Istituiti i CAU, che dovrebbero sgravare i Pronto Soccorso
No alla riorganizzazione e ai tagli mascherati nella sanità dell'Emilia-Romagna
“Lascito” del governatore Bonaccini che si candida alle europee

Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
I CAU, cioè i Centri di assistenza e urgenza, sono la risposta della giunta Bonaccini alle attese “bibliche” che si registrano nei Pronto Soccorso (PS) di tutta l’Emilia-Romagna, una riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale che dovrebbe sgravare i PS, un “lascito” che il presidente regionale spera possa contribuire alla sua elezione al parlamento europeo, al quale ha deciso di candidarsi come capolista nel NordEst per il Pd, con le prevedibili dimissioni a luglio dalla Regione.
Il nuovo modello elaborato dal Coordinamento regionale per l’emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale, presentato l’anno scorso dall’assessore regionale Raffaele Donini ai sindaci della Romagna, ai dirigenti dell’Ausl e ai rappresentanti sindacali prevede di ridurre la pressione sui PS incentivando i pazienti che presentano urgenze a bassa complessità (codici bianchi e verdi) - attraverso un primo contatto telefonico con gli operatori della sanità - verso i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza, chiamando il 116117 e che saranno distribuiti sul territorio e funzioneranno generalmente notte e giorno “ma se nascerà un centro in uno studio medico non potrà certo osservare questo orario", afferma l’assessore alla Sanità, o, in alternativa, riceveranno aiuto direttamente al proprio domicilio dalle equipe medico-infermieristiche.
Nei Cau si effettueranno prestazioni come: visita, certificazioni; trattamento farmacologico; prescrizione di terapia per patologie di nuova insorgenza o terapie essenziali; procedure chirurgiche minori (medicazioni); prestazioni che richiedono un servizio di primo soccorso; prelievo per indagini di laboratorio; osservazione post trattamento; imaging radiologico di base; attivazione percorsi di approfondimento diagnostico.
L’obiettivo sarebbe quello di dirottare sui Cau “i codici bianchi e verdi, che rappresentano il 70% di tutti gli accessi nei Pronto Soccorso”, come affermato anche dal sindaco PD di Cesena (e ricandidato alle comunali dell’8-9 giugno), Enzo Lattuca: “Quello che è importante è rispondere alle esigenze dei cittadini, evitare le permanenze di troppe ore al Pronto Soccorso con gli accessi impropri e i Cau in questo senso potenzieranno la risposta territoriale per fare in modo che si arrivi all’ospedale perché ce n’è effettivamente bisogno”.
Dal raffronto della Regione tra gennaio 2023 e gennaio 2024, il calo di accessi nei PS è stato solo del 6%, con tempi di attesa di circa 90 minuti nei Cau. Secondo i dati diffusi ad esempio dall’Ausl di Forlì un paziente su tre che si è recato al Pronto Soccorso di Forlì, che ha un personale di 16 medici anziché i 25 previsti in organico e che deve far fronte a 50mila accessi all’anno, non è uscito prima di 7 ore!
I primi Cau sono stati aperti lo scorso novembre a Cervia e a Ferrara, poi altri e oggi se ne contano più di 30. Altri 20 dovrebbero aprire quest'anno.
Per l’assessore Donini “La riorganizzazione permette di rendere più tempestivi gli interventi e di agevolare i cittadini fornendo le cure adeguate nei centri a loro più vicini, senza lunghe attese o addirittura a casa'', con l'obiettivo di ''migliorare il sistema, con prese in carico rapide degli utenti e attraverso strutture idonee… Siamo consapevoli del problema delle liste d’attesa e pensiamo di migliorare i tempi delle prestazioni sanitarie" sull’emergenza-urgenza.
Diverse realtà professionali di medici e infermieri, tra cui il sindacato Snami che non ha firmato l’intesa, l’Ordine dei medici di Bologna che cita la nota del presidente Fnomceo, Filippo Anelli, "sull’importanza di un sistema organizzativo di intervento nel 118 che veda assicurata la contemporanea presenza delle professionalità e competenze sia mediche che infermieristiche", “appare difficile non condividere preoccupazioni sottese all’esigenza che i mezzi di soccorso avanzato con medico e infermiere a bordo siano numericamente previsti in modo adeguato all’ampiezza e strutturazione del territorio", denunciando la prospettiva di una riduzione delle auto mediche. Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 il piano è "irricevibile" e "spiace dover prendere atto che la Sis118 non sia stata coinvolta nei lavori di riorganizzazione di sistema promossi all’assessorato", critico in particolare per la prevista "riduzione del numero di automediche, operative H24, pur in presenza di un adeguato numero di medici di emergenza in servizio".
