajani "lo scopo è premere per un cessate il fuoco immediato, per il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e per far entrare al più presto, massicciamente, gli aiuti per la popolazione civile di Gaza. L'emergenza è insostenibile, va affrontata immediatamente". Salvo errori sono le stesse cose che va in giro a raccontare da settimane, senza alcun risultato tangibile, sulla questione il pallino non è certo nelle mani dell'imperialismo italiano, per quanto sgomiti allo scopo di avere uno strapuntino in prima fila seppur senza incidere più di tanto nella scena che si ripete dal Medioriente all'Ucraina; al momento le danze le conducono i nazisionisti, con la consueta copertura dell'imperialismo americano e degli altri pesi imperalisti dell'Ovest, minacciano un pesante attacco di terra nel sud della Striscia a Rafah ma giorno dopo giorno bombardano e portano avanti il genocidio del popolo palestinese. L'aggiornamento del bilancio delle vittime negli ultimi sei mesi a Gaza al 29 Aprile del ministero della Sanità di Hamas è di 34.454 morti e 77.575 i feriti, in gran parte donne e bambini.
Al forum di Riad era presente anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen che il 28 aprile faceva appello agli Usa affinché impedissero il probabile macello tra gli oltre un milione di profughi a Rafah, "se Israele invaderà Rafah, provocherà la più grande catastrofe nella storia del popolo palestinese. L'America è l'unico Paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine" e chiedeva una soluzione politica che riunisca la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est in uno Stato palestinese indipendente lungo i confini precedenti al 1967 da attuare attraverso la convocazione di una conferenza internazionale. Una posizione transitoria accettata anche da Hamas. Ma a quanto pare il decaduto presidente palestinese, che ogni tanto esce dal sottoscala di Ramallah e batte un colpo, aspetta che tale soluzione cada da chissà quale cielo dato che i nazisionisti non la vogliono e per l'imperialismo americano i tempi non sono maturi neanche per il riconoscimento della Palestina quale membro dell'Onu, un riconoscimento politico visto che lo Stato non esiste. In ogni caso prima occorre fermare il genocidio palestinese dei nazisionisti.
La stessa posizione, per la quale valgono quindi le stesse considerazioni, era espressa sempre il 28 aprile a Riad dall'incontro presieduto dal ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, tra i rappresentanti di sei paesi arabi per discutere la situazione a Gaza. Presenti il ministro degli Esteri giordano Ayman Al-Safadi, il diplomatico più alto in grado egiziano Sameh Shoukry, il funzionario dell'Autorità Palestinese Hussein Al-Sheikh, il consigliere diplomatico degli Emirati Arabi Uniti Anwar Gargash e il ministro del Qatar Mohammed bin Abdulaziz Al-Khulaifi che hanno sottolineato la necessità di porre fine alla guerra di Israele contro Gaza e l'importanza di riconoscere lo Stato di Palestina lungo i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale. Hanno inoltre respinto qualsiasi tentativo di sfollare i palestinesi dalle loro terre e qualsiasi operazione militare a Rafah. Bene ma al momento nessuno dei paesi arabi reazionari muove un dito a favore dei palestinesi, salvo il Qatar che almeno ospita la delegazione in esilio di Hamas; gli altri hanno fatto vergognosi patti coi sionisti o stavano per farli, vedi l'Arabia Saudita, o sono scesi in campo a proteggere militarmente l'entità sionista nello scontro con l'Iran provocato da Tel Aviv. Per non parlare degli Emirati Arabi protagonisti del Patto di Abramo con Usa e sionisti e luogo di affari dei magnati russi per aggirare il sempre più ridicolo embargo occidentale dell'aggressione all'Ucraina.
Sono questi gli attori politici dell'ennesimo viaggio nella regione del segretario di Stato americano Blinken, iniziato il 27 aprile, in cerca di una soluzione quantomeno di medio termine a vantaggio degli interessi imperialisti della Casa Bianca. Che mentre fa finta di mettere il freno ai nazisionisti sulla già preparata operazione a Rafah continua a riempire gli arsenali di Tel Aviv e costruisce un nuovo criminale teatrino col ponte mobile a Gaza per sbarcare e distribuire gli aiuti, una operazione che delegittima le organizzazioni umanitarie dell'Onu create allo scopo, quelle organizzazioni colpite dai criminali sionisti e cacciate a suo di bombe dalla Striscia anche per non essere testimoni del genocidio palestinese.
