Se passerà il disegno di legge sulla controriforma costituzionale
Berlusconi avrà i poteri di Mussolini
D'Alema: "Il premierato forte è simile a quello nostro"
La controriforma costituzionale di stampo mussoliniano di Berlusconi ha bruciato un'altra tappa, e ora è pronta a iniziare l'iter parlamentare: il 16 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato infatti il disegno di legge che la racchiude, sulla base del documento elaborato dai "quattro saggi" del Polo neofascista ad agosto e approvato dai leader della Casa del fascio il 28 agosto scorso.
"Abbiamo cambiato la seconda parte della Costituzione", ha dichiarato raggiante il neoduce dopo il vertice, presentandosi alla stampa affiancato da Fini, Bossi e Buttiglione. "Siamo tutti d'accordo. La maggioranza è compatta. Approveremo tutto entro il 2004. Speriamo che l'opposizione non salga sulle barricate, altrimenti pazienza: faremo da soli", ha aggiunto ostentando sicumera e arroganza come non mai. Dopodiché ha illustrato l'iter accelerato che intende imporre al parlamento per far approvare il ddl nei tempi da lui stabiliti: prima un confronto con la conferenza Stato-Regioni, poi un nuovo passaggio nel Consiglio dei ministri e primo voto entro la fine del 2003. Nel corso del 2004 le altre tre votazioni (trattandosi di un ddl costituzionale necessita di una doppia lettura in entrambe le Camere) e l'approvazione definitiva entro la fine dell'anno.
Il progetto completa lo stravolgimento della Costituzione repubblicana iniettando dosi massicce di federalismo e presidenzialismo di stampo fascista mussoliniano. Oltre alla devoluzione reclamata dal neofascista, secessionista e razzista Bossi, che frantuma l'Italia in 20 staterelli in contesa tra di loro per accaparrarsi risorse economiche e poteri, con il Nord a fare la parte del leone e il Sud ancora più penalizzato ed emarginato, il ddl prevede tra l'altro il forte ridimensionamento del ruolo del parlamento nazionale, con la riduzione del numero dei parlamentari e l'istituzione di un Senato federale al posto di quello nazionale. Bossi chiede oltretutto che la sua sede sia portata a Milano. I fascisti, in particolare il governatore del Lazio, Storace, si "vantano" di averlo costretto ad accettare l'inserimento di un paragrafo che fissa ufficialmente Roma come capitale dello Stato federale, i cui poteri speciali sono regolati però dalla regione Lazio. A tal punto è giunta la minaccia secessionista che il mantenimento di Roma capitale è stato messo nero su bianco! Anche la Corte costituzionale avrà una forte impronta federalista, passando da 15 a 19 giudici, di cui 6 eletti su base locale dal Senato federale.
Ma il piatto forte della controriforma è senz'altro il "premierato forte", attraverso il quale il neoduce Berlusconi si accaparrerebbe poteri del tutto simili a quelli che si attribuì Mussolini quando liquidò il regime parlamentare e completò la dittatura fascista nella seconda metà degli anni '20. Se questa controriforma costituzionale andrà in porto, infatti, egli non solo potrà essere eletto direttamente "dal popolo" in quanto candidato ufficiale della coalizione vincente che il capo dello Stato avrà l'obbligo di nominare "primo ministro", ma avrà altresì il potere di nominare e revocare ministri, nonché in pratica quello di sciogliere le Camere nel caso venisse sfiduciato dal parlamento. Formalmente questo potere resta al capo dello Stato (una foglia di fico chiesta dai democristiani dell'UDC), che però lo esercita "su proposta" del primo ministro, che ne assume l'"esclusiva responsabilità.
Buttiglione ha cercato di tranquillizzare l'"opposizione" sostenendo che "abbiamo rinunciato a una riforma di tipo presidenziale (sic!), rafforzando tuttavia il capo del governo senza per questo attribuirgli poteri straordinari", anzi "mantenendo e rafforzando il ruolo del capo dello Stato". Una fatica superflua, la sua, dal momento che nessuna voce scandalizzata né allarmata si è levata dalla "sinistra" parlamentare, che si è limitata in sostanza a bofonchiare un burocratico "ne riparleremo in parlamento".
Non solo, ma c'è stato anche chi come il capofila dei rinnegati, D'Alema, non ha voluto perdere l'occasione per riproporsi, come in passato con la Bicamerale golpista da lui diretta, quale interlocutore privilegiato della Casa del fascio in tema di controriforme costituzionali. Ha fatto sapere, infatti, come riportato subito con grande risalto dal "Giornale" di Berlusconi, di non considerare affatto la proposta di "premierato forte" una "pericolosa forzatura" o una deriva verso una "dittatura del premier". Ha sottolineato anzi con sussiego che "alcune delle proposte contenute nel progetto del governo sono interessanti", e di trovare "positivo che il centrodestra abbia rinunciato al presidenzialismo per fare una proposta non dissimile a quella dell'Ulivo", e che addirittura "per molti aspetti riprende pari pari" quella della Bicamerale.
Ogni ulteriore commento ci pare superfluo.