Strepitosa vittoria dell'astensionismo
La Sicilia è la seconda regione più astensionista d'Italia
Trombati i "big" Lombardo e Miccichè
Lavorare per qualificare in senso marxista-leninista l'astensionismo di protesta e di sinistra

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Evviva le masse astensioniste siciliane! Esse hanno contribuito in larghissima parte ad accentuare la crisi della classe dominante borghese, spingendo le sue istituzioni nazionali nell'instabilità politica e governativa e contribuendo a delegittimare maggiormente i partiti e le coalizioni parlamentari.
È un dato storico l'astensionismo in Sicilia, che, considerato in un quadro sovraregionale, diventa un pilastro dell'astensionismo di protesta con cui le regioni meridionali hanno dato una durissima punizione alle istituzioni borghesi nazionali.
In valore assoluto in Sicilia si sono astenuti alla camera 1.564.623 elettrici ed elettori (38,4%) e al senato 1.397.338 (38,3%). L'incremento in Sicilia, 7,9% alla camera e 7,2% al senato, è stato addirittura superiore al dato dell'incremento nazionale. Ciò mostra che dopo la delegittimazione delle istituzioni regionali, bombardate da un 56,4% di astensione alle recenti elezioni dell'ottobre 2012, le masse astensioniste siciliane allargano progressivamente la loro sfiducia alle istituzioni borghesi nazionali.
Tra le forme dell'astensionismo è la diserzione che aumenta maggiormente, attestandosi mediamente su 5,2 punti percentuali in più rispetto all'incremento registrato a livello nazionale. L'aumento maggiore della diserzione si è registrato nel capoluogo siciliano dove un +12% in più non si è recato alle urne (37,4% diserzione). Palermo è seconda in incremento solo alla provincia calabrese di Vibo Valentia che ha registrato un +15%. Seguono in Sicilia Agrigento (+11.4%), che si conferma la provincia con più disertori dalle urne (38,3%), Messina +11,3, Catania, +10,8%. A seguire Trapani, +9,4, Caltanissetta (+8,9), Siracusa (+8,7), Ragusa (+7,3), Enna (+6,9). Notevole l'aumento di diserzione a Caltanissetta.
L'incremento dell'astensionismo nelle tre forme, premia la diserzione. Diminuiscono alla camera le schede nulle che passano dalle 223.194 del 2008 a 82.787 nel 2013 e le schede bianche che passano da 87.529 a 38.353. Analogo discorso si può fare per il senato, dove le schede nulle diminuiscono da 209.421 a 73.102 e le bianche da 79.127 a 33.709.
Non era scontato un astensionismo così alto in Sicilia, considerata la pressione sulle masse popolari siciliane, sulla pelle delle quali i partiti borghesi hanno combattuto una guerra all'ultimo voto. Le destre in crisi per non perdere il controllo clientelare, la "sinistra" borghese, altrettanto in crisi, PD in testa, per ricondurre nell'alveo dell'elettoralismo borghese le masse astensioniste di sinistra e strappare grazie alle elettrici e agli elettori siciliani quel premio di maggioranza che gli avrebbe consentito di prevalere nettamente al senato.
Il numero delle liste messe in campo nella circoscrizione Sicilia1, comprendente le province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta erano 18 contro le 15 del 2008, mentre in Sicilia2, comprendente le province di Messina, Catania, Enna, Siracusa e Ragusa, erano 22 contro le 14 del 2008. Al senato le liste erano 22 contro le 15 del 2008. Alcune di queste liste come M5S, Rivoluzione Civile, con l'obbiettivo dichiarato di andare a drenare l'astensionismo.
Una pressione elettoralistica borghese capillare sul territorio e che ha infiltrato i movimenti di lotta più duri, tentando di ghermirne la fiducia e ricondurli nell'alveo del parlamentarismo. Basti considerare il caso di Caltanissetta, dove negli ultimi mesi si sta combattendo una battaglia di massa contro il sistema radar statunitense MUOS e dove i grillini hanno fatto massiccia opera di infiltrazione nel movimento. Le masse astensioniste hanno in parte rinviato al mittente le pressioni parlamentariste. Rimanendo, infatti, sostanzialmente invariato il corpo elettorale nella provincia l'astensionismo è passato alla camera dal 36,9% del 2008 al 41% e dal 35,4% al 40% al senato. Ma non si può neanche negare che senza l'inganno di Grillo, che ha raccolto 47.642 voti alla camera e 36.434 al senato, il dato dell'astensionismo sarebbe stato molto più alto nella provincia e, dunque, in tutta la regione.
Intanto l'astensionismo in volo ha sferrato un durissimo colpo a diversi caporioni. Non hanno riconquistato l'agognato seggiolone il leader di Grande sud, Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo, leader del MPA

