Evasori e corrotti: banchieri indagati o a giudizio
Profumo (area PD) sarà processato per frode fiscale, Ponzellini (amico di Bossi e Tremonti) è accusato di aver preso mazzette, Gotti Tedeschi (ex capo dello Ior) ha avuto perquisiti casa e ufficio perché sospettato di essere coinvolto nel giro di mazzette a Finmeccanica

Proprio mentre le banche italiane sono al centro di aspre polemiche per le massicce iniezioni di denaro ricevuto dalla Banca centrale europea, che però impiegano nella finanza speculativa e negli stipendi principeschi dei loro manager, mentre continuano a lesinare il credito alle imprese e alle famiglie, le cronache giudiziarie sono piene di banchieri indagati o rinviati a giudizio per evasione fiscale, corruzione e tangenti.
Il 5 giugno il giudice per le udienze preliminari di Milano, Maura Marchiondelli, ha rinviato a giudizio il banchiere Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e appena nominato presidente del Monte dei Paschi di Siena, insieme ad altre 19 persone, con l'accusa di falsificazione delle scritture contabili e delle dichiarazioni dei redditi di Unicredit, in ordine a una presunta evasione fiscale per 245 milioni di euro realizzata in un'operazione di finanza strutturata denominata "Brontos". Il processo è fissato per il prossimo 1° ottobre presso il tribunale di Milano, essendo stata respinta l'eccezione di competenza territoriale sollevata dalle difese degli imputati, che sono, oltre al banchiere di area PD, tre dipendenti della banca britannica Barclays e 17 tra manager ed ex manager di Unicredit.
Secondo l'accusa del pm milanese Alfredo Robledo, Profumo e i suoi collaboratori, con la consulenza della Barclays, avrebbero inscritto a bilancio "alcuni proventi come dividendi invece che come interessi attivi, così conseguendo un'indebita esclusione dal reddito imponibile di una quota pari al 95% dei proventi". In altre parole, usufruendo grazie a questa falsificazione di un'aliquota più bassa, l'istituto avrebbe realizzato una gigantesca elusione fiscale causando un danno all'erario per 245 milioni di euro. Da notare che sta per essere discussa in Senato una legge delega del governo che sembra fatta ad hoc per salvare Profumo e tutti i finanzieri che come lui sono incappati in reati fiscali, visto che tra le sue pieghe, come denunciato anche dalle associazioni dei consumatori, spunta anche una norma per la depenalizzazione proprio dell'elusione fiscale. Un favore ai banchieri da un governo di banchieri, insomma.

