Alle elezioni dell’8 e 9 giugno
Astieniti e crea i Comitati popolari
Abbandona le illusioni riformiste ed elettoraliste, delegittima le istituzioni borghesi e i partiti e le liste al servizio del capitalismo disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco
Perché i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo

Programma amministrativo per la Valdisieve - Cellula “F. Engels” del PMLI
 
Sommario
Introduzione
La nostra proposta: Astenersi e creare i comitati popolari
Antifascismo
Contro la deindustrializzazione della Valdisieve, per il lavoro
Casa ed urbanistica
Sanità, servizi sociali ed assistenziali
Trasporti pubblici e viabilità
Diritti Democratici
Giovani, studentesse e studenti
La questione femminile in Valdisieve
Ambiente, rifiuti e beni comuni in Valdisieve
 

Introduzione
Le abitanti e gli abitanti della Valdisieve, al pari di quelli di tanti altri comuni italiani, sono stati nuovamente chiamati al voto per rinnovare Sindaco e Giunte locali.
Da mesi ormai tutti i partiti presenti sul nostro territorio si stanno affannando per convincere le decine di migliaia di elettori ed elettrici presenti nei comuni di Pontassieve, Rufina, Pelago e Dicomano che è indispensabile andare al voto l’8 ed il 9 giugno prossimi e che sarebbe un fondamentale esercizio democratico, anzi la massima espressione democratica, “scegliere chi dovrà guidarli per i prossimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, ciascuno di loro millanta crediti nelle politiche finora messe in pratica, ogni lista cerca di assemblare chiunque possa portare anche una sola manciata di voti in più a quella coalizione piuttosto che all'altra e, soprattutto, si promette tutto quello che serve per risolvere i bisogni delle masse popolari che qui come altrove fanno sempre più difficoltà ad arrivare alla fine del mese, e dove ci sono giovani per i quali un posto di lavoro stabile, sindacalmente tutelato e ben retribuito è un miraggio.
In campagna elettorale ciascuno offre impegni prodigiosi, che affermano di poter risolvere anche quelle problematiche che sono aperte da decenni e che loro stessi non hanno saputo superare. Vedremo poi più avanti, argomento per argomento il dettaglio di questo quadro generale purtroppo sconfortante.
Ormai sul territorio, a parte la destra istituzionalizzata ma comunque solidamente neofascista e razzista, specchio del governo nazionale Meloni, rimane il solito PD, costretto a coalizioni larghe che includono piccole sigle che si costituiscono nei periodi elettorali per poi svanire nel nulla, e che a macchia di leopardo ingloba anche i renziani di Italia Viva (perché se serve si prendono le distanze anche nel territorio di Renzi, ma per qualche voto in più e per qualche poltrona ben venga l'ammucchiata!).
Ci sono poi i resti del Movimento 5 Stelle ormai puntello di quelle stesse istituzioni che voleva “aprire come una scatoletta di tonno”, che dove presenti vogliono almeno salvare la faccia senza allearsi con le maggioranze, ma anche “senza fare un lavoro in contrapposizione al PD” e con un programma “molto simile”, come già dichiarato dal candidato sindaco pentastellato Gori e riportato su La Nazione del 31 marzo scorso. Chiudono la carrellata di cartelli le liste “stampella” costituite ad hoc per recuperare qualche voto anche fra coloro che non se la sentono di votare esponenti di un partito come il PD inglobato a 360 gradi nelle dinamiche neoliberiste del capitalismo, ed alcune liste civiche che si presentano come alternative ma che di diverso dalle giunte uscenti ben poco, oltre al nome dei candidati.
A livello programmatico e politico rimangono infatti immerse nei vincoli e nei soliti paletti istituzionali. Certo, nella forma possano apparire più “attraenti” anche perché relativamente nuove e di sedicente “rottura”, ma nella sostanza non si discostano da quella visione riformista, borghese e ultralegalitaria che ne fa comunque ingranaggio delle solite dinamiche locali clientelari, anche se al servizio di alcuni piuttosto che di altri.
Ma serve effettivamente fare una croce su una scheda ogni 5 anni, turandosi il naso, optare per il “meno peggio” e sperare “che Dio ce la mandi buona” se davvero occorre urgentemente migliorare le condizioni di vita della popolazione della Valdisieve che in questi anni ha visto ridursi tutto, dai soldi in tasca, ai servizi sanitari e sociali, fino al lavoro, in una maniera neppure troppo lenta ma certamente inesorabile?
E' proprio questa la soluzione per chi, come noi, pensa e rivendica che il lavoro, la pensione, la scuola, la sanità, siano diritti essenziali che devono essere riconosciuti a tutti indistintamente? E’ un fatto che essi dovrebbero essere garantiti dalla stessa Costituzione borghese del 1948 alla quale tutti si rifanno quotidianamente, ma che con la solita cadenza calpestano ed ignorano nelle sue parti più progressiste.
Eppure anche in Valdisieve abbiamo le nostre esperienze del quale fare tesoro.
 
Cosa ci insegnano le vittorie dei movimenti di lotta in Valdisieve
Per essere più chiari, prendiamo ad esempio l'ultima battaglia in ordine di tempo, che ha visto protagoniste decine di persone che hanno scelto di mobilitarsi per contrastare misure antipolari delle giunte locali.
Nel gennaio scorso, il Comitato Genitori Valdisieve ha reso noto ai media ed a tutta la popolazione della Valdisieve che la sua lotta per il riconoscimento delle fasce ISEE sui costi mensa alle famiglie di Rufina che portano i bimbi in scuole primarie al di fuori del comune di residenza aveva dato discreti frutti.
Un risultato importante ma limitato, come il Comitato stesso ha affermato, considerandolo una tappa di avvicinamento alla richiesta più generale di una netta diminuzione del costo della tariffa per tutti. Un risultato che tuttavia sarebbe stato impossibile senza la mobilitazione di decine di genitori.
Una mobilitazione a sua volta impossibile senza l’organizzazione in un comitato che desse una voce unica alla protesta, e che ha costretto di fatto l’amministrazione comunale di Rufina a ritornare sui suoi passi cedendo in larghissima parte alle rivendicazioni dei genitori. Nello stesso periodo anche l’amministrazione di Pontassieve ha dovuto fare un passo indietro dalla decisione già presa di chiudere l’asilo nido “Ceccobilecco”, ed anche stavolta in virtù di proteste unitarie e strutturate che stanno continuando tutt’ora.
Se riavvolgiamo ancora indietro il nastro del tempo, giungiamo ad una delle più sonore vittorie della popolazione della Valdisieve raggiunta sempre attraverso l’organizzazione in comitati di lotta per un preciso scopo, quella che, dopo dieci anni di lotta organizzata, ha portato al tramonto del progetto di costruzione del mega-inceneritore di Selvapiana.
In ogni caso, abbiamo molto da imparare da quello che è successo nell’ultimo decennio in Valdisieve. Il primo insegnamento che traiamo è che quando gli amministratori applicano misure antipopolari, non sono certo le sterili interrogazioni comunali o gli ordini del giorno delle minoranze che vengono presentati nei consigli e bocciati dalle “maggioranze” in quattro e quattr’otto senza alcun seguito.
Senza una mobilitazione corale, unitaria ed organizzata, a Selvapiana fumerebbe da anni un impianto gigantesco, i soliti si sarebbero arricchiti ancor di più costringendo la comunità della Valdisieve a fare i conti con una miriade di problemi economici, ambientali e di mobilità, che si sarebbero aggiunti a quelli che già ci sono e che non sono affatto marginali.
Senza unità e lotta non si cava un ragno da un buco.
E’ indubbio che bisogna lottare in maniera organizzata per risolvere i problemi immediati della popolazione ogni volta ve ne sia necessità, ma ancor di più è necessario comprendere che la nostra lotta deve essere indirizzata per cambiare la società.
Per noi significa abbattere il sistema capitalista ed instaurare il socialismo.
L’astensionismo marxista-leninista va infatti in questa direzione
 

La nostra proposta:
ASTENERSI E CREARE I COMITATI POPOLARI
Ma quali sono allora gli strumenti affinché la Valdisieve sia effettivamente governata dal popolo ed al suo servizio? Il "centro-sinistra" e le sue coperture propongono la "Democrazia partecipata" come strumento che incida sulle decisioni istituzionali; in realtà propone solo ingannatori e demagogici momenti di democrazia ma non certo il pieno potere della popolazione di decidere sul governo dei nostri paesi.
L’allora “tavolo” sull'inceneritore di Selvapiana, oppure i frequenti percorsi partecipativi sui piani strutturali urbanistici, ne sono una pratica dimostrazione. Chi vuole partecipa, suggerisce provvedimenti e misure, ma poi si realizza sempre quello che le amministrazioni avevano già previsto. Sembra di partecipare alle decisioni, ma in realtà certi percorsi sono solo una articolata messa in scena per giustificare la realizzazione dei progetti dandogli un’aurea “partecipata e condivisa”.
La verità è che nella sostanza l’esito delle elezioni Amministrative locali non ha mai dato alcun reale potere politico alla popolazione della Valdisieve, ed anche stavolta gli spazi democratici effettivi rimarranno i pochi di sempre poichè sono proprio le istituzioni stesse che rappresentano il mezzo attraverso il quale chi effettivamente detiene il potere economico (banche, medie e grandi aziende e le super cooperative bianche o rosa che siano presenti sul territorio), crea il proprio tessuto d’interesse clientelare e decide la linea politica ed economica della nostra valle in tutti i campi, da quello economico e sociale, a quello ambientale ed occupazionale.
Noi ribadiamo infatti che non aspiriamo ad entrare nelle istituzioni rappresentative borghesi né a governarle; il nostro obiettivo invece è quello di sfiduciarle e combatterle perché esse non rappresentano mai la volontà della popolazione e non ne fanno l’interesse. A questo scopo invitiamo le elettrici e gli elettori ad impugnare con forza l’arma dell’astensionismo elettorale non recandosi alle urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco, ed a prendere le distanze da essi, poiché non esiste uno strumento elettorale più valido per delegittimare, isolare ed indebolire le istituzioni che rappresentano comunque la borghesia, nazionale o locale, che è al potere.
L’astensionismo che proponiamo non rappresenta un rifugio nel non voto, e che se ne abbia coscienza o no, esso esprime protesta, dissenso, sfiducia, di fatto una dissociazione dal regime neofascista, dai partiti parlamentari e dalle istituzioni borghesi.
Ecco allora che diventa sempre più urgente e necessario costituire i Comitati Popolari – ben diversi dai seppur utili comitati o movimenti di lotta e di scopo dei quali abbiamo parlato in precedenza - basati sulla democrazia diretta per guidare le masse nella lotta politica col fine di strappare alle giunte in carica, qualunque esse siano, opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita immediate della popolazione, rivendicando la gestione dei servizi che le riguardano.
Il nostro obiettivo, così come quello dei Comitati popolari che proponiamo, è infatti quello di costruire una nuova società, il socialismo, che parta dal soddisfare i bisogni delle masse popolari, a partire dal diritto al lavoro ed alla casa. Per fare ciò è indispensabile che la popolazione, ribalti, ad esempio, il concetto borghese e liberista secondo il quale l’offerta occupazionale è subordinata al “mercato”; per le masse popolari invece dev’essere chiaro che è il diritto al lavoro stabile ed a salario pieno che va posto al centro della pratica politica e sociale dal quale poi sviluppare tutto il resto.
Possiamo raggiungere questa maturità politica innanzitutto attraverso una rottura netta nei confronti delle istituzioni rappresentative borghesi.
A coloro che non riescono a “non votare” perché ritengono il voto un dovere a qualsiasi costo, ricordiamo che nel nostro Paese il voto di scambio, le tangenti, la miriade di tasse e balzelli soprattutto a carico dei più poveri, la depredazione di denaro pubblico, così come il taglio dei servizi pubblici ed i passi indietro sulla sanità e sull’occupazione che abbiamo registrato anche in Valdisieve, sono già ottimi motivi per scegliere l’astensionismo. Lo stesso può dirsi degli inconsistenti programmi dei candidati che nei fatti si somigliano tutti e che contengono tante buone intenzioni, ma pochissimi impegni certi e che funzionano come veri e propri “specchietti per le allodole”.
Agli albori della “Repubblica” borghese, dopo il ventennio fascista, il voto rappresentò senz’altro una conquista; ma oggi, nelle condizioni attuali, è solo uno squallido teatrino attraverso il quale i partiti di regime giustificano quella “investitura popolare” che in realtà non hanno.
Questo sistema politico ed economico capitalistico non è riformabile dall’interno con un cambiamento di uomini, donne e norme, come si illudono ancora molti intellettuali democratici ed antifascisti; oggi le masse popolari hanno urgente bisogno di conquistare la piena autonomia ed indipendenza ideologica, politica ed organizzativa. Tutto ciò è possibile solo se esse riusciranno a staccarsi dal capitalismo, dalle sue istituzioni, dai suoi governi e partiti e imboccheranno la via del socialismo.
Con l’astensione, chiediamo un voto al nostro programma amministrativo che riportiamo di seguito; ecco come dovrebbe essere secondo noi la Valdisieve per essere davvero al servizio del popolo e non dei partiti di regime, delle Banche, degli industriali e dei grandi proprietari terrieri dei quali le nostre giunte sono strumento di governo.
 

