Con l'accordo del ``centro-sinistra'' e le schede bianche di Rifondazione
L'AVVOCATO DI BERLUSCONI ELETTO NELLA CORTE COSTITUZIONALE
Il trombato Filippo Mancuso a Previti:``La tua fama di bandito è al di sotto della realtà''

Se c'è una vicenda emblematica del putridume della seconda repubblica neofascista è quella andata in scena di recente per l'elezione dei due giudici della Corte costituzionale ancora vacanti. Non ci manca nulla: l'istrione neofascista Pannella che inscena uno sciopero mediatico della sete per sollecitare l'elezione bloccata da mesi in parlamento; il capo dello Stato che per interrompere il grottesco ``martirio'' interviene altrettanto grottescamente al Costanzo show; il parlamento che a questo punto si sveglia dalla paralisi e trova subito un accordo che, mettendo da parte il pomo della discordia, ovverosia l'ex guardasigilli Filippo Mancuso, elegge in perfetto stile consociativo due fedeli rappresentanti dei due poli, tra cui l'avvocato di Berlusconi e Previti; e infine il trombato Mancuso che in preda all'ira per essere stato scaricato senza troppi complimenti va in giro a sputtanare i suoi ex protettori Berlusconi e Previti chiamandoli ``banditi'' e ``mentitori''.
Non c'è che dire, un finale degno di questa squallida vicenda, iniziata diciassette mesi e venti votazioni fa, quando scadde il mandato dei due giudici di nomina parlamentare Mirabelli e Guizzi, che da allora non erano stati più reintegrati a causa di veti incrociati tra i due poli e contraddizioni anche al loro stesso interno. Vero è che il ``centro-sinistra'' considerava inaccettabile la candidatura di Mancuso su cui insistevano Berlusconi e tutta la Casa del fascio, più il loro valletto Pannella. E questa è la causa ufficiale dello slittamento delle nomine. Ma ce n'erano anche delle altre: per esempio è stato detto che nella scorsa legislatura le nomine vennero procrastinate dall'allora presidente della Camera, Violante, che sperava così di far maturare la sua candidatura. Mentre in questa legislatura l'opposizione a Mancuso sarebbe servita da paravento alle contraddizioni tra Ulivo e Rifondazione e, all'interno dell'Ulivo, tra DS e Margherita per decidere a chi appartenesse di diritto il candidato del ``centro-sinistra''.
Alla fine, con l'intervento di Ciampi, sia in tv che dietro le quinte, Ulivo e Casa del fascio hanno trovato un accordo che, ``sacrificando'' Mancuso, ha portato il 24 aprile il parlamento nero riunito in seduta congiunta alla Camera ad eleggere i due nuovi giudici della Consulta: Ugo De Siervo, per l'Ulivo, professore di diritto costituzionale di area cattolica dossettiana, e Romano Vaccarella, per la maggioranza, avvocato della Fininvest, di cui cura le numerose cause miliardarie intentate per diffamazione e calunnie, nonché amico personale di Previti, che ha anche difeso nel processo per il lodo Mondadori. I due candidati sono stati eletti con i voti di entrambi i poli e l'astensione di Rifondazione, che ha votato scheda bianca, ma numerosi sono stati anche i franchi tiratori della maggioranza che hanno votato per Mancuso o scheda bianca o nulla, mentre diversi altri hanno disertato la votazione non presentandosi nemmeno a Montecitorio.
Diversi parlamentari della Casa del fascio, infatti, non avevano digerito il modo con cui Berlusconi aveva scaricato Mancuso e fatto eleggere il suo avvocato al suo posto. Per convincere Mancuso a farsi da parte il neoduce gli aveva promesso di sostenere la candidatura di un suo nipote, il consigliere del Csm Mario Serio. Invece, senza nemmeno presentarsi in aula, aveva fatto distribuire ai suoi parlamentari un bigliettino in cui comparivano i nomi dei due candidati da votare, De Siervo e Vaccarella. Per poi, a cose fatte, andare a riferire a Ciampi del ``felice'' esito della vicenda, congratulandosi con sé stesso perché quest'ultima era ``finita bene''. Da qui il sospetto, alimentato dai suoi stessi parlamentari, che la candidatura di Mancuso sia stata solo una mossa strumentale per far passare in realtà l'elezione del suo avvocato personale: un piano sapientemente ordito dal neoduce e da Previti, a cui il ``centro-sinistra'' ha abboccato tranquillamente, in omaggio al consociativismo di cui evidentemente sente ancora una forte nostalgia.
Così almeno l'ha interpretata il trombato Mancuso, che furioso per essere stato scaricato ha inscenato una piazzata in aula chiamando in causa Berlusconi, Letta e Previti, prima di annunciare le sue dimissioni dal gruppo di Forza Italia. A Previti gli ha addirittura sibilato in faccia: ``La fama di bandito che hai è del tutto meritata. Anzi, forse è perfino inferiore alla realtà''. A detta di Mancuso, infatti, Previti aveva già cercato di convincerlo a rinunciare in favore di Vaccarella: ``Mi diceva: sai Filippo, io e Romano siamo come due fratelli'', si è sfogato l'ex guardasigilli, che così ha riassunto la squallida vicenda: ``E' accaduta una cosa ignobile e vergognosa. Sono riusciti a portare, dopo sette anni di persecuzione, lo studio Previti alla Corte costituzionale. Questi Castagnetti, questi analfabeti della sinistra... E Violante? Questo grande politico della sinistra matura che solo l'arroganza e la prepotenza hanno messo in evidenza: e che, quando si tratta di metterlo alla prova, espone il parlamento a questa ignominia''.
Una scenata imbarazzante per entrambi i poli, quella del trombato Mancuso, che ha fatto emergere il marciume in cui è immerso l'intero parlamento nero della seconda repubblica neofascista, completamente asservito al neoduce Berlusconi e a Ciampi nell'avallare la fascistizzazione delle istituzioni ad ogni livello.

22 maggio 2002