Gianfranco Fini
UN FASCISTA DOC CHIAMATO A SCRIVERE LA COSTITUZIONE DELL'EUROPA IMPERIALISTA

In una intervista pubblicata dal compiacente Corriere della Sera il 5 marzo scorso Gianfranco Fini annunciava che lo slogan del congresso di AN sarebbe stato "Cresce la patria, nasce l'Europa'', la patria e l'Europa "due bandiere, due inni''. Un'Europa, per Fini, "riunificata'' il cui tratto distintivo sarà "la laicità delle isituzioni ma da innestare nel solco di una cultura che non possiamo disperdere. E che ha la sua radice nella tradizione religiosa ebraico cristiana''. Una Europa che attraverso la gestione collegiale deve affrontare anzitutto temi quali l'immigrazione e la sicurezza. L'europensiero di Fini è una riedizione del mussoliniano "Dio, patria e famiglia'' adattato alla situazione attuale e al suo compito di rappresentante del governo del neoduce Berlusconi nella Convenzione europea che scriverà la Costituzione dell'Europa imperialista.
Gianfranco Fini è un caporione fascista a 24 carati, cresciuto sotto l'egida del fucilatore di partigiani Giorgio Almirante, che nel '94 ha definito Mussolini "il più grande statista del secolo''; una dichiarazione recentemente ritenuta non opportuna ma non sconfessata.
Nato a Bologna il 3 gennaio 1952, in una famiglia della media borghesia, Fini ha vestito la camicia nera fin dai primi vagiti. Il padre, Argenio Fini, è stato volontario della "Repubblica sociale italiana'' e iscritto all'Associazione nazionale combattenti della RSI. Per onorare la morte di un cugino fascista (Gianfranco Dilani giustiziato dai partigiani durante la guerra di Liberazione) decise di dare il nome Gianfranco al suo primogenito. Il nonno materno, Antonio Marani, è stato un fascista della prima ora e partecipò alla marcia su Roma al fianco di Italo Balbo.
All'età di 17 anni, siamo nel 1969, il giovane Fini aderisce al MSI e inaugura la sua professione di picchiatore e provocatore anticomunista sfidando apertamente la contestazione organizzata dal movimento studentesco di Bologna contro la proiezione del film americano a favore dell'aggressione Usa in Indocina "I berretti verdi''. Si iscrive all'organizzazione studentesca del MSI, la "Giovane Italia'', poi confluita nel Fronte della gioventù (Fdg).
Nell'estate del 1971 la famiglia si trasferisce a Roma e nella capitale il picchiatore Fini si distingue soprattutto nell'organizzare agguati contro i giovani e gli studenti di sinistra. Nel 1973 viene nominato responsabile della scuola del Fdg di Roma e cooptato nella direzione nazionale dell'organizzazione, di cui dal 1977 e per 10 anni sarà segretario nazionale. Nel 1977 è eletto membro del comitato centrale e inizia a lavorare al quotidiano del MSI-DN, il "Secolo d'Italia''.
Dal giornale esce nel 1983, si candida alle politiche e ottiene il seggio alla Camera; era arrivato secondo ma il primo è Almirante che opta per un'altra circoscrizione e gli concede il seggio in parlamento. Dove è rieletto nell'1987 con un numero di preferenze secondo solo ad Almirante; è la definitiva consacrazione di Fini al vertice del partito fascista. L'elezione a segretario avviene al congresso di Sorrento del 1987; Fini annuncia: "la mia segreteria inizia in perfetta continuità ideale con quella di Almirante''.
Lascia la carica a Pino Rauti dopo le sconfitte elettorali dell'88 e dell'89. Pur in seconda fila ribadisce la sua fedeltà al fascismo e dichiara pubblicamente di voler difendere "l'identità tradizionale del partito fondato da Almirante e Romualdi''. Anche Rauti inciampa nelle sconfitte elettorali delle regionali del '90 e '91 e lascia di nuovo il posto a Fini, intorno al quale si ricompatta tutta la vecchia feccia fascista almirantiano-romualdiana. Di nuovo segretario, Fini si distingue subito per l'appoggio alle picconate del capo dei gladiatori Francesco Cossiga, fervido sostenitore del presidenzialismo di cui i missini vantano la primogenitura.
L'11 dicembre successivo Fini annuncia la fondazione di una grande "Alleanza nazionale, liberlaldemocratica, europea e in perfetta sintonia con i grandi valori della cultura occidentale''. Il nuovo gruppo viene fondato a Roma il 22 gennaio 1994. Fini è eletto per acclamazione coordinatore di AN cui il MSI-DN decide di aderire in blocco, tranne la corrente di Rauti.
Per rendere ancora più credibile la "svolta'' e conquistarsi una patente da "democratico'' Fini si spinge fino alla provocazione e agli inizi del '94 visita le Fosse Ardeatine. Operazione che ripeterà nel 1999 quando si reca in visita al campo di sterminio di Auschwiz.
Il sigillo alla definitiva riabilitazione dei fascisti lo pone il vertice del PCI-PDS che, 11 anni dopo la partecipazione ai funerali di Almirante, manda una propria delegazione al congresso di fondazione di AN e invita per la prima volta il fascista Fini ad una festa nazionale de l'Unità.
Fini nel '94 può coronare il suo sogno di portare i fascisti alla guida del Paese insieme al neoduce Berlusconi e al caporione neofascista, razzista e secessionista Bossi.
Nel gennaio del '95 a Fiuggi Fini scioglie il MSI-DN e apre il congresso nazionale di fondazione di AN. Nel simbolo di AN rimane fra l'altro, anche se rimpicciolita, la fiamma tricolore del MSI ideata nel 1947. E anche il gruppo dirigente rimane lo stesso, rafforzata con l'ingresso nella segreteria di alcuni "giovani'' provenienti da una lunga esperienza di mazzieri contro i movimenti giovanili e studenteschi degli anni '70 fra cui spiccano: Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Francesco Storace, e Adolfo Urso.
Nel corso della XIII legislatura Fini si prodiga per l'approvazione delle riforme costituzionali proposte dalla commissione bicamerale golpista presieduta dal rinnegato D'Alema. Si allea con Mariotto Segni alle elezioni europee del '99 ma dopo la batosta subita rinsalderà l'asse con Berlusconi e Bossi per volare alla vicepresidenza del Consiglio e successivamente alla Convenzione europea.

20 marzo 2002