Antifascismo in Valdisieve
Sarebbe servito da sempre qualcosa in più nella condanna e nella repressione di quell’apologia del fascismo che in fin dei conti i nostri governanti nazionali, così come gli amministratori locali, hanno rilanciato più a chiacchiere che nei fatti, disapplicando le leggi esistenti in materia di antifascismo come la XII disposizione transitoria finale della costituzione, la legge Scelba e la legge Mancino.
Certe leggi porterebbero quantomeno alla messa al bando delle organizzazioni neofasciste che affondano le loro radici in una ideologia criminale e di sopraffazione, che per un ventennio ha generato nel nostro paese violenze, sofferenze e guerra e morte, sulla base della quale ancora oggi modellano le loro azioni.
Su questo fronte, ci troviamo di fronte ad una consolidata inconsistenza delle Istituzioni che oggi non rappresentano neppure un semplice argine agli atti fascisti, razzisti, xenofobi e nazionalisti dei gruppi neofascisti e neonazisti, ai quali si è addirittura permesso di partecipare alle elezioni in varie tornate locali e nazionali. Nessun governo ha fatto nulla in concreto per invertire questa tendenza; figuriamoci oggi con la salita al potere del governo Meloni, impregnato di fascisti vecchi e nuovi e portatore di una cultura neofascista a 360 gradi che intende estendere ovunque, in particolare fra i giovani ed i giovanissimi.
In Valdisieve abbiamo assistito in questi anni alle iniziative promosse dello stesso PD del 4 Novembre, quando si celebrano i “caduti di tutte le guerre”. Ma come si possono onorare i “caduti di tutte le guerre” senza distinzione di sorta? Come si possono mettere coloro che hanno combattuto per conquistare la libertà come i partigiani ad esempio, sullo stesso piano dei fascisti o dei repubblichini che hanno imbracciato i fucili per toglierla? Ed ancora, è possibile considerare tali morti, e conseguentemente gli avvenimenti relativi, nello stesso modo?
Da un punto di vista sociale e storico le morti non sono tutte uguali e non tutte hanno lo stesso peso: quelle di chi ha combattuto per la libertà sono più pesanti di una montagna e quelle di coloro che si sono schierati con Mussolini ed i nazifascisti, più leggere di una piuma. Fare di tutta l'erba un fascio significa cancellare volutamente quella importantissima linea di demarcazione che consente di separare ciò che è giusto da ciò che è oggettivamente sbagliato finendo per diffondere tra la popolazione qualunquismo ed un profondo quanto pericoloso revisionismo storico. In questo modo, il primo effetto che si ottiene è quello di dare una ulteriore spinta alla cancellazione della frattura resistenziale in nome della "unità nazionale" e della cosiddetta, abusata quanto inaccettabile "memoria condivisa".
Noi siamo in prima fila se si tratta di rendere onore ai caduti di tutte le guerre di Resistenza all'oppressione, a partire dai nostri gloriosi partigiani che hanno dato un fondamentale contributo alla vittoria sul nazifascismo; siamo in prima linea se si tratta di rendere onore alle Resistenze attuali di quei popoli che non accettano l'ingerenza di eserciti stranieri sulla propria sovranità; sosteniamo pertanto la resistenza del popolo, dell'esercito e del governo ucraino contro l'aggresione neozarista di Putin, così come appoggiamo con forza quella palestinese e di tutte le forze che la compongono poiché combattono per la propria libertà contro lo stato ed il governo sionista di Israele che li opprime da sessant'anni, violando finora oltre settanta risoluzioni dell'ONU come se fossero carta straccia. Con la stessa forza ci opponiamo invece a qualsiasi tentativo di cancellazione della memoria della Resistenza e di “pacificazione”, che non può esserci, fra vittima e carnefice.
In Valdisieve come altrove purtroppo, dobbiamo anche periodicamente subire l'onta della propaganda fascista a “termini di legge”. Ad ogni consultazione elettorale abbiamo appreso con grande sdegno - ma senza stupore - dell’attribuzione degli spazi elettorali per i manifesti di propaganda, a partiti e movimenti di chiaro stampo fascista, autori di manifestazioni di razzismo, intolleranza e violenza, oltre ad iniziative di chiara apologia del fascismo, come Casapound, Casaggì o Forza Nuova. In fin dei conti, anche Fratelli d'Italia, forza di governo ed investito dell'aurea “istituzionale”, è un partito che ospita e che rilancia anche fra i suoi più alti dirigenti, neofascisti, revisionismo storico e fascismo quotidiano, e non a caso mantiene nel suo simbolo la fiamma tricolore del MSI di Almirante, fascista, fucilatore di partigiani e direttore della rivista “La Razza” nel ventennio.
Uno scenario inaccettabile, che fotografa l’inadeguatezza delle nostre istituzioni nazionali colpevoli di aver ammesso certe liste nonostante le leggi precedentemente dette, ed altrettanto delle giunte regionali e locali, responsabili ultime dell’aver reso possibile la propaganda fascista in campagna elettorale nei nostri territori. Nel nostro caso le giunte sono in mano al PD, un partito che di sinistra non ha più niente ma che negli ultimi tempi non perde occasione per ribadire il proprio opportunista quanto strumentale antifascismo da salotto.
Ma come mai, nonostante i proclami nei quali si dichiarava l’indisponibilità delle giunte all’avallo di certe richieste, oppure nel nome di regolamenti comunali che poi non si applicano o vengono aggirati, i sindaci della Valdisieve non hanno mai saputo dire di no alla propaganda fascista sui tabelloni? Una vergogna. Ed in futuro, se i fascisti, magari coperti da qualche privato o da qualche associazione meno nota chiederanno locali pubblici per qualche dibattito, in nome della tanto decantata “democrazia” e libertà di opinione (senza pensare che il fascismo in Italia è un reato), concederemo loro anche quelli?
In sintesi, nessuna piazza, strada o spazio pubblico comunale in Valdisieve come altrove dev'essere concessa ad organizzazioni o partiti di matrice nazifascista e neofascista, che invece andrebbero sciolti immediatamente, se davvero la Resistenza fosse un valore assoluto del nostro Paese, come piace sostenere alla sinistra istituzionale.
Le nostre amministrazioni non sono state capaci neppure di respingere quella che è stata l'ennesima vergognosa operazione revisionista nel nostro Paese, come la richiesta del governo Meloni di esporre le bandiere dei Comuni listate a lutto nazionale in occasione della morte di Silvio Berlusconi, piduista, sdoganatore della destra neofascista che oggi è al governo. Non un pizzico di coraggio da parte dei nostri amministratori nel rispetto di coloro che sono morti assassinati nel combattere la mafia, nessun segnale di rottura con quanto ha rappresentato Berlusconi dal punto di vista politico, governativo, sociale ed anche culturale, e che oggi è più che mai radicato nelle istituzioni italiane.
Ciò conferma che l’ascesa di Berlusconi, la conseguente “normalizzazione” dei rapporti fra Stato e mafia e delle influenze piduiste di governo, così come la salita al potere di un governo neofascista come quello guidato da Meloni, non sarebbe mai potuta accadere senza l’appoggio fattivo del “centro-sinistra” a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale, sia nei periodi in cui era all’opposizione, e soprattutto quando era al governo.
Noi intendiamo rinnovare il nostro appello soprattutto alle masse popolari locali ed alle sezioni ANPI, ricordando che chiedere lo scioglimento e la condanna giuridica dei gruppi neofascisti e neonazisti in base alle suddette disposizioni finali della Costituzione e alle leggi Scelba e Mancino è giusto, e anche noi lo chiediamo, ma lo facciamo in un quadro diverso, poiché occorre andare oltre i limiti costituzionali (o meglio dei suoi stracci ancora presenti), poiché è una evidenza che non può essere ignorata, il fatto che appiattirsi su questa Costituzione che ha sempre consentito ai vecchi fascisti di esistere e agire indisturbati, ed a quelli mascherati da democratici di forzarla, stravolgerla e demolirla per impiantare il regime neofascista attuale, significa giocare a carte truccate e perdere la battaglia in partenza.
Se si vuole davvero liberare il Paese ed i nostri territori dal fascismo occorre dare alla battaglia antifascista un chiaro e solido orizzonte anticapitalista. Il fascismo è una forma della dittatura della classe dominante borghese che essa alterna e mescola con la forma liberale e democratico-parlamentare a suo piacimento a seconda della situazione economica e politica del momento. Il nazionalismo patriottardo e imperialista, il razzismo e la xenofobia, da sempre inseparabili dal fascismo, servono appunto a dirottare la rabbia delle masse verso falsi nemici esterni e interni, mantenendo al riparo la borghesia nazionale e il sistema capitalista che quei mostri porta sempre in grembo.
Per noi la lotta al fascismo è inseparabile dal quella contro il capitalismo - che ne è il padre - per il socialismo; questa via è l'obiettivo che tutti gli antifascisti dovrebbero darsi oggi se vogliono contrastare efficacemente e sconfiggere per sempre il fascismo e i suoi rigurgiti nel nostro Paese ed anche nel nostro territorio.
Vorremmo infine che si desse più spazio alle associazioni antifasciste come appunto l'ANPI, intensificando il loro lavoro di “memoria” nelle scuole, e che le amministrazioni si facessero carico del decoro e dell'utilizzo a carattere storico, informativo, celebrativo e scolastico dei luoghi della memoria sparsi sul territorio, a partire dai principali quali Pievecchia a Pontassieve, Podernovo a Pelago, Berceto a Rufina ed il Parco Culturale di Monte Giovi che devono diventare – con l'aiuto e le proposte delle associazioni antifasciste stesse – luoghi di vita, di studio e di insegnamento di quella pagina indelebile che noi definiamo il vero “Rinascimento italiano” di massa che fu la Resistenza antifascista.
Allo stesso tempo è un dovere antifascista per noi, ma anche per le amministrazioni in carica, impedire che divenga realtà l'invito che il ministero dell'Interno – raccolto e rilanciato ovviamente anche da quello dell'Istruzione e “del merito” - ha fatto recentemente alle scuole, nel quale si chiede di celebrare pubblicamente e formalmente il Giorno del ricordo fra le studentesse e gli studenti, fra l'altro poco prima del “giorno della memoria”, incalzando ad arte nel processo di revisione della storia in chiave di riabilitazione del fascismo storico e coloniale.
Il Giorno del Ricordo, nel quale anche amministrazioni locali, si tutte quella di Maida a Rufina, hanno prestato il fianco patrocinando e partecipando pubblicamente ad iniziative promosse dalle Associazioni Istriane che hanno a capo esponenti di Fratelli d'Italia, di chiaro stampo revisionista, antipartigiano, anticomunista e sostanzialmente filofascista.
Noi lanciamo l'ennesimo appello affinchè il Giorno del Ricordo a livello nazionale venga abolito, ed a livello locale sia combattuto con iniziative pubbliche che facciano luce su quel che è stato il fascismo in Italia ed oltre confine, e che considerino legittima la resistenza non solo del popolo italiano, ma anche di quello jugoslavo.
 

Contro la deindustrializzazione della Valdisieve, per il lavoro
Sul nostro territorio, nella sostanza, niente si fa per il lavoro se è vero com'è vero che negli ultimi decenni importanti aziende e grandi stabilimenti produttivi hanno chiuso i battenti e si sono trasferite altrove. Solo in questo periodo sono stati dilapidati centinaia di posti di lavoro, ed in ogni caso la questione Covid ha aperto nuovi scenari ben peggiori. La realtà parla di disoccupazione giovanile e femminile in costante crescita, e chi lavora lo fa spesso a tempo parziale, sottopagato e senza diritti; anche nel nostro territorio inoltre aumentano a dismisura precari e disoccupati over 55 che inevitabilmente fanno più fatica a reinserirsi nel cosiddetto “mercato del lavoro”.
La Valdisieve, solo negli ultimi 15 anni, ha visto chiudere fra le altre, numerose aziende che rappresentavano il tessuto storico economico del territorio; si pensi, per citarne alcune, alla Ex-Merinangora di San Francesco a Pelago, alla Centralpane di Dicomano, alla Brunelleschi di Pontassieve, al trasferimento ed alla successiva chiusura della Braccialini, alla chiusura di numerose pelletterie fra le quali spicca la vergognosa vicenda della Emmebiemme di Rufina il cui padrone fuggì nel vero senso della parola col portafoglio pieno, l'HMV, la Nordlight di Sieci ed il cementificio Ex-Italcementi (poi Colacem) di San Francesco a Pelago che è stato acquisito e poi chiuso, anziché essere riconvertito, lasciando a marcire le sue strutture ed il suo immenso potenziale inquinante che per oltre un secolo ha condizionato l'aria, l'ambiente e la salute della popolazione della Valdisieve. Oggi l'area industriale non è stata toccata di una virgola e continua a mantenere inalterato il suo altissimo potenziale inquinante.
Un passo più in là, a Figline Valdarno, stessa sorte è toccata alla Bekaert (Ex-Pirelli), mentre la vicenda della Ex-GKN di Campi Bisenzio ancora in corso e del suo celebre collettivo di lavoratori che ha indicato una nuova via di lotta, non ha certo bisogno di presentazioni.
Vicende che dimostrano di come i capitalisti sacrificano senza scrupoli gli operai sull’altare del profitto approfittando - nonostante le solite chiacchiere vuote - della complicità delle istituzioni o della loro ignavia, inclusa quella dei partiti di regime che pur parlando, alla fine non vanno mai al sodo uniformandosi all'ordine borghese costituito.
Un denominatore comune di tutte le vicende sopra esposte è il teatrino che ha preceduto le chiusure, nel quale il governo della regione, i comuni ed anche in qualche caso i Ministeri stessi non hanno saputo fare altro che rimpallarsi le responsabilità, nascondendo di fatto il loro subordine alla tutela degli interessi e profitti dei padronati.
Ed è stata la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori con i sindacati che alla STEAB di Rufina ha consentito di difendere e mantenere i 5 posti di lavoro che la proprietà voleva liquidare. Anche questa lotta unitaria ha dimostrato che il mantenimento dei posti di lavoro effettivi è indispensabile anche per preservare il destino economico dei nostri giovani, ragazzi e ragazze ai quali abbiamo il compito di garantire un futuro dignitoso sul nostro territorio, attraverso lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato.
In questo difficile momento che non accenna ad invertire la tendenza, in Valdisieve è di primaria importanza puntare sulle risorse stesse del territorio che sono innanzitutto l'agricoltura, il turismo enogastronomico ed anche il potenziamento strutturale di impianti che possano valorizzare i materiali derivati dalla raccolta differenziata spinta, dal riutilizzo e dal riciclaggio, che potrebbero dare nuove opportunità occupazionali, oltrechè salvaguardare l'ambiente stesso e la salute pubblica.
La classe operaia, oggi più che mai presente ed in difficoltà, deve unirsi e lottare per i propri interessi comuni che sono l’ottenere innanzitutto un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori e gli attuali disoccupati.
Ancora molto c'è da fare per raggiungere per tutti condizioni di lavoro in piena sicurezza e purtroppo, dopo la strage di lavoratori di via Mariti a Firenze nel cantiere Esselunga, anche nel nostro territorio si è incrementata la tragica conta dei morti sul lavoro lo scorso 28 Marzo, quando un operaio pakistano è stato schiacciato dallo stesso mezzo meccanico che stava conducendo, nella frazione di Sieci nel comune di Pontassieve.
Questa ennesima tragedia si inserisce all’interno di una strage che, secondo l’INAIL nel solo 2023 ha superato nell’intero territorio nazionale l’enorme cifra di mille morti sul lavoro, ai quali si aggiungono oltre mezzo milione di infortuni più o meno gravi, e in larghissima parte sono coinvolti operai e operaie, come in questo caso, il nostro proletariato sacrificato sull’altare del profitto. Inaccettabile.
Dobbiamo lottare uniti anche per la riduzione dell'orario a 35 ore settimanali a parità di salario per legge, fin da subito in tutte le aziende, comprese quelle con meno di 15 dipendenti. Dobbiamo lottare uniti per far abrogare tutti i provvedimenti di legge, ivi compreso il pacchetto Treu, che hanno liberalizzato il "mercato del lavoro" e moltiplicato le forme di lavoro precario nel privato e anche nel pubblico impiego e che hanno inserito trattamenti economici e normativi differenti, in deroga ai contratti nazionali. Dobbiamo lottare uniti per mantenere ed estendere ai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti le norme di tutela dello Statuto dei lavoratori.
Dobbiamo lottare uniti per ottenere una indennità di disoccupazione pari al salario medio degli operai dell'industria per un periodo non inferiore a tre anni. Tale indennità deve essere estesa anche ai giovani in cerca di prima occupazione da far decadere in caso di rifiuto di una adeguata offerta di lavoro.
Dobbiamo lottare uniti per il mantenimento ed estensione nei settori che ne sono privi dei cosiddetti "ammortizzatori sociali" (cassa integrazione ordinaria e straordinaria, liste di mobilità e prepensionamenti) per difendere i posti di lavoro e contenere i licenziamenti in casi di crisi aziendali.
Oggi, come sempre del resto, l’unica strada che rimane ai lavoratori per salvare il loro posto di lavoro a rischio è la lotta di classe, e la pratica lo dimostra. Dove non si è lottato si è perso.
La lotta di classe rappresenta il passaggio fondamentale per combattere lo sfruttamento e le ingiustizie prodotte dal sistema capitalista e dalle sue sovrastrutture, consci che il diritto al lavoro stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, base economica per la creazione di una società più giusta senza sfruttamento, lo avremo solo col Socialismo ed il potere politico del proletariato.
 
