Amministrative Sicilia
Al ballottaggio diserzione alle stelle
Ovunque i sindaci fortemente delegittimati. A Ragusa vince il candidato del M5S, Federico Piccitto con l'appoggio di Sel e La Destra. A Siracusa diserzione al 65%: il candidato del PD, Giancarlo Garozzo, vince con il 18% del corpo elettorale. A Messina il pacifista, non violento, esponente del Comitato "No-Ponte", Renato Accorinti, è sindaco col 23,7% del corpo elettorale
Il vero cambiamento è il socialismo

Dal nostro corrispondente della Sicilia
Si è conclusa il 23 e 24 giugno, con i ballottaggi in 16 comuni superiori ai 15mila abitanti, la tornata elettorale che aveva portato al voto in Sicilia, il 9 e 10 giugno, 142 comuni ed aveva interessato complessivamente 1.637.134 elettori.

La diserzione e l'aumento tra il primo e il secondo turno
I confronti tra il primo e il secondo turno confermano una crescita esponenziale della diserzione che passa dal 33.9% al 53,8% del corpo elettorale. La punta massima a Siracusa, dove disertano le urne il 65% degli aventi diritto, seguita da Mascalucia (Catania) (60,6%), Messina (54,2%), Belpasso (Catania) (52,9%), Piazza Armerina (Enna) (52,7%), Modica (Ragusa) (52,4%), Ragusa (50,9%). Tale consistente aumento non era un dato scontato, né esso è dettato da una presunta tendenza fisiologica del sistema elettorale. Il confronto tra i due turni dimostra l'esistenza di una parte del corpo elettorale che non intende dare il proprio voto ai candidati sindaci per motivazioni varie che vanno dalla sfiducia nei candidati, alla condanna delle ammucchiate "trasversali", del modus operandi neofascista dei neopodestà, del presidenzialismo, del personalismo, della corruzione e delle infiltrazioni mafiose che caratterizzano sempre più il governo comunale in Sicilia. In particolare deve aver pesato sull'aumento della diserzione la proposta di nuove mostruose alleanze trasversali agli schieramenti sui modelli del governo Letta-Berlusconi e del governo inciucista del rinnegato Crocetta, ma anche oltre, come la vergognosa e indigeribile all'elettorato convergenza di Sel e La Destra a Ragusa sul candidato M5S.
Tale diserzione ha sempre più una carattere generalizzato. Si pensi alla profonda disillusione di parte dell'elettorato del PDL verso il neoduce, di quello del MPA, verso il colluso imbroglione e falso meridionalista Lombardo. Dove sono andate le migliaia di voti di ricatto e di clientela perse da tali partiti? Certo in parte saranno stati raccolti da nuove formazioni clientelari in ascesa, come la Lista Megafono del governatore Crocetta, che avrà saccheggiato a piene mani da UDC ed MPA, ma in buona parte devono essersi indirizzati verso la diserzione.
Il contesto politico siciliano è talmente complesso e cangiante che non è stato sempre possibile ricostruire il comportamento dell'elettorato rispetto ai "propri" partiti di riferimento e alle alleanze che, tra l'altro, variavano da comune a comune e dal primo al secondo turno. In taluni casi PDL e PD andavano a braccetto, tal'altri casi erano avversari; in taluni casi il PD era infrattato in liste civiche in tal'altri si presentava col proprio simbolo; in taluni casi PD e UDC erano alleati, in tal'altri no, ed invece erano alleati UDC e Lista Megafono di Crocetta.
Tuttavia, analizzando i risultati nei 20 comuni superiori (oltre 15mila abitanti), si può comprendere meglio il voto siciliano rispetto alla diserzione, in primo luogo.
Infatti, considerando che il voto in questi comuni ha riguardato 1.020.875 elettrici ed elettori, il 62% del corpo elettorale in questa tornata, esso è in grado di fornirci un'esemplificazione del comportamento complessivo dell'elettorato in Sicilia. Nonostante nei comuni superiori sia stata maggiore la pressione dell'elettoralismo borghese, si sono presentati una media di 6,3 candidati sindaco, 126 dei 485 totali in Sicilia, e 15,3 liste nei 20 comuni superiori per un totale di 306, la diserzione è stata generalmente elevata. Da sottolineare il dato che riguarda tutti i comuni superiori al voto: nel primo turno, non abbiamo ancora i dati per verificare il secondo turno, all'aumento della diserzione si è accompagnata la diminuzione delle schede bianche e nulle. La diminuzione maggiore in valore assoluto si ha a Catania dove le bianche e nulle passano da 17.381 del 2008 a 10.589 del 2013, a Siracusa dove passano da 4.732 a 3.694 e a Messina dove passano da 9.831 a 8.705. Nel resto dei comuni superiori si ha, in taluni casi, persino il dimezzamento rispetto alle precedenti amministrative delle schede bianche e nulle, a fronte dell'aumento della diserzione. In base a ciò, ci si può attendere che generalmente in Sicilia sia aumentato il numero degli astensionisti più coscienti, quelli che scelgono la forma più forte e pubblica di astensionismo: la diserzione.

