Genocidio palestinese
Nuova strage dei nazisionisti a Gaza con le bombe fornite dagli Usa
Almeno 90 morti e oltre 300 feriti a Khan Younis, nell'area designata come "zona umanitaria sicura" dai criminali sionisti

Nell'intervento dello scorso 12 luglio alla conferenza dei donatori dell'Unrwa, l'organizzazione che si occupa dei profughi palestinesi, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sottolineava che "il livello estremo di combattimenti e devastazione a Gaza è incomprensibile e ingiustificabile. Nessun posto è sicuro, ovunque c'è una potenziale zona di morte. Proprio quando pensavamo che le cose non potessero andare peggio a Gaza, in qualche modo, spaventosamente, i civili vengono spinti in gironi infernali sempre più profondi, gli ultimi giorni hanno portato ancora più ordini di evacuazione da parte delle autorità israeliane, ancora più sofferenze civili e ancora più spargimenti di sangue. È giunto il momento che le parti dimostrino coraggio e volontà politica e finalmente raggiungano un accordo".
Gli rispondeva quasi in tempo reale il presidente americano Joe Biden che su X annunciava che Israele e Hamas hanno approvato il suo piano del 30 maggio per un cessate il fuoco e per riportare gli ostaggi a casa. Ci sarebbe ancora del lavoro diplomatico da fare, precisava Biden, ma ci siamo, "ci sono questioni complesse da affrontare ma sia Israele che Hamas hanno concordato sull’impianto generale dell’intesa".
A dire il vero le cronache da Gaza riportavano che la guerra di genocidio condotta dai nazisionisti a Gaza non rallentava di un millimetro e che anzi puntava a colpire i centri di distribuzione degli aiuti umanitari per affamare la popolazione già stremata; lo stesso giorno quattro operatori umanitari erano uccisi dagli occupanti sionisti nei pressi di Khan Younis mentre distribuivano aiuti alla popolazione per conto della fondazione britannica Al-Khair, poco prima la stessa sorte era toccata a sette operatori della ong statunitense World Central Kitchen. Ma finiva nel nulla come oramai di consueto la richiesta dell'Alegria di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza Onu sul rischio carestia sempre più concreto a Gaza dovuto anche escalation di attacchi deliberati contro gli operatori che distribuiscono gli aiuti umanitari, divenuti un bersaglio tanto quanto i giornalisti, il personale sanitario e i civili, in maggioranza donne e bambini
L'aggiornamento al 14 luglio diffuso dal Ministero della sanità di Gaza censiva 38.584 morti e 88.881 feriti, e denunciava che nelle precedenti 24 ore "l'occupazione israeliana ha commesso quattro massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza, con 141 morti e 400 feriti", in gran parte donne e bambini.
Almeno 90 morti e oltre 300 feriti era il bilancio della strage palestinese a Khan Younis, nell'area al-Mawasi designata come "zona umanitaria sicura" dai criminali nazisionisti. I nazisionisti dichiaravano di aver avuto l'obiettivo di eliminare alcuni capi di Hamas ma il risultato dell'uso delle bombe MK84 di fabbricazione americana dal peso di una tonnellata di esplosivo ciascuna è stato la demolizione di edifici e un nuovo massacro palestinese. Del quale l'imperialismo americano è parimenti responsabile per aver fornito le bombe e coperto la strategia criminale dei sionisti di Tel Aviv.
Persino i fedelissimi alleati dei sionisti Egitto e Giordania condannavano il raid a Khad Yunis e chiedevano che "la comunità internazionale si muova immediatamente e fornisca efficacemente protezione internazionale al popolo palestinese e agli ospedali e alle organizzazioni di soccorso che svolgono un importante ruolo umanitario nel fornire servizi essenziali di base ai palestinesi nel settore, che sta soffrendo una catastrofe umanitaria senza precedenti a causa dell'aggressione israeliana in corso contro di esso dal 7 ottobre e in passato". Un appello ridicolo per due governi reazionari che usano le loro forze armate per difendere i nazisionisti e colpire e reprimere chi difende i palestinesi. Il Ministero degli Affari Esteri del Regno dell'Arabia Saudita sottolineava anche la necessità di "attivare tutti i meccanismi di responsabilità internazionale nei confronti delle continue violazioni israeliane del diritto internazionale umanitario e delle risoluzioni delle Nazioni Unite". Dopo aver retto il sacco al regime sionista fino a un passo dall'accordo per il riconoscimento bilaterale, saltato dopo l'attacco della resistenza palestinese dello scorso 7 ottobre, Riad si "accorgeva" che "Israele ha continuato con la sua offensiva genocida sulla Striscia dilaniata dalla guerra ignorando completamente la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che ha ordinato a Israele, con una decisione legalmente vincolante, di interrompere la sua offensiva militare a Rafah, il che potrebbe violare i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul Genocidio".
La Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell'Aja proprio il 12 luglio batteva un colpo e annunciava che a breve avrebbe emesso "il suo parere consultivo in merito alle conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est". Nessun timore per i nazisionisti, è una pratica legata a una richiesta del 30 dicembre 2022 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che con una risoluzione chiedeva alla Corte un parere consultivo sulle conseguenze giuridiche derivanti dall'occupazione israeliana dei territori palestinesi dal 1967, su come le politiche e le pratiche di Israele influenzano lo status giuridico dell'occupazione e quali sono le conseguenze giuridiche che derivano da tale status per tutti gli Stati e per le Nazioni Unite. Il genocidio attuale dovrà ancora aspettare i tempi tecnici e burocratici della Corte e della giustizia internazionale gestita dall'imperialismo dell'Ovest a favore dei nazisionisti.
L'agenzia palestinese Wafa diffondeva il comunicato del presidente Abu Mazen, che pur collaborando con gli occupanti sionisti, non poteva chiudere gli occhi e non "condannare il massacro in un campo profughi nel distretto di Mawasi di Khan Younis e di ritenere pienamente responsabili non solo il governo israeliano ma anche l'amministrazione statunitense, che fornisce ogni forma di supporto all'occupazione israeliana insieme ai crimini che commette. Il massacro è un crimine di guerra, un crimine contro l'umanità e e frutto della guerra genocida dell'occupazione israeliana in violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario".
Registriamo infine la condanna dell massacro da parte del governo della Malesia: "Questo attacco atroce e orribile, che si è verificato in un'area designata da Israele stesso come zona sicura per i palestinesi, rappresenta un palese disprezzo per ogni vita umana ed è in violazione del diritto internazionale, del diritto umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani", affermava il Ministero degli Esteri malese ceh ribadiva la solidarietà con la Palestina e condannava "la continua aggressione e brutalità" sui palestinesi sottolineando che tale violenza "contraddice la risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede un'immediata cessazione delle ostilità, la protezione dei civili e l'accesso umanitario illimitato a Gaza". L'Onu decreta e i nazisioniosti se ne fanno beffe a braccetto con l'imperialismo americano.

17 luglio 2024