Contro la deindustrializzazione della Valdisieve, per il lavoro
Impedire la deindustrializzazione della Valdisieve e l'esternalizzazione delle lavorazioni, l'impoverimento, la delocalizzazione e la chiusura delle aziende.
Combattere il lavoro precario in tutte le sue forme a partire dal divieto delle pubbliche amministrazioni di assumere interinali e precari in genere per il lavoro di routine.
Rivendicare un lavoro stabile, a salario pieno, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati, con nuovi piani territoriali per l’occupazione.
Lotta rigorosa al lavoro nero e al "caporalato" in particolare nelle tante tenute agricole del territorio, ed a partire dalle opere con finanziamento pubblico.
Intensificare in tutta la Valdisieve la raccolta dei rifiuti porta a porta e la presenza di impianti di differenziazione, recupero e riciclo, nonché luoghi di riutilizzo degli stessi, totalmente pubblici, in modo da aumentare sensibilmente l'occupazione a discapito di grandi investimenti in strutture dannose per l'ambiente e la salute pubblica. L'ipotesi della costruzione del nuovo inceneritore di Selvapiana è stata scongiurata grazie soprattutto all'opposizione della popolazione; adesso è il momento di dare valore pubblico ai materiali recuperati.
Espropriare le terre incolte da più di 5 anni per ritornare a coltivarle con metodi rigorosamente biologici attraverso cooperative agricole totalmente di proprietà pubblica che possano, oltre a creare posti di lavoro stabili ed a salario pieno, commerciare a prezzo di costo i prodotti di questa terra direttamente sul territorio.
Creare un coordinamento per il lavoro che rappresenti un punto di riferimento per i disoccupati, i precari ed i lavoratori di aziende in crisi in modo tale da creare un legame di confronto e di solidarietà fra di essi
 

Casa ed urbanistica in Valdisieve
Dopo l'investimento della Bertolotti Rail a Pontassieve (nell'area ferroviaria che ospiterà anche un hub scambiatore inserito nel Pums - Piano urbano di mobilità sostenibile - metropolitano, oltre alla Casa della Salute e giardini con percorsi ciclopedonali), possiamo individuare in particolare l'area l'ex Italcementi di San Francesco a Pelago, l'area industriale ex Brunelleschi di Sieci e l'area ex Macelli di Rufina, fra numerose altre più piccole e meno note, che necessitano di essere riqualificate.
Tutte queste aree, sono centrali nello sviluppo urbanistico del territorio, ed hanno rappresentato per anni esempi di mala gestione e di chiara incapacità nel rispondere alle esigenze della popolazione. Negli anni abbiamo assistito a continue trattative coi privati, alcune delle quali sono state fortunatamente stroncate sul nascere dalle proteste della popolazione, come l'ipotesi che portava alla possibilità di costruire un centro commerciale nell'area ex-Italcementi. Negli anni si è parlato anche di progetti aventi ad oggetto una grossa fetta di unità abitative private e speculative, ma mai compensate da una sostanziosa fetta di costruzioni ad edilizia agevolata, e quindi anch'essi fortunatamente svaniti.
In generale in questi spazi, una volta bonificati, sarebbe opportuno realizzare strutture che ospitino servizi di interesse pubblico, che valorizzino e sappiano rilanciare l'economia locale. Strutture ed attività che però, a differenza di gran parte delle esistenti, dovranno essere realmente a disposizione della popolazione, gestiti dalla popolazione stessa, gratuiti ed accessibili a tutti. Il rischio che si corre e quello di osservare vere e proprie svendite di spazi a meri interessi di privati, utili solo agli addetti ai lavori o ai loro accoliti.
Questa logica dovrebbe essere allargata a tutte le aree in questione, rigenerate ad impatto ambientale tendente allo zero, con gli stessi principi e con le stesse priorità. Potrebbero essere spazi polifunzionali che a Pelago, Rufina e Pontassieve mancano, ma anche strutture sanitarie per ripristinare quelle tagliate da quest'area negli ultimi decenni - in primis un Pronto Soccorso ed un ambulatorio diabetologico – in maniera tale da rinforzare contemporaneamente buone pratiche di visite e cure domiciliari ai pazienti, a partire da quelli piccoli e da quelli anziani che sono scomparse e che hanno dimostrato tutta la loro insostituibile importanza nell'emergenza Covid-19.
Abbiamo perplessità che la nuova Casa della Salute che sarà realizzata a Pontassieve, vada realmente in questa direzione. Servono soprattutto centri per anziani, asili nido pubblici che possano soddisfare la domanda di assistenza.
Fra l'altro, proprio nella valorizzazione urbanistica nella Valdisieve, nel sito ex-italcementi di San Francesco, sarebbe importante a nostro avviso fare tutto il possibile affinchè, oltre agli spazi di servizio dei quali abbiamo già parlato, si possa costruire un distaccamento universitario vero e proprio, con studentati gratuiti o a bassissimo prezzo per ospitare i fuori sede, che possa portare sul nostro territorio non solo le competenze di facoltà, ma anche un prezioso volano economico e sociale con la creazione di nuovi posti di lavoro nel plesso stesso ma anche nell'indotto dei servizi collegati. Pontassieve è uno snodo ferroviario importantissimo, a due passi da Firenze, ed ha tutte le caratteristiche per poter fare questo importantissimo passo in avanti per i giovani, le giovani e per tutta la comunità
In generale, ben venga anche una parte di edilizia residenziale, purchè a valle di una indagine di effettivo fabbisogno abitativo, e comunque pubblica, sfilata dalla mire di profitto dei costruttori privati che non vedono l'ora di rifarsi dalla crisi del capitalismo scoppiata nel 2008 che ha fatto crollare i prezzi delle loro abitazioni private invendute. L'obiettivo dovrebbe essere quello di ripristinare – almeno localmente – il diritto alla casa ormai scomparso e di favorire l'indipendenza dei giovani.
Siamo consapevoli che il problema della casa nel nostro territorio non è esclusivamente “strutturale”, ma anche di “mercato”, in particolare a causa degli affitti esosi che rappresentano anch'essi un problema piuttosto grave, ed è qui che le amministrazioni pubbliche dovrebbero svolgere il proprio ruolo, se davvero fossero dalla parte della popolazione e non dei palazzinari locali o sedicentemente “cooperativi”.
Come già accennato, noi respingiamo con forza le scellerate ipotesi di costruzione di nuovi centri commerciali che abbiamo sentito ventilare negli anni perchè, oltre alle problematiche di carattere economico derivanti dal grande commercio su larga scala che darebbero probabilmente il colpo di grazia alle piccole attività commerciali locali, aumenterebbe il flusso di fornitori e di “clienti” che aggraverebbe ancor di più le problematiche di traffico esistenti, con il conseguente aumento di rischi connessi al trasporto su gomma e dell'inquinamento.
A livello urbanistico occorre anche ripensare in maniera forte e decisa alle frazioni di tutti i comuni, in particolar modo a quelle piccole comunità che sono isolate e che non hanno a disposizione né alcun servizio, né la facoltà di uscire di casa e spostarsi senza l'ausilio di un'autovettura; ecco perchè, anche a tutela della salute pubblica, è indispensabile che ogni luogo abitato abbia percorsi pedonali in sicurezza e, dove possibile, anche piste ciclabili facilmente accessibili.
Nel capitolo “Trasporti pubblici e viabilità in Valdisieve” parliamo del caso limite delle condizioni nelle quali vivono gli abitanti della frazione di Casini a Rufina, frutto inequivocabile del disinteresse dell'amministrazione comunale per le realtà piccole e periferiche, forse perchè marginali nel bilancio del voto.
Abbiamo seguito con particolare interesse il piano strutturale intercomunale che è in via di definizione; al momento ci pare distante anni luce dalla nostra impostazione. E' la popolazione che deve il destino del proprio territorio, partendo dal risolvere le necessità di vita e di aggregazione quotidiane con servizi e strutture che essa stessa deve gestire.
 
Il diritto alla casa e l'urbanistica in Valdisieve per i marxisti-leninisti
Stop ai progetti speculativi in corso e recupero e riutilizzo del patrimonio edilizio e delle aree, private o pubbliche, dismesse o in via di dismissione per la conversione in alloggi popolari secondo il fabbisogno, ed in edifici pubblici per soddisfare le esigenze sanitarie, di assistenza ai bimbi ed agli anziani, scolastiche e - perchè no - universitarie, di centri sociali, culturali, ricreativi e sportivi al servizio dei giovani e della popolazione tutta.
No alla contrattazione ed alla cessione a privati delle aree da ristrutturare. Esse devono tornare ad essere un bene pubblico.
Salvaguardia e sviluppo dell'edilizia pubblica a basso costo.
Ripristinare il divieto di sfratto fino a quando non sia stata trovata una adeguata abitazione alternativa.
Contributi economici agli indigenti da parte delle amministrazioni comunali per pagare l'affitto ad integrazione di quelli statali.
Effettuare una rapida indagine per capire quali siano gli immobili sfitti o in disuso presenti nel territorio e quali quelli che possano essere recuperati per creare spazi pubblici e sedi gratuite per l’associazionismo e la libera espressione artistica, sociale e politica.
Obbligo ai proprietari di immobili sfitti da oltre un anno ad affittarli a prezzi popolari stabiliti dall’Amministrazione comunale e da una apposita commissione popolare di controllo nominata autonomamente dalla popolazione.
 

Sanità, servizi sociali ed assistenziali
Nel 2007, dopo 53 anni di servizio ed una stima di venticinque interventi quotidiani, la Valdisieve perse definitivamente il punto di Pronto Soccorso ubicato presso la Clinica Privata Valdisieve (oggi Valdisieve Hospital); a suo tempo le amministrazioni locali giustificarono di fatto il provvedimento rimandandolo a questioni di forza maggiore quali i mancati adeguamenti del piano tariffario da parte di ASL che avrebbero messo in difficoltà economica la clinica che svolgeva in appalto il servizio. A ciò seguì una istanza in Provincia e Regione che poi non ha avuto alcun seguito.
Oggi, ad oltre 15 anni di distanza, i nodi continuano a venire al pettine ed in maniera sempre più preponderante, complice il peggioramento generale della Sanità pubblica toscana. Assolutamente inadeguato anche per i più semplici interventi continua ad essere l'attuale Primo Soccorso di San Francesco a Pelago che nel 2007 fu spacciato come sostanzialmente alternativo.
In seguito, un ulteriore episodio di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale in Valdisieve fu la successiva chiusura definitiva dell'ambulatorio diabetologico di San Francesco a Pelago che serviva tutto il territorio della Valdisieve e contro la cui chiusura fu organizzata anche una raccolta firme alla quale sono seguite varie interrogazioni comunali e provinciali come sempre senza riscontro.
Non condividiamo affatto la scelta generale di concedere i servizi sanitari a strutture esterne, poco c’importa se esse rientrano nel programma complessivo di esternalizzazione che la Regione Toscana ha avviato da tempo in tutto il territorio regionale e che pare non avere fine. La sanità pubblica è un diritto al quale non possiamo assolutamente rinunciare. Ne è dimostrazione lo sfacelo nazionale al quale abbiamo assistito proprio durante la pandemia che ha evidenziato in maniera ancora maggiore la situazione disastrosa nella quale versa la sanità pubblica, decimata da decenni di tagli milionari. Oggi, invece che prendere esempio da quanto accaduto col Covid e porvi rimedio con ingenti investimenti pubblici, nel nostro Paese ed anche in Toscana, i medici e gli infermieri che furono dipinti come “eroi” continuano a scarseggiare, a fare enormi quantità di straordinari e ad essere pagati poco e male.
Non solo siamo contrari alle razionalizzazioni ed alle chiusure delle strutture sanitarie locali; riteniamo anche indispensabile il loro potenziamento in modo tale da renderle autonome a livello territoriale per soddisfare visite ambulatoriali, esami medici e cure fisiche entro 15 giorni dalla richiesta. In quest’ottica ben vengano altri centri locali (Croce Azzurra, Misericordia ecc.) ma non in alternativa a quello di San Francesco.
Se da un lato è assolutamente necessario realizzare strutture sanitarie nuove, preferibilmente nelle aree dismesse da bonificare (si ipotizza la nuova Casa della Salute nell'area “Borgo Verde”), dall'altro occorre scongiurare una nuova ondata di accentramento di servizi che riduca in misura ancora maggiore la già scarsa capillarità.
Le nuove strutture e l'organizzazione del SSN deve ripristinare ciò che in questa valle negli ultimi decenni è stato tolto, in primis – appunto - un Pronto Soccorso ed un ambulatorio diabetologico, ma anche andando a creare un sistema locale che possa contemporaneamente rinforzare le buone pratiche di visite e cure domiciliari ai pazienti, a partire da quelli piccoli e da quelli anziani, che sono scomparse e che hanno dimostrato tutta la loro insostituibile importanza proprio nell'emergenza Covid-19.
Urge fra l'altro l'assunzione di un numero più elevato di medici di famiglia, così come di pediatri, poiché quelli in essere, sono assolutamente insufficienti. La situazione più disastrosa si ha a Rufina, dove un appuntamento con alcuni di essi viene rilasciato a 20 giorni di distanza dalla richiesta.
In Valdisieve è fondamentale anche il recupero di un livello adeguato di strutture sociali pubbliche che possano farsi carico a costi modestissimi ed accessibili a tutti, di tutte le necessità legate all'infanzia ed agli anziani che al momento sono limitate nella disponibilità ed a costi elevati nonostante il pur limitato contributo pubblico.
Nessuno deve rimanere escluso; ecco perchè chiediamo anche ai comuni di farsi carico di tutte le spese sanitarie ed assistenziali di ogni genere delle persone che vivono sotto la soglia di povertà.
 
L'esperienza Covid-19
Dall'inizio della pandemia, la tracciabilità dei contagi e la diagnosi precoce dei positivi al fine dell'immediato isolamento, sono stati i provvedimenti considerati essenziali dal mondo scientifico nel tentativo di drenare il diffondersi del contagio da Covid-19.
Eppure nell'annunciata quarta ondata di fine 2021 anche in Valdisieve ci siamo trovati di fronte al caos; file interminabili per accaparrarsi l'ultimo tampone rapido disponibile nelle farmacie di qualsiasi comune quando non esauriti, altrettante di fronte ai pochi “drive trough” diagnostici presenti sul territorio, e l'impossibilità di fissare on-line tamponi molecolari in tutta la provincia.
Intanto il sistema di tracciamento delle ASL era “saltato” da giorni, con il conseguente paradosso di poter ricevere la disposizione di quarantena dopo il termine della stessa, alla quale seguivano innumerevoli difficoltà burocratiche e lavorative di ogni sorta.
Una situazione vergognosa ed inaccettabile, che affonda le proprie radici nello smantellamento progressivo della sanità pubblica perpetrato da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, a beneficio dei privati che continuano a consolidare profitti. In sostanza neppure il Covid è stato capace di far investire nel servizio pubblico risorse economiche adeguate; è stato sufficiente per i nostri governanti definire “eroi ed eroine” gli operatori sanitari ed i medici di prima linea che oggi si trovano nelle stesse condizioni di un anno e mezzo fa, con organici insufficienti e ridotti all'osso, costretti costantemente a doppi turni logoranti e stressanti, oltre che ad un alto rischio di contagio.
Eppure nello stesso 2021 il nostro Paese aveva aumentato, portandole a ben 25 miliardi di euro, le spese militari. Oggi è pressochè lo stesso. Quindi i soldi ci sono sempre stati, la questione fondamentale è come si spendono; è necessario invece che la Regione Toscana, ma anche i comuni, soprattutto in casi di emergenza come quelli descritti, tirino immediatamente fuori risorse sottraendole dai contributi più vari che regolarmente finiscono nelle tasche delle imprese private a vario titolo, per tradurre in pratica le loro continue affermazioni di vicinanza alla popolazione dispensate in ogni occasione, trovando il modo di rendere disponibili e gratuiti i tamponi – in questo caso – o altri strumenti diagnostici, per tutti ed in tempi rapidi.
Allo stesso modo Regione e Comuni devono provvedere alla distribuzione gratuita di strumenti di prevenzione sanitaria (nel caso in oggetto leggasi mascherine FFP2 o quant'altro servirà in futuro).
 
