Scelto da oltre 107mila elettori
A Firenze l’astensionismo cresce del 3,9% sulle comunali e dell'8,2% rispetto alle politiche
Funaro (PD) e Schmidt (destra) al ballottaggio. Non sfondano le liste a “sinistra” del PD. Crollo dei 5 Stelle

Redazione di Firenze
Come da copione per designare il nuovo podestà di Firenze servirà il ballottaggio. Sara Funaro (PD), erede di Nardella ora convolato a Bruxelles, e sostenuta da un’ampia coalizione composta dallo stesso PD, dalla lista civica “Sara Funaro sindaca”, da AVS, Azione, +Europa, Anima Firenze e Centro, che ha ottenuto complessivamente 78.126 (pari al 27,07% degli aventi diritto) non riesce a passare al primo turno fermandosi al 43,17% dei voti validi.
Per Funaro, che ha registrato il picco dei suoi consensi alle “Baracche verdi” nel quartiere dell'Isolotto, si tratta di un risultato scarso, considerato anche che questo “picco” sottolineato dalla stampa di regime per associare la candidata alla Firenze operaia dalla quale è in realtà distante anni luce, è molto meno di quanto raccolse mediamente Nardella nell'intera città 5 anni fa.

PD in caduta libera
Il PD infatti raccoglie 51.617 voti, pari a un modesto 17,9% rispetto al corpo elettorale, in caduta libera rispetto alle comunali del 2019 (-7,7% pari a ben 22.400 voti), ma anche rispetto alle politiche del 2022 con una perdita di quasi seimila preferenze (-3,5%).
Al di là delle dichiarazioni di rito nelle quali tutti i principali partiti o schieramenti dicono di aver vinto, i risultati del PD puniscono non soltanto Funaro (in ogni caso assessora delle giunte Nardella dal 2014), ma soprattutto Nardella che con la sua intera giunta, sulle orme di Matteo Renzi di cui era vicesindaco ed erede designato, ha portato Firenze ad essere una città vetrina per i turisti ma invivibile per le masse popolari che la abitano. Non è un caso se, nonostante tutto, sono passati ben quindici anni dall'ultimo ballottaggio a Firenze, quando il destro Renzi gareggiò uscendo poi vincente contro l'ex-calciatore Giovanni Galli candidato della destra.
All'interno di questa coalizione, se si esclude la lista di scopo “Sara Funaro Sindaca” che ottiene poco più di 10.500 voti, guadagna solo AVS che in ogni caso raccoglie un modesto 3,2% del corpo elettorale, +0,9% rispetto alle precedenti amministrative.

Fratelli d'Italia arretra rispetto alle politiche
Stavolta contenderà la dorata poltrona di “Primo cittadino” a Funaro l'ex-direttore degli Uffizi Eike Schmidt il quale doveva essere la personalità “indipendente” capace di attrarre voti dal centro, ma che con la sua specifica lista e l'appoggio di tutta la destra unita, ha raccolto meno di sessantamila voti, pari al 20,60% degli elettori. Scendendo nel dettaglio dei partiti che lo sostengono, emerge chiara anche la flessione del principale partito di governo, Fratelli d'Italia, che lascia sul campo oltre 14.000 voti rispetto a due anni fa, registrando un secco -5,9%. Al palo la Lega e Forza Italia che non recuperano la flessione di FDI, tant'è vero che la Lista “civica” Eike Schmidt Sindaco formalmente non legata ai partiti della destra di governo, raccoglie oltre 16.000 voti, tanti quanti FI e Lega assieme.

