Elezioni regionali
Col 48,1% astensionismo record in Piemonte
Gli elettori stufi di tutti i politicanti borghesi. Cirio rieletto governatore ma con appena il 30,2% di consensi

Dal corrispondente del PMLI per il Piemonte
Con un sorprendente avanzamento di oltre 8 punti percentuali, a cui si aggiungono 73 mila schede annullate e oltre 48 mila lasciate in bianco, l'astensionismo elettorale in Piemonte emerge come il primo “partito” della regione, ossia il 48,1% degli elettori.
Anche in questa tornata elettorale i dati relativi all'astensionismo sono stati minimizzati dai media di regime, in un goffo tentativo di far credere alla popolazione che gli eletti rappresentino la totalità dei piemontesi. Questa manipolazione riflette il palese obiettivo di nascondere il crescente distacco della popolazione dalle istituzioni rappresentative borghesi e la loro sfiducia nei confronti di un sistema politico che continua a ignorare le vere esigenze e rivendicazioni delle masse popolari. L'astensionismo, lungi dall'essere frutto di un semplice disinteresse e qualunquistico menefreghismo dalla politica, è una forma di protesta attiva contro le politiche neoliberiste e l'assenza di una reale rappresentanza, che vuole richiedere una profonda trasformazione sociale e politica, in linea con i principi della democrazia.
La realtà è che quasi un elettore su due ha deciso di boicottare questa tornata elettorale, avendo compreso che sia il “centro-destra” che il cosiddetto “centro-sinistra” sono incapaci di rispondere ai bisogni delle masse popolari piemontesi. L’astensionismo cresce dell'8,7% rispetto al 2019. La diserzione dalle urne è al 44,7%, più 8% rispetto al 2019. In questo contesto, Fratelli d’Italia, che emerge come il secondo partito dopo l’astensionismo, ottiene appena l’11,2% degli aventi diritto. Anche il PD naviga in cattive acque riuscendo a malapena a raggiungere il 10,9%. Tutti gli altri partiti si fermano sotto il 10%. Il crollo della Lega è impressionante: dai quasi 712 mila voti del 2019 e dai 224 mila delle politiche del 2022, scende verticalmente a 155 mila voti (ossia perde il 19,7% e il 2,4% dell'elettorato). Anche il Movimento 5 Stelle subisce un tracollo significativo, passando dai 241 mila voti del 2019 (-3,9%) e dai 218 mila del 2022 agli attuali 99 mila. Il PD non ha nulla da festeggiare non riuscendo a recuperare gli elettori delle precedenti regionali e neppure delle politiche. Rispetto al 2019, scende da 430.902 a 395.710 voti, perdendo un ulteriore 1,0% sul corpo elettorale. Mentre rispetto alle politiche del 2022 perde l'1,7%. Fratelli d’Italia, ottenendo quasi 404 mila voti (+8,3% degli elettori sul 2019), molti di questi sono un travaso dalla Lega e comunque registra una perdita di oltre 163 mila voti (-5,9% sul corpo elettorale) rispetto alle politiche del 2022.
Confermato governatore del Piemonte Alberto Cirio, già noto per il suo percorso politico iniziato come leghista, quando ha ricoperto i ruoli di consigliere comunale e vicesindaco di Alba, oltre che di consigliere e assessore regionale del Piemonte. Successivamente, è passato a Forza Italia, dove è diventato vicesegretario nel 2024. Nel suo percorso, è stato europarlamentare dal 2014 al 2019 prima di essere eletto presidente della regione. Nonostante sia stato rieletto con il 56,1% dei voti validi, un aumento rispetto al 49,9% ottenuto nel 2019, ha perso 45 mila voti rispetto alle precedenti elezioni regionali, vedendo il suo supporto calare dal 30,2% al 29,2% sul corpo elettorale complessivo.
