Elezioni politiche 13-14 aprile 2008
10.615.207 astensionisti delegittimano i partiti e il parlamento del regime capitalista e neofascista
La destra borghese del neoduce Berlusconi batte la "sinistra" borghese del neopresidenzialista Veltroni, che paga il fallimento del governo Prodi. Berlusconi e Veltroni d'accordo per realizzare la terza repubblica. L'astensionismo di sinistra e il PD spazzano via dal parlamento la Sinistra arcobaleno
Il PMLI è l'unica alternativa per i fautori del socialismo

Le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008 sono caratterizzate da una significativa avanzata dell'astensionismo (diserzione delle urne, schede annullate o lasciate in bianco). I media della destra e della "sinistra" borghese non ne parlano e sperano così di esorcizzarne la dimensione e il peso politico. Alla Camera l'astensionismo è al 22,5% e al Senato al 22,6% registrando rispettivamente incrementi del 3,7% e del 3,5% rispetto alle precedenti elezioni politiche 2006. E questo senza contare il voto degli italiani all'estero, i cui risultati ancora il Ministero degli Interni non ha reso noti, che renderebbe queste percentuali ancor più alte.
Si tratta di ben 10.615.207 elettori, oltre un quinto dell'intero corpo elettorale, che ha così delegittimato i partiti e il parlamento del regime capitalista e neofascista sottraendo loro coscientemente la propria fiducia e il proprio consenso.
Paradossalmente, il fatto che nelle elezioni provinciali e comunali, che si sono svolte contemporaneamente a quelle politiche, l'astensionismo sia invece calato, in alcuni casi anche in modo rimarchevole, rispetto alle precedenti elezioni omologhe, conferma che il voto astensionista non è un fenomeno fisiologico, né un segno di disimpegno o qualunquismo, ma una scelta di voto vera e propria, un atto cosciente e qualificato che l'elettorato sceglie di usare consapevolmente a seconda della situazione politica, nazionale o locale.
Complessivamente nelle 8 province in cui si votava, la diserzione alle urne è calata del 13,4%. Alle comunali la diminuzione è del 5,3%. In sostanza, le elezioni politiche hanno fatto da traino a quelle provinciali e comunali dove tradizionalmente l'astensionismo è molto più alto. E in parte è successo anche viceversa. È il caso di Benevento, dove la diserzione delle urne cala sia alle provinciali che alle politiche, rispettivamente del 2% e dell'1,2%. Anche in Sicilia è evidente che le elezioni per il rinnovo del parlamento regionale hanno a loro volta trainato il voto per le politiche per le quali infatti il dato della diserzione delle urne resta fermo al 25% del 2006.
Anche in questa tornata elettorale e forse più che in passato vi è la prova provata che l'astensionismo è stato alimentato soprattutto dall'elettorato di sinistra che ha voluto così dare una dura lezione alla "sinistra" borghese che ha retto il governo negli ultimi due anni. Si tratta di un astensionismo che viene dalle fabbriche del Nord, dalle periferie urbane, dal Mezzogiorno abbandonato alla miseria, alle mafie e alla monnezza, dalle città martoriate dalla Tav, dalle basi Usa e dagli inceneritori, e viene da quell'elettorato di sinistra che si era illuso che il governo Prodi avrebbe seguito una politica diversa e opposta a quella del governo della destra.
Per questa massiccia componente dell'elettorato di sinistra a niente sono valsi questa volta i ricatti morali e lo spauracchio della vittoria del neoduce Berlusconi. Uno scorno anche per "il manifesto" trotzkista che ha guidato la campagna antiastensionista chiedendo di tapparsi per l'ennesima volta il naso e votare Sinistra arcobaleno o addirittura il PD.
L'elettorato di sinistra non è più disposto come nel passato a firmare cambiali in bianco a chicchessia ed è pronto a chiedere il conto di promesse fatte e non mantenute.
È un dato ormai confermato dalla storia elettorale degli ultimi decenni che l'astensionismo avanza quando la "sinistra" borghese arretra e viceversa. C'è una parte sempre più consistente di elettorato fluttuante che dà fiducia e sostiene la "sinistra" borghese nella speranza che cambi qualcosa e poi, alla prova dei fatti, la punisce sonoramente attraverso l'astensionismo.
Un altro dato significativo è che questa volta sono stati soprattutto i giovani a punire con l'astensionismo la "sinistra" borghese. Si è infatti annullata la forbice dell'astensionismo fra Camera e Senato, in genere più alto in quest'ultimo caso. La differenza ormai è dello 0,1%, e l'incremento dell'astensionismo alla Camera è superiore a quello del Senato.
Alla Sardegna il record dell'incremento della diserzione delle urne col +5,6% che l'attesta al 27,7%, poco sotto al record assoluto che spetta alla Calabria col 28,6%.
Ma non da meno sono le regioni tradizionalmente in mano al "centro-sinistra" come la Liguria dove l'incremento della diserzione delle urne è del 5,5%, e a Genova addirittura del 6,1%. In Piemonte col +4,1% e Torino col +4,7 come Biella. In Emilia-Romagna (+3,4%), Toscana (+3,7%), Marche (+3,5%). Tutte regioni sopra il dato medio nazionale.
Regioni e città dove la "sinistra" boghese, PD e Sinistra arcobaleno, calano in modo ancor più vistoso che altrove. E l'astensionismo sarebbe stato ancor più alto se non fosse stato drenato da Sinistra critica, PCL, Lista per il bene comune dell'ex senatore del PdCI, Rossi, e altri minori che avevano nel simbolo la falce e martello che complessivamente sono riusciti a ottenere 497.536 voti alla Camera e 535.213 voti al Senato.

