La battaglia per la chiusura dei lager per i migranti è giusta.
Noi la appoggiamo

"I Cpt sono strutture indispensabili per il controllo dell'immigrazione clandestina. Chi li vuole chiudere deve allora dire anche che vuole la libera circolazione sul proprio territorio degli immigrati clandestini". Con questa secca nota del Viminale emessa il 9 giugno il ministro dell'Interno, il forzista Giuseppe Pisanu, ha messo una pietra tombale sopra la richiesta di chiudere i Centri di permanenza temporanea (Cpt) per i migranti, ormai ritenuti da più parti dei veri e propri lager in cui si vive in condizioni disumane e vengono violati gravemente i più elementari diritti.
La nota del Viminale seguiva a poche ore di distanza e smentiva una precedente dichiarazione dello stesso Pisanu, che pressato dai giornalisti aveva dichiarato: "Non apriremo più Centri di permanenza temporanea. Il nostro problema è evitare che i clandestini partano e quindi continueremo a lavorare con accordi bilaterali con i paesi di origine e transito", lasciando quindi intendere che sarebbe stata sospesa la costruzione dei 7 nuovi Cpt che si andrebbero ad aggiungere ai 14 già esistenti e sparsi su tutto il territorio italiano, dal Piemonte fino alla Sicilia. Quindi, non solo si continuerà a tenere aperti i lager per migranti e a costruirne di nuovi, ma il ministro di polizia ha ribadito la linea governativa del pugno di ferro qualche giorno dopo, prendendo spunto dai gravi episodi razzisti di Varese seguiti all'uccisione di un barista da parte di un immigrato albanese: "L'immigrazione clandestina è un grave, crescente pericolo per la sicurezza e l'ordine pubblico in Italia", ha detto Pisanu, aggiungendo che quei governatori di regione (come quelli di Puglia, Toscana, Umbria, Emilia-Romagna, Calabria, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo) che propongono un forum interregionale contro i Cpt, "si comportano da irresponsabili".
Inutile dire che la linea dura di Pisanu è spalleggiata entusiasticamente dalla Lega Nord razzista e fascista e dai fascisti di AN. Per questi ultimi occorre prendere "decisioni non più procrastinabili", tra cui la trasformazione in reato penale dell'immigrazione clandestina, con processo per direttissima, espulsione immediata e definitiva dopo la condanna, espiazione della pena nel paese d'origine e, naturalmente, il potenziamento dei Cpt nelle "aree di maggiore tensione sociale". Anche per il ministro delle "riforme", il leghista Calderoli, "è il momento di passare dalla carota al bastone", mentre il suo compare di partito nonché sottosegretario alle infrastrutture Federico Bricolo chiede "un piano d'attacco contro i clandestini", e addirittura "retate in tutte le nostre città".

Le denunce internazionali
Eppure da tempo le organizzazioni umanitarie, anche internazionali, criticano il governo italiano per le condizioni di vita disumane in cui è costretto chi è rinchiuso nei Cpt. Anche la Corte europea dei diritti ha censurato il governo italiano per la politica dei rimpatri coatti e senza garanzie verso la Libia effettuati da Lampedusa e giudicati illegali da Strasburgo. Persino il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Gil Robles, di passaggio il 15 giugno a Roma in concomitanza con le dichiarazioni di Pisanu sulla "pericolosità dei clandestini", le ha criticate avvertendo che "fare degli stranieri irregolari un pericolo per la sicurezza e dire che sono tutti criminali sono generalizzazioni pericolose".
Recentemente un rapporto sul "Diritto d'asilo in Italia: accesso alle procedure e trattamento delle domande", presentato al parlamento europeo dalla Federazione internazionale della lega dei diritti dell'uomo (Fidh), un'associazione che raccoglie 141 organizzazioni presenti nei cinque continenti, ha criticato pesantemente i Cpt e i Centri di identificazione (Cdi) italiani, perché "offrono meno garanzie del regime penitenziario". Il rapporto è frutto di un'ispezione internazionale svoltasi nel dicembre scorso nei centri di Lampedusa, Trapani, Caltanissetta e Roma. Claire Rodier, coautrice dell'inchiesta, ha espresso preoccupazione perché "in Italia i diritti dell'uomo non vengono rispettati". Sono state registrate infatti "violazioni gravi di leggi nazionali e anche principi del diritto internazionale e norme europee". Le violazioni sono sparse in tutta la filiera dell'asilo. "L'Italia - sottolinea Rodier - è l'unico paese in Europa che non ha una legge ad hoc per i richiedenti asilo, vengono inseriti nella legge sull'immigrazione il che crea disfunzioni". La legge in questione è la Bossi-Fini, mentre le disfunzioni si riferiscono sia alle espulsioni collettive, senza valutare correttamente le singole condizioni delle persone espulse, sia la permanenza nei Cpt e Cdi, vere e proprie detenzioni in contrasto con il diritto internazionale in materia d'asilo. Per la Fidh questi centri obbediscono a una logica che punta "tutto sulla sicurezza" e mira "a criminalizzare il migrante e il richiedente asilo".
In precedenza, un rapporto del tutto simile presentato il 26 gennaio 2004 dall'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf), aveva rilevato nei Cpt italiani visitati "edifici inadeguati, scarsi contatti con il Servizio sanitario nazionale, insufficiente assistenza legale e psicologica, abuso della somministrazione di psicofarmaci, eccessi negli interventi delle forze dell'ordine".
Il 29 maggio scorso Amnesty International ha chiesto al ministro Pisanu di autorizzare l'accesso agli inviati dell'associazione nei centri di accoglienza per gli immigrati, invitandolo a riconsiderare la decisione presa qualche tempo fa, perché Pisanu, ha detto il responsabile della sezione italiana di Amnesty, Gabriele Eminente, "non ha mai ritenuto opportuno incontrarci". L'associazione chiede tra l'altro di conoscere il contenuto degli accordi di cooperazione Italia-Libia in materia di immigrazione. "Sono trattati che incidono profondamente sui diritti umani fondamentali", ha detto Eminente. "Ogni fine settimana - ha spiegato - forse sperando in una minore attenzione delle agenzie internazionali e delle organizzazioni non governative partono voli pieni di immigrati da Lampedusa per la Libia. L'Italia, inoltre, ha finanziato di recente 34 voli, a bordo dei quali c'erano 670 cittadini, in partenza dalla Libia per destinazioni sconosciute".

