Gli antifascisti avevano protestato contro la provocatoria presenza nell'università di Fiore (FN) ad un "convegno" sulle foibe
Assalto squadrista contro gli studenti della Sapienza
Feriti e danneggiamenti dopo un'azione premeditata. Digos e magistratura mettono sullo stesso piano aggressori e aggrediti. Il preside di Lettere e Filosofia, Pescosolido (PD), si inventa minacce e sequestro da parte degli antifascisti
Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma

Il 27 maggio, era martedì mattina, alcuni ragazzi dei collettivi dell'Università "La Sapienza" stavano sovraffiggendo la quantità esorbitante di manifesti di Forza nuova (Fn) che pubblicizzavano un "convegno" con Roberto Fiore, boss nazionale di Fn, da tenersi all'Università sul tema delle foibe.
L'iniziativa, nient'altro che un'adunata fascista a fine propagandistico, dopo essere stata autorizzata dal preside della facoltà di Lettere e Filosofia, Guido Pescosolido, era stata giustamente interdetta con la revoca dell'autorizzazione da parte del prorettore Luigi Frati, sotto la pressione delle studentesse e degli studenti universitari. Questo dopo che poco tempo prima era stata organizzata dai collettivi un'altra conferenza sul tema delle foibe, coronata da un notevole successo. Provocatorio è stato quindi il carattere dell'assurda richiesta degli unici due militanti di Fn della Sapienza di poter organizzare una conferenza in risposta sullo stesso tema pochi giorni dopo. Così come provocatoria è stata l'affissione dei manifesti che pubblicizzavano un'iniziativa che non ci sarebbe stata.
Gli studenti, 6 ragazze e 4 ragazzi, stavano coprendo questi manifesti fascisti, su cui figurava un'antifascista col naso da Pinocchio, mentre sbucava un'auto piena di squadristi di Fn, uno dei quali il dirigente Avaro (apparso nel documentario "Nazirock" mentre narrava di un suo pestaggio ai danni di alcuni antifascisti), armati di tutto punto, dalle spranghe ai tirapugni, e intenzionati a massacrare quanti più possibile studenti fossero capitati a tiro.
I 5 fascisti, dopo un breve scambio di battute, hanno tirato fuori le loro armi e assaltato i ragazzi. Il fatto si stava svolgendo su una via adiacente all'Università e i soccorsi hanno tardato ad arrivare. Risultato: una testa sfasciata, un braccio maciullato, diversi feriti (alcuni dei quali riportano veri e propri buchi nella carne e nei muscoli). Poi, però, la reazione dei ragazzi che si trovavano all'interno nell'Università è arrivata e ha ripagato gli squadristi con qualche ferita e i vetri rotti della loro lussuosa auto.
Dopo un quarto d'ora circa arrivano le "forze dell'ordine" le quali, di fronte al massacro appena compiuto fermano quattro fascisti e, per "par condicio", pure due degli aggrediti, Emiliano e Giuseppe (successivamente si saprà che sono stati denunciati altri 12 antifascisti).
Alle 9 del giorno seguente un presidio di circa 200 antifasciste/i ha manifestato a Piazzale Clodio, di fronte al Tribunale dove, a porte chiuse, si stava tenendo il processo agli arrestati, processo per direttissima che si è concluso con la convalida degli arresti per i due di Fn (tra cui Avaro) e, incredibile, anche per un antifascista, Emiliano.
Verso le 14,30 gli studenti (quasi tutti interni della Sapienza) hanno tenuto un'affollatissima assemblea che, dopo ore di intenso dibattito, ha deciso un corteo all'indomani di prima mattina. Purtroppo la pioggia scrosciante ha impedito che a questo corteo, partito dall'Università, si aggiungessero gli antifascisti di altre realtà non universitarie e provenienti da tutta la città. Ciononostante l'iniziativa ha riscosso il solito grande successo all'interno della Sapienza dove ormai, dopo quest'ultima aggressione fascista, il consenso dei collettivi sta raggiungendo livelli veramente alti.