PDL batte PD
La destra borghese del neoduce Berlusconi batte la "sinistra" borghese del neopresidenzialista Veltroni. Lo scarto fra le due coalizioni è pari al 6,2% sugli aventi diritto al voto, pari all'8,2% sui voti validi. Ma non si tratta di uno spostamento a destra dell'elettorato come qualcuno tenta di far credere.
Il PDL perde rispetto alle politiche 2006 ben 1.030.046 voti alla Camera e 816.029 al Senato. Rispettivamente il 2,3% e il 2% sul corpo elettorale. La Lega neofascista, razzista e separatista di Bossi avanza ma in realtà è ancora sotto il bottino realizzato in passato. Oggi ottiene infatti 3.026.844 voti, ma nel 1996 i voti erano 3.776.354. In sostanza, ha semplicemente recuperato, e non totalmente, il suo elettorato tradizionale che per alcune tornate si era orientato altrove.
Non c'è stato insomma alcun plebiscito a destra. La coalizione di "centro-destra" è ben lontana dalla maggioranza assoluta e complessivamente ottiene il consenso del 35,3% degli elettori, ossia di un elettore su tre.
Berlusconi ha vinto semplicemente perché Veltroni ha perso. E quest'ultimo ha perso perché il governo Prodi ha fatto la stessa politica del neoduce.
Vero è che a dispetto della volontà della maggioranza del nostro popolo, andrà avanti la realizzazione della terza repubblica, portando a termine il lavoro già fatto con la seconda repubblica. Il che significa accentuare i caratteri e i connotati del vigente regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.
Non solo perché Berlusconi ne ha i numeri parlamentari, ma perché Veltroni si è immediatamente dichiarato più che disponibile a realizzarla insieme.
Il neoduce, mostrando tutte le sue ambizioni mussoliniane, ha dichiarato: "Voglio restare nella storia del mio Paese come uno statista che lo ha cambiato" e ha annunciato che "si potrebbe riesumare il lavoro della Bicamerale del '94 a partire dal risultato cui pervenimmo di comune accordo". E il neonazionalista e presidenzialista Veltroni di rimando gli ha risposto: "Siamo pronti a discutere subito in Parlamento delle riforme istituzionali a partire da quella elettorale". Risulta evidente che pur cambiando i fattori il risultato sarebbe stato lo stesso. Chiunque avesse prevalso elettoralmente, erano entrambi fermamente convinti a portare fino in fondo la realizzazione della terza repubblica.