Asili nido e strutture per anziani
In pressochè tutti i comuni della Valdisieve registriamo le enormi difficoltà di genitori con figli lattanti o in età pre-scolare; allo stesso tempo le difficoltà appaiono le stesse anche quando sono i figli adulti a doversi occupare dei genitori da assitere. Una ulteriore fotografia che testimonia lo sfascio dello stato sociale del nostro Paese al quale non fa eccezione la Toscana.
Come per la questione del caro-mensa alla scuola primaria, apprezziamo lo sforzo e la mobilitazione del comitato “Cecco R Esiste”, che si batte su territorio contro la riduzione del servizio di un nido che il comune di Pontassieve voleva chiudere. Noi pensiamo invece che sia necessario mantenere capillarmente sul territorio gli asili nido, così come le scuole dell'infanzia, considerandole un servizio sociale e non un servizio a domanda individuale a pagamento.
Certo è che tali strutture dovrebbero essere costruite e mantenute in aree salubri e non rumorose, ed attrezzate per soddisfare tutte le esigenze dei bambini iscritti, con servizi di scuola-bus e mensa gratuiti assumendo il personale necessario e prevedendo un orario di apertura e chiusura in relazione alle necessità delle famiglie dei lavoratori.
Anche la situazione relativa all’assistenza agli anziani fa acqua da tutte le parti. Il problema è sociale, ed invece il taglio delle risorse pubbliche costringe i figli che hanno genitori, oppure fratelli o parenti stretti in stato di non autosufficienza, a risolvere la questione privatamente a caro prezzo con l’assunzione di badanti, oppure ad occuparsene rinunciando di fatto alla loro vita ed al loro tempo libero.
I Comuni, le Regioni e lo Stato devono farsi carico di tutte le spese sanitarie, assistenziali di ogni genere, incluse quelle degli anziani non autosufficienti, se necessario anche costruendo strutture assistenziali per anziani pubbliche e gratuite aperte inizialmente a famiglie o singoli a basso reddito, oppure con una costante e puntuale assistenza domiciliare quotidiana. I giovani o le giovani infermiere e le badanti stesse potrebbero essere assunte alle dipendenze di queste strutture.
 
Sanità, servizi sociali e assistenziali pubblici e gratuiti
Riapertura immediata del pronto soccorso di S.Francesco o istituzione dello stesso con tutte le funzionalità del caso in Valdisieve. E’ inaccettabile che la popolazione sia costretta a raggiungere Borgo S. Lorenzo o a Ponte a Niccheri per necessità gravi ed urgenti.
Assistenza sanitaria gratuita senza alcun ticket, innanzitutto per indigenti, anziani, diversamente abili e bambini.
Potenziamento delle strutture territoriali in modo tale da renderle autonome in quanto area, tali da soddisfare visite ambulatoriali, esami medici e cure fisiche entro 15 giorni dalla richiesta.
Costruire – o mantenerli dove presenti in misura sufficiente a coprire interamente le richieste - nuovi asili nido e nuove scuole dell'infanzia pubblici e gratuiti, in aree salubri e non rumorose, attrezzati per soddisfare tutte le esigenze dei bambini iscritti, con servizi di scuola-bus e mensa gratuiti assumendo il personale necessario e prevedendo un orario di apertura e chiusura in relazione alle necessità delle famiglie dei lavoratori. Gli asili nido, come le scuole dell'infanzia, devono essere considerati un servizio sociale e non un servizio a domanda individuale a pagamento.
Istituire una fitta rete di servizi pubblici gratuiti per l'infanzia di pre e dopo scuola, centri estivi ecc.,con orari e prestazioni adeguati alle esigenze delle famiglie lavoratrici, ed in particolare delle donne che ancora oggi purtroppo si occupano in via assolutamente prevalente delle questioni familiari.
Divieto di finanziamento pubblico, sotto qualsiasi forma, agli asili e alle scuole dell'infanzia privati.
Potenziamento dell'Assistenza domiciliare dei medici di base, dei pediatri, ma anche infermieristica, maggiori disponibilità dei trasporti per motivi sociali e sanitari, pubblici e gratuiti per tutti gli anziani ed invalidi in base alle necessità della famiglia.
Ripristino degli ambulatori nelle frazioni, dove settimanalmente del personale medico specializzato possa offrire assistenza, cura e consulenza alle persone sole e che hanno maggiori difficoltà a spostarsi.
Aumento della medicina preventiva nei luoghi di lavoro, di sport e di studio.
Istituzione di un organismo popolare di controllo pubblico rispondente alle associazioni proprie della popolazione, per vigilare sull’operato delle strutture del servizio socio-sanitario sul territorio.
Ripristino di una totale gestione pubblica dei servizi socio-sanitari e farmaceutici.
I comuni devono farsi carico di tutte le spese sanitarie, assistenziali di ogni genere e finalizzate alla sopravvivenza che non possono permettersi gli indigenti di qualsiasi età che vivono sotto la soglia di povertà. Ciò anche costruendo strutture assistenziali per anziani pubbliche e gratuite aperte inizialmente a famiglie o singoli a basso reddito.
In caso di pandemie o di necessità di misure sanitarie urgenti, i Comuni stessi – oltre alla Regione – devono recuperare tutte le risorse disponibili, a partire da quelle stanziate a supporto delle aziende private con contributi, incentivi o defiscalizzazioni, per essere in grado di mettere a disposizione test diagnostici rapidi e presidi medici di prevenzione per tutti.
Bonificare immediatamente l'area dell'ex-Italcementi.
Per le rivendicazioni in ambito sanitario ed assistenziale specifiche per le donne, vedi il capitolo “La questione femminile in Valdisieve ”.
 

Trasporti pubblici e viabilità in Valdisieve
Il tema dei trasporti è d'estrema attualità ovunque, e pertanto anche in Valdisieve. La Statale 67, spesso congestionata dal traffico in particolar modo nelle classiche ore dello spostamento lavorativo, necessita di grande attenzione e di un profondo intervento; allo stesso tempo, anche l'elevata velocità riscontrata nelle ore meno trafficate rende impossibile la sicurezza pedonale praticamente ovunque ed in ogni momento.
Un problema noto ed oggetto in maniera unanime della campagna elettorale di tutti i partiti e delle liste locali in corsa per una poltrona da sindaco alle prossime elezioni amministrative del nostro territorio.
Purtroppo però la soluzione proposta – e condivisa in pieno sia dal PD che si avvale dell'appoggio esterno o interno di Italia Viva, sia dalle liste di destra a trazione Fratelli d'Italia, sia dalle altre “alternative” ma solo sulla carta al PD – è retrograda, costosa ed in controtendenza rispetto ad obiettivi indispensabili e primari quale ad esempio la necessità di ridurre drasticamente l'uso delle autovetture private per chi si reca al lavoro, dalla quale dipende il miglioramento della sicurezza per automobilisti e pedoni, dell'ambiente, ed una contrazione dei costi di trasporto.
La mastodontica variante ipotizzata alla Statale 67 rappresenta una scorciatoia, la più immediata - nonostante se ne parli da anni e non ci sia stato nessun passo in avanti significativo -, ma che in realtà non porta in se alcuna lungimiranza strategica. E' indiscutibilmente vero che la variante risolverebbe almeno in parte il problema del pesante transito nei centri abitati e della sicurezza pedonale nei paesi, ed in particolare quelli nel comune di Rufina, ma è altrettanto vero che con una nuova strada, più ampia ed a scorrimento veloce, non si risolverebbe di sicuro né il problema della riduzione delle autovetture in circolazione, né quello dell'inquinamento e neppure la riduzione del rischio generale, aumentando le velocità. Anzi, con tutta probabilità queste criticità aumenterebbero.
Dal punto di vista ambientale questa paventata “panacea di tutti i mali” si prospetta una catastrofe; tre ponti sulla Sieve e chilometri di nuove gallerie alle pendici di Monte Giovi nel solo tratto Stentatoio Dicomano, fanno apparire il progetto devastante ed ultraspeculativo, con un costo finale medio al chilometro, degno dell'attenzione della Corte dei Conti.
Ovviamente la situazione attuale va risolta, perchè il congestionamento dei tratti urbani è insostenibile; e allora perchè non spostare innanzitutto il trasporto individuale privato su quello pubblico?
In questa ottica fin dall'inizio abbiamo appoggiato con forza l'ipotesi di realizzazione di un tram-treno che colleghi capillarmente tutti i comuni della Valdisieve, a partire dal tratto Pontassieve – Borgo San Lorenzo che è senz'altro quello con maggiori necessità di intervento. Poi, se il progetto funzionasse, potrebbe essere sviluppato fino a Firenze, inglobando anche la ferrovia Faentina, in un unico anello sul modello della “Circumvesuviana” napoletana.
Questa idea, sostenuta anche dal mondo ambientalista locale ma ignorata da sempre dalle istituzioni locali, prevederebbe di adeguare il tratto ferroviario in questione con molteplici fermate all'inizio, al centro ed alla fine dei paesi, così come in ciascuna frazione, rendendo continuo il flusso dei treni in entrambe le direzioni. Le frazioni più distanti dal tracciato, dovrebbero invece essere collegate alle fermate più prossime da un servizio permanente e continuo via bus. Da Pontassieve poi coi treni ordinari si potrebbero raggiungere Firenze e le altre destinazioni, oppure Arezzo ed il Sud, mentre da Borgo San Lorenzo chi lo necessità potrà prendere i treni regionali per la Romagna.
L'obiettivo infatti deve essere quello di togliere persone e merci dalla strada, soprattutto pendolari che – indagini alla mano – rappresentano la stragrande maggioranza di coloro che sfrecciano con la propria auto sulla SS 67.
Nonostante che il progetto necessiterebbe di molti meno investimenti rispetto alla variante stessa, è stato bocciato senza alcuna valutazione dal disinteresse stesso delle amministrazioni.
Naturalmente, la Statale 67 va adeguata immediatamente ai più alti standard di sicurezza: allargata ove possibile, integrata con rotonde al posto delle immissioni più pericolose, dotata di postazioni ben segnalate di controllo della velocità in prossimità dei centri abitati o minori agglomerati urbani comunque vissuti, arricchita da attraversamenti pedonali illuminati e da sottoattraversamenti che possano in qualche modo eludere i passaggi a livello di superficie.
Fra l'altro, unitamente a questo processo che rappresenterebbe una svolta netta e lungimirante rispetto al trasporto su gomma, va richiesta con forza la realizzazione di una fitta rete di piste ciclabili che possano collegare tutti i comuni della Valdisieve, incluse le frazioni, per una necessità motoria pubblica della popolazione, ma anche per offrire una possibilità turistica realmente eco-compatibile. L'evidenza è li, sotto gli occhi di tutti, rappresentata dal grande utilizzo ciclistico e pedonale dei pochi tratti ad oggi esistenti.
Questo è, secondo noi, il solo modello di trasporto locale che incarna le aspettative della popolazione residente, e che guarda al futuro della nostra Valdisieve in maniera lungimirante, nel rispetto della salute pubblica e dell'ambiente che per noi rappresenta, lo ricordiamo, la prima risorsa anche economica della nostra valle.
Relativamente alle frazioni, su tutte si rende indispensabile la costruzione di un nuovo parcheggio nella frazione di Scopeti (Rufina), ma soprattutto Casini (Rufina), che la popolazione chiede da quarant'anni. Quarant'anni di promesse al vento, disattese da ogni amministrazione, che hanno portato finalmente alla costituzione di un comitato popolare di frazione che chiede a gran voce il parcheggio, l'installazione di meccanismi di controllo della velocità per la sicurezza, ed una via pedonale per poter raggiungere Conte o Rufina in sicurezza. Questioni banali, diritti che sembrano scontati, ma che per le famiglie li residenti restano un miraggio.
 
I trasporti pubblici e la viabilità in Valdisieve per i marxisti-leninisti
Ripensare al progetto di variante alla statale 67 che va ampliata ed adeguata dove necessario e possibile, attraverso il potenziamento massiccio del trasporto ferroviario pubblico nella tratta Firenze-Borgo San Lorenzo.
Realizzazione di una sorta di metropolitana di superficie da Firenze a Borgo San Lorenzo, iniziando dalla tratta Pontassieve – Borgo San Lorenzo, utilizzando la tratta ferroviaria esistente, adeguandola, elettrificandola ed ammodernandola, sottoponendola ad un sistematico lavoro di manutenzione. Sarà necessario costruire nuove piattaforme per creare un numero elevato di fermate ove possibile, per servire in più punti gli stessi paesi e tutte le frazioni che si trovano sul percorso di linea.
Creare una fitta rete di bus che possano collegare le frazioni più lontane a cadenze ragionevoli per raggiungere la fermata rispettivamente più vicina.
Aumento delle corse ferroviarie diurne ogni 20 minuti in entrambe le direzioni, ed instaurazione di corse notturne ad orari cadenzati in particolare nel fine settimana per i giovani, in modo tale da ridurre i fattori di rischio nei rientri.
Istituire treni straordinari in occasione di eventi musicali e sportivi di grande rilevanza; in via ordinaria moltiplicare i treni che possano far rientrare in sicurezza i giovani della Valdisieve da Firenze in orario serale e notturno.
Abolire le arbitrarie ed ingiuste fasce di chilometraggio di biglietti ed abbonamenti che portano a pagare più chilometri di quelli realmente usufruiti. Ridurre in generale i prezzi dei biglietti del 50% e prevedere tariffe simboliche o gratuite per studenti, disabili, pensionati poveri e chi è privo di reddito. In prospettiva, per incentivare all'uso del trasporto pubblico, rendere gratuiti anche gli spostamenti per questioni di lavoro.
Ammodernare i convogli ferroviari con nuovi treni elettrici. Aumentare il numero di carrozze disponibili e tenere un numero sufficiente di carrozze e di locomotori di scorta per eventuali guasti.
Realizzazione di una fitta rete di piste ciclabili da realizzare sul territorio che possano collegare tutti i comuni della Valdisieve, sia per il benessere stesso della popolazione, ma anche per offrire una proposta turistica eco-compatibile e conforme al territorio della nostra valle. Prevedere anche un servizio intercomunale per l'affitto di biciclette a prezzi popolari.
Installazione in ogni comune di aree di sosta camper a tariffe minime con carico e scarico ed elettricità per incentivare il turismo.
Installazione in ogni comune di colonnine per le ricariche delle auto elettriche delle quali auspichiamo la più larga diffusione nei prossimi anni.
Contributi pubblici, anche comunali, che integrano quelli statali ad oggi irrisori, per chi volesse cambiare la vettura da benzina o diesel in elettrica.
Favorire con incentivi economici doppi rispetto a quelli attuali, la diffusione di bici, bici elettriche, motorini e motociclette elettriche, aumentando considerevolmente le postazioni di ricarica nei centri urbani.
Dotare ogni frazione di adeguati spazi di parcheggio, considerata anche l'eventuale presenza in loco di strutture ricreative (Case del Popolo) o sportive.
Installare in tutte le città, da parte dei comuni, un capillare sistema di rilevamento e di monitoraggio dell'inquinamento dell'aria (polveri, piombo, benzene, ecc.).
 

