Gli avvocati in sciopero contro il ministro Cancellieri

Gli avvocati italiani sono in sciopero dall'8 al 16 luglio - indetto dall'Organismo unitario dell'avvocatura che ha anche programmato manifestazioni in tutta Italia - essendo saltato l'incontro programmato lo scorso 3 luglio tra il ministro della Giustizia Cancellieri e una delegazione di membri del Consiglio nazionale forense, degli Ordini territoriali, dell'Organismo unitario dell'Avvocatura e della Cassa forense, anche perché ormai il dialogo su rilevanti temi che riguardano la giustizia era divenuto impossibile dopo che lo scorso 29 giugno la Cancellieri aveva poco accortamente detto in un fuori onda durante una trasmissione televisiva "li vado a incontrare così me li levo dai piedi" rincarando poi la dose durante un'intervista ad Enrico Mentana in cui accusava gli avvocati italiani di essere una lobby che impedisce all'Italia di essere un Paese normale.
Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense (la massima istituzione forense italiana che è dotata di iniziativa legislativa e alla quale la Costituzione riconosce il ruolo di giudice speciale), ha reagito indignato ad un tale atteggiamento incassando il sostegno di tutte le organizzazioni istituzionali ed associative dell'avvocatura italiana comprese le Camere penali e civili ed anche dell'Associazione nazionale magistrati (il sindacato unico della magistratura italiana) che hanno duramente condannato l'atteggiamento di chiusura del ministro su temi ben concreti sollevati dagli avvocati italiani.
Questi ultimi si aspettavano almeno un confronto prima di procedere al cosiddetto riordino delle circoscrizioni giudiziarie (che significa in parole povere l'eliminazione di molte sedi distaccate degli uffici giudiziari in tutta la penisola, ovvero minori servizi alla cittadinanza) e la reintroduzione della mediazione obbligatoria (che viene giudicata dagli avvocati insufficiente per sviluppare una seria cultura della risoluzione delle controversie, ovvero minor tutela legale per la cittadinanza stessa), ed anche le riforme al codice di procedura civile e le disposizioni per lo smaltimento dell'arretrato processuale contenute nel "Decreto del Fare" sono state varate senza nemmeno aver consultato le rappresentanze dell'avvocatura.
Peraltro l'atteggiamento ostile della Cancellieri è ancora più intollerabile se si pensa che il Consiglio nazionale forense ha recentemente consegnato un documento alla Commissione Giustizia della Camera offrendo la disponibilità degli avvocati italiani a concorrere in misura rilevante allo smaltimento dell'arretrato civile - una delle peggiori emergenze italiane - non solo in sede di appello ma anche in ogni altro grado della giurisdizione, alla risoluzione delle controversie con forme diverse dal processo al fine di permettere a tutti l'accesso alla giustizia ostacolato anche dall'aumento esponenziale dei contributi unificati (quelle tasse giudiziarie che hanno reso la giustizia civile una vera e propria giustizia di classe, escludendo chi non può pagarle); il Consiglio nazionale forense ha offerto anche la disponibilità degli avvocati italiani a potenziare le camere arbitrali e di conciliazione istituite presso gli Ordini forensi e un contributo dell'avvocatura anche in materia di giustizia penale dove operano tanti magistrati onorari che provengono dalle file degli avvocati italiani.

10 luglio 2013