Flop di Renzi, tonfo del Movimento 5 Stelle
Staccatissime e fuori dai giochi, sia Italia Viva che candidava l'ex-democristiana PD e vicepresidente della Regione Toscana, da sempre legata a doppio filo a Matteo Renzi, Stefania Saccardi, sia Cecilia Del Re, l'assessora che ha abbandonato Nardella alla vigilia delle elezioni creando un suo gruppo consiliare, con la sua personalissima Firenze Democratica, così come Sinistra Progetto Comune sostenuta da PAP, PRC e Possibile, che candidava Dmitrj Palagi.
Nel dettaglio, Italia Viva (Lista al Centro con Saccardi) si è dovuta accontentare di appena 12.616 voti (4,4%) in quella che doveva essere una sua roccaforte e con il suo candidato di punta, a conferma di un fallimento che testimonia la volontà dei fiorentini di chiudere per sempre con l'edonista di Rignano sull'Arno e con le sue creature elettorali.
10.363 (3,6%) sono invece le preferenze raccolte da Firenze Democratica con Cecilia Del Re, uscita dal PD dopo una lunga militanza per presentare la sua lista che strizzava l'occhio agli scontenti del PD ma non riuscendo a recuperarli tutti. D’altra parte anche lei fino a ieri ha avuto in mano importanti deleghe attribuitele dall'ex sindaco Nardella che l'ha nominata assessore all’Urbanistica, Ambiente, Turismo, Innovazione Tecnologica, Smart City, Coordinamento dei Progetti per il Recovery Plan e Piano di Gestione Unesco che la inseriscono a pieno titolo fra le responsabili dirette di questa fallimentare gestione della città.
Senz’altro queste due liste avranno un ruolo importante nell’indicazione del voto al ballottaggio.
Dal canto suo Lorenzo Masi, candidato sindaco M5S ha detto senza remore che “non ci sono dubbi: il campo giusto non si può costruire che con i Democratici e al ballottaggio sosterremo convintamente la candidatura di Sara Funaro, non lasceremo la nostra Firenze in mano alla destra".
Il risultato di Palagi con la Lista Sinistra Progetto Comune, candidato a sindaco in fretta e furia per sfilare PRC e PAP da un eventuale coinvolgimento con l'Associazione 11 Agosto di Tomaso Montanari che ai tempi stava cercando di mettere assieme un cartello ampio di sedicente alternativa al PD “con tutte le forze antifasciste” che ci stavano, si è fermato a 7.634 voti, pari al 2,6% dell'elettorato, perde per strada ben 5.402 voti rispetto alle comunali del 2019 (-1,9%) ma molto di più rispetto alle politiche del 2022 (-2,9%). Le masse popolari fiorentine, quelle antifasciste, che erano i principali interlocutori di questa lista, hanno evidentemente preferito scegliere l'astensione dal voto, negando ogni fiducia alle istituzioni locali.
Rumoroso anche il tonfo dei 5 Stelle che raccolgono appena 6.068 voti (2,1% degli elettori), in picchiata rispetto alle politiche del 2022 (-5%, quasi 13.000 voti), e dimezzati rispetto alle scorse amministrative.
Tutte da zero virgola le altre liste in campo, compreso quella di Calenda, autoreferenziali e sostanzialmente ignorate dalle masse popolari.

In crescita un astensionismo sempre più consapevole
Il PD si conferma il primo partito della città del Giglio ma solo dietro e a distanza siderale dal “partito” dell'esercito degli astensionisti, ben 107.612 elettori che non hanno dato fiducia a nessun partito o lista. Più del doppio degli elettori dello stesso PD, ed un numero sostanzialmente uguale alle preferenze raccolte dai due principali candidati a sindaco che si giocheranno il ballottaggio. I fiorentini e le fiorentine che non si sono fatti incantare dalle mille sirene provenienti dalla sinistra istituzionale, dalla destra, ma nemmeno dai movimentisti fini a sé stessi che rinvigoriscono solo negli appuntamenti elettorali, sono aumentati di oltre 11.000 unità rispetto alle scorse comunali (+3,9%) e di quasi 30.000 rispetto alle politiche del 2022. Va sottolineato che la diserzione dalle urne a Firenze è stata maggiore alle amministrative (35,56% sui votanti) che alle europee (33,84%), segno che una percentuale significativa di elettori ha rifiutato le schede delle amministrative mentre era al seggio, esprimendo una netta condanna per la gestione del PD della città.
A differenza dei piccoli comuni dove il voto amministrativo sconta le conoscenze dirette dei candidati, per le grandi città come Firenze è la questione politica l'elemento centrale della decisione su chi votare; ecco perché è reale affermare che le decine di migliaia di persone che non si sono recate alle urne o che hanno votato nullo o bianco, l'hanno fatto meditando profondamente la loro scelta. Un aumento così forte rispetto alle ultime elezioni politiche dove già la “sinistra” aveva chiamato a gran voce al “voto antifascista”, mostra chiaramente che le masse fiorentine, in una parte sempre maggiore, hanno compreso a fondo quanto le istituzioni borghesi nazionali, così come quelle cittadine del resto, siano distanti anni luce dai loro bisogni e che pertanto occorre innanzitutto sfiduciarle e combatterle anziché avallarle, seppur obtorto collo .
Starà a noi e alla nostra capacità di saper portare avanti una corretta pratica politica marxista-leninista, far maturare in loro che la soluzione all'enorme problema rappresentato da questa marcia società capitalista c'è ed è il socialismo che devono conquistare assieme a noi perché soltanto esso è il sistema politico, sociale ed organizzativo che rappresenta la loro condizione di classe e le loro esigenze e che è capace di soddisfare le loro necessità.

19 giugno 2024