"Liberazione'' mette il timbro sull'abiura documentata da "la Repubblica''
BERTINOTTI: "ADDIO AL COMUNISMO''
"la Repubblica'' del 27 dicembre ha documentato l'abiura del comunismo da parte di Bertinotti attraverso un articolo di Goffredo De Marchis con questa titolazione: "Condanna dei gulag, non violenza assoluta: la lunga marcia del segretario di rifondazione (occhiello). Dal proletariato ai no global. La Bad Godesberg di Bertinotti'' (titolo). Il riferimento è al Congresso di Bad Godesberg, nel 1959, in cui il partito socialdemocratico tedesco ruppe definitivamente col marxismo e con il socialismo proclamandosi non più partito di classe ma popolare.
Il giorno dopo "Liberazione'' l'ha ripreso integralmente titolandolo così: "Da 'la Repubblica'. La lunga marcia del segretario di Rifondazione (occhiello). Bertinotti dal proletariato ai no global'' (titolo). è come se l'organo del PRC diretto da Alessandro Curzi e Rina Gagliardi avesse messo il timbro del partito trotzkista sulla notizia della "Repubblica''.
Non a caso esso mette in evidenza, addirittura in rosso, le seguenti frasi di De Marchis riferite al segretario nazionale di Rifondazione "Puntualizza, corregge spostando sempre più in alto l'asticella, magari solo di qualche centimetro alla volta ma a lui sembra l'unico modo per saltarla davvero. Niente abiure, nel frattempo continuiamo a dirci comunisti, avverte. Si può? Lui dice di sì, declinando in maniera nuova il concetto, la storia, contagiandola con la realtà. Non a caso ha `ripudiato' gli episodi più cruenti della storia comunista. L'approdo è quello del pacifismo assoluto, è il suo indirizzo offerto ai movimenti, alla piazza, ai no global. Oggi il comunismo di Bertinotti è `un processo aperto e indefinito', come ha scritto in una lunga lettera di risposta a Adriano Sofri sull'Unità''.
Come era prevedibile, l'abiura di Bertinotti ha suscitato un vespaio all'interno del suo partito. Alcuni dirigenti ne hanno preso le distanze, ma è soprattutto la base che ha protestato. Ignorata però da "Liberazione'' che, come denuncia Vincenzo Cerceo da Trieste in una lettera inviata a "la Repubblica'' e, per conoscenza, a "Il Bolscevico'', "coloro che non sono d'accordo con la linea della segreteria, non hanno, ormai, più alcuna voce su `Liberazione'. Le loro lettere di dissenso vengono regolarmente cestinate''.
Cerceo protesta anche per la posizione di Bertinotti sulle foibe affermando: "Vedremo quanti voti della comunità slovena di Trieste avranno fatto perdere al partito le posizioni, di Fini e Menia, che Bertinotti ha fatto sue sulle foibe nel convegno di Venezia''.