India
Battaglia sindacale alla Suzuki Maruti
Operai in rivolta assaltano gli uffici della direzione

Nello stabilimento automobilistico Maruti Suzuki di Manesar, a una cinquantina di chilometri dalla capitale indiana Nuova Delhi, gli operai si sono ribellati alle vessazioni dei capetti e dei dirigenti aziendali e una battaglia sindacale è sfociata il 18 luglio in una rivolta segnata da duri scontri coi picchiatori prezzolati al servizio dell'azienda, uffici assaltati e dati alle fiamme, un dirigente morto nell'incendio, oltre 80 lavoratori feriti e un centinaio arrestati dalla polizia intervenuta a soffocare la protesta.
La Maruti Suzuki è una società mista indo-giapponese, tra l'indiana Maruti e la casa giapponese Suzuki Motor Corporation, che produce circa la metà delle auto vendute ogni anno in India. Nello stabilimento di Manesar sono impiegati 4.700 lavoratori, dei quali quasi due terzi con contratto precario che svolgono le stesse mansioni degli altri ma guadagnano la metà. Negli anni passati più volte i lavoratori hanno dato vita a proteste e scioperi tra i quali uno sciopero di 13 giorni per chiedere il riconoscimento di una nuova sigla sindacale, la Maruti Suzuki Worker's Union. Di recente i lavoratori avevano eletto dei nuovi rappresentanti sindacali per aprire una vertenza su salari e contratti ma la direzione aziendale non aveva intenzione di aprire il negoziato. Quale sia il modello sindacale praticato dai vertici aziendali lo dimostrava la vicenda che ha innescato la rivolta operaia.
Secondo quanto denunciato dal sindacato, un lavoratore è stato insultato da un capetto di essere un dalit, ossia non appartenente a nessuna casta e considerato un essere inferiore e una volta chiamati "intoccabili". Gli altri lavoratori hanno protestato ma la direzione aziendale decideva di punire la vittima anziché il superiore, sospendeva il lavoratore e rifiutava di discutere la vicenda col sindacato. Ha inoltre "chiamato centinaia di picchiatori prezzolati per picchiare i lavoratori" e soffocare la protesta, denunciava il sindacato.
I lavoratori hanno affrontato gli squadristi padronali e ingaggiato una sorta di battaglia nello stabilimento, con i dirigenti bloccati, gli uffici sfasciati e alcuni dati alle fiamme fra i quali quello dove è morto il dirigente responsabile delle risorse umane, il capo del personale. Sono rimasti feriti anche tre dirigenti giapponesi presenti in azienda.
Solo l'intervento della polizia ha posto fine alla rivolta operaia, con l'arresto di un centinaio tra lavoratori, attivisti e dirigenti sindacali. E ha ripristinato "l'ordine" in uno stabilimento chiuso e presidiato in forze.

25 luglio 2012