Questo quadro evidenzia una crescente disillusione degli elettori nei confronti dei principali partiti istituzionali, accentuata da una profonda crisi di rappresentanza che alimenta l’astensionismo, ponendo una seria sfida in Piemonte tra la democrazia rappresentativa borghese e la possibilità di forme alternative di rappresentanza diretta. Comunque chiunque avesse vinto non si sarebbe mai impegnato nella soluzione dei problemi che attanagliano il nostro Piemonte, ma avrebbe piuttosto iniziato a infilare i propri eletti nei vari enti pubblici, ospedali e aziende partecipate, garantendo loro lauti stipendi e creando zone di influenza e bacini di voti. Non a caso è evidente a tutti che il continuo sfascio della sanità piemontese non è dovuto solo ai tagli ai finanziamenti pubblici, ma anche al fatto che nelle sfere dirigenziali vengano cooptati individui per appartenenza politica. Questo sistema clientelare non solo perpetua l'inefficienza e la corruzione, ma tradisce anche le aspettative di una popolazione che merita servizi pubblici efficienti e gestiti con competenza. È evidente la necessità di una trasformazione radicale che metta al centro gli interessi delle masse lavoratrici e popolari, le quali vivono una dura realtà fatta di affitti altissimi e inaccessibili, lavoro precario e mal retribuito, servizi sociali quasi inesistenti e pochi e costosi asili nido, hanno compreso che finché perdurerà il capitalismo, chiunque entrerà in Consiglio regionale non potrà far altro che accettare la linea politico-economica già decisa a Bruxelles e, ancor prima, dalle élite economiche che determinano la programmazione economica del Piemonte. Questa consapevolezza nasce dall'esperienza diretta della quotidiana oppressione e sfruttamento, dove le politiche neoliberiste continuano a privilegiare gli interessi dei pochi a scapito del benessere collettivo. È evidente che la subordinazione delle istituzioni regionali alle direttive europee e alle logiche del mercato capitalistico impedisce qualsiasi reale miglioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari.
Solo attraverso una lotta consapevole e organizzata, ispirata dai principi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sarà possibile rovesciare questo sistema ingiusto e costruire una società dove i bisogni del popolo siano realmente al centro delle decisioni politiche. Emblematico è lo strapotere della famiglia Elkann, che decide quanti lavoratori possono ancora essere impiegati nei vari stabilimenti piemontesi, primo fra tutti quello di Mirafiori, costantemente sotto ricatto e minacciato di chiusura definitiva. Questa dinamica evidenzia nel capitalismo non può esserci alcun controllo democratico sulle decisioni economiche fondamentali, che sono invece nelle mani di una ristretta élite economica. La situazione di Mirafiori è rappresentativa di un sistema in cui i diritti dei lavoratori sono subordinati agli interessi del capitale, e dove le scelte industriali sono dettate da logiche di profitto piuttosto che dalla necessità di garantire occupazione stabile e dignitosa.
Perché la classe operaia e le masse popolari possano esercitare un controllo democratico delle decisioni economiche e la socializzazione dei mezzi di produzione occorre conquistare e costruire una società socialista che ponga fine a queste ingiustizie. I paesi e le zone montane piemontesi, in particolare, non sono mai stati al centro di nessuna seria politica che permettesse ai residenti di vivere dignitosamente di pastorizia e allevamento, mantenendo un adeguato stile di vita nelle aree montane. Anzi, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un continuo spopolamento. Nonostante molte associazioni abbiano richiesto fondi per sviluppare il turismo nelle zone alpine, nessuna di queste richieste è stata ascoltata o presa in seria considerazione dai politici istituzionali. Il che riflette l'incapacità delle istituzioni di riconoscere l'importanza strategica delle aree montane per l'economia e la cultura regionale. Inoltre, evidenzia un modello di sviluppo che privilegia le aree urbane a discapito di quelle rurali e montane. Il risultato è un progressivo abbandono di queste zone, con gravi ripercussioni non solo sull'economia locale, ma anche sul patrimonio culturale e ambientale. È urgente invertire questa tendenza, adottando politiche che valorizzino le risorse locali, sostengano le attività tradizionali e promuovano un turismo sostenibile, in linea con una visione socialista che metta al centro il benessere delle comunità e la preservazione dell'ambiente. E naturalmente scendere in piazza contro le politiche antipopolari della giunta Cirio.
Perché il Piemonte sia governato dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo!

26 giugno 2024