Il voto ai partiti
In Sicilia il Movimento 5 stelle è il secondo partito dopo quello astensionista. Prende alla camera 842.617, 20,7% dell'elettorato e al senato 663.407, 18,2%. L'inganno elettoralistico grillino ha funzionato tanto che rispetto alle regionali 2012 i voti sono aumentati di 557.415 unità. Non ci vorrà molto a capire di che pasta è fatto questo nuovo partito, che trova tutti i pretesti e le strategie per puntellare le istituzioni borghesi. Basti considerare la sceneggiata parlamentare sul Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) siciliano. I grillini hanno "preteso" il "blocco" del MUOS in cambio dell'appoggio al DPEF. Il governatore Crocetta ha risposto concedendo il "blocco" burocratico. Il risultato è che il governo antipopolare di Crocetta ne esce rafforzato, i tagli micidiali in finanziaria sono passati grazie al M5S. Mentre Crocetta e M5S inciuciano in parlamento le masse niscemesi continuano a presidiare l'accesso alla base americana del MUOS per impedire ai militari statunitensi di continuare a costruire.
Tutti i partiti che hanno governato in Sicilia sono stati duramente puniti dagli astensionisti. Se il crollo del PDL che perde la metà dei suoi voti passando da 1.328.006 a 665.906 alla camera e da 1.1666.997 a 593.215 al senato è dovuta alla nausea politica che le masse popolari siciliane hanno nei confronti del neoduce Berlusconi e dei suoi caporioni che hanno governato e ridotto la Sicilia a un deserto sociale, economico, la stessa sorte tocca a tutti coloro che hanno governato negli ultimi anni in Sicilia.
Il PD colpevolissimo agli occhi delle masse popolari di aver sostenuto il governo dell'ex-governatore Lombardo, MPA, dimessosi dopo un'incriminazione per mafia passa da 718.571 a 457.410 voti alla camera (-6,2%). Lo stesso crollo al senato, dove neanche la lista il Megafono, legata al governatore PD, Crocetta, aiuta la coalizione a raggiungere la maggioranza. L'astensionismo di massa decreta il fallimento del progetto del governatore che riesce a raccogliere solo 138.581 voti, appena 20.235 voti in più rispetto alla lista a lui collegata alle elezioni regionali 2012.
L'UDC alla camera perde 193.963 voti, racimolandone appena 70.881. Anche alla camera parte dei voti sono stati fagocitati dalla lista Scelta civica con Monti che ottiene 129.279 voti. Il crollo è tale che il partito di Casini racimola appena due seggi alla camera e nessuno al senato. La disfatta dell'UDC trascina con sé la coalizione di Monti che comprendeva anche Futuro e libertà di Fini, il cui crollo elettorale non è quantificabile.
La trombatura dei big autonomisti e "meridionalisti" Miccichè e Lombardo è un dato politico importante che segna il fallimento definitivo su scala nazionale e locale di Grande Sud ed MPA. La coalizione che si presenta alla camera raccoglie appena 46.607, perdendo 170.385 voti rispetto al 2008. Al senato dove i due partiti presentano liste separate l'MPA racimola 46.618 voti, perdendone 147.345 rispetto al 2008. Grande Sud ne racimola 24.096.

L'astensionismo di sinistra travolge Rivoluzione Civile, SEL, PCL
Il flop più clamoroso in Sicilia è quello della coalizione guidata dal magistrato in aspettativa Ingroia. Anche in Sicilia il PRC di Ferrero e il PDCI di Diliberto, a rimorchio di Igroia, sono stati fagocitati dalla palude dell'elettoralismo borghese, più che dimezzando i voti raccolti nel 2008, raggiungendo appena il 2,1%. Peggio va al senato dove la coalizione guidata da Ingroia raggiunge l'1,5%. I dati percentuali sono leggermente superiori a quelli nazionali, segno che in Sicilia la coalizione ha avuto una maggiore presa, grazie alla storia antimafiosa di Ingroia, che, tuttavia, non ha certo ottenuto quei consensi che si attendeva.
Il dato di SEL è un disastro. Il Partito di Vendola in Sicilia, caso unico, riesce a racimolare persino meno voti che alle recenti regionali, fermandosi a 51.602 voti alla camera e a 37.241 al senato.
Il dato che conferma l'esistenza di un massiccio transito dell'elettorato di sinistra verso l'astensionismo è quello del PCL di Ferrando che crolla verticalmente alla camera perdendo ben 7.392 voti rispetto al 2008 e passando da 10.880 a 3.488 voti. Vistosa, e appena meno consistente, la sconfitta al senato dove il PCL passa da 10.233 a 4.602 voti, perdendone 5.631. È la conferma che sono i più giovani di sinistra ad essere sempre più combattivi e meno disposti a cascare negli inganni trotzkisti e falsi comunisti.
Un dato straordinario, ma non dobbiamo pensare che l'astensionismo siciliano anche quello su posizioni più avanzate sia ormai irreversibile. Per questo è aperto il fondamentale problema di qualificarlo in senso anticapitalista e rivoluzionario lavorando "con la coscienza - come dice l'UP del PMLI nei suoi ringraziamenti- che le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste sono ancora molto forti nell'elettorato, anche quello di sinistra".
Ciò richiede continui e prolungati sforzi da parte dei militanti e dei simpatizzanti siciliani del PMLI. Un lavoro che va fatto stando continuamente nelle piazze, consapevoli, come ha scritto Salvo, un simpatizzante palermitano del PMLI che "è questo momento in cui agire di più parlando con la gente e facendo volantinaggi, lavorando e lavorando".

6 marzo 2013