Con la copertura della "sinistra radicale"
Tasse locali, Bergamo tra le più care d'Italia
Altro che "bilancio partecipato". A due anni dal suo insediamento, la giunta di "centro-sinistra" Bruni si è smascherata. Casa, rifiuti, sanità, asili, Irpef sono costosissimi. Cresce l'indebitamento delle famiglie di fascia bassa

Dal nostro corrispondente di Bergamo
Per le masse popolari bergamasche la vita è sempre più dura. La colpa è della giunta di "centro-sinistra" del socialista ex craxiano Roberto Bruni e soci, compresa Rifondazione trotzkista. Balzelli, tasse, addizionali Irpef stanno taglieggiando le fasce sociali più deboli, per le quali Bergamo non è affatto "una città dove si vive bene", come non fanno altro che ripetere i vertici dei partiti falsamente comunisti, PRC e PdCI, per giustificare la loro inconsistenza politica e il loro appoggio alle decisioni antipopolari della giunta Bruni.
A rivelare lo scempio sociale originato dal "centro-sinistra" bergamasco ci ha pensato un'indagine regionale sulle tasse locali redatta dalla Cisl. "Devastante e futura fonte di gravissimi disagi sociali", così Gigi Petteni, segretario provinciale Cisl ha tuonato contro la gestione della giunta Bruni, definita "disorganica e tutta riversata sulle tasche delle fasce più deboli".

Ici da record
Sul fronte Ici, Bergamo risulta la città più cara in assoluto della Lombardia, con un'aliquota per ora fissata al 5,3 per mille, contro il 5 per mille di Brescia e Milano, il 4,2 per mille di Como e il 4 per mille di Varese. Un dato sconfortante, doppiamente negativo, dal momento che ha legittimato anche altri comuni della provincia (vedi per esempio Valbrembo), ad alzare, sull'esempio del capoluogo, l'imposta sul reddito fino a 0,8 punti percentuale, il massimo fissato dall'ultima finanziaria di lacrime e sangue partorita dalle due sanguisughe delle masse popolari Prodi e Padoa Schioppa.
Alla faccia della solidarietà e della giustizia sociale, tanto sbandierate dal "centro-sinistra" orobico, pronto a mungere le famiglie più povere per fare quadrare i conti del Comune. Ma non è tutto. Non solo l'Imposta sulla casa è la più cara della Lombardia, anche l'addizionale Irpef è salita allo 0,7%. Balzelli che, per scelta consapevole dell'antioperaia giunta locale, rendono Bergamo una delle città in cui la vita costa di più. "A Bergamo - ha denunciato Petteni - c'è un sistema complessivo di politica dei redditi che non funziona, che mira con precisione a lavoratori dipendenti e pensionati".
I marxisti-leninisti bergamaschi non avevano certo bisogno dell'indagine e delle analisi della Cisl provinciale per smascherare la natura antipopolare del "centro-sinistra" e della "sinistra radicale" (vedi Il Bolscevico n. 38/2006). Si tratta in realtà dell'ennesima conferma della nostre precedenti analisi, che non avevano esitato a denunciare la politica economica e sociale reazionaria della giunta Bruni, coperta a "sinistra" dai vertici di Rifondazione trotzkista, dai revisionisti del PdCI e da tutto quell'arcipelago di associazioni e enti territoriali che si richiamano soprattutto ai dirigenti rinnegati DS.

Promesse, anzi bugie
Come giustifica la giunta di "centro-sinistra" l'aumento dei balzelli antipopolari? "Nel corso dell'ultima giunta - ha dichiarato l'assessore al Bilancio Dario Guerini - abbiamo deciso di proporre in consiglio comunale proprio l'abbassamento dell'Ici, dal 5,3 per mille ai 5,1, diminuendolo di 0,2 punti". Le solite promesse che non cambiano la realtà dei fatti; anche se realizzata, tale diminuzione non cambierebbe affatto le cose, ovvero, Bergamo continuerebbe a essere la città lombarda con l'imposta sulla casa più cara. Ma il peggio di sé Guerini lo dà parlando dell'Irpef: "Quanto all'addizionale Irpef, abbiamo deciso di aumentarlo da 0,5% a 0,7%, perché è l'unico strumento che ci permette di mantenere inalterato il bilancio, e quindi la spesa e i servizi. È una manovra tributaria che deriva direttamente dalle norme fissate dalla finanziaria" che, aggiungiamo noi, a questo punto è evidente che anche a Bergamo ha dato il via libera a una politica dei redditi antioperaia e antipopolare.

