Per accreditarsi presso i sionisti
Bersani in pellegrinaggio in Israele
Ricevuto come se fosse il capo del governo dal boia Netanyahu

Al pari del fascista ripulito Fini, anche il rinnegato del comunismo e segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha pensato bene di andare in pellegrinaggio in Israele e accreditarsi presso i boia sionisti.
Nel viaggio del 10 luglio scorso il leader neoliberale ha incontrato sia il capo dei "democratici" israeliani, il primo ministro boia Netanyahu, e successivamente il falso pacifista, in realtà avversatore della pace con i palestinesi, l'attuale presidente della repubblica Shimon Peres. Un incontro degno di un capo del governo, come hanno tenuto a precisare la diplomazia di Tel Aviv al quotidiano compiacente "l'Unità", che non ha mancato di risaltare sulle sue pagine l'incontro. Inevitabile la caduta del discorso sul conflitto tra palestinesi e israeliani e la risposta altrettanto comoda di Bersani che affermava: "L'Italia come ogni Paese deve stare dalla parte della soluzione, con equilibrio nel dialogo tra le parti". Subito Peres sottolineava che essere dalla parte della "soluzione", ad esempio, è aver avuto un ruolo trainante nella determinazione della missione Unifil in Sud Libano, missione propugnata qualche anno prima dal governo di "centro-sinistra" del DC Prodi e di cui lo stesso presidente israeliano dava atto a Bersani a mò di gratitudine.
Bersani, col plauso dei boia sionisti, rilancia la vecchia parola d'ordine della borghesia internazionale di "due popoli, due stati", evitando accuratamente di criticare Netanyahu e Peres per le nefandezze compiute dal loro governo contro il popolo palestinese. A differenza del rimbambito e rinnegato del comunismo Bersani, la giusta parola d'ordine, almeno per noi marxisti-leninisti, è "due popoli e uno Stato" e non di dominio di uno stato come quello sionista nei confronti del popolo palestinese, tale da giustificare negli ultimi anni, un abominevole quanto assurdo genocidio.

20 luglio 2011