Quarto vertice del Forum per la cooperazione sino-africana
Avanza il neocolonialismo della Cina nel continente africano

L'8 e il 9 novembre scorsi si è svolto nella citta egiziana di Sharm el Sheik il Quarto vertice del Forum per la cooperazione sino-africana che aveva come tema l'approfondimento del "partenariato strategico tra Cina ed Africa" per i prossimi tre anni, a partire da quanto già realizzato del programma definito nel precedente vertice di Pechino 2006.
Alla conferenza ha partecipato il premier cinese Wen Jiabao che si è presentato con un pacchetto di 10 miliardi di dollari di prestiti nei prossimi tre anni al continente africano. Fra le varie iniziative proposte dalla Cina vi sono la cancellazione del debito estero, l'abbattimento dei dazi commerciali sulle merci provenienti dai paesi più poveri, programmi di cooperazione nel settore delle energie pulite, interventi di formazione e scambi culturali. Ma soprattutto, ha spiegato il premier cinese, "aiuteremo l'Africa a mettere in piedi un vero sistema finanziario", col contributo e il controllo di Pechino.
La cifra messa sul tavolo a Sharm da Wen Jiabao è il doppio di quanto venne garantito nel 2006 dal presidente Hu Jintao a testimoniare l'impegno della superpotenza imperialista cinese per estendere la sua politica neocolonialista nel continente africano. Di cui il Forum è uno strumento.
Il Forum sulla cooperazione sino-africana è stato fondato su iniziativa di Pechino nel 2000 e si riunisce in conferenze a livello ministeriale ogni tre anni, alternativamente in Cina e in un paese africano. Partito in sordina, come il livello ancora basso allora degli scambi commerciali Cina-Africa, il Forum ha acquisito importanza e una risonanza mondiale nel 2006 quando a Pechino Hu Jintao presentò ai capi di stato e di governo di 48 paesi sui 53 del continente africano il progetto di una vera e propria partnership strategica, soprattutto per la Cina affamata di risorse energetiche. Nella capitale cinese il premier Wen Jiabao annunciò un cospicuo pacchetto di aiuti e investimenti cinesi nel continente africano con l'obiettivo dichiarato di portare il volume degli scambi commerciali a 100 miliardi di dollari entro il 2010. Un obiettivo raggiunto all'inizio del 2008, con due anni di anticipo. Nel solo 2008 gli scambi commerciali sono cresciuti del 45% rispetto l'anno precendente e hanno raggiunto la cifra record di 107 miliardi di dollari, metà dei quali dovuti alle importazioni cinesi di petrolio e materie prime, superando il livello di quelli della concorrente potenza imperialista Usa.
L'ultima visita nel 2009 del presidente cinese Hu Jintao ha toccato anche diversi paesi non ricchi di materie prime quali Senegal, Mali e Tanzania. In Tanzania la Cina ha recentemente acquisito il 50% della compagnia aerea statale. Senegal e Tanzania potrebbero essere gli approdi ideali sulle coste ovest e est del continente di una rete commerciale cinese che ha il suo fulcro nel porto di Shanghai, il più importante del mondo per il traffico delle merci.
Gli investimenti cinesi in Africa sono aumentati in modo esponenziale nel settore delle materie prime come in quello delle infrastrutture e sono finiti in quasi tutti i paesi; l'ultimo grande accordo è dell'ottobre scorso, definito da un'azienda con sede a Hong Kong con la giunta militare golpista della Guinea e del valore di 7 miliardi di dollari per lo sfruttamento delle risorse minerarie del paese. La Cina dispone di delegazioni commerciali in 49 paesi africani, contro ad esempio le sole 11 della Francia che già ha perso posizioni anche nei rapporti con le sue ex colonie a favore degli Usa. E lo stesso imperialismo americano pur mettendo in campo anche lo strumento militare diretto dal comando Africom, con sempre maggiori difficoltà regge all'avanzata del neocolonialismo cinese nel continente africano. Dove cercano spazio pure India e Russia.

2 dicembre 2009