Parte il piano di privatizzazione di Eni, Poste, FS e altre
Il governo svende le aziende pubbliche alla grande finanza

Il governo Meloni prosegue la sua politica neofascista e ultraliberista. Il Tesoro ha infatti messo sul mercato il 2,8% del capitale di Eni, pari a 91.965.735 azioni ordinarie della società, svendendole ai privati. L’operazione avviene attraverso un consorzio di grandi banche d’affari che salderanno al ministero dell’Economia un incasso di quasi 1,4 miliardi di euro.
Con questa cessione la proprietà ministeriale di Eni scende sotto la quota irrisoria del 2% e, nonostante il governo sostenga che il controllo pubblico sulla multinazionale del cane a sei zampe rimarrà garantito dalla partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti (che ne possiede il 28,503%), la forza dei capitali privati e delle scelte totalmente finalizzate al profitto sarà maggiore. Intendiamoci, non che ad ora Eni fosse un'azienda statale orientata gli interessi pubblici, ma questa ulteriore privatizzazione è la conferma che il governo Meloni picchia duro in questa direzione.

ENI la prima svendita di una lunga serie
Dopo il Monte dei Paschi di Siena infatti il nero esecutivo a trazione Fratelli d'Italia va avanti nel programma di privatizzazioni, dichiarando l’obiettivo di portare a casa 20 miliardi di euro entro il 2026, ritenuti necessari per sanare innanzitutto – come sostiene Giorgetti - il buco scavato nei conti dal Superbonus; ma in realtà il fine vero è favorire assolutamente i privati in cambio di favori, denari e voti.
E allora, ecco che il carniere delle società “pubbliche” o con rilevanti quote pubbliche, diventa interamente e ancora una volta merce di scambio. Enav, Enel, Poste, Ferrovie, Leonardo, alle quali si aggiungono quelle detenute da Cdp (fra cui Italgas, Terna, Snam e Fincantieri) sono infatti in testa all'elenco dei ministri di governo, in questa vergognosa campagna di svendita.

Un colossale regalo al grande capitale finanziario
Il piano di privatizzazioni di Giorgetti e Meloni è infatti soprattutto un colossale regalo al grande capitale economico e finanziario, che conferisce a chi lo guida la possibilità di intervenire in settori strategici che dovrebbero essere totalmente nelle mani dello Stato, seppur borghese.
Ciò che segue ogni privatizzazione infatti, da sempre, è il deterioramento della qualità delle infrastrutture, del servizio offerto alla popolazione, e un ripido incremento dei costi dei servizi. Dati alla mano, ormai nemmeno i governi borghesi hanno il coraggio di dire che la gestione privata è migliore e più efficiente, (come accadeva in ogni dichiarazione stampa o come veniva riportato su ogni quotidiano ai tempi di Prodi e dell'Ulivo, primo grande governo privatizzatore della storia della Repubblica) ma anche in quest'ottica Giorgetti, Meloni e Tajani fanno eccezione, tessendone inesistenti lodi.
Anche l'obiettivo dichiarato di fare cassa in questo modo – come già accennato – si rivela una menzogna poiché la progressiva uscita del pubblico da certi asset strategici, “gioielli di famiglia” come li definiscono alcuni, sarà compensata da pochi spiccioli, venti miliardi in tre anni, ossia meno di una finanziaria.
Ma ai grandi capitalisti e alle grandi banche d'affari il governo Meloni non regala solo la gestione di queste aziende, ma anche gli incassi: solo da Eni ad esempio il governo ha incassato un miliardo di euro all’anno tra il 2021 e il 2023 del quale dovrà privarsi.

Le scelte strategiche nelle mani del profitto
Alcuni quotidiani, per fare un corretto parallelismo, ricordano a ragione ciò che è accaduto in Enel Green Power, dove la partecipazione pubblica nel capitale del gruppo elettrico è stata talmente diluita al punto che nell’assemblea del 2022 i fondi di investimento sono arrivati a un passo dall'imporre la sostituzione del CDA con esponenti di loro favore al posto di quello proposto dal Mef.
In poche parole, se il potere decisionale sulla transizione energetica, sul suo finanziamento e la sua gestione, sono già nelle mani dei governi borghesi di tutto il mondo – e i risultati impalpabili si vedono a ogni conferenza ONU sul clima – chiaramente questi processi privatizzatori aprono direttamente e in via univoca a scelte politiche destinate esclusivamente al profitto immediato, soprattutto nel momento in cui questi temi sono di primario interesse nazionale.

A rischio le infrastrutture dei trasporti
Tornando alle infrastrutture, il governo Meloni sta lavorando per far entrare investitori privati non solo in Trenitalia, che gestisce i treni e le tratte (inclusi i prezzi spesso proibitivi per il proletariato), ma direttamente nella capogruppo FS.
Oltre alla gestione che di fatto è già privata, il salto di qualità meloniano è rappresentato dall'inizio della privatizzazione della rete ferroviaria creata con investimenti pubblici e preziosissima sia dal punto di vista strategico che finanziario, in particolare perché FS possiede anche la rete stradale di Anas.
Ecco che allora, per ogni necessità di ammodernamento di entrambe le reti non si potranno utilizzare fondi pubblici, e quelli privati in arrivo si faranno profumatamente remunerare alzando ad esempio i prezzi dei biglietti, oppure risparmiando sui cantieri penalizzando i materiali edili e la sicurezza dei lavoratori con conseguenze catastrofiche.

Cacciare il governo neofascista Meloni, servo della grande finanza
Insomma, per recuperare fondi senza alzare le tasse, anzi abbassandole proprio a coloro che hanno un reddito più alto per “comprarsi” le simpatie elettorali di fascisti, neofascisti e lobby d'interesse, il governo Meloni fa un altro bel regalo alle grandi banche d'affari internazionali e ai capitalisti svendendo loro la gestione e le infrastrutture nazionali in ambito di energia e trasporti.
In barba anche alla tanto decantata dai nipotini di Mussolini “sovranità nazionale”, che si liquida per interessi di mercato.
Cos'altro devono aspettarsi i partiti antifascisti, democratici e i sindacati per scendere unitariamente in piazza e cacciare a cominciare dalloi sciopero generale contro il governo neofascista Meloni prima che faccia altri danni?

29 maggio 2024