La mappa dell'astensionismo provincia per provincia
NONOSTANTE LE SIRENE PARLAMENTARI, UN ELETTORE SU QUATTRO SI E' ASTENUTO
I maggiori incrementi al Nord e al Centro. Al Sud e in Sicilia gli astenuti sono ben oltre il 30%. Ad Enna, Agrigento e Caltanissetta, le province più povere d'Italia, rasentano il 50%
Abbiamo già rilevato, nel commento generale alle elezioni politiche apparso su "Il Bolscevico'' n. 20, che quest'anno il risultato dell'astensionismo (non voto, voto nullo e bianco) non era affatto scontato. In realtà, scontato non lo è mai perché nonostante questa sia ormai una tendenza molto forte, l'elettoralismo è duro a morire.
L'astensionismo elettorale italiano non può essere infatti paragonato a quello che si realizza magari in percentuali anche più elevate in altri paesi europei e occidentali. Diversa è la storia elettorale e politica, diversi sono il peso e la capacità dei falsi partiti operai e comunisti di inculcare a livello di massa e soprattutto nella parte più avanzata e combattiva, illusioni elettoraliste e parlamentariste.
Ciononostante nel giro di una decina di anni, l'astensionismo ha guadagnato posizioni su posizioni, è divenuto un fenomeno di massa che coinvolge oltre 12 milioni di elettori, alimentandosi soprattutto nell'elettorato di sinistra.
Qualche studioso e commentatore ha voluto, confrontando il risultato dell'astensionismo nelle politiche con quelle delle europee '99 e delle regionali 2000, individuare un'inversione di tendenza. Il dato principale in verità è che nonostante tutte le sirene dei partiti parlamentari, tutti i ricatti morali e politici, i trucchetti e le illegalità (vedi la chiusura dei seggi dopo 7 ore l'orario ufficiale) l'astensionismo ha resistito, non è stato riassorbito ed è anche avanzato dell'1,6% rispetto alle politiche '96, le uniche con le quali è possibile un vero raffronto. Il fatto che vi sia un elettorato che qualcuno definisce "intermittente'' che non ha votato alle europee e alle regionali ed è tornato alle urne per le politiche, sta invece a dimostrare come l'astensionismo non è frutto di un generico e qualunquistico disinteresse, il frutto di coincidenze o, come qualcuno sosteneva in passato, delle condizioni climatiche. L'astensionismo è, per la stragrande maggioranza degli elettori che lo esercitano, una scelta di voto consapevole, legato al tipo di elezione, al momento e alle circostanze elettorali, politiche e sociali.

CRESCE AL NORD E AL CENTRO
Entrando nei risultati a livello provinciale e regionale, si nota come l'astensionismo in particolare cresce in tutto il Nord e nel Centro, con l'esclusione della sola provincia di Bolzano, dove peraltro la perdita è dovuta unicamente all'anomalo calo delle schede bianche, mentre aumenta comunque il non voto.
I maggiori incrementi vi sono stati nelle province del Veneto (+3,9%), del Friuli-Venezia Giulia (+3,9%) e della Lombardia (+3,2%), ma significativi sono anche quelli dell'Emilia-Romagna (+2,3%), Piemonte (+2,1%), Umbria (+1,8%), Marche (+1,7%), tutte al di sopra della media nazionale.
L'astensionismo si conferma il primo "partito'' in tutte le regioni del Sud e nelle Isole, in Liguria e in Friuli-Venezia Giulia. Conquista il primo posto anche nelle Marche e nel Lazio. è secondo ai DS in Emilia-Romagna, Toscana e Umbria. Queste sono anche le uniche regioni, insieme alla Lombardia, dove l'astensionismo è ancora al di sotto del 20%. Una prova in più che l'andamento dell'astensionismo è molto legato al comportamento dell'elettorato di sinistra che in Emilia-Romagna, in Toscana e in Umbria è ancora fortemente influenzato dai rinnegati del comunismo (DS) o dai falsi comunisti (PRC e PdCI). Un'influenza che comunque gradualmente va diminuendo come testimoniano le batoste subite dai DS e dal PRC in queste regioni e il fatto che essi non sono riusciti comunque a recuperare e bloccare l'astensionismo. Secondo uno studio dell'Abacus sui flussi elettorali fra le regionali 2000 e le politiche 2001, il PRC sarebbe il partito che più ha perso verso l'astensionismo: 7 elettori su 100 che lo avevano votato alle regionali si sarebbero astenuti alle politiche, mentre ne avrebbe recuperati dall'astensione solo 4.
