L'udienza del processo si è svolta in un clima intimidatorio e blindato dalle "forze dell'ordine" del ministro fascio-leghista Maroni
Assolvere i 23 manifestanti del 14 dicembre
Scarcerare subito lo studente ingiustamente confermato agli arresti domiciliari. I giudici cedono e accettano la costituzione di parte civile del neopodestà capitolino Alemanno
Corteo studentesco di solidarietà si conclude davanti al tribunale romano

Nel primo pomeriggio di giovedì 23 dicembre si è svolto il processo per direttissima nei confronti di 7 dei 23 arrestati al corteo romano del 14 dicembre per contestare la controriforma Gelmini dell'università e l'esecutivo nero del neoduce Berlusconi. Il tribunale è stato presidiato e blindato dalle "forze dell'ordine" del regime neofascista che hanno tentato di bloccare qualsiasi iniziativa di solidarietà da parte degli studenti e delle studentesse. Ciononostante gli studenti con coraggio hanno organizzato un corteo per Roma conclusosi dinanzi agli uffici giudiziari.
I 7 sono imputati per resistenza pluriaggravata, lesioni e danneggiamento assieme ad altri 16 manifestanti per i quali i giudici delle diverse sezioni hanno rinviato il processo al 17 febbraio e 13 giugno prossimi. Gli avvocati della difesa, infatti, hanno chiesto l'acquisizione di ulteriori prove testimoniali, nonché videoregistrazioni e fotografie di quella giornata, mentre non è stata accolta la richiesta di revoca degli arresti domiciliari a uno dei manifestanti, Mario Miliucci, che fino al giorno della nuova udienza, da tenersi il prossimo 24 gennaio, dovrà rimanere, dunque, al regime dei "domiciliari", nonostante sia incensurato. Tale provvedimento è ingiusto e viola la sostanza delle regole processuali: ecco perché chiediamo la sua immediata scarcerazione.
Il pesante clima di repressione e di imposizione nei confronti della magistratura da parte del governo del neoduce Berlusconi ma anche delle giunte locali, in primis quella nera di Roma, nei confronti dell'andamento processuale sta dando i suoi primi malefici frutti. Nonostante i giudici abbiano rigettato, in un primo momento, la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dalla giunta del fascista Alemanno contro alcuni manifestanti, rei di aver provocato danni "per milioni di euro" avendo lesionato "gravemente l'arredo urbano" di Roma, la accoglieva, invece, nei confronti di altri manifestanti cui è stato contestato, con grande stupore degli avvocati difensori, di aver "divelto l'arredo stradale, vasi in cemento, balaustre in ferro e pietre della pavimentazione stradale, nonché beni di pertinenza del Comune di Roma". Un fatto grave che la dice lunga sull'intenzione, ormai ben chiara, del gerarca Alfano di attivare e controllare in maniera unidirezionale la macchina repressiva giudiziaria, al fine di completare l'opera neofascista cominciata dal suo compare, il fascio-leghista Maroni.
I 23 imputati devono essere assolti perché si sono opposti legittimamente al governo neofascista Berlusconi illegittimo perché incompatibile con la Costituzione.

5 gennaio 2011