Una valanga astensionista travolge l'Europa imperialista. Diserta le urne il 57% dell'elettorato
Affondano i socialisti. La destra sopravanza la "sinistra" borghese

Il risultato del voto del 4-7 giugno per il rinnovo del parlamento europeo è chiaro: il 57% dell'elettorato ha disertato le urne. Nei 27 paesi membri dell'Unione europea (Ue) una valanga astensionista di oltre 214 milioni di elettori travolge l'Europa imperialista. Un dato superiore a quello finora record segnato nelle precedenti elezioni del 2004, nella Ue allora a 25 paesi, quando i non votanti arrivarono al 54,5%.
A distanza di 5 anni i non votanti sono aumentati di 2,4 punti percentuali, confermando un andamento progressivo della quota principale dell'astensionismo, non potendo valutare le schede nulle e bianche il cui ammontare non è stato reso noto: dal 38% delle prime elezioni del 1979, nella Ue composta da 9 paesi, è arrivato al 57%.
Un contributo all'astensionismo, in termini percentuali, è venuto da gran parte dei paesi dell'Est inglobati nell'Ue imperialista prima delle precedenti elezioni e che per la maggior parte hanno confermato basse percentuali di votanti; compreso il record della Lituania dove sono cresciuti del 27,5%. Altrettanto significativo in termini percentuali e in valori assoluti il contributo dei più grossi paesi e dei membri fondatori, a cominciare dall'Italia dove i non votanti sono cresciuti del 6,4% e dalla Gran Bretagna dove sono aumentati del 4,3%. I due paesi seguono a ruota la Grecia che registra un incremento del 10,6%.
Dai dati relativi ai voti validi emerge il tonfo dei partiti socialisti. Crescono solo i Verdi e la "sinistra" borghese è sopravanzata dalla destra, che perde di meno tra i partiti iscritti ai gruppi del parlamento e registra maggiori consensi tra le nuove formazioni fasciste, razziste e xenofobe.
Secondo i risultati provvisori pubblicati dal Parlamento europeo, il gruppo di "centro-destra" del Partito popolare europeo e dei Democratici europei (PPE-DE) ottiene 263 seggi sui 736 dell'assise; ne aveva 288 nel vecchio parlamento che in base al precedente regolamento ne contava complessivamente 785. In percentuale i partiti del gruppo registrano una flessione di voti dell'1%. Il gruppo del Partito socialista europeo (PSE) perde il 5,6% dei consensi e ottiene 163 seggi contro i 217 precedenti. Il gruppo dei liberali dell'Alde perde l'1,8% dei voti e scende a 80 seggi da 100; i Verdi sono gli unici che crescono in voti, +1,6%, e in seggi 52 contro 43; la "sinistra" del Gue perde lo 0,9% e scende a 33 seggi da 41; la destra dell'Uen perde lo 0,8% e passa a 35 seggi da 44; il gruppo Indipendenza/Democrazia perde lo 0,4% e scende a 18 seggi da 22; i partiti che al momento non sono iscritti ad alcun gruppo balzano dal 3,8 al 12% dei voti e a 91 seggi rispetto ai 30 precedenti.
Per quanto riguarda il voto nei singoli paesi è da sottolineare che oltre alla quasi generalizzata forte incidenza dell'astensionismo si è manifestato un voto di protesta nei confronti dei governi nazionali in carica, sia quelli guidati dalla destra che dalla "sinistra" borghese. Fra le sconfitte più significative dei partiti al governo segnaliamo quella dei laburisti in Gran Bretagna, dei socialisti in Spagna e Ungheria, dei conservatori in Irlanda, dei popolari in Lettonia, del partito nazionalista a Malta, dei socialdemocratici in Austria.