L'organizzazione umanitaria Euro-Med Monitor il 24 aprile chiedeva una immediata
indagine internazionale sulle centinaia di fosse comuni nella Striscia di Gaza con i corpi di migliaia di vittime palestinesi, trovate in diversi ospedali e non solo. Le squadre sul campo di Euro-Med hanno osservato da vicino il recupero di centinaia di corpi dalle fosse comuni e hanno rilevato che "molte delle vittime sono state direttamente sottoposte a omicidio premeditato e a esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziali mentre erano ammanettate". La scoperta da parte delle squadre della Difesa civile di Gaza di centinaia di corpi provenienti da fosse comuni nel complesso medico “al-Shifa” e nell’ospedale “Nasser” rappresenta "un capitolo oscuro nella storia delle violazioni militari israeliane nei Territori palestinesi occupati", denunciava il comunicato, che elencava altri casi di "corpi in decomposizione delle vittime trovati in diversi punti, alcuni sono stati investiti dai bulldozer israeliani e con parti del corpo strappate via. A causa del lungo periodo di tempo e del fatto che le forze israeliane avevano impedito il loro recupero nei mesi precedenti, la maggior parte dei corpi recuperati era già entrato in decomposizione, mentre altri erano stati evidentemente sbranati da animali".
Alla denuncia di Euro-Med Monitor seguiva quella della relatrice speciale per i diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione nei Territori Palestinesi occupati, Francesca Albanese, che il 25 aprile da Amman, al termine della sua visita in Egitto e Giordania, sosteneva che “Israele ha violato i suoi obblighi legali internazionali” e chiedeva ai Paesi di imporre sanzioni per evitare ulteriori violazioni. Albanese affermava che le condizioni a Gaza sono “peggiori di quanto precedentemente stimato, con gravi conseguenze a lungo termine, poiché le vittime che ha incontrato hanno subito ferite catastrofiche e sono stati testimoni dell’uccisione dei loro familiari, anche dopo che la Corte di Giustizia internazionale (IJC) ha emesso una sentenza, lo scorso gennaio, per misure temporanee che impediscano a Israele di compiere atti di genocidio" e che “il ritmo e l’intensità della diffusione della violenza nel resto dei Territori occupati confermano che nessun Palestinese è al sicuro sotto l’assoluto controllo israeliano". La relatrice dell’ONU indicava che le misure umanitarie applicate finora, come i lanci aerei e i passaggi marittimi, “sono semplicemente un palliativo per ciò che è urgentemente necessario e legalmente dovuto, e che queste misure sono completamente insufficienti per alleviare la catastrofe umanitaria a Gaza”, sottolineando l’importanza del mandato dell’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi delle Nazioni Unite-UNRWA.
Che proprio il 23 aprile vedeva confermata la sua posizione neutrale dal rapporto scritto al termine dell'indagine indipendente guidata dall'ex ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, commissionata dalle Nazioni Unite: "Israele deve ancora fornire prove a sostegno" delle sue accuse secondo le quali "un numero significativo di dipendenti dell’Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche", accuse che finora sono quindi solo propaganda. Il rapporto ricordava infatti che "l’Unrwa ha fornito regolarmente a Israele gli elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controlli" e che "il governo israeliano non ha informato l’Unrwa di alcuna preoccupazione relativa a qualsiasi membro del personale dell’Unrwa sulla base di questi elenchi del personale dal 2011".
Infine registriamo l'intervento dell'ambientalista canadese Naomi Klein su The Guardian del 24 aprile dove scrive che "il nostro ebraismo non è minacciato dalle persone che alzano la voce in solidarietà con la Palestina" ma casomai dal "falso idolo del sionismo". "In questa Pasqua (ebraica, ndr) non abbiamo bisogno e non vogliamo il falso idolo del sionismo. È un falso idolo che prende le nostre storie bibliche più profonde che parlano di giustizia e di emancipazione dalla schiavitù – la storia stessa della Pasqua ebraica – e le trasforma in armi brutali per il furto di terre coloniali, in itinerari per la pulizia etnica e il genocidio", scrive la Klein. "È un falso idolo che ha preso l’idea trascendente della terra promessa – una metafora della liberazione umana che ha attraversato molteplici fedi in ogni angolo del pianeta – e ha osato trasformarla in un atto di vendita per un etnostato militarista. Fin dall’inizio ha prodotto un brutto tipo di libertà che vedeva i bambini palestinesi non come esseri umani ma come minacce demografiche – proprio come il faraone nel Libro dell’Esodo che temeva la crescita della popolazione israelita e quindi ordinava la morte dei suoi figli".
"Cerchiamo di liberare l’ebraismo da un etnostato che vuole che gli ebrei abbiano perennemente paura, che vuole che i nostri figli abbiano paura, che vuole che crediamo che il mondo sia contro di noi affinché corriamo alla sua fortezza e sotto la sua cupola di ferro, o almeno che continuiamo a far fluire le armi e le donazioni verso quello stato", concludeva Klein, "Questo è il falso idolo. E non è solo Netanyahu, è il mondo che lui ha fatto e che lo ha fatto – è il sionismo".

1 maggio 2024