Voto dell’8 e 9 giugno nel capoluogo molisano
Alle comunali di Campobasso trionfa l’astensionismo
Oltre il 36% degli elettori diserta le urne. De Benedittis, “centro-destra”, al ballottaggio contro Forte, “centro-sinistra”

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Campobasso del PMLI
L’8 e il 9 giugno si sono tenute le elezioni per il rinnovo di sindaco e Consiglio comunale nel capoluogo molisano. Come ampiamente previsto, si è registrato un nuovo, straripante successo dell’anima astensionista delle masse popolari campobassane che hanno, splendidamente, resistito alle solite pressanti sirene sul voto.
I partiti istituzionali, più l’accozzaglia delle tante “liste civiche”, si sono prodigati in mille modi pur di trascinare gli elettori alle urne, sperando di poter piazzare quanti più loro degni rappresentanti negli scranni di palazzo S. Giorgio per continuare le loro ben note politiche antipopolari.
Fatica sprecata, i numeri parlano chiaro: gli aventi diritto erano 42.583 (1.100 circa in meno rispetto al 2019, segno lampante del calo demografico), i voti validi sono stati 26.057 (28.143 nella tornata precedente): un tasso astensionista che di elezione in elezione si avvicina oramai al 40%!
Andiamo nei dettagli. Sono 15.706 coloro che hanno dato un chiaro segnale disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco: questi partiti e i loro rappresentanti non ci convincono, il voto non ve lo diamo. Una così alta astensione, in una cittadina dove forte è il potere ricattatorio dei piccoli imprenditori verso i dipendenti, dove molto forti sono ancora i legami famigliari, con annesso condizionamento a recarsi alle urne, beh, è un dato notevole (+3 punti percentuali rispetto al 2019).
Partito più votato, il PD, con la miseria di 4.226 voti, meno del 10% sugli aventi diritto, che conferma grosso modo il proprio “zoccolo duro” mantenendosi in linea con i suoi risultati recenti! Ma è ben lungi dal cantare vittoria, visto che ha comunque perso uno 0,5 sulle scorse comunali e soprattutto non ha drenato la débâcle del M5S. Il boom del partito della ducessa Meloni, carrozzone su cui sono saliti in tanti sperando nel “vento di destra” che soffia ultimamente fra i borghesi è in realtà un pallone bucato: 3.408 i voti raccolti, pari all'8% sul corpo elettorale; nel 2019 FdI ne aveva presi 1.475. Ma rispetto alle politiche del 2022 dove aveva il 10,3% sul corpo elettorale e il 20,1% sui voti validi, perde una consistente fetta di consenso, -2,3% sugli aventi diritto e addirittura -7% sui soli voti validi. Trattasi comunque di mero travaso in seno alle destre, a rimetterci è difatti la Lega che crolla dai 2.959 consensi del 2019 agli attuali 1.845, ossia perde 1.114 voti (-2,5%), superata letteralmente da tutti i partiti con spessore nazionale. Vanno meglio, difatti, Popolari per l’Italia (terza forza con 3.075 voti, ma ben 1.200 voti circa in meno rispetto a cinque anni fa).
Il M5S, che è il vero sconfitto di questa tornata (prima forza politica, ovviamente dopo il “partito” dell'astensionismo, nel 2019 con oltre 6.300 voti e oggi registra poco più di 2.600 voti) e, via via, Costruire Democrazia (la lista civica del “terzo incomodo”, l’avvocato Pino Ruta) con 2.551 voti, Noi moderati (2.277), FI (2.182, in linea con i voti del 2019), come detto la Lega e, ultima sopra i mille voti, AVS, a quota 1.572 che ha più che raddoppiato i voti delle politiche del 2022.
C’è da dire che il “centro-destra” di Aldo De Benedittis, che non è riuscito a farsi eleggere al primo turno, ha però già ottenuto la maggioranza dei voti validi per poter governare la città. Ergo, il ballottaggio del 23-24 giugno con la candidata del “centro-sinistra”, Marialuisa Forte, sembra segnato!
Le conclusioni politiche da trarre da questa tornata sono che a prescindere da qualche lieve oscillazione o qualche vero e proprio travaso di consensi interno alle forze dei due schieramenti principali, il dato oggettivo è la sfiducia dei campobassani nei candidati e nei partiti presentatisi ad elemosinare voti per l’accesso agli scranni municipali, sperando in 5 anni di vita comoda, senza pensieri, campando sulle spalle delle masse.
Uno sporco gioco cui in molti hanno detto No! Sono anni, ormai, che l’astensionismo è indiscutibilmente il primo “partito” nelle urne; ciò testimonia come esso tutto sia fuorché un qualcosa di passeggero, casuale. Al contrario, l'astensionismo nelle sue tre componenti è già da tempo segnale chiaro (tranne per i ciechi e stolti borghesi, fedelissimi al “dover votare perché è un diritto costituzionale pagato a caro prezzo”) della rabbia e della stanchezza delle masse popolari per come stanno andando le cose. Anche qui ormai, dopo anni di delusioni in cui si è toccato con mano cosa significhi scegliere quale servo del capitalismo ti metterà il guinzaglio e ti sfrutterà, dopo aver visto spopolamento, incuria, mancanza di prospettive lavorative, tasse locali alle stelle, scarsa cura per il verde pubblico, piani di edilizia inesistenti, ecc, non se ne può più. Ora si tratta di qualificarlo politicamente e conquistarlo alla lotta contro il capitalismo e per il socialismo.
L’Organizzazione di Campobasso del PMLI, plaudendo il coraggio degli elettori che si sono astenuti, invita con forza a disertare in massa il ballottaggio. Rilanciamo le nostre proposte: per il bene di Campobasso è necessario che le masse popolari lottino ogni giorno contro le istituzioni della borghesia, unendosi in un organismo politico di massa. Per questo proponiamo di unirsi a noi per dar vita in ogni quartiere cittadino alle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, cioè, le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta e con rappresentati revocabili in qualsiasi momento.
Solo con il potere politico al proletariato e la conquista del socialismo, Campobasso potrà essere governata dal popolo ed essere al servizio del popolo.

19 giugno 2024