Indagato per corruzione e finanziamento illecito dai pm di Napoli
Berlusconi comprò l'IDV De Gregorio
Per far cadere il governo Prodi 3 milioni di euro con mediatore il faccendiere ex craxiano Lavitola
Il Gip respinge la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla procura di Napoli

L'11 marzo la procura di Napoli che indaga sulla cosiddetta "Operazione Libertà" imbastita dal neoduce Berlusconi nel 2007 per far cadere il governo Prodi attraverso un vero e proprio mercimonio di senatori, aveva chiesto il giudizio immediato nei confronti di tutti e tre gli imputati: il corruttore, Silvio Berlusconi; il corrotto, senatore Sergio De Gregorio e l'intermediario, ex direttore dell'Avanti, Valter Lavitola; accusati di corruzione e finanziamento illecito.
La decisione si era resa necessaria alla luce di quanto accaduto nei giorni precedenti quando Berlusconi invitato per l'ennesima volta a rendere testimonianza davanti ai pm napoletani ha fatto sapere di non essere disponibile in nessuna delle tre date proposte dalla Procura (5, 7 e 9 marzo) opponendo per l'ennesima volta il "legittimo impedimento".
La tesi dei pm Francesco Curcio, Alessandro Milita, Vincenzo Piscitelli, Fabrizio Vanorio e Henry John Woodcock coordinati dai procuratori aggiunti Federico Cafiero de Raho e Francesco Greco, si fondava sulla piena confessione resa da Sergio De Gregorio, senatore uscente del PDL, che nel 2007 in cambio di tre milioni di euro passò dalle file dell'Italia dei Valori con cui venne eletto, al partito di Berlusconi consentendo alla coalizione di "centro-destra" di ottenere la maggioranza al Senato e far cadere il governo Prodi. Tuttavia il gip respingeva tale richiesta ritenendo necessaria la celebrazione dell'udienza preliminare.
Negli interrogatori del 28 e 29 dicembre scorsi e poi del 7 gennaio scorso De Gregorio ha ribadito che il suo tradimento fu pagato da Berlusconi con tre milioni di euro e la poltrona di presidente della Commissione Difesa e che "tutto quanto detto precedentemente" corrisponde alla pura verità dei fatti "a partire dalla vicenda relativa al mio ruolo al servizio del presidente Berlusconi...avendo io partecipato a quella cosiddetta operazione libertà che era indirizzata a ribaltare il governo Prodi, nella quale e per la quale io ricevetti dei finanziamenti, parte in contanti, che avrebbero dovuto supportare la forza del mio movimento politico per darmi la possibilità di essere anche forte nelle scelte che avrei fatto". Inoltre De Gregorio, dopo aver ricordato ai pm che i rapporti numerici tra maggioranza e opposizione al Senato erano di 158 a 156, ha aggiunto che "ciò faceva ovviamente immaginare la possibilità di ribaltare gli elementi numerici e ricordo bene che già dopo il voto che mi vide eletto presidente della Commissione Difesa, discussi a palazzo Grazioli con Berlusconi di una strategia di sabotaggio, della quale mi intesto tutta la responsabilità... L'accordo si consumò nel 2006... il mio incontro a palazzo Grazioli con Berlusconi servì a sancire che la mia previsione di cassa... era di 3 milioni e che immediatamente partirono le erogazioni... Ho ricevuto 2 milioni in contanti da Lavitola a tranche da 200/300mila euro".
La Procura ha anche chiesto alla Giunta per le Autorizzazioni a procedere di utilizzare le intercettazioni indirette dell'ex premier e di aprire una cassetta di sicurezza al Monte dei Paschi di Roma dove ci sarebbe la prova della dazione di danaro.
Silvio Berlusconi, si legge nella richiesta di autorizzazione "a svolgere perquisizioni locali e ad acquisire tabulati" telefonici nei confronti dell'ex premier, fu l'"istigatore prima e l'autore materiale poi" dell'"Operazione Libertà": una strategia tesa a portare al "centro-destra" "il maggior numero di senatori tra quelli che avevano votato la fiducia" a Prodi, a partire da Sergio De Gregorio.
De Gregorio, va ricordato, è anche pesantemente coinvolto nell'inchiesta parallela inerente i finanziamenti al giornale "L'Avanti" di Valter Lavitola dove è accusato di truffa per 23 milioni di euro e finora era stato salvato dall'arresto dal Senato grazie al voto segreto. Ora è agli arresti domiciliari.
L'inchiesta parte nel 2008, quando il pm Alessandro Milita indaga su un flusso di assegni tra un personaggio legato al contrabbando e il senatore De Gregorio. L'inchiesta va avanti e quando emergono i contatti tra quest'ultimo e Berlusconi, la Procura di Napoli chiede di spostare l'indagine a Roma per una questione di competenza. Per la Procura generale di Cassazione, tuttavia, spetta ai pm partenopei indagare e il fascicolo si arricchisce di altro materiale "proveniente" dall'inchiesta su Finmeccanica: si tratta della lettera con cui Valter Lavitola ricattava il Cavaliere (missiva trovata dagli inquirenti sul pc di Carmelo Pintabona, l'uomo d'affari e politico di origine siciliana che con l'ex direttore de "L'Avanti" è indagato per tentata estorsione all'ex premier).
Valter Lavitola, l'ex direttore de "L'Avanti" coinvolto proprio nell'inchiesta sul finanziamento illecito al suo giornale e indagato insieme a Berlusconi, aveva poi raccontato il resto, due mesi dopo nell'aprile del 2012. De Gregorio "negoziò con Berlusconi l'incarico di presidente della commissione Difesa del Senato" votò con il "centro-destra" e si mise in saccoccia anche tre milioni di euro.

3 aprile 2013