Diritti democratici e povertà
Partiamo da un elemento eletto a comune denominatore di tutte le amministrazioni comunali locali: a più riprese i Sindaci dei nostri comuni si sono vantati a di aver usato (per noi il termine giusto è sperperato) risorse pubbliche per l'installazione di telecamere spia sul territorio che in qualche caso coprono oltre il 60% del territorio comunale.
Ora, è chiaro che le decine di migliaia di euro pubblici per finanziare tali progetti non possono risolvere certo tutte le problematiche sociali ed economiche del territorio, ma sono indicatore di come e con quali politiche le amministrazioni locali e regionali, intendono risolvere i problemi della popolazione, facendo seguito unicamente al metodo repressivo della sorveglianza militare.
Con queste misure (come dicono opportunisticamente i nostri sindaci, “richieste dalla popolazione”), di fatto si scimmiotta la destra anche a fini elettorali, finendo per rilanciarne le politiche repressive; ma d'altra parte, (e consentiteci una degressione nazionale) i decreti sicurezza di Salvini sui quali adesso Meloni accelera, sono ancora li nonostante il PD al governo, con tutte le loro nefaste conseguenze di stampo fascista in ogni campo, da quello dell'immigrazione, a quello delle proteste sociali.
Maggiore sicurezza per le masse popolari locali si può conseguirla solo creando migliori condizioni economiche, sociali, di aggregazione e di partecipazione, che avrebbero potuto essere promosse anche grazie ai fondi che comuni e regione hanno deciso di gettare al vento (o meglio, nelle tasche degli appaltanti).
Come abbiamo specificato negli altri temi toccati da questo programma, servono misure politiche che impediscano la deindustrializzazione della Valdisieve e l’esternalizzazione del lavoro, così come è necessario combattere il precariato in tutte le sue forme, garantendo lavoro stabile a salario pieno e sindacalmente tutelato per tutti, inclusi i giovani, partendo proprio dal divieto delle pubbliche amministrazioni di assumere lavoratori precari per lavori di routine, ed abolendo gli appalti nei servizi.
Le giunte locali dovrebbero invertire completamente la rotta, preoccupandosi di bloccare i progetti speculativi in corso recuperando il patrimonio edilizio e delle aree, private e pubbliche, dismesse o in via di dismissione per la conversione in alloggi popolari, dell’assegnazione di edifici pubblici per soddisfare le esigenze della popolazione alla quale mancano spazi sociali, culturali, ricreativi, soprattutto al servizio dei giovani. Indispensabile è poi fornire una assistenza sanitaria gratuita senza alcun ticket, a partire dagli anziani, dai diversamente abili e dai bambini, famiglie indigenti, ed immigrati. Anche in quest'ottica le decine di migliaia di euro sperperati avrebbero fatto molto comodo.
I sindaci e le amministrazioni dovrebbero inoltre prendere atto di quanto riporta il rapporto sulla povertà in Toscana del 2022 curato dall’osservatorio sociale regionale assieme al dossier della Caritas, che rileva come dal 2018 al 2022 i poveri sono aumentati di oltre un terzo (dal 4% al 5,5%), dato che tradotto significa oltre 92 mila famiglie toscane che vivono in povertà “assoluta”. Rapporto secondo il quale i più colpiti sono i nuclei più numerosi, i giovani, e gli immigrati e che evidenzia anche quali siano le motivazioni della crescente povertà, individuando come cause principali i salari miserevoli e la perdita di lavoro, ma anche il divorzio e le malattie.
Noi marxisti-leninisti non siamo contrari a forme di aiuto a livello di reddito, ma riteniamo del tutto insufficienti le misure adottate dalle giunte per contrastare la povertà poiché, in definitiva ed alla prova dei fatti, si riducono in un assistenzialismo che non incide profondamente e che non risolve il problema.
In sostanza, la qualità della vita della popolazione, in Valdisieve come altrove, si migliora dirottando risorse pubbliche in politiche sul lavoro stabile, abitative, sociali e sociosanitarie, prevenendo la povertà e le ingiustizie sociali ed economiche, in modo tale che siano garantiti a tutti, italiani e immigrati, un lavoro stabile, la casa, l’accesso alle cure mediche, all’istruzione ed ai servizi. In questo modo verrà meno anche il proliferarsi di fenomeni di microcriminalità, cavallo di battaglia del razzismo e del fascismo Meloniano, al quale però con queste misure anche il PD presta il fianco.
Detto questo, è poi vero che altri diritti democratici sono limitati, a partire da quelli di opinione, a causa del controllo anche locale dei media e delle strutture “Culturali” in generale, e dalle tariffe esose che concentrano solo nelle mani di chi può permetterselo, la diffusione di critiche, di pareri e, più in generale, della propaganda politica a tutto tondo che dovrebbe essere .
 
Diritti Democratici e lotta alla povertà in Valdisieve
Diritto alla popolazione di poter manifestare il proprio pensiero, intervenendo alle sedute dei consigli comunali.
Spazi pubblici per l'affissione libera e gratuita di manifesti di carattere politico, sindacale e sociale, fatta salva la pregiudiziale antifascista.
Concessione gratuita di sale e spazi di proprietà comunale (anche scolastiche in orario pomeridiano e serale) per assemblee ed iniziative di comitati, organizzazioni ed associazioni del territorio in orari liberi da impegni.
Eliminazione della tassa per l'occupazione di suolo pubblico per iniziative politiche, culturali e sociali non a fini di lucro.
Divieto di concedere aule scolastiche, sale e piazze pubbliche per manifestazioni di apologia del nazifascismo e del razzismo.
Rimozione immediata delle telecamere spia sparse nei territori comunali.
 

Giovani, studentesse e studenti
Il tema trattato nel documento che segue riveste un' enorme importanza poiché insieme alla trasformazione del sistema economico deve partire, come ci ricorda Mao, anche la trasformazione dell'essere umano.
Infatti bisogna “risolvere il problema della sua concezione del mondo ”(1), e la borghesia attualmente possiede tutti gli strumenti per deviare i giovani dallo sviluppo di una concezione proletaria e dal sentire come necessità il cambiamento radicale della loro condizione che rimane marginale ed al servizio esclusivo del capitale. La concezione borghese del mondo e della società e la sua corrispondente coscienza di classe si radica già nei giovani e nei giovanissimi attraverso la propaganda ad ogni livello a partire dai media (Smartphone, Tv, rete e stampa), la tradizione, le consuetudini, la famiglia ed il costume, ma un ruolo fondamentale in questo processo lo detiene senza dubbio l'istruzione.
 
Spazi pubblici culturali e ricreativi a disposizione dei giovani
Di fatto, i problemi e le contraddizioni che riguardano i giovani in seno a questa società vengono subito al nocciolo. A partire dall'assenza di spazi pubblici gratuiti di aggregazione e di confronto, dove i ragazzi e le ragazze possano esprimere e sviluppare i propri interessi e la propria creatività liberamente. Assenza che si riversa anche nella difficoltà di trovare alloggi dignitosi a prezzi accessibili, in particolare per chi è precario o senza lavoro.
Queste problematiche persistono anche in Valdisieve; molto spesso i luoghi di ritrovo per i giovani che siano accessibili gratuitamente ed ad orari non limitati, sono luoghi all'aperto come il parco fluviale o i parchi pubblici, che però non garantiscono molti servizi per le necessità che possano esserci, per esempio in caso di maltempo o per attività che possono svolgersi esclusivamente al coperto.
L'accessibilità e l'apertura, più flessibile, dei locali scolastici agli studenti e alle studentesse delle varie scuole medie, come la scuola M.Maltoni a Pontassieve, la L.Ghiberti a San Francesco a Pelago e la Leonardo Da Vinci a Rufina e soprattutto superiore, come l' istituto E. Balducci, può far fronte alle necessità che insorgono nello svolgere attività pomeridiane di studio, ma anche sociali, culturali, sportive e ricreative.
In Valdisieve i luoghi di svago per i giovani sono quasi del tutto assenti; ci riferiamo anche ad attività gratuite come serate per la proiezione di film, o musica dal vivo, o eventi culturali che potrebbero favorire la presenza giovanile sul territorio. Inoltre quelle pochissime che sporadicamente vengono promosse, sono scarsamente pubblicizzate.
Garantire la costruzione (pensiamo alle rivalutazioni di aree da pianificare totalmente o parzialmente come l'ex-ferroviaria di Pontassieve, l'ex-Italcementi a S.Francesco a Pelago, o gli ex-macelli a Rufina per fare tre esempi su tutti) o l'utilizzo di spazi interamente dedicati ai giovani, auto-gestiti e finanziati dai comuni, darebbe modo ai ragazzi e alle ragazze di sperimentare maggiore autonomia nell'organizzazione gli eventi, con un coinvolgimento diretto e conseguentemente più opportunità di partecipazione alla vita sociale locale, trasformando la Valdisieve da “dormitorio” periferico di Firenze, a comunità attiva, vivace ed a misura di giovani e giovanissimi.
 
La questione centrale dell'istruzione
L'istruzione, come detto in precedenza, ha un ruolo fondamentale, anche perché attualmente la scuola “raccoglie” in se la quasi totalità dei giovani.
Nella scuola d'impronta borghese però, troppo spesso, le materie attualmente indispensabili tipo l'insegnamento di inglese sono in molti casi trascurate; incrementarle e rendere più pratico il loro studio potrebbe essere una soluzione.
Tutto ciò, sommato al fatto che nella scuola, essendo essa stessa il prodotto sovrastrutturale di un'economia capitalista, vi è l'esaltazione e la diffusione di valori borghesi, attraverso anche progetti elitari, come l'Erasmus o progetti di questo tipo che sono fruiti da una piccola parte di studentesse e studenti, perchè costosi; in alcuni di essi si aggiunge il fatto che i posti sono limitati, e la scelta avviene per meritocrazia. Lo stesso può dirsi per le gite di istruzione, solitamente ad intero carico delle famiglie.
Anche la formazione scuola-lavoro, che sulla carta dovrebbe arricchire ed accrescere esperienze pratiche da affiancare agli studi, spesso riduce gli studenti all'esecuzione di attività semplici e ripetitive (sistemare arretrati di archiviazione negli uffici, fotocopie, premere un pulsante e mettere etichette su un prodotto) che forniscono solo manodopera gratuita all'azienda di turno, senza insegnare nulla agli studenti.
Metodologicamente una grossa falla, dimostrata localmente nella scuola superiore, è il divario eccessivo che c'è tra i programmi dei tecnici/professionali e dei licei, nei primi una carenza di formazione teorica e nei secondi una forte mancanza di quella pratica. L'esatto opposto di quello che ci ricorda Mao, e cioè che nel socialismo l'integrazione tra istruzione e lavoro produttivo è fondamentale, come è fondamentale la continuità tra studio sui libri e applicazione di tale studio, “I lavoratori devono svolgere attività intellettuale, e gli intellettuali devono svolgere lavoro manuale. ” (2)
Nella scuola di oggi è da criticare e da abolire il metodo nozionistico e la cultura libresca di cui molti docenti e programmi di studio si fanno portavoce; ad essi vorremmo preferire invece l'esperienza diretta, il confronto, la discussione dialettica e lo studio critico non solo mnemonico.
In Valdisieve, nel calendario scolastico, non sono previste iniziative o interventi, corsi o lezioni riguardanti temi fondamentali, come l'educazione stradale, sanitaria, e sessuale, ed anche l'antifascismo è trattato in misura assolutamente insufficiente e marginale, soprattutto in considerazione della situazione attuale del nostro Paese, governato da un esecutivo neofascista che lavora incessantemente alla riabilitazione del fascismo nella nostra società – e ne è un esempio la recente circolare che invita le scuole a celebrare il “giorno del Ricordo”, cavallo di Troia del revisionismo storico di tale stampo che a nostro avviso andrebbe abolito . Incontri e lezioni che dovrebbero essere organizzati attivamente dagli studenti e dalle studentesse, senza limitazioni di ore da parte del corpo docente, e con l'aiuto, se deciso collettivamente, di organizzazioni o associazioni esterne come ad esempio l'ANPI che va coinvolta in misura assolutamente maggiore in ogni scuola di ordine e grado se si tratta di antifascismo, per iniziare a conoscere la Resistenza e per arginare il razzismo ed il neofascismo nelle sue molte sfumature, inclusa la “normalizzazione” che rappresentano uno dei pericoli maggiori per i nostri giovani a livello ideologico e culturale.
Differentemente, ciò che deve essere abolito dall'orario scolastico sono le ore di religione in ogni tipo di scuola pubblica, i cui docenti sono selezionati dal vescovo, designati e dipendenti dalle Curie. Nel frattempo, nelle scuole della Valdisieve, per chi non partecipa all’ora di religione vorremmo dare spazio e potenziare ore di insegnamento alternativo, studio individuale con assistenza di personale docente, oppure autonomo nelle scuole superiori. Sarebbe un diritto, ma spesso non è garantito a causa della scarsità degli organici del corpo docente.
La didattica a distanza va abolita permanentemente. In caso di problematiche che potranno in futuro sorgere, dovranno essere le amministrazioni comunali a trovare spazi adeguati al distanziamento delle studentesse e degli studenti, ed il governo centrale a fornire gli insegnanti ed il personale scolastico necessario per mandare avanti le lezioni normalmente.
 
Il riconoscimento del diritto all'istruzione per tutti

Economicamente il materiale didattico, inclusi i libri di testo, dalle elementari in su, è a pagamento, ed inoltre c'è da versare la tassa d'iscrizione annuale. Quest'ultima dovrebbe essere abolita, poiché limita di fatto l'accessibilità ed il diritto di tutti all'istruzione.