Testimonianze da incubo
D'altra parte, anche senza contare queste denunce, sono sempre più numerose le testimonianze che descrivono le condizioni infernali in cui si vive nei Cpt-lager. A parte le condizioni igieniche da incubo, caratterizzate da sovraffollamento, sporcizia, materassi per terra, lenzuola (di carta) riusate più volte, cibo di pessima qualità, insufficiente o nulla assistenza medica, ecc., ci sono da considerare i maltrattamenti e le percosse, l'uso intensivo degli psicofarmaci per tenere "calmi" i reclusi, le umiliazioni infinite a cui sono sottoposti i migranti, considerati in generale come delinquenti o animali senza diritti.
Da quando sono stati istituiti nel 1998 dal governo di "centro-sinistra" D'Alema, con la legge Turco-Napolitano (votata anche da Rifondazione trotzkista), i Cpt si sono subito meritati la triste fama di lager, fin da quando l'incendio e la strage di reclusi del 28 dicembre 1999 al Cpt "Serraino Vulpitta" di Trapani mise in evidenza le gravi carenze di vita, di sicurezza e di rispetto dei diritti in queste strutture. Da allora non si contano le rivolte, i tentativi di fuga disperati, i suicidi, i casi di abusi e maltrattamenti denunciati: come quello particolarmente emblematico e scandaloso del "Regina Pacis" di San Foca (Lecce), gestito dal famigerato prete-kapò Cesare Lodeserto, accusato di abusi e torture insieme ad altri 7 collaboratori e 11 carabinieri e la complicità di due medici. O come il caso del Centro di prima identificazione di Borgo Mezzanone (Foggia), dove sono stati denunciati casi di marchiatura a pennarello dei detenuti sulle braccia, anche bambini, che rimandano sinistramente ai metodi usati nei campi di sterminio nazista per l'identificazione dei prigionieri.
Lager per migranti come quello di via Corelli a Milano, quello già ricordato di San Foca, di Torino, di Trapani, di Lampedusa, sono ormai diventati tristemente famosi per le notizie sulle condizioni e gli episodi da incubo che continuamente trapelano, pur se con molta fatica per via del ferreo black-out mediatico imposto dal Viminale, anche grazie alle lotte che sempre di più stanno montando per chiudere i Cpt-lager e porre fine a questa intollerabile vergogna nazionale.
Noi appoggiamo risolutamente questa lotta per la chiusura immediata dei Cpt, che deve essere unitaria e di massa, con la partecipazione dei migranti, di tutti i partiti, i gruppi, i movimenti antirazzisti, antifascisti e democratici, le associazioni e le Ong umanitarie, condannando e respingendo allo stesso tempo le provocazioni terroristiche che fanno solo il gioco del governo, dei leghisti e dei fascisti, come le bombe inviate ai Cpt di Modena e Torino.
In questo quadro appoggiamo anche l'iniziativa dei governatori di alcune regioni ospitanti i Cpt per un incontro per discutere della loro chiusura, e ci aspettiamo che siano conseguenti fino in fondo con questo irrinunciabile obiettivo. Anche se sarebbe doveroso che il suo promotore, il governatore della Puglia Nichi Vendola, facesse autocritica per essere stato a suo tempo tra i votanti a favore della Turco-Napolitano, che ha istituito per prima i lager per i migranti. Cosiccome dovrebbe farla in generale tutto il "centro-sinistra", che con quella legge ha spianato la strada all'infamia della Bossi-Fini, la quale ha fatto del nostro Paese uno dei più intolleranti, razzisti e xenofobi nei confronti dei migranti.

22 giugno 2005