Fallito il tentativo governativo di criminalizzare le Ong che salvano migranti in mare
“Il fatto non sussiste”. Tutti prosciolti i volontari della nave Iuventa
Erano soccorsi, non consegne. Nessun accordo con i trafficanti

Dopo sette anni si è chiuso il caso della nave Iuventa che vedeva imputati dieci operatori umanitari delle organizzazioni Jugend Rettet, Save The Children e Medici senza frontiere, accusati dalla procura di Trapani di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di avere collaborato con i trafficanti di esseri umani nell'ambito delle loro attività di soccorso nel Mediterraneo. Il 19 aprile scorso il giudice di Trapani ha stabilito che il fatto non sussiste e di conseguenza gli imputati sono stati tutti prosciolti.
L'inchiesta era stata avviata nel 2016 e aveva portato al sequestro della nave Iuventa dell’ong Jugend Rettet nell’agosto del 2017. Le accuse formulate dagli inquirenti erano state riprese da molti politici e diversi giornali come prove di presunti contatti e collaborazioni tra le navi delle Ong e i trafficanti di esseri umani in Libia bell'ambito del processo di criminalizzazione del soccorso in mare.
Il sequestro dell’imbarcazione dell’ong tedesca il 2 agosto 2017 è stato poi uno spartiacque, perché sembrava avvalorare le presunte collaborazioni su cui si stava indagando.
Nel marzo del 2021 la procura siciliana aveva chiuso l’indagine e aveva formalizzato le accuse contro il personale delle tre organizzazioni umanitarie, 21 persone erano state accusate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver partecipato a diversi salvataggi di migranti in fuga dalla Libia tra il 2016 e il 2017, le pene previste per questo tipo di reato possono arrivare fino a vent’anni di reclusione.
Nell’inchiesta, costata 3 milioni di euro, sono state intercettate decine di persone. Tutto l’impianto accusatorio dell’indagine si basava sulla testimonianza di due agenti di sicurezza della Imi security service, imbarcati sulla nave umanitaria di Save the children, Pietro Gallo e Floriana Ballestra, che avevano mandato un fascicolo sull’operato delle Ong direttamente a Matteo Salvini, leader della Lega, all’epoca all’opposizione.
Fra l'altro appare subito chiaro che i testimoni oculari mandati dal Viminale lavorano apertamente per far condannare le Ong, la loro credibilità appare sempre meno attendibile con il passare del tempo. Sono un agente del Viminale sotto copertura e due ex poliziotti, salgono tutti a bordo della Vos Hestia di Save the children, assunti dalla società di sicurezza Imi Service.
All'inizio gli inquirenti prendono per buono qualsiasi cosa dicano, non cercano nemmeno di capire perché due di loro sono fuori dalla polizia perché avevano mentito e commesso reati. Dalle intercettazioni poi emerge che volevano scambiare le informazioni acquisite sulle navi con esponenti di destra e servizi segreti per ottenere in cambio un lavoro, ma vengono ritenuti comunque credibili. In una telefonata dicono che “i migranti sono come animali”, ma la frase non viene trascritta nell’informativa della polizia. Sentiti nel processo dimostrano di non avere la più pallida idea di come funzionano le operazioni di soccorso e ripetono di non avere alcuna prova dell’accordo tra i trafficanti e le ong. Alla fine nelle sue conclusioni il procuratore li ha definiti “assolutamente inattendibili”.
Ufficialmente l’inchiesta era partita dalle loro dichiarazioni. Quelle foto e quelle conversazioni registrate dall’agente sotto copertura erano poi trapelate su tutti i giornali, nonostante l’inchiesta fosse ancora in corso. Mostravano degli operatori umanitari a bordo di piccole lance di salvataggio che trainavano le imbarcazioni vuote dei migranti. Le immagini furono ritenute la prova di riconsegne delle barche concordate con i trafficanti, ma gli esperti di Forensic architecture avevano studiato quelle foto sono riusciti a dimostrare che non c’era stata in realtà alcuna riconsegna ai trafficanti.
“Dopo un’odissea durata sette anni, il tribunale di Trapani ha emesso una sentenza storica dichiarando il non luogo a procedere per tutti gli imputati. Dopo due anni di oltre quaranta udienze preliminari, questo caso si conferma il più lungo, costoso e vasto procedimento contro le Ong di ricerca e soccorso, esempio emblematico dei grandi sforzi compiuti dalle autorità per criminalizzare la migrazione”, ha scritto in un comunicato l’equipaggio della nave Iuventa.
“Pur accogliendo con favore la sentenza del tribunale, l’equipaggio della Iuventa esprime grande disappunto per gli irreparabili danni inflitti dall’indagine e dal processo. Il risultato di un’indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra”, ha commentato Sascha Girke, uno degli imputati .
“A questi ragazzi, criminalizzati dentro e fuori le aule di giustizia, sono dovute delle scuse. Siamo già a lavoro per nuove azioni a tutela dei diritti violati in questo e negli altri procedimenti contro soccorritori e persone migranti”, hanno dichiarato i legali di Iuventa Francesca Cancellaro e Nicola Canestrini.
“Gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare”, ha dichiarato Christos Christou, presidente internazionale di Msf.
Tutto questo, aggiungiamo noi, mentre continua l'infame, criminogena, razzista politica del governo neofascista Meloni dei respingimenti e della negazione di ogni diritto ai migranti, in accordo con la UE imperialista. Questa sentenza è certamente uno schiaffo e una beffa per il governo e il suo tragicomico tentativo di criminalizzazione delle Ong, le quali fanno quello che dovrebbe fare un paese civile: soccorrere i bisognosi in mare, senza alcuna complicità con i trafficanti di uomini.
La sentenza è dunque un fatto positivo e di grande importanza anche se di per sé non servirà a cambiare la politica governativa, urge quindi continuare a battersi perché ai migranti vengano riconosciuti pari diritti, libero accesso e frontiere spalancate non solo in Italia ma in tutta la UE imperialista, lotta che fa parte della battaglia complessiva totale contro il governo nero Meloni, che va buttato giù da sinistra e dalla piazza prima che possa fare ulteriori incalcolabili danni al nostro popolo e ai migranti.

12 giugno 2024