Analogamente, all'obbligo di avere determinati libri di testo dovrebbe essere corrisposta la gratuità di essi stessi; di fatto i libri di testo e il materiale didattico dovrebbe essere messo a disposizione gratuitamente, finanziato dallo Stato. Dobbiamo invertire la tendenza, iniziando a denunciare anche nel nostro territorio, i governi che puntualmente tagliano sanità e scuola pubbliche, continuando a foraggiare le cliniche, gli istituti scolastici privati, armi ed esercito per le incostituzionali missioni all'estero.
Vergognosi in quest'ambito sono i rincari del servizio mensa nella scuola dell'obbligo. Dopo l'adesione alla partecipata SIAF, alcuni comuni della Valdisieve (Pontassieve e Pelago) hanno pensato bene di alzare le tariffe recuperando tutto il costo (7 euro circa a pasto a bambino, inclusa la merendina divenuta obbligatoria), mentre Rufina lasciando la tariffa alla cifra dello scorso anno, ha preferito “recuperare” fondi non riconoscendo le detrazione ISEE spettanti ai residenti di Rufina che per necessità portano i figli a scuola nei comuni limitrofi, causando gravi problemi innanzitutto alle fasce più deboli della popolazione.
Nell'ultimo anno si sono organizzati in comitato un numero considerevole di genitori per chiede misure urgenti sul caro-mensa della scuola dell'obbligo e le conseguenze disastrose di quello che possiamo definire “campanilismo scolastico”, e solo grazie alla loro mobilitazione organica, ad oggi il comune di Rufina ha dovuto cedere e provvedere ad un rimborso che mette una pezza alla situazione. Rimane però in essere la madre di tutte le questioni sull'argomento, e cioè l'aumento generalizzato del costo mensa, che dovrebbe essere un servizio gratuito perchè già pagato dalla popolazione nella fiscalità generale. Anche la mobilitazione del comitato Cecco Re-siste è degna di nota e si inserisce a pieno titolo nel contrasto delle masse popolari più attive allo sgretolamento della scuola e dell'istruzione pubblica che abbiamo di fronte.
Ma i costi che riguardano l'istruzione non si limitano a questo: l'uso dei mezzi di trasporto pubblico, tra biglietti e abbonamenti, diventano altre spese ingenti.
Certi trasporti oltre tutto, almeno per quanto riguarda l'uscita al termine della giornata scolastica dalla scuola superiore di Pontassieve, sono proporzionalmente insufficienti alla quantità di studenti che ne usufruiscono. Inoltre in molte frazioni della Valdisieve il trasporto pubblico non è garantito. Provvedere quindi, alla gratuità e alla garanzia per tutti dei trasporti scolastici, in ogni località, è a nostro avviso prioritario, anche perchè i costi scolastici, come tutti gli altri relativi ai servizi pubblici, sono già pagati dalla popolazione attraverso la fiscalità generale (tasse ritirate in busta paga).
Nelle scuole elementari, medie e superiori della Valdisieve, bisogna inoltre ampliare strutturalmente, fornire e attrezzare le sale lettura, palestre, aule di informatica, mense, spazi ricreativi, sale studio, laboratori, che troppo spesso – se ci sono - sono malmessi o strumentalmente poveri.
 
La scuola delle studentesse e degli studenti
Per quanto riguarda la rappresentanza studentesca, attualmente, nella scuola superiore Balducci di Pontassieve – come altrove - ci sono organi collegiali dove gli studenti sono una minoranza priva di potere reale.
Per far sì che gli studenti e le studentesse possano, nel vero senso della parola, “governare” la scuola poiché di fatto sono la componente in assoluto più rilevante, dobbiamo trovare il coraggio di “sostituire” questi organismi istituzionali creando nuovi organi effettivamente rappresentativi che dispongano di poteri vincolanti in cui gli studenti siano la maggioranza, con i docenti e il personale A.T.A. come minoranze, e dove tutti i componenti siano eletti dalle assemblee generali fondate sulla democrazia diretta.
Bisogna che “I rettori, i presidi e i professori siano al servizio degli studenti, non il contrario .” (3)
Le classi “pollaio”, l'integrazione ed il personale scolastico
Localmente un'altra problematica, è rappresentata dalla composizione di classi che hanno più di venti alunni, e molto spesso con alcuni ragazzi portatori di handicap, troppo spesso seguiti in maniera superficiale e con un'assenza di attività volte all'inclusione e alla partecipazione della normale vita scolastica.
Nelle superiori inoltre sono troppo pochi gli insegnati di sostegno, e restano scoperte molte ore.
Il tetto per ogni classe deve essere stabilito di massimo 20 alunni, 15 in caso appunto di portatori di handicap, che devono essere seguiti con costanza e inclusi tramite la partecipazione a progetti e attività formative all'interno della classe. Gli insegnanti di sostegno dovrebbero inoltre essere formati tramite un corso di formazione pubblica, che deve essere garantito dallo stato. Lo stesso dovrebbe essere fatto in caso di ingresso in classe di studentesse o studenti stranieri, che hanno ancora difficoltà con la lingua italiana (in particolare i più piccoli) e che pertanto necessitano di attenzioni particolari.
Trattando di corpo docente e personale A.T.A. per combattere il precariato è necessaria l'immissione di ruolo e la retribuzione non differenziata. Nella scuola superiore Balducci di Pontassieve si accusa la mancanza di docenti, cattedre vacanti in alcuni indirizzi, e personale A.T.A. non sufficiente perché in numero troppo ridotto.
 
I giovani, l'università ed il lavoro
Terminati o interrotti gli studi, per i giovani è molto difficile anche trovare posti di lavoro e per i pochi che riescono a trovarne uno, si tratta spessissimo di impieghi precari, malpagati, non tutelati, e che spesso non hanno neanche una formazione adeguata.
Devono per questo essere garantite più opportunità di lavoro per tutte le ragazze e i ragazzi, stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato. Per questo è indispensabile che gli studenti della Valdisieve – o per lo meno la loro parte più avanzata – si saldino nelle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori che lottano per il mantenimento del proprio posto di lavoro; nel nostro territorio, da Dicomano a Pontassieve, solo negli ultimi 15 anni si sono persi centinaia e centinaia di posti di lavoro a causa della chiusura di aziende locali, spesso dovute a processi di delocalizzazione, ma anche a causa di padroni che hanno serrato e sono fuggiti con il malloppo, che impoveriscono sia chi il lavoro lo perde, ma anche i giovani che non lo avranno in futuro.
I giovani, come giustamente ha affermato Mao, riconoscendo a questi la portata rivoluzionaria e l'importanza rivestita per il futuro della società, “devono avere lungimiranza politica ed essere permeati di spirito di lotta e sacrificio. ”(4)
Gratuitamente devono essere garantiti corsi scolastici serali per i lavoratori e lavoratrici favorendoli con permessi e aiuti adeguati, e devono essere intensificati i corsi d’insegnamento della lingua italiana per immigrati proprio all’interno degli edifici scolastici.
Fra l'altro, proprio nella valorizzazione urbanistica di Pontassieve dell'ex-area ferroviaria già citata, oppure nel sito ex-italcementi, sarebbe importante a nostro avviso fare tutto il possibile affinchè, oltre agli spazi di servizio dei quali abbiamo già parlato, si possa costruire degli studentati gratuiti o a bassissimo prezzo per ospitare i fuori sede. Pontassieve è uno snodo ferroviario importantissimo, a due passi da Firenze, ed ha tutte le caratteristiche per poter fare questo importantissimo passo in avanti per i giovani, le giovani e per tutta la comunità..
 
Il supporto psico-fisico adolescenziale
A tutte queste condizioni si aggiunge che purtroppo in molti casi i giovani, soprattutto nel periodo adolescenziale e pre-adolescenziale, sono soggetti ad abusi psico-fisici, anche di natura sessuale, verbali e non, tra pari o da parte di adulti.
Questa problematica con l'intervento di internet e dei social media ha aumentato il suo raggio d'azione e diventa sempre più frequente anche a causa della disinformazione. Entrambi i sessi sono colpiti da questo fenomeno con modalità differenti e sarebbe pertanto necessario fornire le scuole medie e superiori di sportelli di ascolto e di confronto, anche tra pari con incontri pomeridiani e la promozione di corsi di formazione digitale e tecnico-informatica.
Nelle superiori sarebbe necessario il tempo e la quantità di sedute a persona dallo psicologo, e per prevenire problemi di questo genere, ma anche per poter venire incontro a tutti coloro che possano incontrare problemi di alcool o di droghe pesanti, anche se questo processo risulterebbe del tutto inutile se non accompagnato da campagne d'informazione attive e capillari per tutta la popolazione scolastica.
 
I giovani e la vita politica
I giovani e le giovani sono di fatto esclusi, fino ai 18 anni e ai 25 per il senato, dalla vita politica (anche comunale), dal diritto di voto e di eleggibilità, essendo pure discriminati economicamente.
Noi da tempo chiediamo il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni comunali a 14 anni, e la maggior età ed il diritto di voto e di eleggibilità a 16 anni, sia per la Camera che per il Senato. Questo perché vogliamo che vengano riconosciuti ai ragazzi e soprattutto alle ragazze una pari dignità politica e giuridica nella società e nella famiglia affinché essi non siano più costretti a subire il controllo e la potestà dei genitori, della scuola e delle istituzioni borghesi. E' assurdo e profondamente ipocrita che il sistema capitalistico ammetta che un giovanissimo si spacchi la schiena e rischi la vita a fare il manovale in un cantiere edile, per non parlare di tutti i minorenni che lavorano a nero, e al tempo stesso gli neghi i diritti politici e sociali. Inoltre, noi sfidiamo le istituzioni borghesi, che hanno istituito numerose farse di organismi “comunali dei bambini'' o le “consulte dei giovani” per accattivarsi le simpatie dei ragazzi, a concedere il diritto di voto effettivo ai quattordicenni nelle elezioni comunali affinché essi possano incidere concretamente nella politica cittadina che li riguarda in prima persona e coinvolge direttamente la loro vita sociale, culturale, scolastica, sportiva, ecc.
Noi siamo sicuri che le ragazze e i ragazzi sapranno spendere nel migliore dei modi questa nuova opportunità, usando per esempio massicciamente l'arma dell'astensionismo elettorale come indica il PMLI, per dare una lezione a tutti i partiti di regime. Ma se non lo sapranno fare ora, impareranno col tempo, via via che crescerà la loro esperienza politica e sociale e noi siamo certi che il contributo della nostra gioventù sarà determinante per creare una Valdisieve al servizio del popolo e, più in generale, nella grande battaglia per una Italia unita, rossa e socialista.
I giovani e le giovani non posso che essere uno dei nostri punti di partenza perché “sono pieni di forza, vitalità, suscettibili al cambiamento, più liberi dalle influenze e dai condizionamenti, più aperti ad idee progressiste e rivoluzionarie. ” (5)
 
Note:
Mao Zedong, citato in “Avanziamo lungo la via aperta dalla Rivoluzione socialista d'Ottobre”, articolo delle redazioni di “Quotidiano del popolo”, “Bandiera Rossa” e “Quotidiano dell'esercito di librazione”, 6 novembre 1967.
Mao Zedong, Un discorso del 1958.
Mao Zedong, Conversazione con una delegazione guineana del settore dell’istruzione, 8 agosto 1965.
Mao Zedong, Dedica commemorativa della fondazione della scuola pubblica dello Shanbei
Mao Zedong, indicazioni orientative per il lavoro della Lega della Gioventù, 15 dicembre 1945.
 
Spazi, attività e misure sociali
Costruzione, garantendone il finanziamento pubblico, di luoghi di ritrovo e di attività culturale, ricreativa e sportiva, di spazi verdi, autogestiti dai giovani.
Ingresso gratuito ai musei e sconti del 50% a tutti i giovani di età inferiore a 29 anni nell'accesso ai cinema, stadi e piscine e alle manifestazioni musicali, teatrali e culturali.
Diffusione gratuita di tutti i mezzi contraccettivi, ivi compresi profilattici, pillole anticoncezionali e pillola del giorno dopo. Istituzione di sportelli di ascolto e formazione capillare di prevenzione del disagio giovanile ed adolescenziale con persone non obiettore di coscienza.
 
Scuola pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti
Stop ai contributi pubblici alle scuole ed alle università private; tutte le risorse devono essere dedicate al miglioramento ed all'aumento della capillarità territoriale della scuola e dell'università pubblica di ogni ordine grado, a partire dagli asili nido.
Istituire nuovi organi scolastici collegiali in cui le studentesse e gli studenti siano la maggioranza e che dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti del personale docente e A.T.A., come minoranza. Tutti i membri devono essere eletti dalle rispettive Assemblee generali che potranno revocarli in qualsiasi momento. Le Assemblee generali devono ispirarsi ai principi della democrazia diretta.
Scuola dell'obbligo fino a 18 anni, unitaria per tutti gli studenti.
Introdurre nella didattica una scientifica informazione sessuale, educazione sanitaria e educazione stradale secondo programmi e modalità decisi dagli studenti.
Apertura per uso pubblico delle strutture scolastiche oltre gli orari di insegnamento a chi ne fa richiesta, dai computer agli spazi sportivi.
Tetto massimo di 20 alunni per classe, e di 15 in presenza di alcuni portatori di handicap, a cui siano assegnati insegnanti di sostegno.
Investimenti pubblici per risanare gli immobili e ammodernare le scuole statali (mezzi informatici, laboratori, palestre, auditorium, ecc.) e per costruirne di nuove dove necessario.
Dotare le scuole di biblioteche, sale di lettura attrezzate e strutture attrezzate gratuite al servizio degli studenti per attività informatiche, anche con collegamento a Internet, artistiche, musicali, teatrali, cinematografiche, fotografiche e giornalistiche.
Abolire la tassa d'iscrizione.
Gratuità per gli studenti del materiale didattico e di laboratorio e dei mezzi di trasporto pubblici. Trasporti scolastici gratuiti e garantiti per tutti i residenti del territorio, includendo quindi anche i bimbi, le ragazze ed i ragazzi isolati in frazioni remote, in rispetto del diritto universale allo studio.
Abolire le ore di religione nella scuola pubblica di ogni ordine e grado.
Obbligo per lo Stato di istituire corsi universitari di formazione per insegnanti di sostegno. Abolire le scuole e i corsi di formazione privati e a pagamento.
Immissione in ruolo di tutti i docenti e del personale A.T.A..
Corsi gratuiti per i lavoratori, favorendoli con permessi e aiuti adeguati, e d’insegnamento della lingua italiana per immigrati all’interno degli edifici scolastici.
Intensificare gli appuntamenti in orario scolastico col coinvolgimento dell’ANPI per iniziare a conoscere la Resistenza per arginare culturalmente il razzismo, la violenza di genere ed il neofascismo dilagante.
la didattica a distanza va abolita permanentemente. In caso di necessità che potranno in futuro sorgere, dovranno essere le amministrazioni comunali a trovare spazi adeguati al distanziamento delle studentesse e degli studenti, ed il governo centrale a fornire gli insegnanti ed il personale scolastico necessario per mandare avanti le lezioni normalmente.
 
Istituzioni politiche
Riconoscere la maggiore età, il diritto di voto e di eleggibilità, anche per la Camera e il Senato, a 16 anni.
Diritto di voto ai quattordicenni per le elezioni comunali.
 
Giovani lavoratori e Università
Lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutte le ragazze e i ragazzi al termine degli studi.
Più assunzioni per i giovani disoccupati e in cerca di prima occupazione.
Cancellare ogni discriminazione economica e normativa, in ogni campo, verso i giovani lavoratori.
Creare all'interno della valorizzazione strutturale dell'ex-area ferroviaria di Pontassieve, oppure del sito ex-Italcementi di San Francesco a Pelago uno studentato gratuito o a prezzi popolari per ospitare i fuori sede. Pontassieve è uno snodo ferroviario importantissimo, a due passi da Firenze, ed ha tutte le caratteristiche per poter fare questo importantissimo passo in avanti per i giovani, le giovani e per tutta la comunità.
 