Per il sindacato degli infermieri Nursing Up, nella riforma dell’Emilia-Romagna l’obiettivo di alleggerire i PS creando i Cau finirà per "depotenziare il servizio 118 sul territorio, tagliando le automediche. Ci sembra un controsenso. I Cau possono aiutare a ridurre gli accessi impropri, ma non può essere fatto a discapito del soccorso avanzato". Salvatore Bauleo, vicesegretario regionale Fimmg, si chiede se "l’assessore Donini sia o meno in sintonia con i direttori generali delle Aziende Usl della Regione. La proposta presentata alla Fimmg di Bologna non rispetta, infatti, i contenuti caratterizzanti dell’intesa regionale, come, per fare un esempio, la localizzazione prevalentemente territoriale dei Cau, senza il ridimensionamento dei servizi di continuità assistenziale".
Per la Cgil “La proposta di aumentare i servizi ai cittadini, come nel caso dei nuovi Cau ci vede sempre favorevoli ma ovviamente concordando i tempi, e con il personale necessario e adeguatamente formato, come fatto nell’autunno scorso per l’apertura dei Cau presenti nel territorio. Il taglio del personale e dei servizi è un grave danno ai cittadini, specialmente sul territorio e specialmente per chi è più fragile", "Il personale è stremato, la richiesta di doppi turni è continua. Stanno venendo meno diversi servizi, soprattutto quelli ai più fragili... Abbiamo scioperato a novembre 2023 e torneremo a farlo. Siamo pronti a tutto".
Rispetto al 2022 negli ospedali dell’Ausl di Bologna il personale ha subìto un taglio di 170 unità nel 2023, al Sant’Orsola di 104, al Rizzoli 8, conseguentemente sono stati tagliati 26 posti letto nel reparto di lungodegenza dell’Ausl presso Villa Erbosa, otto in quello di semi intensiva del Maggiore, quattro nella Medicina ad alta intensità sempre del Maggiore e dieci nella Medicina presso l’ospedale di San Giovanni in Persiceto utilizzati per il recupero delle liste di attesa. Anche i dottori di famiglia sono sempre meno, in Italia la carenza è di 3.100 dottori, 418 di questi in Emilia-Romagna.
In riferimento all’apertura del Cau di Imola il 21 dicembre scorso Cgil, Cisl e Uil denunciano: “Si trattava dell’avvio di un servizio senza aumentare il numero complessivo del personale, ma spostandolo da altre attività. Questo provoca la conseguenza che quella criticità permane in molti servizi, sia per quanto riguarda il personale Oss che infermieristico, e una defezione di personale importante all’interno della radiologia… il personale è sottoposto a reiterate richieste da parte dell’azienda per poter garantire l’assistenza sanitaria a discapito della sicurezza dei lavoratori e con ricadute sull’efficienza delle cure".
In una lettera aperta , sottoscritta da 130 medici di Continuità assistenziale (ex Guardia medica della Romagna, province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, si denuncia: “Negli ultimi mesi sono in corso sempre più frequenti tentativi di tagli dei servizi sanitari mascherati da riorganizzazioni e miglioramenti: il più importante che l’AUSL della Romagna intende attuare in questo momento riguarda la soppressione delle centrali provinciali telefoniche di risposta medica, dedicate esclusivamente alla consulenza telefonica….verrà introdotta un’unica centrale per tutta la Romagna, dove risponderà personale non sanitario, il cosiddetto 'operatore laico', il quale, non avendo le competenze necessarie, non potrà fornire una consulenza medica e quindi si limiterà semplicemente a trasferire la telefonata al medico locale delle visite domiciliari. Quest’ultimo sarà costretto necessariamente a svolgere una doppia funzione: quella della consulenza telefonica, non più erogata dalla centrale, e quella della visita domiciliare. A tal proposito, ricordiamo che i medici della centrale operativa medica prendono in carico ogni minuto diversi pazienti: se i ruoli dei medici (risposta telefonica ed esecuzione della visita) non resteranno separati, come nell’attuale divisione, si rischierà la perdita di centinaia di prese in carico. Inoltre, gli stessi medici adibiti alla visita domiciliare, presenti sul territorio, subiranno una forte riduzione in termini numerici.
