Con un emendamento all'art. 44 del ddl per l'attuazione del PNRR la ducessa Meloni dà il via libera alle Regioni di avvalersi di associazioni Provita nei consultori
Fuori gli antiabortisti dai consultori!
Forti proteste contro l'attacco governativo alla legge 194 sull'aborto. A centinaia le donne presidiano Montecitorio. “Il diritto all'aborto non si tocca” lo slogan scandito dalle donne in numerose piazze del Paese

“Tanto tuonò che piovve” dice un detto popolare che fa al caso per descrivere ciò che sta accadendo alla legge 194 sul diritto di aborto e consultori.
Ma andiamo per ordine. Il 16 aprile a Montecitorio i deputati hanno concesso la fiducia posta dal governo neofascista Meloni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti, al cui interno vi è anche l'emendamento all'articolo 44 del ddl proposto da Lorenzo Malagola deputato di Fratelli d'Italia (partito della Meloni ed è bene specificarlo) che stabilisce che le Regioni possano fare uso dei fondi del PNRR destinati alla Sanità per organizzare i servizi dei consultori che possano “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.
Il 22 aprile in Senato questa norma è diventata legge con 95 sì, 68 no e un'astensione, manca solo la firma di Mattarella per essere pubblicata definitivamente nella gazzetta ufficiale.
In poche parole il governo Meloni attraverso le Regioni sguinzaglia e finanzia le associazioni Provita, ossia gli antiabortisti per intendersi, nell'organizzazione dei consultori, cioè nelle strutture conquistate con dure lotte da parte dei movimenti femminili negli anni '70, che furono costruite per salvaguardare la salute delle donne in materia di contraccezione, prevenzione nelle patologie femminili, ma soprattutto per far sì che le donne potessero avvalersi senza ricatti morali del diritto all'aborto.
E Proprio perché i consultori ad oggi sono le strutture sanitarie che effettuano il maggior numero di certificazioni per l'interruzione volontaria di gravidanza sono nel mirino del governo neofascista Meloni che con questo ddl ha efferato un attacco neanche tanto velato alla legge 194, e lo fa mentre spergiura che il diritto all'aborto non verrà toccato.
D'altronde la Meloni ci aveva già provato con la proposta di legge di iniziativa popolare, promossa da associazioni ultracattoliche e di estrema destra come il “Movimento per la vita” e “Pro vita e famiglia” che godono dell’appoggio e del sostegno dei partiti di governo a partire da FdI e Lega, di imporre ai medici l’obbligo di far vedere il feto e ascoltare il suo battito cardiaco alle donne che intendevano abortire. E nella sua legislatura sono state ben quattro le proposte di legge depositate che chiedono il riconoscimento della vita umana dal “concepimento”, un mezzo per far acquisire al feto personalità giuridica al pari della donna.
Il diritto d'aborto è sempre stato osteggiato dalla Chiesa e dalle sue organizzazioni oscurantiste come “Pro vita e famiglia” - fra l'altro ripetiamo appoggiata e sostenuta dal partito della Meloni -, che si è sempre avvalsa dell'esercito di non obiettori nelle strutture ospedaliere. Basta dare uno sguardo al report del ministero della Salute del 2021 per rendersi conto che per una donna è veramente difficile abortire nel nostro Paese: il 63,6% dei ginecologi è obiettore con il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico... La Meloni ha applicato a livello nazionale ciò che il suo partito ha messo in opera nelle regioni dove è al governo come ad esempio Piemonte, Lazio e Abruzzo.
Immediate e forti le proteste delle donne. Già dal 16 aprile, giorno della prima votazione, sono scese in piazza, partendo proprio da Montecitorio in un gremito sit-in improvvisato indetto dalla neonata “Rete nazionale dei consultori e consultorie” per difendere il diritto alla 194 e per difendere l'autonomia dei consultori. “Vogliamo diritti, non obiettori: fuori gli antiscelta dai consultori”. Sono tante, di ogni età, giovanissime, studentesse, attiviste di Nonunadimeno, dei centri antiviolenza, e soprattutto chi da anni è occupata nei consultori a gridare slogan contro il decreto, contro il governo reazionario, e contro “la violenza di un governo che riporta le donne cento anni indietro”.
