Un altro esempio di come il regime revisionista e fascista di Xi Jinping “aiuti” i paesi poveri del Sud del mondo
I socialimperialisti cinesi forniscono al governo golpista del Myanmar il Tech per reprimere le masse

Oltre ad essere uno dei suoi principali fornitori di armi, la Cina revisionista e fascista di Xi Jinping sostiene il governo golpista di Myanmar, l’ex Birmania, salito al potere dal 2021, fornendogli tecnologia di sorveglianza, come i sistemi di riconoscimento facciale per arrestare manifestanti e oppositori del regime militare asiatico. Ora secondo Justice for Myanmar (JFM), un gruppo di attivisti birmani che opera sotto copertura da poco prima del colpo di stato, la Cina starebbe fornendo alla giunta una intera muraglia informatica, ossia il Tech per reprimere le masse e le loro lotte contro il governo. Un “aiuto”, quello dei socialimperialisti cinesi, che rientra nella politica di ingerenza verso il Sud del mondo, e che anche secondo JFM “mette a rischio vite umane e ostacola ulteriormente l’accesso del popolo all’informazione e alla libertà di espressione”. Il tutto attraverso “un nuovo sistema che utilizza il Tiangou Secure Gateway (TGS) e il Cyber Narrator di Jizhi (Hainan) Information Technology Company Limited (nota anche come Geedge Networks), una società cinese di apparecchiature e soluzioni per la sicurezza e l’intelligence delle reti private”.
I documenti visionati da JFM mostrano infatti come da qualche settimana l’esercito birmano abbia introdotto un nuovo sistema di censura che utilizza la tecnologia di Fang Binxing, uno degli ideatori della grande muraglia della censura cinese, per creare una “dittatura digitale” che renda il paese ancora più chiuso. Dal putch del primo febbraio 2021 la reazionaria giunta militare birmana ha bloccato tutti i principali siti web come Facebook, Whatsapp e Instagram. Da maggio ha iniziato a vietare anche l’uso delle Vpn (le reti virtuali private che consentono di accedere ai siti bloccati) attraverso intimidazioni alle compagnie tecnologiche, perquisizioni dei telefoni ai cittadini, multe e arresti: lo scopo del regime è di limitare ancora di più l’accesso alle informazioni e intensificare la repressione nei confronti del popolo birmano. Nel 2023 ricordiamo che Myanmar era al secondo posto come paese con meno libertà su internet, subito dopo la Cina.
Bloccando i social media, monitorando le comunicazioni che avvengono via smartphone o tablet, tramite applicazioni che tracciano la posizione degli utenti e quindi dei ribelli, degli antagonisti, dei movimenti pro-democrazia, di qualsiasi persona non voglia sottostare al controllo capillare e digitale, della dittatura militare, il regime si assicura il governo del paese col pugno di ferro.
I documenti indicano inoltre che l’uso di questi hardware di rete cinesi in grado di effettuare un’ispezione approfondita dei pacchetti dati in transito (anche tramite l’intelligenza artificiale), abbinato al controllo esercitato da parte della giunta sugli operatori di telefonia mobile e delle compagnie che forniscono internet, le consentirebbe di “decodificare, analizzare ed elaborare il traffico internet di un utente, cosa che potrebbe includere anche il contenuto di messaggi ed e-mail”.

24 luglio 2024