L'astensionismo si riconferma primo “partito” a Borgo S. Lorenzo e a Vicchio del Mugello
Combattere le illusioni costituzionali, riformiste ed elettorali. I nuovi sindaci di Borgo e Vicchio eletti dopo la guerra fratricida all'interno del PD

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI
Alle elezioni europee l'astensionismo (diserzione dalle urne, annullamento delle schede e schede in bianco) risulta essere il primo “partito” sia a Borgo San Lorenzo che a Vicchio del Mugello rispettivamente con il 36,5% e il 37,4% sul totale degli elettori chiamati al voto, con notevoli incrementi sia sulle precedenti europee del 2019 (+5,9 e +5,1% che in termini assoluti equivale un aumento di +905 voti a Borgo e +389 voti a Vicchio).
Diciamo subito che le percentuali ricevute dai partiti, salvo diversa segnalazione, sono riferite all'intero corpo elettorale e non ai soli voti validi, che non tengono conto dell'astensionismo e falsano la vera consistenza elettorale di ciascuna lista e candidato.
Dopo l'astensionismo si classifica il PD con oltre il 23% in ambedue i comuni, con perdite del 3,9% a Borgo e del 4,6% a Vicchio sulle precedenti europee mentre recupera in entrambe i comuni attorno al 3% sulle politiche 2022. Al terzo posto si piazza Fratelli d'Italia della ducessa Giorgia Meloni con percentuali oltre il 13% che vede sì quadruplicare se non quintuplicare la sua base elettorale sul 2019, ma a spese della Lega di Salvini che crolla a Borgo del 18% (-2.095 voti) e a Vicchio al dell'11,9% (-768 voti). E c'è da immaginare quella manciata di voti che presero Casapound-Destre Unite e Forza Nuova presenti nel 2019.
Il Movimento 5 Stelle continua la débâcle e si attesta intorno al 6% nei due comuni facendo registrare perdite del 2,1% a Borgo e del 3,3% a Vicchio sulle precedenti europee. Alle politiche 2018 superava il 15%.
Stati Uniti d'Europa di Renzi e Bonino è andata ancor peggio del dato nazionale: ottiene il 3,5% a Borgo e il 3,2% a Vicchio e quindi anche qui niente quorum. Per non parlare di Azione-Siamo europei di Calenda che incassa appena l'1,7%.
Guardando a sinistra del PD, a quella parte di elettorato “vittima” per eccellenza delle illusioni costituzionali, elettoraliste e parlamentariste, l'unica forza che ottiene un risultato di un certo rilievo è Alleanza verdi e sinistra, attorno al 5% e incrementi dell’1,9% sul 2019 in ambedue i comuni e poco meno sul 2022. Non ottiene un buon risultato Pace terra e dignità, partito di Michele Santoro, Raniero la Valle e sostenuto anche dal PRC, prende il 2,5% a Borgo e il 2,3% a Vicchio. Al palo il partito sovranista e rossobruno del sedicente comunista Marco Rizzo, di Toscano e Alemanno, Democrazia sovrana e popolare. Eppure in questa zona Rizzo non è certo uno sconosciuto, nei decenni scorsi è stato anche candidato per la “sinistra” parlamentare; evidentemente i mugellani non hanno abboccato alla sua svolta rossobruna.

Elezioni comunali
Alle elezioni comunali a Borgo e a Vicchio l'astensionismo si è confermato primo “partito” in aumento rispetto a comunali 2019 e politiche 2022 cosa assolutamente non scontata visto le accese e “infuocate” campagne elettorali messe in campo dai vari partiti che si sono contesi fino all'ultimo voto.
 
A Borgo San Lorenzo si sono astenuti 5.387 elettrici ed elettori, il 37,1%, in aumento del 5,6 rispetto al 2019.
Segue ben distanziato il PD col 14,8% che ha perso il 7,5% rispetto alle precedenti comunali equivalente a 1.036 voti. Questo è dovuto soprattutto alla scissione nei mesi scorsi di una “costola” del PD borghigiano, che ha dato vita al gruppo dei Progressisti democratici, che ha preso l'11,6%. La candidata sindaca del PD era Cristina Becchi, vicesindaco e assessore della giunta uscente guidata da Omoboni, e già assessore nell’ancora precedente giunta, sostenuta anche da due liste civiche e da Italia Viva di Renzi (che conta perdite del 4,6% sulle politiche 2022). Coalizione che ha ottenuto 3.399 voti.
Progressisti democratici per sostenere Leonardo Romagnoli ha dato vita a una coalizione denominata Obbiettivo Comune che incorpora i suddetti ex piddini, Borgo in comune, lista sostenuta dal PRC, e Movimento 5 Stelle. Sommando le singole liste ha ottenuto 3.485 voti pari al 23,9% degli elettori ed è andata al ballottaggio, con la Becchi. Di questa coalizione i Progressisti democratici hanno preso 1.693 voti, Borgo in comune ne ha ottenuti 1.316 (perdendone 555 sulle precedenti comunali) mentre il Movimento 5 Stelle è sempre in caduta libera con 476 voti perdendone 699 (-4,9%) sulle comunali 2019.
La lista civica Borgorosso con candidata sindaco l'imprenditrice della sanità privata Fulvia Penni, al di là del nome che può risultare a primo acchito accattivante per l'elettorato di sinistra, al di là delle belle parole della Penni “Perché rosso è il mio colore preferito. Il rosso fa parte anche delle mie radici politiche” è una lista di destra che ha preso il 5,1% e sul nome dell'imprenditrice ha formato una coalizione con altre forze di destra, riunite nella lista Borgovisione, costituita da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia e altri che ha preso il 6%, e la lista Borgomissione che ha preso l'1,2%. In tutto raggiungono appena il 12,3% dell'elettorato, e consegnano il ballottaggio ad un derby alla “sinistra” borghese, tra Romagnoli e la Becchi.
La lista della coalizione di governo della ducessa Meloni, ossia Borgovisione, prende una bella mazzata se la si paragona con i voti del 2019 di Lega e Forza Italia (Fratelli d'Italia non presentò liste), perché perde oltre mille voti, pari al 7,2%, presumibilmente confluiti a Borgorosso e a Borgomissione.
Per inciso alla coalizione della destra è venuto a fare la chiusura della campagna elettorale, in piena deriva a destra dei rossobruni, il falso comunista Marco Rizzo, mentre giorni prima era venuto il camerata Donzelli di Fratelli d'Italia. Uno dei dirigenti nazionali e fondatore del nuovo partito di Rizzo, Maurizio Romani è stato candidato, non eletto, in una lista a sostegno della Penni.
Al ballottaggio del 23 e 24 giugno tra la Becchi e Romagnoli, ha vinto quest'ultimo con 4.014 voti corrispondenti al 56,64% dei voti validi. Ma anche in questo caso a vincere è l'astensionismo, aumento della diserzione delle urne sul primo turno del +16,2% attestandosi al 49,8% dell'elettorato. Quindi la reale base elettorale di Romagnoli è un risicato 27,6%, meno 2,2% rispetto al sindaco uscente. E pensare che dieci anni fa il sindaco a Borgo fu eletto col 41,4%. Leonardo Romagnoli esponente politico ben navigato è stato in questi decenni varie volte assessore in giunta sia del “centro-sinistra” sia ancor prima del PCI, insomma uno che da una vita è inserito nell'amministrazione borghese borghigiana e altri organismi pubblici.
 
