Secondo l'analisi dei flussi elettorali inarrestabile l'emorragia di elettori dal PDL e dal PD
L'astensionismo fa crollare il M5S
Gli elettori astensionisti i più fedeli alla propria scelta

Già alle passate elezioni politiche di febbraio era stata registrata dagli analisti la grande mobilità dell'elettorato rispetto alle precedenti consultazioni elettorali. La nascita del PD e del PDL, la sempre più accentuata omologazione dei partiti della destra e della "sinistra" borghese, sfociata, prima, nel comune sostegno al governo Monti e, oggi, in un'alleanza vera e propria nel governo Letta-Berlusconi, hanno prodotto una marcata sfiducia nei partiti storici e scongelato il loro elettorati tradizionali. Ciò ha ridotto, se non frantumato definitivamente, lo "zoccolo duro", liberato grandi masse di elettori e prodotto sensibili spostamenti di voti verso l'astensionismo e altre liste, come per esempio il M5S, viste come scollegate o opposte ai due principali partiti e schieramenti della classe dominante borghese.
Questa dinamica elettorale si è consumata anche in questa tornata di elezioni comunali come dimostrano vari studi sui flussi elettorali e in particolare quelli prodotti dall'Istituto Cattaneo che si è concentrato soprattutto sull'analisi dell'incremento dell'astensionismo che, sostiene, è "il dato più importante emerso da queste elezioni", cercando di individuare l'origine partitica degli astenuti, in particolare dei "nuovi astenuti".
Purtroppo, per mancanza di dati a livello di sezione elettorale, al momento l'analisi del Cattaneo è limitata a cinque città capoluogo e cioè Brescia, Treviso, Ancona, Barletta e Roma.
Risulta che circa il 50% degli astenuti attuali nelle città prese in esame (esclusa Roma) si erano già astenuti alle politiche del 2013. Dei restanti "nuovi astenuti" il grosso viene da elettori che nel febbraio scorso avevano votato Movimento 5 stelle. A Brescia e ad Ancona circa la metà dei voti dei 5 stelle del febbraio 2013 sarebbe andata all'astensione, a Treviso un terzo.
Altri partiti che hanno dato "un contributo rilevante all'astensionismo nelle tre città (ed il primo a Barletta) ci sono il PDL, che a Brescia, Treviso e Ancona perde verso l'astensionismo il 40% dei voti presi a febbraio 2013, e il PD che perde verso l'astensione: abbastanza a Treviso (3,4 punti percentuali), meno nelle altre città".
L'Istituto Cattaneo si sofferma anche sui voti persi dal M5S. Secondo la passata analisi dei flussi elettorali alle politiche, gli elettori di 5 stelle provenivano soprattutto dai partiti tradizionali e non dall'astensionismo. I voti perduti dal M5S sono "tornati a casa", cioè ai partiti da cui provengono?
Secondo Cattaneo a Brescia e Ancona il M5S oltre ad aver perduto circa la metà dei suoi voti precedenti verso l'astensione, ha avuto anche perdite di rilievo verso i candidati di "centro-sinistra" e "centro-destra" (Brescia e Ancona), delle liste civiche (Brescia) o altri candidati (Ancona). Lo stesso si è verificato a Treviso.

I flussi nella capitale
A Roma, gli astenuti provengono per il 46,8% da elettori che avevano disertato le urne anche alle politiche. Meno di un quarto (23,2%) arriva dal M5S. Quote consistenti poi vengono dal PDL (11,9%) e dalla coalizione di Monti (8%).
Per quanto riguarda il M5S a Roma il candidato a sindaco De Vito ha saputo conservare solo un quarto dei voti che il Movimento aveva ottenuto alle politiche (24,8%). Il 55% dei voti del M5S vanno all'astensionismo. Al candidato del "centro-sinistra" Marino va circa il 12% e a quello del "centro-destra, Alemanno, il 6%.
"Si potrebbe dire - è la conclusione di Cattaneo - che, in parte, il Movimento 5 stelle ha svolto il ruolo di 'piattaforma di transito' verso l'astensionismo. In parte, invece, vi è stato un ritorno ai partiti di origine, sia a destra che a sinistra di chi aveva scelto Grillo". Pare comunque evidente che il ruolo di puntello del sistema capitalistico, di canalizzatore della rabbia e del dissenso verso i partiti borghesi tradizionali e quindi di drenaggio dell'astensionismo, così ben svolto dal Movimento di Grillo e Casaleggio alle politiche, non è altrettanto ben riuscito alle amministrative 2013.
Di un altro istituto che studia i risultati elettorali, il CISE-Luiss, che per quanto riguarda l'analisi generale è palesemente favorevole al "centro-sinistra", è comunque interessante l'analisi sui flussi elettorali a Roma. Da questa analisi risulta che fra coloro che nel 2008 aveva votato "centro-sinistra" solo il 58% ha votato Marino ("centro-sinistra), il 7% ha votato De Vito (M5S) e il 24% si è astenuto. Fra chi aveva votato "centro-destra" il 45% ha rivotato Alemanno ("centro-destra"), il 5% De Vito e il 33% si è astenuto. Gli astenuti al 97% hanno confermata la propria scelta. In sostanza, i vari schieramenti hanno recuperato solo una minima e insignificante quota (3%) di voti dall'astensionismo. Stesso discorso raffrontando il risultato attuale con le elezioni politiche di febbraio. Il 94% di astenuti ha confermato la propria scelta. Mentre la "fedeltà" al proprio schieramento è stata del 75% per gli elettori del "centro-sinistra", del 63% per gli elettori del "centro-destra" e di appena il 26% per gli elettori del Movimento 5 stelle. Ben il 48% degli elettori del M5S alle politiche si è riversato nell'astensionismo alle comunali capitoline.

5 giugno 2013