In questo modo il medico che si troverà in servizio, con la propria automobile, dovrà recarsi tempestivamente presso le case dei pazienti e al contempo rispondere al telefono a ogni nuova chiamata, magari mentre sta guidando o, peggio ancora, mentre visita il paziente, dovendo inoltre coprire un’area molto più grande come estensione e popolosità. Ciò ovviamente andrà a discapito dell’attenzione, scrupolosità ed empatia che il medico può impiegare sia nella risposta telefonica, sia nella visita medica al letto del paziente, trovandosi in spiacevoli situazioni di sovraccarico, in particolare nei momenti di picco delle richieste… Tutte queste modifiche avrebbero come scopo quello di liberare risorse economiche e umane da impiegare nei CAU (Centri di Assistenza e Urgenza), i nuovi presidi che dovrebbero affiancare i Pronto Soccorso per la gestione dei casi più lievi. Su questo punto vogliamo essere molto chiari con la popolazione: gran parte di essi saranno delle semplici riconversioni dei Punti di Primo Intervento già esistenti, i quali lavorano già con codici di gravità superiore. I medici che ci lavoreranno saranno quelli dell’attuale Guardia Medica, che non sono in possesso di una formazione adeguata al servizio che l’Azienda vorrebbe erogare….Ricordiamo quello che è successo pochi giorni fa al CAU di Budrio, dove un paziente è deceduto a causa di un problema cardiaco. Evento drammatico che potrebbe ripetersi a causa non solo della confusione generata dalla distorta denominazione dei CAU (ricordiamo: Centro di Assistenza e Urgenza), ma soprattutto perché i CAU, introdotti in maniera così rapida e caotica, in alcuni territori hanno sostituito il Pronto Soccorso e un esempio ne è proprio Budrio. I CAU, a differenze dei PS, sono strutture create solo ed esclusivamente per problemi di salute urgenti ma non gravi, differenza che i cittadini non possono stabilire da soli leggendo un dépliant informativo, come propone l’azienda, o chiamando una centrale in cui non sono presenti medici, ma 'laici'.
Le difficoltà dell’ospedale e dei dipartimenti di emergenza-urgenza sono il risultato di anni di politiche manageriali e di tagli indiscriminati. Ora la stessa sorte potrebbe toccare alla Medicina del Territorio. Non possiamo essere partecipi e responsabili della lenta eutanasia del Servizio per cui lavoriamo, già messo in difficoltà dai numerosi tagli alla Sanità, a causa dei quali il numero dei medici attuali in servizio è già al di sotto del rapporto ottimale stabilito per legge. Se verranno soppresse sia le centrali operative mediche dedicate sia l’attuale Servizio di Continuità Assistenziale, non riusciremo più a garantire, con la nuova riorganizzazione e smantellamento proposto dall’AUSL, la corretta presa in carico dei pazienti in maniera tempestiva ed efficace.
Se il nostro appello rimarrà inascoltato, non saremo disposti ad accettare nessuna modifica, né nella struttura organizzativa, né tantomeno nel numero e ruolo dei medici in servizio; pertanto, la maggior parte dei circa 160 medici che lavorano per la Continuità Assistenziale della Romagna sarà costretta a dare le dimissioni, poiché non più messa in condizione di offrire alla popolazione l’assistenza medica territoriale notturna e festiva, dalla consulenza medica telefonica alla visita a domicilio”.
Quindi a ben vedere, al di là dei pomposi annunci della giunta regionale, a partire dal “lanciatissimo” Bonaccini, passando per Donini fino ai sindaci compiacenti, i Cau si prefigurano piuttosto come la copertura all’ennesima riorganizzazione che a conti fatti rischia di vedere tagliati personale e servizi piuttosto che implementarli, ma non potendo procedere con ulteriori pesanti tagli “diretti” si è pensato piuttosto di “mischiare le carte” e ridistribuirle nuovamente, ma è probabile che in questo modo qualche “carta” andrà persa.
Per migliorare e velocizzare il servizio sarebbe bastato indirizzare più personale direttamente nei PS, in ogni caso la popolazione dev’essere puntualmente e dettagliatamente informata sulle differenze tra Cau e Pronto Soccorso, deve ricevere un’adeguata e tempestiva assistenza per capire a chi rivolgersi, senza perdere tempo che potrebbe risultare prezioso nel trattamento di un’emergenza potenzialmente pericolosa per la salute, sia i Cau che i PS devono essere dotati del necessario personale e strumentazione e devono essere aperti entrambi 24h su 24h. A conti fatti non deve andar “perso” nemmeno un infermiere, nemmeno un dottore, nemmeno un’ambulanza, anzi occorre far sì che le carenze in tal senso vengano colmate e la popolazione venga assistita tempestivamente e adeguatamente.
Per noi marxisti-leninisti il diritto alla salute, che deve essere gratuito e universale per tutti, va garantito tramite una Sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipazione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale.

29 maggio 2024