A Vicchio del Mugello l'astensionismo alle comunali si conferma il primo “partito” col 38,1% con un incremento di 3% sul 2019.
In questo comune i raffronti con le precedenti comunali sono molto complicati per la situazione particolare che si è venuta a creare. Infatti, a inizio anno il PD decide di non ricandidare il sindaco uscente Filippo Carlà Campa suo tesserato. Quest'ultimo ha perciò fondato una sua lista civica personale, Vicchio vive. Il PD ha fatto coalizione con le forze alla sua sinistra in Consiglio comunale, Officina 19 e il Movimento 5 Stelle, che unendosi nella lista Obbiettivo comune, che candidava Francesco Tagliaferri. Costui da segretario del PD di Vicchio aveva fino ad allora sostenuto tutti i provvedimenti dell'amministrazione Carlà senza battere ciglio.
A questo si aggiunge la giravolta dei 5 Stelle che finora si erano opposti al progetto dell'impianto eolico del giogo Villore-Corella e ora si alleano col PD che lo sostiene sin dall'inizio.
La lista Obbiettivo comune, che ha riunito anche quegli elettori di sinistra che non ne potevano più dell'operato della giunta Carlà è risultata al secondo posto dopo l'astensionismo distanziata di oltre 7 punti, e Tagliaferri è eletto sindaco al primo turno col 51,6 dei voti validi che però sono solo il 31,9% dell'elettorato in aumento di 3,2 punti rispetto alla coalizione di “centro-sinistra” del 2019. Carlà invece, con le pive nel sacco, si ferma al 48.4% dei voti validi pari al 30% degli elettori.
Nel paese di Giotto vi è stata una campagna elettorale molto combattuta che non si vedeva da anni, ancor di più rispetto a Borgo, che per certi aspetti sembrava di essere nella Brescello del film anticomunista “Peppone e don Camillo”, con tanto di guerra dei manifesti con alcuni attacchini di Vicchio trovati a staccare i manifesti della lista rivale, addirittura vi è stato anche un atto vandalico col taglio delle gomme all'auto di una assessore della giunta comunale uscente, e candidata di Vicchio Vive di Carlà, fuori del teatro del paese mentre era in atto il confronto tra i due candidati a sindaco, dopo che questa aveva ricevuto lettere e biglietti con offese e minacce e trovato l'auto rigata.
Nessuna delle forze politiche della “sinistra” parlamentare ha presentato nei loghi alle comunali a Borgo e a Vicchio, comuni con una forte tradizione di sinistra, la falce e martello simbolo tradizionale del proletariato e dei comunisti. A Borgo San Lorenzo per la prima volta in questi decenni viene estromesso il PD da sempre al governo del comune prima come PCI poi PDS e DS, in questo che è il principale comune del Mugello e vche è sempre stato considerato la sua roccaforte. E anche a Vicchio ha “tremato” anche se con una dinamica diversa con una probabile fetta di elettorato che si è spostato verso Vicchio vive insieme al suo candidato.
Noi marxisti-leninisti combatteremo in Mugello sia le illusioni verso un’eventuale UE riformata sia verso le illusioni generate da questa tornata elettorale amministrativa, come combatteremo le giunte comunali di Borgo San Lorenzo e Vicchio denunciando e lottando contro i provvedimenti iniqui che prenderanno, facendo la nostra parte per qualificare in senso marxista-leninista la grossa fetta di astensionisti chiarendo, specialmente all'elettorato di sinistra, che il sistema capitalista è marcio fino all'osso e la via maestra per cambiare l'Italia è il socialismo e il potere politico del proletariato come ci ha indicato il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasione del 47° compleanno del Partito.

3 luglio 2024