Preparativi per la guerra mondiale imperialista
Anche la Banca europea degli investimenti indossa l'elmetto
30 organizzazioni europee si erano espresse contro “la spesa per le armi sempre più dominante nel portafoglio della Bei”
Ora può spendere per l'industria delle armi

Nell'ultimo rapporto del SIPRI, l'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, si metteva in evidenza che la moltiplicazione dei conflitti che coinvolgono direttamente o indirettamente le potenze militari, in particolare le maggiori potenze imperialiste, la spesa militare mondiale nel 2023 è cresciuta del 6.8% in termini reali rispetto all’anno precedente, un valore di oltre 200 miliardi di dollari e ha raggiunto il record di 2.443 miliardi di dollari. Nel dettaglio spicca un aumento percentuale maggiore della spesa militare europea che nel 2023 è stato del 16%, il più grande incremento annuale nel Vecchio continente dalla fine della cosiddetta Guerra Fredda; un dato che rappresenta una media tra l'aumento del 10% nei paesi dell'Europa centrale e occidentale e del 31% nell'Europa orientale soprattutto a causa della guerra di aggressione della Russia all'Ucraina.
Proprio col pretesto della necessità di continuare a sostenere con le armi la resistenza dell'Ucraina i vertici dell'imperialismo europeo hanno deciso di allargare la borsa e di tirare in ballo nello sforzo bellico che rappresenta senza dubbio un preparativo per la guerra mondiale imperialista anche la Bei, la Banca europea degli investimenti, il cui vertice ha ovviamente accettato e messo l'elmetto.
La Bei, con sede a Lussemburgo e che ha come azionisti i 27 Paesi dell’Ue, è definita la più grande istituzione multilaterale al mondo per aver sottoscritto finanziamenti per oltre 75 miliardi di euro nel 2023 con i quali si presenta come la “banca climatica dell’Ue”, il partner numero uno della Commissione europea per contribuire a finanziare il Green Deal a partire dal disinvestimento nei progetti relativi a petrolio, gas e carbone deciso nel 2019. L'aggressione russa all'Ucraina ha cambiato le priorità dell'imperialismo europeo dallo sviluppo dell'economia verde al finanziamento di progetti militari.
Nel vertice dello scorso dicembre, il Consiglio europeo metteva nero su bianco la necessità di “un ruolo rafforzato del Gruppo Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europea”. Di concerto con l'industria militare la cui associazione ASD ( Associazione europea dell’industria aerospaziale, della sicurezza e della difesa) sosteneva che "la difesa contribuisce in modo determinante al bene pubblico della sicurezza, che è importante almeno quanto la sostenibilità ed è un prerequisito per essa”. Al forum annuale della BEI del febbraio scorso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sosteneva che "la pace all’interno dei confini dell’Ue non è sufficiente per garantire la pace oltre i nostri confini”, e ribadiva la necessità dello sviluppo di una vera e propria “Unione della difesa”, che vede impegnati a tempo pieno i 27.
Alle sollecitazioni politiche e industriali la Bei nel giugno dello scorso anno aveva risposto annunciando lo stanziamento di 8 miliardi di euro all'”agenda di sicurezza e difesa dell’UE” per progetti di ricerca e sviluppo (R&S), tecnologie all’avanguardia, infrastrutture di sicurezza civile e progetti a duplice uso, civili e militari. Successivamente la Commissione Ue dava parere favorevole al finanziamento delle armi attraverso la Bei ma doveva essere superato l'ostacolo dello statuto della banca che vieta di finanziare direttamente l’industria delle armi in applicazione di quanto previsto all'articolo 41, paragrafo 2, del Trattato della Ue. Che recita: "Le spese operative cui dà luogo l’attuazione del presente capo (del Trattato, ndr) sono anch’esse a carico del bilancio dell’Unione, eccetto le spese derivanti da operazioni che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa, e a meno che il Consiglio, deliberando all’unanimità, decida altrimenti".
Vertici Ue e della Banca applicavano la prevista clausola liberatoria e tecnicamente nelle riunioni di questa primavera prevedevano un ampliamento della definizione di doppio uso dei progetti a favore di quelli militari e toglievano il limite previsto per i ricavi dai progetti militari che finora dovevano essere comunque minori di quelli civili; è il via libera a una spesa per le armi che sarà sempre più dominante nel portafoglio della Bei.
I ministri delle Finanze dell’Ue davano il loro contributo decidendo di “facilitare i finanziamenti” per le piccole e medie imprese (PMI) coinvolte nella sicurezza e nella difesa, “aprendo finanziamenti intermedi dedicati” e aggiungevano alla lista dei progetti e infrastrutture su cui la banca poteva investire quelli "utilizzati dalle forze armate o di polizia che servono anche alle esigenze civili” ma che trattandosi di sicurezza informatica, radar, la tecnologia satellitare sono utilizzati solo dalle forze armate.
Gli amministratori dell'Ue imperialista facevano cadere nel vuoto un appello del 26 marzo di 30 organizzazioni europee, per l'Italia la Rete Italiana Pace e Disarmo, che si erano espresse contro “la spesa per le armi sempre più dominante nel portafoglio della Bei”. Nel testo dell'appello si sottolineava che l'intervento e quindi i prestiti della Bei dovevano essere utilizzati "per sostenere progetti rigorosamente vantaggiosi dal punto di vista ambientale e sociale che si sforzino di rispondere alle esigenze pubbliche e agli obiettivi di sviluppo, rispettando al contempo i diritti delle comunità locali e non dei produttori europei di difesa", invece "l’ampliamento della definizione di doppio uso scatenerebbe una dinamica che probabilmente vedrebbe la spesa per le armi sempre più dominante nel portafoglio della Bei. La lobby della difesa non dovrebbe sfruttare gli attuali conflitti mondiali e la proliferazione della produzione di armi per assicurarsi i finanziamenti della Banca. Il finanziamento dell’industria della difesa con i fondi della Bei dovrebbe essere fermamente respinto". Invece l'Ue andava nel senso opposto e ora la Bei può spendere per l'industria degli armamenti.

12 giugno 2024