Decreto governativo Primo maggio
Mance elettorali ai lavoratori, sussidi ai padroni

Il 30 aprile scorso, alla vigilia del Primo Maggio, è stato approvato dal governo Meloni il decreto legge Coesione. Il ministro Fitto dopo la riunione del consiglio dei ministri è andato in conferenza stampa e ha parlato di riforma che serve da “trait d'union tra il Pnrr e i Fondi di sviluppo e coesione” europei. Il ministro ha magnificato il decreto nell'ambito di una partita che vale ben 75 miliardi di euro tra risorse continentali (45 mld) e cofinanziamento nazionale e regionale nel periodo 2022-2027. “Abbiamo voluto creare le condizioni per avviare una riforma importante” ha spiegato Fitto. “Abbiamo individuato alcuni settori di intervento, che sono quelli previsti dalla Commissione europea e vincolanti per l’utilizzo di queste risorse: dissesto idrogeologico, ciclo integrato dei rifiuti, programma di interventi sulle risorse idriche e interventi in campo energetico del sistema delle imprese”. Quindi "sostegno allo sviluppo e all’attrattività delle imprese e transizioni digitale e verde."
Il Decreto prevede una lunga serie di sgravi per chi assume, nell'ambito degli incentivi per il lavoro autonomo, gli sgravi per le assunzioni di donne e giovani soprattutto al Sud, aiuti per favorire l’autoimprenditorialità.
Con il bonus giovani ci saranno sgravi contributivi al 100% (nel limite massimo di 500 euro mensili) per due anni, per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani con età inferiore a 35 anni e, nelle regioni della Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno, anche agli over 35 disoccupati da almeno ventiquattro mesi.
Il decreto prevede anche un bonus donne in favore delle lavoratrici svantaggiate, con l’esonero dal 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un massimo di 24 mesi nel limite di 650 euro su base mensile per ciascuna lavoratrice assunta a tempo indeterminato. Il bonus si applica alle donne di qualsiasi età, con un trattamento di maggior favore per le donne residenti nel Mezzogiorno.
C’è poi il bonus Zes che ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo occupazionale nella Zes unica del Mezzogiorno attraverso uno sgravio contributivo del 100% per un periodo massimo di 24 mesi nel limite di 650 per ciascuno lavoratore assunto, per i datori di lavoro di aziende fino a 15 dipendenti uno.
Per favorire l'autoimprenditorialità e le libere professioni nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione al digitale ed ecologica, c'è l'esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per la durata massima di 3 anni, nel limite massimo di 800 euro su base mensile per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato.
Infine il bonus da 100 euro che verrà erogato a gennaio 2025 (prima non era possibile) e solo a lavoratori dipendenti con reddito complessivo fino a 28 mila euro, con coniuge e almeno un figlio a carico mentre nel caso di famiglie monogenitoriali, niente bonus, neanche per chi ha coniuge e figlio a carico, anche se si ha un reddito inferiore a 8.500 euro all'anno. Una vera e propria beffa.
Grande la delusione di sindacati e associazioni di categoria che hanno accolto malissimo (giustamente) il pacchetto delle misure. Secondo il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri che il giorno prima, a conclusione del lungo pomeriggio a Palazzo Chigi al tavolo con il governo, aveva detto: “Abbiamo fatto l’incontro con il presidente del Consiglio e il risultato è questo: un chilo di carne 25 euro, un litro di olio 12 euro e un chilo di parmigiano 25 euro, per un totale di circa 60 euro: è la cifra che il governo promette come premio per gennaio prossimo. C’è solo questo. Servono invece politiche industriali e interventi strutturali. E i pensionati sono rimasti esclusi”.
In effetti per i lavoratori (e nemmeno tutti) è prevista solo una mancetta elettorale di 100 euro dal prossimo gennaio, mentre tutto il decreto è concentrato su sgravi fatti ad uso e consumo dei padroni, è così che il governo Meloni agisce sulla terribile situazione economica e sociale del nostro martoriato popolo, sempre più povero.
Un decreto scritto sotto dettatura della Confindustria le cui misure non produrranno nulla di buono per le masse, non è detto infatti che gli sgravi previsti produrranno nuova e sana occupazione, tutt'altro, da questo punto di vista è un film già visto e lontano anni luce dai veri interventi che si sarebbero dovuti adottare per il lavoro stabile, contro la precarietà e la povertà dilaganti, per la sicurezza sul lavoro.
Inoltre la demagogia prelettorale del governo serve a coprire il fatto che dopo le elezioni arriveranno tagli e probabilmente tasse importanti per le masse popolari, sulle quali come sempre viene scaricata la crisi, con tutta una serie di provvedimenti già ipotizzati e opportunamente posticipati.
“Il decreto Primo Maggio? Siamo di fronte alla solita logica dei bonus e delle marchette elettorali» sostiene il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che liquida come “prese in giro gli incontri che si fanno prima del Primo Maggio”. “Considero sbagliate le scelte politiche che anche questo governo continua a fare, la gente non arriva alla fine del mese, questo è il tema. C'è una questione di emergenza salariale grande come una casa, c'è un livello di precarietà infinito, i giovani scappano dall'Italia, perché non sono abbastanza riconosciuti e qui si continua a pensare a come votano le persone. Non stanno pensando all'interesse del nostro Paese, al futuro e alla speranza da dare ai nostri giovani”, il governo “non sta mettendo le risorse per rinnovare i contratti del pubblico impiego, della sanità e della scuola quindi ci sono 3 milioni di lavoratori che sono fermi dal 2022 con un'inflazione che sta galoppando. Poi è singolare continuare a dare incentivi alle imprese quando la nostra esperienza dimostra che un'impresa se vuole assumere lo fa. Ci sarebbe, quindi, bisogno di combattere precarietà, salari bassi ed evasione fiscale, oltre a un modello di fare impresa sbagliato, che si fonda sui subappalti e sta facendo morire le persone”.
Per Landini il senso del Primo Maggio appena trascorso, oltre ai timori per le guerre in corso, a suo parere, deve quindi essere quello di “rimettere al centro il lavoro, le persone e chi chiede di cambiare il modello di sviluppo e di produzione che in questi anni si è affermato ai danni del lavoro”.
Condivisibili le parole di Landini, ma perché non indice allora uno sciopero generale per cacciare il governo Meloni come noi marxisti-leninisti chiediamo fin dal primo giorno? Non basta criticare il governo se poi non si mobilitano i lavoratori per abbatterlo, si finisce con il rafforzarlo o comunque con il concorrere a tenerlo in piedi e questo per noi è inaccettabile, come inaccettabile è la mancata denuncia del carattere neofascista di questo governo e di questo regime.
Il decreto Coesione per noi va nella direzione opposta a quella auspicata, ancora una volta discutibili sgravi ai padroni e briciole per i lavoratori, con la scusa della mancanza delle risorse, non vengono affrontati nemmeno lontanamente i problemi delle lavoratrici e dei lavoratori migranti inclusi, dunque verranno aggravati nei prossimi mesi dal governo che si manifesta sempre più, nelle politiche economiche e sociali, come espressione della Confindustria.
La verità è che il decreto è un'altra ennesima manifestazione palese del fatto che questo governo è nemico delle lavoratrici e dei lavoratori, delle masse popolari più povere, come dei precari e dei migranti, è dunque necessario abbatterlo da sinistra e dalla Piazza prima che possa fare nuovi ulteriori danni al nostro martoriato popolo.
 

8 maggio 2024