Ritratto di Dario Guerini, assessore dell'Unione
Del resto, che altro aspettarsi da Dario Guerini? Da oltre trent'anni costui si occupa di management, finanza e economia aziendale, è iscritto all'albo dei dottori commercialisti, ha operato in gruppi europei di consulenza direzionale, ha lavorato nel settore bancario dove ha condotto progetti riorganizzativi per diversi istituti di credito, è stato amministratore delegato di una società del Gruppo San Paolo di Torino e membro del Comitato di direzione dello stesso Gruppo e ha curato per alcune municipalizzate i processi di riorganizzazione e di trasformazione in Spa.
È stato anche docente di bilancio alla Bocconi per dodici anni e da tre anni insegna economia e organizzazione aziendale alla Facoltà di Ingegneria dell'università di Bergamo. Sempre all'università di Bergamo è docente di finanza e controllo presso la neonata Scuola di management. È stato vice-presidente di Assirevi (Associazione Nazionale Società di Revisione) e vice presidente della Federazione nazionale del terziario avanzato. Ha fatto parte di due Commissioni di studio del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti. Ha scritto libri e pubblicazioni vari su temi di bilancio, di management, di dottrina societaria e di sistemi organizzativi aziendali. Insomma, è evidente che Dario Guerini, assessore del "centro-sinistra" con deleghe a Bilancio, Società partecipate, Sicurezza, Vivibilità e Protezione civile, Trasparenza e comunicazione è un pezzo da novanta del capitalismo, una carriera costruita dando il meglio di sé in ristrutturazioni aziendali e privatizzazioni e insegnando quest'arte da capobastone ai rampolli della borghesia.
Le masse popolari bergamasche hanno imparato a conoscere le sue politiche fiscali di lacrime e sangue non grazie alla casa del fascio, ma per "merito" del "centro-sinistra" coperto da Rifondazione trotzkista, PdCI e Verdi.

Insostenibile balzello sui rifiuti
Passiamo ad analizzare i servizi tanto decantati dall'assessore al bilancio per legittimare l'aumento dell'Irpef. Anche in questo caso il quadro per le masse popolari è devastante. Per quanto riguarda i rifiuti, il servizio di raccolta e smaltimento effettuato da Bas-Asm, costerà l'1,9% in più rispetto al 2006. Altro che livelli inalterati. Asm opera a Bergamo e Brescia: il costo per la famiglia tipo risulta essere quasi il doppio in terra orobica. Un appartamento da 70 metri quadri abitato da tre persone costa in fatto di rifiuti 106 euro a Brescia e 190 a Bergamo.
Se le famiglie bergamasche di fascia bassa pagano il doppio, la colpa è della giunta Bruni, di cui una della prime misure, alla fine del 2004, appena entrata in carica, fu proprio la cessione della municipalizzata Bas alla bresciana Asm, svendendo e accelerando la privatizzazione pure dell'acqua bergamasca, sempre con la copertura scellerata di Rifondazione trotzkista che fino al giorno prima parlava di beni comuni da tutelare.

Asili e sanità per ricchi
La musica non cambia neppure se passiamo ad analizzare altri servizi: Bergamo, a pari merito con Mantova, è la terza città più cara d'Italia per le rette degli asili nido comunali. Ci vuole tutta la faccia tosta di Bruni e soci per vantarsi di una situazione del genere. Nella nostra città si spendono 474 euro al mese per ogni bimbo: più dei bergamaschi spendono solo i residenti di Lecco (572 euro) e quelli di Belluno (535 euro al mese). Ricordiamo che il dato medio italiano è di 290 euro, quindi a Bergamo la situazione è a dir poco drammatica per le masse popolari. È quanto rivela un'indagine di Cittadinanzattiva che ha elaborato i numeri della banca dati del ministero dell'Interno sulla fiscalità locale 2007.
La sanità: anche in questo caso, la situazione è allarmante. Secondo un'indagine regionale svolta dalla Cisl passando al setaccio le Asl del territorio, a livello regionale le rette Rsa bergamasche sono le seconde più care dopo Cremona; sono aumentate addirittura il doppio rispetto a Milano. Non solo rette care, denuncia l'indagine, ma anche pochi posti letto e liste d'attesa sempre più lunghe. In pratica, il servizio sanitario pubblico viene a poco a poco smantellato, con l'acquiescenza del "centro-sinistra".

Aumentano i debiti delle famiglie
Altro che "bilancio partecipato", quindi, o assemblee dei cittadini e "nuovo municipalismo". In poco più di due anni, i nodi, o meglio, le menzogne, propagandate durante la campagna elettorale, sono venute al pettine. Casa, rifiuti, sanità, asili, Irpef: il "centro-sinistra" ha trasformato tutte queste voci in altrettanti gironi infernali per le masse popolari orobiche. Se la situazione è questa, chi può avere la faccia tosta di stupirsi se è cresciuto l'indebitamento bancario delle famiglie bergamasche? Secondo i dati resi noti dalla Cgia di Mestre e riferiti al mese di settembre 2006, la famiglia orobica media ha un debito con le banche di 22.371 euro, a fronte di una media nazionale di 17.000 euro. Questo dato pone i bergamaschi al quindicesimo posto della classifica nazionale degli indebitati.
Il dato che mostra come la causa del crescente indebitamento dei bergamaschi sia la politica economica e sociale dell'amministrazione locale è un altro ed è davvero allarmante. Solo nell'ultimo anno, rivela la Cgia, l'indebitamento delle famiglie orobiche è cresciuto del 15,52%, un notevole balzo avanti che pone la nostra città al quinto posto nella classifica sull'incremento del debito e che è segno di una diffusa situazione di difficoltà economica.
Noi marxisti-leninisti bergamaschi denunciamo da tempo la politica antioperaia e antipopolare del "centro-sinistra" locale. I numeri confermano la giustezza delle nostre analisi, spingendoci a lottare con maggiore forza per far crescere il nostro Partito nella provincia e in città, attuando la strategia del fronte unito illustrata dal nostro Segretario generale Scuderi lo scorso settembre durante la commemorazione di Mao.

28 febbraio 2007