La questione femminile in Valdisieve
La questione femminile permea ogni momento della vita economica e sociale delle masse popolari di tutto il mondo, e perciò anche di quelle della Valdisieve. La nostra società capitalistica è la causa principale della peculiare oppressione economica, sociale, familiare, maritale e personale della donna, e trae origine dalla nascita e dall'avvento della proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla divisione in classi della società che ha prodotto la rigida divisione di ruoli fra uomo e donna nella società e nella famiglia.
Proprio la contraddizione uomo-donna, e in concreto l'oppressione del sesso femminile da parte di quello maschile, è la conseguenza della necessità delle classi sfruttatrici di tenere la donna in una condizione di soggezione nella famiglia e rispetto all'uomo, privandola di una propria autonomia economica e di un proprio ruolo sociale indipendente rispetto alla famiglia stessa.
Infatti le donne risentono ingiustizie in tutti gli ambiti della loro vita, da quello lavorativo allo sfruttamento domestico, fino ai molteplici pericoli ed inganni a cui è esposta e abitudinariamente in questa società maschilista e basata sullo sfruttamento anche sessuale.
Le radici delle violenze maschili sulle donne stanno nella cultura borghese e nella mancanza di diritti per le donne, considerate un oggetto sessuale e completamente subalterne al potere maritale e familiare. Non a caso la violenza sulle donne viene perpetrata soprattutto in famiglia, da parte di mariti, padri, fidanzati o ex partner, e questo accade anche in Valdisieve. La battaglia contro la violenza degli uomini sulle donne è parte integrante della battaglia contro la cultura borghese e cattolica e il suo modello di famiglia e per difendere i diritti femminili acquisiti e conquistarne dei nuovi.
Le donne continuano ad essere essenzialmente delle schiave domestiche, escluse in massa dal lavoro (basti pensare che nel solo mese di dicembre 2020 hanno perso il lavoro 100 mila donne in Italia), retribuite meno degli uomini, relegate ai livelli professionali più bassi, nel precariato, nel part-time, nel lavoro stagionale, saltuario e a nero. Il tasso di occupazione femminile è al di sotto del 50% in Italia; segno evidente che il ruolo che il capitalismo assegna alle donne è pressoché immutato da tanti anni: fare figli, accudirli, essere al servizio esclusivo del marito, della famiglia e della casa. Una condizione sulla quale sta accelerando il governo Meloni che porta avanti la triade mussoliniana “Dio, Patria e Famiglia” in tutte le sue declinazioni.
Ciò a cui bisogna puntare dunque, in una prospettiva più ampia, è proprio l'uguaglianza in ambito socio-economico lavorativo e giuridico, per conquistare poi la completa e fattiva parità di genere.
Nonostante oggi i diritti siano negati a tutti, uomini o donne che siano, esiste una disuguaglianza formale e sostanziale e non sicuramente a vantaggio della donna. In Valdisieve, come ovunque del resto, sarebbe molto importante il sostegno, il supporto e l'aiuto a quelle donne che hanno dovuto affrontare situazioni complicate e difficili, fornendo sicurezza a chi denuncia tutte le ingiustizie subite, istituendo centri di assistenza e di sostegno psicologico e sociale pubbliche e gratuite, così come ripristinare eguali diritti sul lavoro.
La battaglia per il lavoro è decisiva perché distrugge l'isolamento patriarcale e la subalternità delle donne. Il lavoro perché, pur trattandosi nel capitalismo di lavoro sfruttato e quindi non emancipato, rende le donne autonome e indipendenti economicamente rispetto al marito e alla famiglia; dimostra nella pratica alle donne e alla società che le donne e gli uomini hanno le stesse capacità oltreché gli stessi diritti; allarga le occasioni di vita politica, sindacale, sociale e culturale delle donne. Il lavoro che rivendichiamo è però un lavoro vero, un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato, con salario pari a quello degli uomini.
Inevitabilmente e obbligatoriamente, se si tratta della condizione femminile, soprattutto nella Valdisieve (come fatto presente nel documento sulla sanità), si deve collegarla anche a un potenziamento delle strutture sanitarie, al fine di porre la giusta attenzione alla salute delle donne e alla prevenzione delle malattie legate alla riproduzione e specificatamente di genere che non trovano sufficiente copertura territoriale, né la dovuta riservatezza. Allo stesso modo va tutelato a livello locale il diritto di aborto. Quest'ultimo aspetto dovrebbe essere rafforzato anche e soprattutto a livello educativo, inserendo nelle ore scolastiche corsi di informazione scientifica sessuale, in modo tale da fornire ai giovani ed alle giovani informazione pratiche sulle conseguenze che possono contrarre dalle loro azioni. Per questo va assolutamente respinto il contenuto del recente emendamento voluto da Fratelli d’Italia, al decreto legge che mette in atto il Pnrr e che prevede l'ingresso delle associazioni antiabortiste pro-vita (o pro-life) nei consultori pubblici, che rappresenta un attacco alla legge 194 che dal 1978, regola il diritto all’aborto.
Questa formazione deve partire dalle scuole medie e superiori presenti sul territorio, con corsi gestiti e organizzati attivamente dagli studenti che potranno – se lo vorranno – coinvolgere specialisti esterni all'istituzione scolastica. Su questo campo è importante che la scuola stessa, inclusi gli insegnanti siano solo di supporto, col solo compito di aiutare le studentesse e gli studenti a realizzare le iniziative che sentono la necessità di promuovere.
Riguardo alla violenza di genere vi sono state interessanti iniziative nella Valdisieve, alcune a carattere informativo-istituzionale, fino agli eventi culturali/artistici che hanno rilanciato questo tema. Certe iniziative però rimangono relegate a certe giornate, e si nota un'assenza concreta di tutte quelle attività pratiche preposte a risolvere certe ingiustizie; ci si limita di fatto a discuterne, senza risolverle.
In sostanza, denunciare le ingiustizie socio-economiche e culturali, per aumentare la coscienza collettiva delle donne che hanno l'assoluta necessità di emanciparsi, è indubbiamente essenziale e dovrebbe essere alla base delle rivendicazioni delle donne e delle ragazze che hanno in mente un modo diverso nel quale questa tanto decantata “parità” sia effettivamente raggiunta.
Un altro aspetto fondamentale di questo tema rimane il divorzio che, a parte la doverosa tutela delle parti più deboli, in genere la donna e i figli, dovrebbe essere semplicemente il riconoscimento della conclusione di un rapporto d'amore e di affetto. In realtà per la morale cattolica, e la legislazione italiana che la riflette, ciò non è concepibile poiché mette in discussione il principio dell'indissolubilità del matrimonio e dell'unità familiare. Per questo il papa e la C.E.I. si ostinano, nonostante il plebiscitario risultato referendario del 1974 che ne impedì la cancellazione, a pretendere l'abolizione della legge sul divorzio o almeno una sua modifica in senso restrittivo.
In Italia però il divorzio non è ancora un diritto pienamente riconosciuto, specie per le masse popolari, in primo luogo perché esso è condizionato dalle misere condizioni economiche e sociali che spesso impediscono, specie alle donne, di godere pienamente di questo diritto, in secondo luogo perchè la legge sul divorzio è ispirata più alla dissuasione che al riconoscimento di tale diritto. Occorre quindi difendere la legge sul divorzio dagli assalti della destra cattolica in primis del governo neofascista Meloni e del Vaticano, soprattutto oggi che Paesi che hanno subito pesanti derive a destra come la Polonia stanno mettendo al bando questo diritto, ma contemporaneamente battersi perché tale legge venga modificata nel senso di rendere più breve, semplice, accessibile e gratuito l'esercizio di tale diritto. Questi tentativi si sono visti anche in Valdisieve, ne è un esempio l'iniziativa delle “Sentinelle in piedi” che si tenne a Pontassieve qualche anno fa, proprio contro l'aborto e le famiglie “arcobaleno”.
Secondo la nostra concezione insomma, l'emancipazione delle donne non si riduce al semplice riconoscimento formale della parità di diritti fra uomo e donna, bensì si sostanzia nella realizzazione della più assoluta eguaglianza economica, sociale, politica, giuridica, morale e culturale tra i due sessi, nelle piccole come nelle grandi cose, nella vita privata come nella vita pubblica. La questione femminile non può essere vista in modo a sé stante, staccata e indipendente dalla questione sociale generale.
Avere le stesse opportunità fra uomo e donna non è un obiettivo a lungo termine, ma realizzabile attraverso lotte immediate, a patto che si abbia una linea organizzata ed indirizzata in una ottica anticapitalista, supportata dall'unione di tutte le forze che sentono la necessità di raggiungere un obiettivo comune.
 
Per l'emancipazione della donna
Piena uguaglianza economica, giuridica e di fatto tra uomo e donna nel lavoro, nella società e nella famiglia.
Obbligo per le aziende di assumere regolarmente e a tempo indeterminato le lavoratrici a nero, stagionali e a giornata.
Ripristinare il divieto di lavoro notturno per le donne.
Condannare penalmente le aziende che discriminano le donne nell'assunzione
Introdurre la procedibilità d'ufficio per i reati di violenza sessuale fuori e dentro la famiglia.
Istituire strutture sanitarie per garantire la salute delle donne, fisica e psichica, in tutti i suoi molteplici comparti.
Completa gratuità delle analisi e delle ricerche diagnostiche di malattie tipicamente femminili e di quelle legate alla riproduzione senza alcun limite di età.
Rafforzare, sviluppare ed estendere i consultori pubblici autogestiti su tutto il territorio nazionale e pubblicizzarli, per un'informazione scientifica e democratica.
Diffusione gratuita di tutti i mezzi contraccettivi, ivi compresi profilattici, spirale, pillola e pillola del giorno dopo, nei presidi ospedalieri, nei consultori, nelle farmacie, nelle scuole e nelle università.
Divieto di opporre "obiezione di coscienza" in riferimento all'interruzione di gravidanza e alla somministrazione di mezzi contraccettivi, ivi compresa la pillola del giorno dopo, per i medici specializzati in ginecologia e ostetricia, il personale infermieristico e ausiliario e i farmacisti.
Divieto di ingresso ai volontari delle associazioni antiabortiste nei consultori ai quali si rivolgono le donne che intendono abortire.
Libertà di aborto per le minorenni nelle strutture pubbliche senza il consenso dei genitori o del giudice tutelare.
Incentivare l'educazione sessuale nelle scuole medie e superiori del territorio.
Promuovere nelle scuole medie e superiori il concetto delle cosiddette “famiglie arcobaleno” e dell'omosessualità, al fine di rendere questi temi che ancora rappresentano un ostacolo per la morale borghese e cattolica dominante, uno stupido orpello per le nuove generazioni.
 

Ambiente, animali, rifiuti e beni comuni in Valdisieve
Gli ultimi anni sono stati contrassegnati da un aumento della coscienza ambientalista in tante parti del mondo, della quale ci siamo occupati sulla pagine del nostro giornale, così come a livello locale, cercando di intervenire puntualmente sui temi all'ordine del giorno in Valdisieve.
Una coscienza che matura fra le masse, illuminata sopratutto dalle conseguenze, tangibili, del riscaldamento globale che non stanno risparmiando nessuno, né i Paesi del Sud del mondo che ne subiscono le maggiori conseguenze, ma neppure quelli considerati più ricchi ed ogni anno alle prese con eventi climatici estremi di maggiore portata e frequenza.
La Valdisieve fa parte del nostro Pianeta, e certe dinamiche le appartengono a pieno titolo, così come il compito – nostro – di indirizzare con più precisione possibile il nostro ruolo nelle battaglie dei comitati ambientalisti locali che sono nati ed hanno raccolto adesioni ed appoggio in particolare nell'ultimo decennio, tenendo conto dello sviluppo di tecniche nuove, di studi scientifici recenti ed il superamento di alcune questioni che necessitano di un puntuale aggiornamento.
Questa sezione ed il programma riassuntivo che la segue, è rivista e posta nuovamente al passo coi tempi; uno strumento aggiornato del quale tener conto per svolgere al meglio il nostro ruolo anche sul tema ambientale, con l'obiettivo principale di rendere consapevoli gli ambientalisti, a partire dalle giovani studentesse e dai giovani studenti della Valdisieve che il passo successivo ed indispensabile alla presa di coscienza sul tema, è quello di legare la lotta ambientalista a quella di classe contro il capitalismo e per il socialismo, l'unico sistema senza il cancro del “profitto”, nel quale si possa realizzare un equilibrio reale fra l'uomo, gli animali e l'ambiente nel rispetto reciproco.
 
L'importante questione dei rifiuti
Grazie alle Associazioni della Rete Ambientale Valdisieve, ai pochi partiti che hanno sostenuto la lunga ed estenuante battaglia, fra i quali il PMLI con la propria organizzazione di Rufina, ed alle decine di persone che sono scese in piazza, il progetto del nuovo mega-inceneritore di Selvapiana è stato scongiurato. A noi rimane la lezione che questa esperienza ci ha dato, e cioè che la mobilitazione e l'unità di tante persone è stata capace di vincere contro il potere politico miope e corrotto.
A poco contano i meriti che i partiti di regime si sono attribuiti per la rimozione dell'impianto dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, poiché è un fatto incontestabile e noto alle masse della Valdisieve come ne avessero sostenuto a spada tratta la costruzione fino a “5 minuti” prima della rimozione stessa.
Quando questa unità è venuta meno, i nostri amministratori hanno fatto pagare alla popolazione che non solo non era d'accordo, ma che vi si è anche opposta con forza, gli esorbitanti costi di progettazione e mancati guadagni da circa 2,8 milioni di euro spalmati mese dopo mese sulle bollette di tutte le utenze dei 68 comuni dell’ATO Toscana Centro.
Adesso alcuni comuni hanno formalmente aderito al progetto “Rifiuti Zero” che noi abbiamo sostenuto da sempre poiché – al di là della completa realizzazione dell'obiettivo – la tendenza è importante, in particolar modo adesso che il sistema di produzione capitalistico, e quindi anche la produzione e l'uso di imballaggi e tutto ciò che diviene rifiuto, ha mostrato a tutto il mondo la propria incompatibilità ambientale.
 
L'inquinamento ambientale
Aderire ad un progetto d'intenti però, non significa aver già intrapreso la via giusta; ce lo dimostrano gli innumerevoli protocolli internazionali, in special modo da Kyoto in poi, che hanno scritto tanto ma prodotto poco, andando oltre in termini di emissioni climalteranti anche alle peggiori proiezioni del mondo scientifico che suona l'allarme da almeno un decennio.
Ecco perché anche il nostro territorio deve fare la propria parte, ora, per drenare questa deriva globale che non lascia immune alcun territorio, anche il più incontaminato; non è questo però il caso della Valdisieve, inquinata in questo secolo dai fumi dannosi dell'ex-Italcementi di San Francesco a Pelago, raddoppiati dalle combustioni dell'inceneritore di Selvapiana dagli anni settanta fino a quando è stato in funzione. Data la chiusura di questi due stabilimenti, è indispensabile riconvertire le aree nell'interesse collettivo ed al riparo dalla speculazione che ha già fatto sentire il suo fetido odore sul sito dell'ex-cementificio, sulla quale alcune associazioni ambientaliste locali ed alcuni partiti fra i quali il nostro hanno già preso una posizione nettamente contraria all'ipotizzata idea da parte del PD di governo a Pelago, di farne un nuovo centro commerciale.
Ad oggi esistono sul territorio altre fabbriche che devono essere costantemente monitorate perché lavorano gomma o altri prodotti o materie prima dall'alto potenziale inquinante e pericoloso innanzitutto per coloro che vi lavorano, e poi per la salute pubblica e per l'ambiente. Di più e meglio deve essere fatto in tema di emissioni e di combustibili che continuano ad essere in prevalenza fossili senza che nessuno muova un dito.
 
