Manifestazione nazionale della CGIL
5 mila in piazza a Latina contro il caporalato e lo sfruttamento nei campi
Landini e la CGIL chiedono la cancellazione della Bossi-Fin, emersione e regolamentazione dei lavoratori presenti sul territorio e permesso di soggiorno per chi cerca lavoro

L'orrenda morte del bracciante indiano Satnam Sing, e il barbaro e criminale comportamento del padrone dell'azienda Antonello Lovato che trattandolo come fosse un sacco di rifiuti lo ha scaricato davanti casa, con il braccio amputato messo in una cassetta della frutta e ha sequestrato i cellulari di Satnam e della moglie, anche lei bracciante, perché non chiamassero i soccorsi ha scoperchiato finalmente il “vaso di pandora” sul sistema del caporalato che ormai in troppi casi sconfina nello schiavismo vero e proprio, che governi nazionali, regionali e locali, associazioni padronali di categoria fingono di non vedere, e la rabbia dei lavoratori del settore agricolo e non solo, è esplosa nelle piazze.
E così sabato 6 luglio per la seconda volta in meno di un mese le strade di Latina si sono colorate di un fiume colorato di rosso dalle bandiere della Flai e della Cgil. In 5.000 lavoratori migranti e italiani sono scesi in piazza contro il caporalato e allo sfruttamento nei campi, non solo nell'Agro Pontino ma in tutta Italia. Una terza manifestazione si è svolta 25 giugno indetta dalla comunità indiana e a cui avevano partecipato Cisl e Uil.
Provenienti da tutta Italia sono arrivati nella Piana dell'Agro Pontino, (governata, secondo il sociologo Marco Omizzolo dalla “quinta mafia”, dove “tre organizzazioni storiche su questi latifondi si muovono in accordo e gestiscono insieme gli schiavi stranieri”) per gridare forte e chiaro: “Fermiamo un sistema che sfrutta e uccide”. Assieme ai lavoratori agricoli ci sono i pensionati, il Sunia che combatte per le case pubbliche, la pubblica amministrazione, quelli della chimica e del tessile, gli edili e tantissime altre associazioni. In piazza sono presenti anche rappresentanti del cosiddetto “campo largo dell’opposizione”, dal PD all’Alleanza verdi sinistra, fino a Rifondazione comunista, compreso il M5S con Conte. Quegli stessi partiti, che nulla hanno fatto, per non dire peggio, quando erano sia al governo sia all'opposizione.
Il combattivo corteo è partito da Via Vittorio Cervone, per concludersi in Piazza della Libertà con un discorso del segretario generale della CGIL Maurizio Landini. Prima dal palco Kumar Ramesli, arrivato nel nostro paese nell’ottobre del 2023, dice di essere arrivato con il decreto flussi e di essere rimasto come “clandestino”. “Noi veniamo traditi prima dai caporali e poi dalle aziende per le quali lavoriamo. Continuiamo a non essere pagati. Sogniamo un permesso di soggiorno e una vita migliore, ma di noi si approfittano tutti. Abbiamo lavorato in condizioni disumane, senza acqua, senza tutele, mai pagati per il lavoro fatto. Ora abbiamo trovato il coraggio di reagire”. Infatti qualcosa è successo dopo la morte di Satnam: alcuni braccianti in nero italiani e qualche migrante ha cominciato a denunciare al sindacato. Ma la strada è ancora lunga perché forte è il ricatto di non lavorare più e la paura di ritorsioni. Come sta succedendo al teste chiave dell’inchiesta, Ramesh K., che ha portato all’arresto dell’imprenditore Antonello Lovato, che non ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi giudiziari, e ora, clandestino tra i clandestini, teme ritorsioni.
Maurizio Landini parla che sono le 11:30. Dice: "Dobbiamo aprire una vertenza permanente contro il caporalato in ogni luogo di lavoro. Sarà il modo migliore per ricordare Satnam. Satnam, diciamolo, non è un caso isolato, non parliamo solo di un cattivo imprenditore che lo ha fatto morire. Questo è un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide e riguarda tutti i settori del nostro Paese, non solo Latina. Il precariato italiano e la clandestinità in questo Paese sono figli della Legge Bossi-Fini. Solo il 20 per cento degli stranieri che sono venuti a lavorare ottengono il permesso di soggiorno, gli altri entrano nell’invisibilità, status che serve precisamente alle mafie. Lo Stato deve riconoscere il permesso di soggiorno per chi cerca lavoro. Ora nei territori dell'Agro Pontino sono tornate le ispezioni e hanno fatto emergere due lavoratori in nero su tre... Dobbiamo rialzare la testa tutti perché siamo tutti di Latina e tutti clandestini".
Una denuncia che riprende quella dell'applaudito intervento della segretaria della Flai Cgil di Frosinone Hadeep Kaur durante la partecipatissima manifestazione del 21 giugno: “Satnam è stato ucciso da un sistema malato, dalla legge Bossi-Fini che lega la vita a un pezzo di carta, ma la sua morte ha dimostrato che si può concedere un permesso di soggiorno in appena due giorni com’è stato fatto per la moglie Sony”, dice ancora Kaur, che poi attacca la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Dovrebbe conoscere bene questo territorio perché fu eletta qui nel 2018: pensa ancora, come disse il giorno del suo insediamento, che chi produce non deve essere disturbato?”. In quell'occasione una selva di fischi accolse la sindaca di Latina Matilde Celentano in quanto rappresentante di Fratelli d’Italia, che nell’agro pontino ha la maggioranza dei consensi e difende quegli imprenditori agricoli che spesso li sfruttano. Per non parlare dello squallido siparietto della Camera quando dopo le condoglianze di circostanza per Satnam ha dovuto sollecitare i suoi vice Salvini e Tajani, “Su raga', arzateve pure voi”.
Ha un forte connotato di classe e antirazzista, invece, il cordoglio espresso dal PMLI per l'inumana morte di Satnam e la solidarietà verso tutti i migranti e i lavoratori supersfruttati e oppressi. Il Segretario generale Giovanni Scuderi ha voluto aprire la 7ª sessione plenaria del 5° CC del PMLI, con queste toccanti e combattive parole: “Esprimo il nostro profondo dolore per la morte del bracciante indiano Satnam Singh gettato sulla strada come un sacco di immondizia dal suo padrone schiavista... Chiediamo con forza al governo Meloni di abrogare la Bossi-Fini e di accogliere tutte le richieste dei sindacati per combattere il caporalato, il lavoro nero e l’insicurezza sul lavoro. Onoriamo Satnam con un minuto di silenzio”.

10 luglio 2024