Risvolti politici e malavitosi
Appena pochi giorni prima, il 28 maggio, il giudice per le indagini preliminari di Milano, Cristina Di Censo, aveva emesso tre ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari per l'ex presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini, grande amico di Bossi e Tremonti, per un suo stretto collaboratore e complice, Antonio Cannalire, e per Francesco Corallo, un imprenditore del settore dei videopoker e del gioco d'azzardo, attualmente latitante all'estero. Nel registro degli indagati figurano anche il deputato PDL Marco Milanese, collaboratore dell'ex ministro Tremonti e già indagato per corruzione dalla procura di Napoli che ne aveva chiesto l'arresto (negato dalla Camera), e l'ex direttore generale della Bpm, Enzo Chiesa.
I reati ipotizzati dai pm milanesi Roberto Pellicano e Mauro Clerici sono l'infedeltà patrimoniale e l'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, l'appropriazione indebita, l'emissione di fatture false e il riciclaggio. In pratica Ponzellini e Cannalire avrebbero falsificato i giudizi valutativi per far avere ingenti finanziamenti a diverse società "amiche" da parte della Bpm (si parla di circa 300 milioni), ricevendone in cambio mazzette per 5,7 milioni di euro. Tra le società destinatarie di questi finanziamenti ottenuti fraudolentemente c'era la Atlantis B-Plus di Corallo, concessionaria dei Monopoli di Stato per videopoker e slot-machines e beneficiaria di un prestito della Bpm per 148 milioni di euro giudicato "incomprensibile" e in odore di riciclaggio dagli inquirenti. L'Atlantis, infatti, è sospettata di inquietanti rapporti con la 'ndrangheta calabrese, non soltanto perché il padre del titolare, Gaetano Corallo, uomo di Nitto Santapaola, è stato condannato negli anni '80 per la scalata politico-mafiosa al casinò di Sanremo, ma anche perché la società avrebbe dato in concessione alcune sale giochi ad aziende di Giulio Giuseppe Lampada, arrestato pochi mesi fa per associazione mafiosa e accusato di essere la mente economica del clan Valle, legato ai Condello di Reggio Calabria.
Dall'inchiesta emergono anche gli immancabili risvolti politici: a presentare Corallo a Ponzellini sarebbe stato Marco Milanese, all'epoca sottosegretario al dicastero dell'Economia retto da Tremonti e relatore guarda caso di una legge disegnata su misura per favorire il gioco d'azzardo con la scusa di finanziare gli aiuti ai terremotati dell'Abruzzo. Secondo gli inquirenti il deputato del PDL Amedeo Laboccetta si occupò di sabotare la perquisizione della guardia di finanza a casa di Corallo, impedendo il sequestro di un computer dell'indagato dichiarando che era invece di sua proprietà. Dopodiché fu obbligato dalla procura a restituirlo, ma non senza averlo prima manomesso e "ripulito" a puntino. Nell'inchiesta si fa anche il nome del leghista Calderoli.

Favori tra indagati
A completare il quadro c'è poi tutto un capitolo riguardante i finanziamenti facili di Ponzellini, tramite Cannalire, a politici della sua area di riferimento, tra cui spiccano i nomi di Paolo Berlusconi, l'ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, Daniela Santanché e Marco Dell'Utri, figlio del senatore Marcello. In un'intercettazione si fa riferimento ad un finanziamento a "Brambilla" (forse l'ex ministra del Turismo), mentre in un'altra spunta il nome dell'ex ministro Paolo Romani come mediatore con Ponzellini e Cannalire.
Lo stesso giorno del rinvio a giudizio di Profumo, i carabinieri hanno perquisito l'abitazione piacentina e lo studio milanese del banchiere Ettore Gotti Tedeschi, l'ex presidente dell'Istituto opere religiose del Vaticano (Ior), recentemente rimosso dalla carica e coinvolto nella nota vicenda della fuga di documenti riservati provenienti dall'entourage del papa.
Gli agenti, che hanno sequestrato un'ingente mole di documenti, non hanno agito su mandato della procura di Roma, presso la quale Gotti Tedeschi è indagato per una vicenda di sospetto riciclaggio per il transito di capitali su conti correnti dello Ior, bensì su mandato della procura di Napoli, in merito all'indagine per corruzione internazionale e riciclaggio che riguarda l'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. Gotti Tedeschi era sospettato di detenere dei documenti che Orsi, suo amico di vecchia data, gli avrebbe chiesto di custodire. Dopo la perquisizione i pm napoletani lo hanno anche interrogato a lungo, per ora solo come "persona informata sui fatti".
L'inchiesta su Finmeccanica scaturisce dalle rivelazioni dell'ex responsabile delle relazioni esterne Lorenzo Borgogni, che per alleggerire la propria posizione giudiziaria ha parlato di un affare di 560 milioni e 10 milioni di tangenti combinato da Orsi con la mediazione del suo consulente di fiducia, lo svizzero Guido Haschke, per una fornitura di 12 elicotteri all'India da parte di Agusta Westland. I 10 milioni di provvista da sopraffatturazione sarebbero stati destinati alla Lega Nord, e in particolare al suo grande amico Maroni. Proprio durante una perquisizione negli uffici di Lugano di Haschke, sarebbe emersa la traccia che ha portato gli inquirenti a Gotti Tedeschi.

13 giugno 2012