Studentesse e studenti americani in rivolta per la libertà della Palestina
Oltre 800 arresti nei campus

La sera del 29 aprile la Columbia University di New York ha iniziato a sospendere gli studenti filo-palestinesi che si erano rifiutati di togliere le tende e sgomberare il campus e che non potranno quindi completare il semestre, laurearsi o entrare in uno qualsiasi degli edifici dell'università. "Non ci faremo intimidire da questi tentativi che puntano a soffocare la protesta studentesca" a favore della Palestina, rispondevano i portavoce del movimento che da metà aprile aveva intensificato la lotta per chiedere la rottura delle relazioni con le università sioniste e la denuncia del genocidio palestinese da parte dei nazisionisti. L'esempio repressivo della Columbia era seguito dalla Cornell University e potebbe dare il via libera alla cacciata degli studenti che appoggiano la Palestina invocata dalla destra Usa e dai filosionisti presenti nei due maggiori partiti, democratici e repubblicani. La tanto decantata libertà di espressione tutelata dalla legislazione Usa e presa a modello dai governanti borghesi a giro per il mondo mostra il suo limite, non può andare contro gli interessi imperialisti americani di cui è al servizio e che anche in questo momento coprono i nazisionisti.
Le manifestazioni a favore della Palestina nelle università americane erano iniziate non appena il cosiddetto "diritto all'autodifesa" dei nazisionisti appariva per quello che era, un criminale massacro della popolazione di Gaza; Gli slogan sugli striscioni appesi fuori della Columbia, "Libera, Libera Palestina", "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera", "Il sionismo non equivale all'ebraismo", accompagnavano la denuncia dell’aggressione contro il popolo palestinese e la richiesta del boicottaggio di Israele in un ateneo dove quasi un quarto degli studenti è ebreo e molti studenti ebrei partecipano alle proteste a favore della Palestina. Un gruppo di studenti organizzava un sit-in e una tendopoli nel cortile dell’università e dava l'esempio a un movimento che presto si allargava a macchia d'olio nel paese.
Una protesta che cresceva anche in reazione alla decisione repressiva della preside della Columbia University di chiamare la polizia per smantellare il presidio di tende nel campus dell’università. L'intervento degli agenti il 18 aprile e l'arresto di un centinaio di studenti innescavano l'immediata risposta degli studenti di Yale che piantavano le tende nel loro campus.
L'estensione delle proteste era registrato nell'ultimo fine settimana di aprile dalla lista degli interventi della polizia che arrestava quasi 300 studenti in quattro università, 100 alla Northeastern University di Boston, 80 alla Washington University di St Louis, 72 all'Arizona State University e 23 all'Indiana University. In totale saranno oltre 800 arresti nei campus che però non fermano la rivolta di sudentesse e studenti americani per la libertà della Palestina. Il cui esempio è seguito anche nelle capitali europee da Berlino alla Sorbona di Parigi, dove il 29 aprile in un comunicato, gli studenti e le studentesse hanno denunciato il genocidio in Palestina e l’imminente invasione di Rafah, chiesto lo stop ai partenariati con le università israeliane complici e con le aziende che sostengono la colonizzazione in Palestina, così come la fine della repressione verso chi sostiene la causa Palestinese e la creazione di legami con le università palestinesi in Cisgiordania. Sholz e Macron mandavano i reparti antisommossa a picchiare gli studenti e I sindacati studenteschi invitavano a moltiplicare le mobilitazioni.

1 maggio 2024