In province considerate roccaforti del PCI prima e poi dei DS e del PRC come Siena e Grosseto, Massa Carrara, o Terni, si registrano incrementi dell'astensionismo superiori alla media regionale.
Un altro dato significativo è che in tutto il Nord e il Centro l'incremento dell'astensionismo è dovuto quasi unicamente all'aumento dei non votanti e in più lieve misura delle schede bianche, mentre sono in diminuzione le schede nulle. Ciò sbaraglia definitivamente il campo dalla tesi, sostenuta da qualcuno in passato, di un astensionismo gonfiato da presunti errori commessi dagli elettori a causa del nuovo sistema elettorale maggioritario.

IL RECORD SPETTA ANCORA AL SUD
Per quanto riguarda le province del Sud e delle Isole, in genere l'astensionismo arretra leggermente. Fanno significativa eccezione la Campania e la Sardegna. In genere sono diminuiti sia i non votanti che i voti nulli, mentre aumentano, fatta salva la Sicilia, le schede bianche. Quanto abbia pesato la nuova tessera elettorale, spesso percepita come un documento che "obbliga'' a votare, in regioni dove i ricatti sono ancora più pesanti a causa della miseria e dell'arretratezza economica, non si può qui conteggiare, ma certamente ha pesato.
Come ha sicuramente pesato che una certa parte di elettorato ex-democristiano rifugiatosi nell'astensionismo dopo la disgregazione della balena bianca, è tornato a votare avendo a disposizione una infinita varietà di liste e partiti sia di "centro-destra'' che di "centro-sinistra'' piene zeppe di vecchi volponi DC riciclati.
Il dato comunque più significativo è che l'astensionismo in queste regioni alpeggia su vette altissime. In tutte le regioni del Sud e delle Isole sfiora o va oltre il 30%. In Molise siamo al 38,7%, in Basilicata al 35,2%, in Sicilia al 36,2%. Regioni che avevano registrato i più alti incrementi del dato astensionista fra le elezioni politiche del '96 e quelle del '94 e dove quindi un certo calo di assestamento era quasi inevitabile. Ci sono poi province dove l'astensionismo tocca e supera il 40%: Isernia 40%, Crotone 42,5%, Vibo Valentia 42,3%, per non parlare di Agrigento e Caltanissetta dove siamo al 45,3% e Enna, alla quale spetta il record assoluto, col suo 48,8%, quasi la metà dell'intero elettorato. Non è certo casuale che si tratti delle province più povere e abbandonate d'Italia.
Si tratta ora di lavorare per qualificare politicamente in senso anticapitalistico, antigovernativo e marxista-leninista questo enorme esercito di oltre 12 milioni di astensionisti, pensando soprattutto alla sua componente di "sinistra'', mentre d'altro canto occorre continuare a impegnarsi per tirar fuori dalla palude dell'elettoralismo e del parlamentarismo borghesi le masse più avanzate e combattive, quegli strati del proletariato e delle nuove generazioni che costituiscono l'area e il serbatoio del nostro Partito ma che ancora non sono a conoscenza o non abbiamo potuto o saputo investire della nostra strategia, della nostra tattica e piattaforma rivendicativa.
Insieme dobbiamo organizzare e condurre una guerra totale contro il governo del neoduce Berlusconi, che è un prodotto dell'imbelle "centro-sinistra'', per l'Italia unita, rossa e socialista.