Sinistra arcobaleno fuori dal parlamento
La Sinistra arcobaleno paga il conto più salato al fallimento del governo Prodi. L'astensionismo, da una parte, e il ricatto elettorale del PD, dall'altra, l'hanno spazzata letteralmente via dal parlamento. Né alla Camera dove realizza il 2,4% sugli elettori, né al Senato dove ottiene il 2,5% riesce a superare il quorum e ad ottenere seggi.
In termini di voti assoluti il tracollo è verticale. Sinistra arcobaleno rispetto ai voti presi nel 2006 da PRC, PdCI e Verdi, senza quindi calcolare il serbatoio di voti di Sinistra democratica di Mussi che all'epoca stava nei DS, perde addirittura 2.848.229 voti al Senato e 2.773.976 voti alla Camera.
In particolare si è approfondita la scollatura dell'elettorato di sinistra operaio, giovanile e delle periferie urbane dall'imbelle, opportunista e filocapitalista Sinistra arcobaleno. La rottura del rapporto di fiducia dei movimenti dai partiti che in due anni hanno condiviso e coperto tutta la politica antioperaia, affamatrice e guerrafondaia del governo Prodi e infine si sono sbarazzati anche formalmente e simbolicamente della falce e martello. Lo dimostrano i risultati disastrosi realizzati in Piemonte dove da 325.107 voti delle politiche 2006 passa a 92.699 voti attuali, in Lombardia da 497.768 a 153.107, in Emilia-Romagna da 294.993 a 84.174, in Toscana da 335.683 a 106.537.
Il fatto significativo è che ora sono tutti a dolersi per la sconfitta della Sinistra arcobaleno, in particolare di Bertinotti. Persino il leccapiedi di Berlusconi, Emilio Fede, ha dichiarato affranto: "Mi spiace che Bertinotti voglia uscire di scena".
C'è nella classe dominante borghese la consapevolezza che l'uscita dal parlamento della Sinistra arcobaleno scopre il fianco sinistro al regime capitalista e neofascista e può preludere all'esplosione di nuove contraddizioni di classe e movimenti di lotta non più controllabili e incanalabili sul terreno istituzionale e parlamentare.

Il PMLI
I fautori del socialismo al contrario non devono dolersene. L'elettorato di sinistra deve comprendere fino in fondo che oggi più che mai la scelta vera è fra capitalismo e socialismo. E chi veramente sceglie il socialismo prima o poi non potrà non prendere in seria considerazione la nostra proposta politica e organizzativa, dal momento che il PMLI è l'unico Partito che difende e vuole il socialismo.
La crescita dell'astensionismo di sinistra ha aperto una nuova fase del rapporto del PMLI con i fautori del socialismo. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare che essi finiscano nelle trappole dei tre partiti dichiaratamente trotzkisti o in quella del "nuovo partito comunista" cui stanno lavorando vecchi e "nuovi" volponi revisionisti e trotzkisti.
I militanti e i simpatizzanti del PMLI - a cui sono giunti i ringraziamenti della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI che pubblichiamo in queste pagine - che hanno con coraggio e determinazione propagandato l'astensionismo marxista-leninista ce l'hanno messa tutta per raggiungere le masse delle rispettive città nonostante l'esiguità di forze, mezzi e risorse economiche e nonostante il black out dei media della destra e della "sinistra" borghese. Noi siamo certi che moltiplicheranno gli sforzi per far conoscere il Partito, con il dialogo e soprattutto con l'azione, applicando i tre elementi chiave e le quattro indicazioni per radicare il Partito. Perché, come ha sottolineato il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, nell'editoriale per il 31° Anniversario del Partito, far diventare il PMLI un Gigante Rosso anche sul piano quantitativo e organizzativo è "Una necessità storica, essenziale per la svolta rivoluzionaria della lotta di classe in Italia".
Lottiamo contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista!
Fuoco sul governo del neoduce Berlusconi!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

16 aprile 2008