Nei giorni successivi oltre a Roma in tantissime altre città come Padova, Pistoia, Pisa, Verona, Asti, Imperia, Reggio Emilia le masse femminili si sono mobilitate con lo slogan “Fuori gli antiabortisti dai consultori!” con cortei, “passeggiate arrabbiate”, presidi, “striscionate”, assemblee. A unisono il messaggio che emerge è chiaro: “i consultori sono nostri”, i consultori sono spazi di accesso alla salute sessuale e riproduttiva, sono uno dei punti fondamentali quando le donne hanno bisogno del certificato per l'Ivg, e che dal 2020 potrebbero fornire la RU486 per l'Ivg farmacologico. “Non lasceremo il campo a chi molesta, perseguita e insulta le persone che vogliono interrompere la propria gravidanza. Non permetteremo che i nostri corpi e le nostre vite siano un nuovo campo di battaglia per la propaganda reazionaria di questo governo” si legge in una nota di NUDM.
I consultori vanno difesi, e va richiesta la creazione di nuovi nelle zone dove non esistono, pensiamo al nostro martoriato Sud. In tutta Italia sono solo 1.800, uno ogni 32mila abitanti, un numero molto al di sotto di quanto stabilito dalla legge che ne prevede uno ogni 20mila abitanti, in pratica oggi sono il 60% in meno di quanti ne servirebbero.
La mobilitazione è continuata il 22 aprile, giorno della votazione definitiva, le donne sono partite in corteo dal Senato, hanno attraversato le vie del centro della capitale. “Con questo presidio si istituisce uno stato di agitazione permanente" , ha dichiarato Bianca Monteleone, di Obiezione respinta.
Ed è prevista una mobilitazione a carattere nazionale per la difesa della 194 e per l'autonomia dei consultori, lanciata dalla “Rete nazionale dei consultori e consultorie” nella settimana del 25 maggio.
Questo governo, anche se a capo c'è una donna (a dimostrazione che l'operato dell'individuo va in base alla sua collocazione di classe e non dall'appartenenza di sesso), si sta confermando e distinguendo per la sua feroce politica antifemminile ed è il peggior governo che le masse femminili abbiano conosciuto dopo quello di Mussolini. La Meloni si ispira al motto mussoliniano “Dio, patria, famiglia” assegnando alla donna il ruolo di “angelo del focolare” vuole impedire alle donne di abortire perché le vuole riproduttrici di nuova prole.
È quindi urgente lanciare una grande controffensiva ideologica, culturale e politica contro questa concezione reazionaria e clericale del mondo, della società, della famiglia e della donna e contro le misure governative che da essa derivano come in questo caso di disegno di leggi in questione.
È urgente che la piazza fermi il nuovo Mussolini con le vesti femminili, democratiche e costituzionali della Meloni prima che sia troppo tardi e abbia portato a compimento il disegno della terza repubblica neofascista così come tracciato dal piano di Rinascita democratica della P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi. E su questo non possono esimersi i movimenti femminili, transfemministi e dei consultori.
Un’occasione importante per infliggere un duro colpo a questo governo neofascista e alla sua opposizione di cartone saranno le prossime elezioni europee, regionali e amministrative. Come indicato dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale e Maestro del PMLI, nel suo editoriale per il 47° anniversario della fondazione del Partito: “Ne prendano coscienza soprattutto le operaie e gli operai d’avanguardia e le ragazze e i ragazzi che si battono con tanto coraggio contro il fascismo, il razzismo, il governo neofascista Meloni, il genocidio dei palestinesi, le violenze di genere e sulle donne e la militarizzazione delle scuole liberandosi dalle illusioni costituzionali, nonché dalle illusioni elettorali adottando l’astensionismo marxista-leninista, sia per le elezioni politiche e amministrative sia per l’elezione del parlamento europeo. È l’unico modo per delegittimare l’UE che si prepara alla guerra mondiale imperialista.
Ma non basta. Occorre che dedichino le loro forze intellettuali e materiali allo sviluppo rivoluzionario della lotta di classe e all’organizzazione della rivoluzione socialista, che studino la teoria della rivoluzione socialista e del socialismo, cioè il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e si uniscano nel e attorno al PMLI. Perché solo col socialismo si può realmente e totalmente cambiare l’Italia sui piani economico, politico, istituzionale, sociale, culturale e morale e trasferire il potere dalla borghesia al proletariato”.

1 maggio 2024