Considerazioni sulla Relazione del Segretario generale alla 7a Sessione plenaria del 5° CC del PMLI
Il PMLI ha nel proprio seno un Gigante Rosso, Scuderi. Nel prossimo futuro è possibile che il PMLI abbia un corpo da Gigante Rosso
Tocco alcuni concetti espressi dal compagno Giovanni Scuderi nella relazione presentata alla Sessione plenaria del Comitato centrale del PMLI.
Il Segretario generale del PMLI esorta i militanti ad aumentare gli sforzi per consegnare al Partito un corpo da Gigante Rosso necessario per affrontare le sfide e i compiti che la Storia gli ha assegnato.
Vorrei a questo punto, e a margine del mio contributo alla discussione, che mi sia concessa una parentesi, una considerazione, che è tutto meno che una divagazione; il PMLI ha già nel proprio seno un Gigante Rosso, e questo non può che essere il proprio Segretario generale compagno Giovanni Scuderi. Chiusa la parentesi.
Nella relazione, di grande respiro, in cui il compagno Scuderi affronta, con la consueta chiarezza e incisività a cui ci ha abituato, temi internazionali, nazionali, ma anche problematiche interne al Partito, viene fatta emergere la difficoltà che il PMLI incontra nel radicarsi maggiormente nella società e nella classe operaia. Queste problematicità, analizza il Segretario generale del PMLI, sono figlie delle false speranze infuse per decenni e infine penetrate nella coscienza del proletariato. Che sono l’intossicazione parlamentare, la competizione elettoralistica, il progetto riformista e l’illusione pacifista. E nello stesso tempo sono anche frutto della povertà di mezzi, di risorse economiche e dall’isolamento mediatico che subisce chi, come il nostro Partito, è fautore del superamento del sistema di produzione capitalistico e assertore del socialismo.
Di fatto il proletariato italiano si è fatto ingabbiare. Ha accettato, e anche un po’ supinamente, l’ipotesi che lottare per il socialismo sia una strada ormai impercorribile, un percorso lontano dalla realtà oggettiva e in ogni modo vicenda solo ottocentesca. Rassegnandosi, di conseguenza, a un ruolo già stabilito, e assegnato da una realtà appositamente creata e sostenuta dal potere antidemocratico e controrivoluzionario della borghesia. Sfondare questa barriera, espressione di sottocultura riformista, non è facile. Tuttavia, deve necessariamente diventare l’obiettivo primario dell’intero Partito.
Occorre fare emergere l’inconsistenza delle proposte insite nei programmi economici e sociali dei cosiddetti partiti di sinistra dell’arco costituzionale e non solo. Fare emergere l’illusoria ipotesi che si possa avanzare, assieme al capitalismo, in direzione di una società civile, libera dallo sfruttamento sulla donna e sull’uomo, e dove la concertazione, e non la lotta di classe, sia la soluzione più corretta e strategica per risolvere ogni possibile, ed eventuale, conflitto sociale che dovesse emergere. Occorre parlare, senza stancarci, del futuro, del passato, parlare delle esperienze vissute dal proletariato internazionale e nazionale. Delle conquiste ottenute dalla classe operaia e non certo per “grazia ricevuta”, ma tramite scioperi, piazze piene di lavoratori, cortei colmi di studenti, attraverso la pratica della lotta di classe. Ricordare, a chi è a “corto di memoria”, che il fascismo mussoliniano non è stato sconfitto per alzata di mano. Come non è stato sufficiente alzare la mano per ottenere le otto ore di lavoro, per fare cadere il governo Tambroni, per raggiungere, anche se poi è stato tradito, il socialismo nell’URSS o nella Cina del compagno Mao. Non è stato sufficiente neppure alzare la mano per raggiungere alcuni elementari diritti nel mondo del lavoro, alcune protezioni sociali. Non sarà sufficiente alzare la mano per fare cadere il regime del governo meloniano, o perlomeno rigettare quel progetto piduista che sta portando avanti. E neanche per ottenere la giustizia sociale, per abolire il sistema di produzione capitalistico, per superare la proprietà dei mezzi di produzione; in tre parole per giungere alla Rivoluzione socialista e proletaria. Sarà, ed è, invece sufficiente alla borghesia alzare la mano per continuare a sfruttare i lavoratori e per imporre la propria filosofia capitalistica. E per chi sostiene di rappresentare la classe operaia in parlamento, alzare sempre quella mano per cambiare, per il proletariato, e in conclusione, poco più che nulla.
A questo indottrinamento, in vari modi, imposto, il proletariato italiano deve reagire. E deve reagire riacquistando la consapevolezza che è nel rigetto, nella ribellione, del condizionamento culturale che ha subito che potrà appropriarsi del ruolo che gli è proprio e che la storia del movimento rivoluzionario internazionale gli ha assegnato.
Come ci invita, e ci indica, il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi, a suscitare questo, definiamolo, risveglio, questa rinascita, deve intervenire il lavoro politico di propaganda di ogni militante del PMLI. Che deve diventare battente, continuo. La classe operaia il PMLI la conosce. Quando riceve dalle mani dei compagni il materiale propagandistico chiede delucidazioni, è incuriosita dalle parole d’ordine che propone, viene sorpresa dalla chiarezza della linea politica e dalla realtà oggettiva che contiene. Tuttavia, la sua non è curiosità. È soprattutto interesse. È voglia di ritornare ad essere diretta protagonista del proprio futuro. Dobbiamo avere la capacità di fargliela ritornare, quella voglia. Questo sta a significare che il Partito ha enormi margini di crescita, che lo spazio politico esiste, che non bisogna demordere, e che deve solo essere colmato. Esiste, eccome se esiste, la reale possibilità di divenire, nel prossimo futuro, un Partito con un corpo da Gigante Rosso.
Ugo - Genova

10 luglio 2024