Il voto ai partiti al primo turno
Considerati gli alti risultati ottenuti dalla diserzione e dall'astensionismo complessivo sin dal primo turno, è evidente che nessun partito e nessuno schieramento borghese può parlare di successo. Sulla scia del presunto "successo" del PD nel resto d'Italia alle amministrative di maggio, i commentatori borghesi hanno enfatizzato il poco esaltante successo del PD siciliano alle amministrative nella regione. Basti dire che in 8 comuni superiori sui 16 il PD non va neppure al ballottaggio. Le sue liste arretrano rispetto alle politiche (-43.416 voti nei comuni superiori), in particolare a Messina (-10.683 voti), Catania (-8.224), Siracusa (-6.446) e Ragusa (-3.820).
Il PDL, pur risultando il secondo partito dopo l'astensionismo, nei 20 comuni superiori perde oltre 97.000 voti rispetto alle politiche e rimane fuori dai ballottaggi a Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, nonché a Scordia (Catania), Comiso (Ragusa), Carlentini (Siracusa) e Rosolini (Siracusa).
Il M5S è radicalmente ridimensionato nell'Isola, dove perde 45.574 voti rispetto alle regionali e 172.225 rispetto alle politiche. In nessuno dei 19 comuni in cui si è presentato, la lista supera lo sbarramento, tranne a Ragusa, dove Federico Piccitto, candidato del M5S, riesce a portare a casa la poltrona di sindaco grazie ad una disgustosa politica di alleanze con fascisti e SEL e ad un clamoroso autogol dell'asse Crocetta-PD-UDC. ll neonato movimento del governatore siciliano è in crescita in tutti i comuni dove si è presentato. Ha guadagnato circa 13.129 voti rispetto alle scorse regionali e 15.571 rispetto alle politiche. La crescita si spiega sulla base di una serie di migrazioni di caudillos e voti dal MPA, praticamente scomparso in tutta l'isola e, con buona probabilità di una parte dei voti persi dal M5S.

La delegittimazione dei sindaci eletti al primo turno e di quelli al ballottaggio
La legge elettorale siciliana del 2011 è intervenuta a modificare il sistema elettorale dell'isola, sottraendo agli elettori dei comuni tra i 10mila e i 15mila abitanti, la possibilità di ballottaggio. In questi comuni, erano 19 al voto il 9 e 10 giugno, i candidati a sindaco sono stati eletti con il maggioritario secco. Per comprendere come la nuova legge si è ripercossa sulla diserzione, basti considerare che nelle precedenti amministrative 10 dei 19 comuni in questione erano andati al ballottaggio, mentre nel 2013 sono stati assegnati d'ufficio al primo turno.
Benché non sia possibile valutare nel caso di questi comuni l'aumento della diserzione al ballottaggio, dalla tabella di raffronto riguardante i comuni dai 10mila ai 15mila abitanti si nota una delegittimazione generalizzata dei neo-eletti. Quindici dei 19 sindaci non raccolgono il 30% del corpo elettorale. In 4 comuni non raggiungono neanche il 20%. Nel caso di Ravanusa (Agrigento), il sindaco è stato eletto con appena il 12,7% dei voti.
Nei comuni medi vi è una predominanza di "vittorie" del "centro-sinistra", tuttavia nella maggior parte dei casi in base ad alleanze con spezzoni di UDC ed ex-MPA.
Per quanto riguarda i comuni superiori, il "centro-sinistra" mantiene o conquista in totale 8 comuni Siracusa, Catania, Scordia (Catania), Carlentini (Siracusa), Partinico (Pa), Comiso (Ragusa), Biancavilla (Catania), Aci Sant'antonio (Catania). Vi riesce tuttavia attraverso una serie di alleanze trasversali, come risulta nella tabella relativa, e grazie a salti della quaglia come mai si erano visti in Sicilia. Ad esempio a Carlentini, Giuseppe Basso, candidato di Megafono e UDC, viene confermato rispetto al 2008, quando era il candidato di una vasta coalizione che andava da PDL a PD, ad MPA ed UDC. A Comiso, il comune viene strappato al "centro-destra" solo grazie ad un'alleanza PD-UDC. Il candidato risulta eletto da appena il 31,7% dell'elettorato.

