Chi è Rutte, nuovo segretario della Nato
Un ultraliberista, trasformista, conservatore, nazionalista e amico di Trump alla guida dell’alleanza imperialista d’Occidente. Aumentano i rischi di guerra mondiale.

I 32 Stati membri della Nato hanno nominato Mark Rutte, 57enne e Primo ministro dei Paesi Bassi, quale nuovo segretario generale dell'Alleanza. Il primo ottobre assumerà l'incarico per un mandato di 4 anni. Succede al norvegese Jens Stoltenberg, che ha ricoperto la carica per dieci anni.

Rutte, il primo ministro più longevo della storia olandese
Mark Rutte, nato a L'Aia il 14 febbraio 1967, è dal 14 ottobre 2010 primo ministro dei Paesi Bassi, il più longevo nella storia olandese.
Ex dirigente responsabile delle “Risorse umane” della multinazionale Unilever, l’imprenditore Rutte fu selezionato nel 2002 per entrare a far parte in quota Vvd, il partito Partito popolare per la libertà e la democrazia di centro, del governo di Jan Peter Balkenende come Segretario di Stato (l’equivalente di ministro) per gli Affari Sociali e l’Occupazione. Dal 2004 al 2006 passò al ministero per l’Educazione, la Cultura e la Scienza, varando una grande riforma del sistema scolastico olandese orientata al mercato, che ha posto la scuola pubblica olandese al servizio delle aziende e del profitto proprio come intende fare Valditara nel nostro Paese.
Dal 2006 al 2023 è stato leader politico del Partito popolare per la libertà e la democrazia (VVD) e nel suo ruolo da primo Ministro ha costruito intorno all’Olanda l’alleanza della Nuova Lega Anseatica, blocco commerciale, patto economico e strumento di pressione per portare avanti una linea politica liberista nelle istituzioni di Bruxelles.

Dall’estrema destra ai laburisti sempre nel nome del liberismo
Per capire il trasformismo di Rutte, basti pensare che alle elezioni legislative del 2010 il Vvd risultò l’unica formazione a sfondare la soglia del 20% dei consensi e, con soli 80.000 voti in più della sinistra del Partito Laburista, ottenne 31 seggi contro i 30 dei principali sfidanti, posizionandosi in prima fila per la formazione del governo.
L’esecutivo si strutturò come un governo di coalizione tra Vvd e Cda (i Cattolici conservatori), supportato all’esterno dal Partito per le Libertà (Pvv), la formazione di estrema destra ed euroscettica di Gert Wilders, arrivata terza col 15,5% delle preferenze. Wilders concesse il via libera per un esecutivo guidato da Rutte, sostenendone la linea liberista, e i neofascisti olandesi sostennero convintamente le riforme di Rutte volte a tagliare il deficit e la spesa pubblica in cambio di leggi restrittive sull’immigrazione e sul divieto dei burqa nei luoghi pubblici e negli spazi comuni.
Dopo poco più di un anno e mezzo, nell’aprile 2012, vi furono elezioni anticipate nelle quali sia il Vvd che i Laburisti, aumentarono i loro consensi e si allearono per il secondo governo Rutte con solidi numeri istituzionali. Fra l’altro nel voto di fine legislatura del 2017 i laburisti pagarono i cinque anni di connivenza e collaborazionismo con l’agenda liberista e razzista di Rutte precipitando in termini di consensi. Ma ormai la svolta più liberista ed antipopolare della storia dell’Olanda fatta di tagli al welfare, flessibilizzazione del mercato del lavoro, di riduzione del carico fiscale e di politiche antipopolari e discriminatorie, era compiuta.
A gennaio 2021 il terzo governo Rutte è stato costretto alle dimissioni dall’onda lunga di uno scandalo fiscale delle autorità olandesi, ma lo stesso Rutte cade anche stavolta in piedi ricevendo l'incarico formale di guidare per nove mesi un governo di transizione mentre conduceva le negoziazioni per il quarto esecutivo.

Un paladino dell’austerità europea
Di stampo ultraliberista, Rutte negli anni ha mediato e tessuto alleanze durature che hanno portato l’Olanda a divenire il terzo polo di influenza, dopo Germania e Francia, nell’Europa post-Brexit. Dalla crisi dei debiti sovrani a quella del coronavirus, la sua linea politica si è sempre incentrata sul sostegno a una rigorosa applicazione dell’austerità sui conti pubblici, e per una difesa degli strumenti di controllo coercitivi sull’attività economica e finanziaria degli Stati del Sud Europa.
Rutte, insomma, ha guidato i Paesi Bassi con un approccio nazionalista, e allo stesso tempo ha condotto una politica estera in Europa ostile all’aumento di solidarietà fra i Paesi, e orientata a politiche capaci di non minacciare l’agenda economica, commerciale e finanziaria olandese, né la sua condizione fiscale da paradiso per i capitalisti.
Dopo una gestione carceraria del Covid che mise a rischio i suoi rapporti continentali, per riguadagnare popolarità agli occhi delle cancellerie europee, Rutte si è intestato la “crociata” in nome dei diritti liberali condotta dall’Ue contro Polonia e Ungheria, promuovendo un duro scontro con il premier magiaro Viktor Orban e arrivando a dichiarare strumentalmente che l’Unione potesse esser sciolta e rifondata senza Varsavia e Budapest.

L’ulteriore svolta a destra della leadership Nato accresce il rischio di una nuova guerra mondiale
L’ultimo governo Rutte, che si è dimesso nel 2023, ha impegnato i Paesi Bassi nel sostegno all’Ucraina invasa dalla Federazione Russa, in linea con la quasi totalità degli altri Paesi UE.
Nel suo percorso politico Rutte si è dimostrato un abile trasformista e un calcolatore inappuntabile, riuscendo sempre a restare in sella del potere borghese in qualunque situazione e nonostante tutto, meritandosi l’appellativo di "Teflon Mark" per la sua resistenza agli scandali. Si è sempre detto un ammiratore dei Si descrive come un ammiratore dei leader ultrareazionari britannici Margaret Thatcher e Winston Churchill e dell'americanio Ronald Reagan, a livello internazionale Rutte ha costruito una vasta rete di contatti che approda anche dall'altra parte dell'Atlantico dov’è conosciuto come "The Trump Whisperer" - colui che sussurra all'orecchio di Donald Trump - per la sua forte vicinanza con l'ex presidente americano in corsa ancora una volta per la Casa Bianca.
Insomma, la NATO sarà guidata da un politicante borghese, conservatore, ultraliberista e reazionario, le cui politiche razziste, anti-migranti e di distruzione dello stato sociale e della scuola pubblica olandese hanno fatto sì che egli incassasse già da novembre 2023, il sostegno di Stati Uniti, di Regno Unito, Germania e Francia per la successione al vertice della Nato.
Una carriera fulminante, ora ad un passo dal suo apice alla guida della maggiore alleanza imperialista mondiale, che si è concretizzata di fatto lo scorso giugno con la caduta dell’ultimo veto rumeno, e col ritiro dalla corsa del presidente Klaus Iohannis, che spalancherà a Rutte la prestigiosa poltrona oggi di Stoltenberg.
Un profilo che, in estrema sintesi, segna una ulteriore svolta a destra nella leadership Nato, e che incrementa sempre di più i rischi di una terza guerra mondiale interimperialista, i cui segnali sono già evidenti in gran parte del mondo.

24 luglio 2024