Il voto nei 27 paesi
In Francia, dove il non voto cresce del 2,2%, vince il partito conservatore Ump del presidente Nicolas Sarkozy che sfiora il 28% dei consensi mentre i socialisti crollano al 16,6%; si ritrovano a percentuali invertite rispetto al 2004 e il Ps si trova a dover difendere il secondo posto dalla crescita degli ecologisti di Daniel Cohn Bendit. A livelli minimi il partito centrista di Francois Bayrou, Il Fronte nazionale fascista di Jean Marie Le Pen e il Fronte della Sinistra.
In Spagna i socialisti del premier Zapatero si fermano al 38,5% e sono superati dai popolari che arrivano al 42,2%. Solo 15 mesi fa il Psoe aveva vinto le elezioni politiche e guadagnato il secondo mandato per Zapatero.
Stanno ancora peggio in Gran Bretagna i laburisti di Gordon Brown che colano a picco superati sia dai conservatori di David Cameron che dall'United Kingdom Indipendent party e si ritrovano in terza posizione davanti i liberaldemocratici. Brown porta a casa il peggior risultato elettorale laburista dal dopoguerra ad oggi, con il crollo in roccaforti storiche come il Galles, e si ritrova con un governo traballante per i recenti scandali che hanno costretto alle dimissioni alcuni ministri.
In Germania la Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel perde consensi ma tiene la prima posizione a fronte al crollo dei socialdemocratici della Spd, scesi al minimo storico. Avanzano i verdi e la formazione di "sinistra" della Linke.
In Portogallo il partito di "centro-destra" dei socialdemocratici del Psd, all'opposizione, supera il Ps del premier José Socrates.
In Irlanda crolla il partito conservatore Fianna Fail, al governo dal 1997, superato dal centrista Fine Gael.
In Grecia i socialisti del Pasok sono il primo partito superando i consensi ottenuti dal partito di governo Nuova Democrazia del primo ministro Costas Karamanlis già in difficoltà per gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori e degli studenti colpiti dalla crisi economica.
In Danimarca il partito liberale al governo è superato dai socialisti.
In Austria salgono al primo posto i popolari della Oevp, partner di governo dei socialdemocratici della Spoe del cancelliere Werner Faymann che perdono consensi e incassano il peggior risultato dal 1945.
In Ungheria i socialisti del Mszp registrano una batosta che fa traballare il governo da loro diretto, surclassati dalla formazione di destra Fidez dell'ex premier Viktor Orban.
In Romania è praticamente pareggio tra il partito democratico liberale (Pdl) del presidente Traian Basescu e i socialdemocratici del Psd.
In Bulgaria il Partito socialista bulgaro (Sps) dell'attuale premier Sergei Stanishev è superato dal partito di centro Gerb, guidato dal sindaco di Sofia Boiko Borisov, che sulla scia del successo punta alla conquista del governo nelle legislative del 5 luglio prossimo.
In Slovacchia nella spartizione dei voti di solo un quinto dell'elettorato la spunta il partito socialdemocratico Smer del premier Robert Fico che ne conta un terzo, il doppio dei cristiano-democratici dello Sdku.
In Polonia si salva il partito liberale del premier Donald Tusk che tiene a distanza il Pis del presidente Kaczynski.
Nella Repubblica Ceca si conferma al primo posto il partito conservatore Ods seppur con un vantaggio inferiore al previsto sui socialdemocraitci del Cssd.
Nei paesi Baltici pagano pegno i partiti al governo in Estonia, dove vince il maggiore dei partiti di opposizione, quello dei liberali del Eesti Keskerakond e in Lettonia dove il partito popolare del premier è solo sesto e vince la destra del Pilsoniska Savienibas. Si salva invece in Lituania il partito conservatore del premier Andrius Kubilius che finisce davanti ai socialdemocratici in una corsa al ribasso segnata da un astensionismo all'80%.
Paga pegno in Slovenia il partito socialdemocratico del primo ministro Borut Pahor superato di una buona spanna dalla formazione di "centro-destra" dell'Sds.
A Cipro prevale il partito di "centro-destra" Adunata Democratica che supera il Partito dei lavoratori al governo.
Vince l'opposizione laburista a Malta con la maggioranza assoluta dei voti, staccando di oltre 10 punti il partito nazionalista del primo ministro Lawrence Gonzi.

10 giugno 2009