Come si legge nella motivazione della sentenza del tribunale di Milano di condanna dell'avvocato inglese
"Berlusconi ha corrotto Mills"
Gli ha dato 600 mila dollari per garantirsi l'impunità nei processi a suo carico
"Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data. Dall'altro lato per perseguire il proprio vantaggio economico".
Lo scrivono i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduti da Nicoletta Gandus (ricusata senza esito dal premier), nelle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni e mezzo emessa il 17 febbraio scorso a carico dell'avvocato inglese David Mills accusato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Silvio Berlusconi e falsa testimonianza.
Mills "ha realizzato una delle sue più raffinate e criminali attività di riciclaggio" nel tentativo di occultare la somma di 600mila dollari (oggetto della corruzione ndr) ricevuta da Berlusconi per non dire il vero nell'ambito delle sue testimonianze rese in due processi celebrati a Milano: quello per le tangenti alla Guardia di Finanza (in cui Berlusconi fu prima condannato e poi assolto in appello per "insufficienza di prove"); e quello per il falso in bilancio inerente il sistema illegale dei circuiti offshore riconducibile a All Iberian (in cui Berlusconi fu assolto perché, dopo la legge da egli stesso varata, il falso in bilancio non costituisce più reato penale).
"Il prezzo della corruzione di Mills - scrivono ancora i giudici - comprendeva anche il 'disturbo' per tutte le operazioni di riciclaggio che egli avrebbe dovuto compiere per nascondere, mascherare, trasformare, schermare la somma che gli veniva illecitamente corrisposta e tutta l'attività era già prevista, voluta e stabilita nell'accordo, lasciando alle capacità di Mills il compito di individuare di volta in volta le modalità esecutive per la riuscita dell'impresa".
Non solo. Nelle 376 pagine di motivazioni i giudici ripercorrono 15 anni di illeciti, reati, violazioni fiscali, violazioni delle norme antitrust, violazioni delle leggi penali compiute da Berlusconi e dagli uomini del suo gruppo. Sottolineano più volte come sia provato che il gruppo Fininvest abbia corrotto la Guardia di Finanza. Ricordano che Berlusconi ha versato soldi, estero su estero, a Craxi. Precisano che la Fininvest di fatto manteneva il controllo di Telepiù in spregio alla stessa legge Mammì varata dai governi Craxi proprio per salvare le emittenti di Berlusconi. Spiegano come e perché, per mettersi al riparo dalle conseguenze che potevano provocare tutte quelle inchieste sul suo conto, Berlusconi ad un certo punto ha deciso di dare dei soldi a Mills diversi dalle sue parcelle professionali. In cambio Mills, intorno al 1995-96, accetta di dichiarare il falso affermando di essere proprietario del comparto estero del gruppo Fininvest, o meglio delle società off shore personali di Berlusconi e del suo gruppo.
"Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni - scrivono a tal proposito i giudici - sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà della società offshore (costituita appositamente nei paradisi fiscali per evadere le tasse e proteggere e accrescere i propri patrimoni) in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti... È risultato in questo dibattimento - aggiungono i giudici - che la condotta di Mills era dettata appunto dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero, la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Pier Silvio Berlusconi".
Il vero scandalo è che, nonostante questa sentenza sia basata su una caterva di prove documentali acquisite all'interno della stessa Finivest, firmate da manager del gruppo, che dimostrano in maniera inequivocabile l'assoluta irregolarità sotto il profilo dei bilanci esteri e confermano che Berlusconi faceva la cresta agli ingenti pagamenti per la compravendita dei diritti televisivi per metterseli in tasca o accantonarli su conti esteri facenti capo a società offshore di sua proprietà; nonostante sia stato ampiamente accertato che Mills è stato corrotto e che il corruttore fosse Berlusconi in prima persona; è molto probabile che anche questa volta il nuovo Mussolini di Palazzo Chigi possa farla franca. Infatti va ricordato che la posizione processuale del coimputato Berlusconi è stata stralciata nell'ottobre scorso ed è tutt'ora in attesa che la Corte Costituzionale decida sulla legittimità del "lodo Alfano" che non a caso è stato il primo provvedimento varato dal neoduce nel luglio scorso proprio per garantire l'impunità alle quattro più alte cariche dello Stato e prima di tutti a se stesso.
Ma anche se la Corte dovesse dare parere sfavorevole, o nel caso in cui il conseguente referendum popolare dovesse invalidare la legge Alfano e Berlusconi non dovesse essere più coperto da questa scandalosa immunità, è presumibile che, viste tutte le leggi di riforma legislativa e giudiziaria in atto, prime fra tutte la nuova legge sulle intercettazioni in discussione alla Camera, la riforma del processo penale già varata da Palazzo Chigi e soprattutto la norma che prevede che le sentenze passate in giudicato non abbiano più valore di prova per gli altri procedimenti connessi, l'eventuale processo contro Berlusconi dovrà ricominciare da capo e quindi è quasi scontato che finisca in prescrizione prima del completamento dei tre gradi di giudizio.

27 maggio 2009