Il secondo turno nei comuni superiori e nei capoluoghi di provincia
A Ragusa finiu a schifiu, come si suol dire: il candidato del M5S, Piccitto Federico, appoggiato dalla Lista Partecipiamo (Sel, IDV), da La Destra di Storace e da spezzoni del PD, (il secondo circolo del PD di Ragusa, quello facente capo all'ex-senatore Giovanni Battaglia), conquista la massima poltrona al ballottaggio. I voti racimolati dall'esponente del M5S corrispondono al 33,4% dell'elettorato, con i quali ha sconfitto il candidato del potente cartello formato da PD, Megafono, UDC, e da spezzoni del PDL, il pupillo di Cuffaro, Giovanni Cosentino. E quantunque quest'ultimo potesse contare sull'appoggio dell'ex-neopodestà, Emanuele Dipasquale eletto nel 2011 col PDL, e dimessosi per candidarsi nel 2012 alle regionali con il Megafono del rinnegato Crocetta. Nella vittoria del candidato del M5S ha di certo contato il timore degli elettori ragusani che si potesse con il successo eventuale di Cosentino perpetrare il potere del boss Dipasquale a Ragusa. Che in tal senso vi sia stata una sorta di barriera dell'inganno M5S verso la diserzione lo dimostrano i dati. L'aumento della diserzione a Ragusa tra il primo e il secondo turno rimane alta(+14,4), tuttavia non è paragonabile all'aumento negli altri due capoluoghi di provincia al ballottaggio che superano il 31,2% di aumento a Siracusa e il 24,4% a Messina.
A Siracusa vince il candidato del PD-Megafono, il renziano Giancarlo Garozzo. I dati confermano una pesantissima delegittimazione del nuovo sindaco, eletto con appena il 18,2% degli aventi diritto. In sostanza i due candidati a sindaco sono riusciti a portare alle urne appena 36.304 elettori su 103.718.
Anche a Messina l'esponente del movimento No-ponte, Renato Accorinti, pacifista e fondatore del Movimento Nonviolento messinese, raccoglie appena il 23,7% dell'elettorato, vincendo sul boss politico espresso da PD-Megafono-Udc, Felice Calabrò, che raccoglie il 21% dell'elettorato. Il voto di Messina ha un significato particolare. Con l'elevatissima diserzione e il voto al candidato No-Ponte l'elettorato messinese ha spazzato via i sostenitori del Ponte sullo Stretto, infrattati nelle liste del "centro-sinistra" e tra i "dissidenti" del PDL che appoggiavano Calabrò. Si tratta di una dura condanna a quella larga coalizione che in questi anni ha fatto di tutto per imporre alle masse messinesi il mostruoso progetto del Ponte.
La conquista dei comuni da parte del "centro-sinistra" e in particolare di Siracusa, non è certo una "liberazione" e non vi è alcun "rinnovamento". Liberazione da chi e da che cosa? Rinnovamento di cosa, se il M5S ha ancora una volta mostrato il suo volto reale scendendo a patti a Ragusa con i fascisti e SEL? Certo non toccheranno il sistema di sfruttamento capitalistico né potranno capovolgere le politiche antipopolari delle istituzioni borghesi.
Il vero cambiamento non passa certo dal trasversale Movimento 5 stelle, praticamente affogato in Sicilia nel pantano dell'elettoralismo e dell'inciuicismo borghese o dal PD o dal Megafono di Crocetta. Lo ha capito più della metà dell'elettorato in Sicilia che, non recandosi alle urne al ballottaggio, ha sferrato un durissimo colpo alle illusioni elettorali, parlamentari, pacifiste e governative. I dati confermano che in Sicilia vi è un terreno fertilissimo per far maturare il voto astensionista come un voto dato al PMLI e al socialismo. Perché è con questo voto che l'elettorato potrà spendere coerentemente le proprie preziose energie per l'avvento del socialismo.

26 giugno 2013