Coro di regime contro l'antifascismo
Così sono andati i fatti. Ciò non basta né alla stragrande maggioranza dei mass-media di regime né alla Digos né ovviamente ai fascisti stessi a cui non pare vero (anche se in realtà ci sono ben abituati) di avere tanto soccorso. Polizia, parlamento, magistratura e informazione di regime difendono i fascisti e reprimono sul nascere, laddove sembra rifiorire, lo sviluppo di una genuina coscienza antifascista.
La prima ad attaccare è la Digos che, mostrando una foto che convaliderebbe una versione diversa da quella dei collettivi, "ricostruisce" gli avvenimenti così: i primi ad aggredire sono stati i ragazzi antifascisti. E questo perché nella foto si vedono gli squadristi appoggiati alla loro macchina, prima di passare all'attacco, che sarebbe "motivato" dalla rottura di qualche vetro dell'auto di Fn. È allora che i saggi e previdenti tirapiedi di Roberto Fiore tirano fuori, come per magia, l'arsenale di armi.
Le incongruenze della versione delle "forze dell'ordine", oltre a non essere sembrate rilevanti al Tribunale, non devono essere "saltate agli occhi" dei mass-media borghesi che coi loro sbrigativi resoconti hanno fatto sì che in tanti abbiano capito che c'è stata una "rissa" tra destra e sinistra, tra fascisti e antifascisti, e che però in ultima analisi la colpa di tutto ce l'hanno gli antifascisti che per primi hanno voluto impedire il "convegno" di Fn.
A condire l'insalata non è mancata l'"interrogazione parlamentare urgente" presentata dalla deputata Pdl Paola Frassinetti, firmata da ben altri 34 parlamentari PdL e da uno della Lega Nord, in cui possiamo leggere con ribrezzo: "a) per quale motivo e sulla base di quali motivazioni il Rettore dell'Università La Sapienza di Roma abbia revocato l'autorizzazione, dopo averla concessa, contribuendo in questo modo ad esasperare le tensioni e a creare le condizioni per una serie di disordini fuori e dentro l'università; b) quali iniziative siano state attuate dalle autorità accademiche competenti per evitare il ripetersi di simili episodi e se siano stati presi provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti che con manifestazioni di intolleranza impediscono il libero svolgimento delle attività accademiche; quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di episodi di intolleranza all'interno di scuole ed università affinché non venga mai negata l'agibilità politica a nessuno per far sì che l'Università resti un luogo di confronto libero e civile dove a tutti è concesso il diritto di pensiero e di parola".
Non una parola contro i fascisti aggressori. Anzi, si chiedono "provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti", iniziative "al fine di evitare il ripetersi di episodi di intolleranza all'interno di scuole ed università" (si riferisce alla richiesta, da parte degli studenti, della revoca del "convegno"). A parte l'evidente intrusione da terza repubblica neofascista del parlamento (oltre che della polizia) negli affari universitari, che mina una volta di più la gestione democratica dell'Università, possibile che il prorettore della Sapienza rischi (come implicitamente accennato nel punto 'a' dell'interrogazione) sanzioni per aver applicato la Costituzione in un'istituzione pubblica?
Col pretesto della "salvaguardia" della democrazia borghese "uguale" per tutti, gli studenti sono stati isolati per aver impedito a Roberto Fiore di entrare alla Sapienza. Lo stesso era successo col papa nero, quando avrebbe dovuto inaugurare ufficialmente l'anno accademico con una "lectio magistralis". Mentre la borghesia in camicia nera abbraccia il neofascismo su tutti i fronti, politico, repressivo, giudiziario, economico, militare, al popolo e agli studenti democratici vengono posti i limiti di questa stessa "democrazia" in base alla quale, ad esempio, anche se i fascisti spaccano teste a destra e a manca, devono comunque avere il diritto di parola in una delle Università più importanti d'Italia, e anche se la Chiesa lavora per riportare l'Italia e la donna in condizioni medioevali, Ratzinger deve comunque inaugurare (con evidente significato simbolico) l'anno accademico del principale ateneo d'Italia.
Se oggi i fascisti possono godere di questo sistema di protezione è perché tutti, destra e "sinistra" borghese, hanno cercato di minare la coscienza antifascista fino a poco tempo fa ancora ben radicata nelle masse e hanno concesso, sul piano politico e culturale, un'enormità tale di spazi ai fascisti (fino a santificare il fucilatore di partigiani Almirante nel parlamento nero).

Il ruolo del preside e quello dell'Università
Guido Pescosolido, preside della Facoltà noto per il suo appoggio al PD di Veltroni e D'Alema, è stato nell'occhio del ciclone da subito dopo l'aggressione fascista.
Gli studenti ne avevano chiesto immediatamente le dimissioni, perché se il "convegno" non fosse stato concesso fin dall'inizio, si sarebbero potute evitare le botte. Lo hanno fatto occupando simbolicamente il cortile interno universitario, cosa che però dev'essere stata giudicata "eccessiva" da Pescosolido dato che ha dichiarato di essere stato "sequestrato" dagli studenti. Durante l'occupazione, ha poi raccontato il preside, "Uno studente mi ha chiesto se avevo figli. Poi mi ha battuto un colpetto sulla spalla e si è allontanato". In realtà lo studente in questione, dopo avergli chiesto se era padre, gli aveva semplicemente domandato se si rendesse conto che al posto degli aggrediti avrebbero potuto esserci suoi figli.
Una mistificazione in piena regola, quindi, quella di Pescosolido, che ha pure sporto denuncia contro il ragazzo innocente. Si dà da fare più dei fascisti, il professore in camicia nera, prendendo iniziative contro gli antifascisti di propria sponte!
Da notare che il furbone stava per essere messo in discussione dal Consiglio di facoltà, che aveva in ordine del giorno la mozione di sfiducia, quando ha tirato fuori le storie delle minacce e del sequestro.
La nota positiva in questa vicenda è, oltre alla forte risposta antifascista degli studenti, il fatto che l'Università come istituzione ha condannato fermamente le aggressioni fasciste (non si parla affatto di rissa tra "opposti estremismi") e, probabilmente, si costituirà parte civile nel processo ai ragazzi di sinistra, ai quali va la solidarietà militante dei marxisti-leninisti romani.

4 giugno 2008