Le acque e le fonti energetiche
In questo quadro generale di salvaguardia del territorio, entrano di diritto la tutela del paesaggio, le aree a rischio idrogeologico ed il consumo di suolo, così come i cosiddetti beni comuni, a partire dall'acqua, anche perché la Valdisieve fu il territorio con la più alta percentuale di SI alla ripubblicizzazione dell'acqua, raggiungendo anche il 78% in alcuni seggi.
Voti purtroppo traditi anche dal PD stesso che al tempo fece di tutto per arrogarsi i meriti di questo grandioso risultato.
Da pochi mesi sono state realizzate delle piccole centrali idroelettriche sul corso del fiume Sieve. E' una buona notizia, ma lo sarà davvero e fino in fondo se anche la gestione sarà locale, controllata dalla popolazione e che il risultato sia utilizzato per alimentare le comunità locali e non immesso nel grande mercato dell'energia di cui ne beneficerebbe esclusivamente l'ente gestore. Questo modello è quello che preferiamo: piccoli impianti territoriali ad emissioni tendenti allo zero per il loro funzionamento ed una gestione pubblica locale, controllata dalla popolazione, con tariffe popolari che coprano costi di gestione ed investimenti, ma senza profitto.
Eppure i tentacoli delle società di gestione attraverso i sindaci ed assessori che reggono loro il sacco, proprio adesso stanno tentando il “colpaccio” della Multiutility dei servizi, un colosso regionale che apre alla quotazione della nuova S.p.a. regionale in Borsa – e quindi alle dinamiche di mercato - nonostante i capitali e le garanzie siano pubbliche. Sulla questione “acque”, fra l'altro, è vergognoso che le reflue e gli scarichi fognari di alcuni comuni siano immesse direttamente nel fiume Sieve, inquinandolo quotidianamente.
Tornando per un momento a Selvapiana, ad oggi il sito, dal quale è stato rimosso l'impianto di incenerimento ospita una struttura nella quale si fa raccolta differenziata di vario genere, fa cui ingombranti, elettronici ecc., che vengono poi smistati negli appositi impianti di trattamento. Ma il sito è anche stato inserito nel nuovo P.R.E.C., il piano dei rifiuti della regione Toscana, e già destinato alla realizzazione di impianto di generazione di biometano da Forsu (biodigestore), sul quale si è espressa negativamente l'Associazione ambientalista Valdisieve.
Per quanto ci riguarda, senza entrare nei dettagli di forma, ma fermandosi alla sostanza dell'analisi ambientale generale, del sito da sempre ad alto rischio idrogeoligico lambendo una riva del fiume Sieve, seppur l'impatto sull'inquinamento non è neppure paragonabile a quello del preesistente inceneritore, siamo assolutamente convinti che il sito di Selvapiana non sia idoneo (senza le evidenti forzature che da mezzo secolo si verificano) ad ospitare impianti industriali di trattamento di alcun tipo. Per noi la sua attuale destinazione d'uso, magari potenziata nell'ambito della raccolta, del riciclo e dello smistamento, potrebbe essere la soluzione più adatta alla creazione di nuovi posti di lavoro stabile senza appesantire inutilmente la valle, anche dal punto di vista paesaggistico.
 
Il territorio e l'ambiente
In ultimo è innegabile che il progressivo abbandono delle campagne è visibile anche nella nostra Valdisieve che rimane terra d'agricoltura; basta andare nei boschi, per vedere le innumerevoli piagge che un tempo erano coltivate per comprendere la dimensione, enorme, della questione.
Un territorio coltivato è anche un territorio più sicuro ed al riparo dal rischio idrogeologico, e non a caso nelle nostre strade, ed in particolare quelle secondarie e comunali, frane e smottamenti sono all'ordine del giorno, così come lunghissimi sono i tempi degli interventi di ripristino che incidono pesantemente sulla mobilità degli abitanti delle frazioni coinvolti.
Sappiamo anche che l'economia di quest'area non può che puntare sull'agricoltura, sul turismo “verde”, ed è per questo che i comuni devono farsi carico del recupero delle aree coltivabili che stanno diventando irreversibilmente bosco, requisirle indennizzando i proprietari e consegnarle ad imprese agricole totalmente pubbliche con lavoratrici e lavoratori assunti con contratto stabile, a salario pieno e sindacalmente tutelato, a partire dai disoccupati, giovani, donne e famiglie povere.
Tutto ciò favorirebbe buona occupazione locale e la produzione di merce da poter rivendere sul territorio, anch'essa a prezzo di costo e di investimento.
Per lo sviluppo dell'area, ma anche per miglioramento della salute psico-fisica della popolazione e per il turismo, è indispensabile che si moltiplichino gli sforzi per favorire attività quali la bici, la mountain-bike ed i trekking che dovrebbero trovare in Valdisieve un vasta offerta ben organizzata sia nelle strutture che nella sentieristica che spesso latita e che rimane comunque a carico di Associazioni di volontariato.
 
La tutela degli animali
La questione animale, ed includendo così l'economia capitalista dello sfruttamento/allevamento degli animali, è inscindibile dall'ambiente e dalla salute umana, infatti questi ultimi, come evidente nelle molteplici indagini scientifiche e statistiche (ad esempio quelle riportate dalla F.A.O e dall'U.N.E.P.), ne risentono negativamente.
E' bene ricordare ad esempio che proprio la F.A.O. (Food and Agriculture Organization) registra che il 14,5% delle emissioni di gas serra deriva dagli allevamenti di animali; in Valdisieve al momento, mentre le grandi aziende oli- vinicole si avviano a colture intensive con ampio uso di antiparassitari nocivi alla salute dell’uomo e dell’ambiente, non si riscontrano allevamenti intensivi propriamente detti, capaci dunque di incidere in maniera evidente sia sulle emissioni climalteranti, sia sullo scempio che riguarda le condizioni di vita degli animali stessi allevati esclusivamente per il profitto industriale su larga scala.
Tuttavia la Valdisieve è da sempre anche luogo di allevamento, seppur in scala ridotta e con formule meno impattanti, e pertanto si rende necessario l’incremento dei controlli negli allevamenti gestiti dalle aziende private sulle condizioni di tutela e benessere dell'animale, a partire dal vietare la somministrazione di antibiotici e sostanze chimiche che impattano anch’esse sulla salute pubblica e sull’ambiente, ed evitare condizioni di sovraffollamento nelle stalle.
E' fondamentale quindi vigilare, poiché proprio gli allevamenti di produzione intensiva hanno dimostrato di essere luoghi di concentrazione e di diffusione di malattie virali che poi non lasciano scampo a nessuno, nemmeno agli esseri umani; l'U.N.E.P. (United Nations Environment Programme) infatti stima che 56 zoonosi (cioè malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo) sono la causa di circa 2,5 miliardi di malattie umane e di 2,7 milioni di decessi all'anno in tutto il mondo. Le influenze aviarie, suine ed anche in una certa misura il Covid, devono essere d'insegnamento.
Servono dunque più controlli sanitari da parte degli enti pubblici di settore ed il raggiungimento di migliori condizioni di vita non solo negli allevamenti, ma anche nei trasporti di animali vivi, in quanto spesso vengono importati animali in condizioni drammatiche, rinchiusi in gabbie strettissime, con temperature alte, denutriti e costretti a viaggi molto lunghi senza alcuna sosta, generalmente perché il loro valore di mercato è più basso.
Sarebbe opportuno anche ridurre il periodo di caccia - e soprattutto per le specie non ritenute “nocive” -, poichè oltre all’abbattimento inutile di animali, piombi e bossoli di cartucce continuano ad inquinare l’ambiente.
In molte zone della nostra campagna la caccia è un elemento di pericolo e di disturbo per i residenti e per coloro che frequentano i boschi in bici o per fare del trekking, attività che invece dovrebbero essere incentivate poichè positive per la salute fisica e psichica delle persone.
 
Rifiuti
Scongiurata la costruzione del nuovo inceneritore di Selvapiana grazie a 10 anni di mobilitazione popolare, adesione immediata dei comuni della Valdisieve alla strategia Rifiuti Zero con tutto ciò che ne consegue.
Ripubblicizzare il servizio di raccolta, di smaltimento e di gestione dei rifiuti in Valdisieve. Potenziare in mezzi e personale il servizio municipalizzato di nettezza urbana per la pulizia delle strade e per le altre esigenze ecologiche cittadine.
Effettuare politiche economiche nei confronti delle aziende per ridurre alla fonte la produzione degli imballaggi, che costituiscono circa l'80% del totale dei rifiuti.
Disincentivare la pratica dell'usa e getta a partire dalle attività comunali, promuovendo così il riutilizzo ed il riciclaggio.
Estendere la raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio della Valdisieve; ciò significa anche aumento occupazionale.
Introduzione della tariffa puntuale calcolato sul peso di indifferenziato conferito e non sul numero dei conferimenti. Aumento di questa percentuale variabile almeno al 50% dell’intero costo in bolletta. Riduzione conseguente della parte fissa, uguale per tutti.
Mantenere e potenziare il centro di raccolta, differenziazione, riciclo e riuso dei rifiuti nell'area “Cipressi” a Selvapiana, non idonea soprattutto per l'elevato rischio idrogeologico, ad attività industriali di altro genere, come quelle previste per il cosiddetto “Biodigestore”.
Creare in zona idonea un impianto di compostaggio direttamente gestito dai Comuni il cui prodotto possa essere venduto a prezzo di costo sul territorio.
Istituzione di una commissione di controllo autonoma composta dagli attivisti della rete Ambientale Valdisieve e coloro che hanno affrontato in prima linea le battaglie referendarie scorse su Acqua, Nucleare e contro le trivellazioni in mare.
 
Acqua e Beni comuni
Immediata ripubblicizzazione del servizio idrico – così come di tutti gli altri beni comuni - in rispetto del risultato referendario che preveda la totale sovranità pubblica del ciclo delle acque evitando qualsiasi forma di privatizzazione pur parziale dell’acqua stessa, degli acquedotti e dei servizi ad essi collegati. No alle Multiutility dei Servizi quotate in Borsa.
Adeguamenti strutturali per fornire del servizio idrico zone critiche come Masseto a Rufina o S.Maria in Acone nel comune di Pontassieve.
I comuni devono adeguare gli investimenti e le strutture operative per la difesa e il risanamento dell'ambiente, per combattere il dissesto idrogeologico, la cementificazione selvaggia e il disboscamento, il consumo di suolo, l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del territorio.
Installare depuratori per le acque delle fogne civili. E' vergognoso che le acque reflue di alcuni comuni della Valdisieve siano ancora sversate direttamente nei fiumi.
Le imprese devono essere obbligate a installare depuratori e filtri per tutti gli scarichi delle lavorazioni, con finanziamenti agevolati per le piccole imprese.
Analisi periodiche e batteriologiche, da parte delle amministrazioni comunali, dell'acqua potabile e pubblicizzazione dei dati risultanti.
Ammodernare e garantire la manutenzione delle reti idriche per garantire l'igiene e evitare sprechi.
 
Energie rinnovabili
Potenziare la ricerca e l'utilizzazione dell'energia solare, geotermica, delle acque, dei venti e di tutte le fonti energetiche pulite.
Dare priorità nell'installazione di impianti eolici, solari, idrici, o di altra natura rinnovabile ai centri abitati che sono attualmente sprovvisti di rete di metanizzazione.
Piani di finanziamento pubblici, anche comunali, per incentivare e agevolare l'installazione di impianti a energia solare e fonti energetiche pulite nelle abitazioni nonché per dotare di tali impianti anche gli edifici pubblici (scuole, presidi sanitari, ecc.).
 
Contrasto all'inquinamento
Rinnovo del parco mezzi in elettrico, a partire da quelli a gasolio e benzina, nel più breve tempo possibile.
Divieto da parte dei comuni di rilasciare concessioni edilizie per insediamenti abitativi in vicinanza degli elettrodotti esistenti o in via di realizzazione.
Realizzare in tutti i Paesi o frazioni un sistema di fognature separato per gli scarichi industriali e civili da un lato e la raccolta di acqua piovana dall'altro. Obbligo per le amministrazioni comunali di sostenere le spese dell'allacciamento al sistema fognario pubblico delle vecchie abitazioni nei centri cittadini.
Vietare lo scarico di fanghi residui della depurazione civile e industriale che vanno trasportati invece in appositi digestori con discarica controllata dei residui trattati.
Municipalizzare i servizi di autospurgo dei liquami domestici e di fanghi residui della depurazione.
Piano straordinario per risanare e disinquinare il fiume Sieve ed i principali torrenti, risistemando i loro alvei per favorire il normale scorrimento delle acque, ripulire e ricoltivare la vegetazione sulle rive; ripopolare la fauna ittica autoctona di fiumi e torrenti.
 
Tutela del territorio
Piani straordinari per contenere il formarsi delle piene e evitare le conseguenti alluvioni, impedendo l'escavazione selvaggia degli alvei, riallargando i corsi d'acqua "regimentati" e favorendo la loro espansione in aree adatte naturalmente o in casse di espansione artificiale, eliminando l'impermeabilizzazione del terreno, incrementando le aree protette alle foci e lungo i corsi dei fiumi.
Interventi adeguati per piantare alberi nelle zone a rischio di frane.
Controlli rigorosi sul rimboschimento nelle zone adibite al taglio della legna.
Istituire, o potenziare, moderni impianti di studio e prevenzione dei terremoti.
Ripristino del corpo forestale, separato ed indipendente dall'arma dei Carabinieri, aumentandone gli organici e distribuendolo equamente sul territorio secondo le necessità; attribuire loro anche compiti di vigilanza ambientale e attrezzarli per un primo intervento nello spegnimento e contenimento degli incendi.
Vietare per un periodo non inferiore a 10 anni le concessioni edilizie nelle zone colpite da incendi dolosi.
Tempestivi indennizzi economici e agevolazioni fiscali per coprire i danni alle abitazioni derivanti dalle alluvioni.
Espropriare le terre incolte o abbandonate da almeno tre anni per realizzare attività agricole pubbliche sulla base delle necessità del territorio, ed assumendo innanzitutto i disoccupati locali, con osservanza della parità fra uomini e donne. Riuscire a recuperare almeno la quota locale di quel 28% di territorio coltivato del nostro Paese che negli ultimi 25 anni è stato abbandonato, equivale anche a migliorare l'assetto idrogeologico dei territori sempre più a rischio di alluvioni, smottamenti e frane.
Migliorare la sentieristica di monte e di valle per favorire attività quali il trekking e la mountain bike, positivi per la cura della salute psico-fisica della popolazione residente e per i turisti
 
La tutela degli animali
Vietare la somministrazione di antibiotici e sostanze chimiche, evitando condizioni di sovraffollamento negli allevamenti.
Più controlli sanitari a scadenze regolari degli organi pubblici per verificare le condizioni di vita degli animali negli allevamenti ed anche nei trasporti di animali vivi.
Ridurre il periodo di caccia in particolare per le specie non ritenute “nocive”, anche per favorire la vivibilità nelle case di campagna e le attività di mountain bike o di trekking da parte della popolazione.
 
Partito marxista-leninista italiano
cellula “F.Engels” della Valdisieve
 
Valdisieve, 25 aprile 2024