Avvio della moneta comune in dodici Paesi del Vecchio continente
UN'ORGIA DI INGANNI E ILLUSIONI INTORNO ALL'EURO
La realtà è che l'imperialismo europeo si è rafforzato per combattere ad armi pari sul piano monetario con l'imperialismo Usa
Il battesimo dell'euro come moneta comune di dodici paesi europei negli acquisti quotidiani a partire dall'1 gennaio 2002 si è tenuto in un'orgia di inganni e illusioni amplificata fino al parossismo dai mass media. Per alcuni giorni televisioni e stampa ci hanno inondati di tabelle di conversione, avvertenze sull'uso e il controllo degli spiccioli, notizie di vario genere comprese le immancabili prime immagini di presidenti, capi di governo, sindaci e così via immortalati nel loro primo acquisto in euro.
Non sono mancati nemmeno i ritorni sulla scena di ex presidenti come l'ex cancelliere tedesco Kohl che in una dichiarazione del 26 dicembre ha tenuto a rivendicare la paternità sulla nuova moneta rivelando che era sua intenzione dimettersi a fine '96 o agli inizi del '97 "ma se lo avessi fatto l'euro non sarebbe mai arrivato: in Germania non c'era una maggioranza favorevole''. E senza il marco niente euro.
"La nuova moneta ci spingerà con la sua forza a tanti cambiamenti storici e quotidiani'' ha affermato Prodi mentre festeggiava il capodanno a Vienna. Quelli quotidiani li stiamo già vivendo con la corsa al rialzo dei prezzi prima del cambio o per effetto degli arrotondamenti sui centesimi di euro, quelli storici verranno e riguardano il rafforzamento dell'imperialismo europeo per competere ad armi pari sul piano monetario con l'imperialismo americano. Questa è la ragione della nascita dell'euro.
Ci gira attorno Ciampi nel discorso di fine anno quando afferma che "è la prima volta che per libera scelta un così numeroso gruppo di paesi nei quali vivono oltre 300 milioni di persone si dà una moneta unica. Al di là di ogni considerazione economica (cioè quella sostanziale, ndr) è un grande segno di pace, è la prova concreta, definitiva dell'impegno solenne assunto dai popoli europei di vivere insieme''. Ma "fatto l'euro - precisa subito - l'integrazione europea andrà avanti per contare di più. L'Europa unita è già oggi, ma deve diventare ancora di più in avvenire, una grande forza di pace per sé e per tutti i popoli. Per esserlo l'Unione europea deve trasformarsi in un soggetto politico unitario, deve poter parlare con una voce sola sui grandi problemi. Deve operare per la crescita di un sistema istituzionale di governo mondiale''. Una superpotenza imperialista a tutto tondo sui piani monetario e economico, politico e militare.
Dall'orgia di inganni e illusioni sull'euro sembrano volersi tirar fuori il manifesto e Liberazione con i fondi di Valentino Parlato e di Rina Gagliardi che però dopo aver sparso un po' di fumo finiscono per sostenere l'euro e la politica della superpotenza imperialista europea che l'ha promosso.
Parlato critica "l'apologia dell'euro'' e cincischia per una buona parte del fondo dal titolo "Moneta senza re'' sul tema che l'euro non può essere in grado di garantire pace e unità a paesi che "hanno fatto tra loro guerre a morte'', come affermato da Ciampi; manca "il sovrano'' che batte moneta ovvero il paese leader. Intanto l'euro c'è e per Parlato il problema adesso è solo scoprire "quale dei paesi europei prenderà la leadership dell'operazione''.
Anche la Gagliardi col fondo "Tutti pazzi per l'Euro?'' attacca con la critica all'alluvione di notizie diffuse dai media impazziti per l'euro e finisce ben presto per colpire solo gli aspetti marginali della questione con argomenti simili a quelli di Parlato. "L'innovazione monetaria'' afferma è "destinata a fallire nella sua pretesa di fondo: quella di avviare un nuovo ciclo dell'economia, una nuova fase della storia, una nuova identità nazionale (europea). Non si crea una nazione a partire dalla moneta. Non si produce uno scatto nelle coscienze a forza delle file davanti ai bancomat. Per fare l'Europa, come è evidente a chiunque sia dotato di buon senso, ci vuole ben altro, un progetto sociale, politico e culturale di ben altra ampiezza''. Che come la Gagliardi ben sa, ma non dice, è quello che ha in testa l'imperialismo europeo. La conclusione significativa del pezzo è che l'euro ha un dato positivo, uno spiraglio che solo lei intravede nel "culto neoreligioso della moneta unica'': il confronto diretto fra i salari dei lavoratori europei e la conseguente presa d'atto che quelli degli italiani sono fra i più bassi. Se ciò spingerà a rivendicazioni salariali "vorrà dire che anche l'euro avrà fatto la sua parte di classe. E non, come ancora oggi sta accadendo, da una parte sola''.
A smontare le argomentazioni degli incalliti imbroglioni Parlato e Gagliardi basterebbero i commenti di capodanno di Romano Prodi. Il presidente della Commissione europea in una precedente intervista aveva sottolineato che "l'euro introduce un'economia mondiale bipolare'', non più dominata dal dollaro. Da Vienna ha ribadito che "oggi celebriamo un bambino che ha già una dimensione enorme perché rappresenta i due terzi dell'economia mossa dal dollaro ma il suo peso è destinato a salire ancora. La debolezza dell'euro ha aiutato enormemente ad aumentare la competitività''. Infatti, al debutto sui mercati finanziari l'1 gennaio 1999 l'euro raggiunse in pochi giorni il valore massimo sul dollaro, un euro era pari a 1,17 dollari. Dal '99 a oggi ha perso quasi il 24% del valore sul dollaro e ciò ha aiutato la maggiore crescita economica della superpotenza europea rispetto alla rivale americana negli ultimi anni.
"Alcuni americani - ha sottolineato sornione Prodi - intuiscono la possibilità di una concorrenza forte sulle riserve monetarie. Ora in tantissimi paesi non europei sono tutte appannaggio del dollaro, un domani la valuta Usa è destinata a convivere con l'euro''. Euro e dollaro, monete forti, in competizione sui mercati finanziari e per costituire le riserve monetarie. Ecco perché può esclamare che "con l'euro l'Europa sarà molto più forte e molto più importante. La prossima tappa è l'allargamento. L'euro rende l'Europa più profonda e più solidale, è un simbolo dell'unità'' delle esigenze di dominio mondiale dell'imperialismo europeo.

9 gennaio 2002