I nuovi governanti sono tutti quadri del sistema capitalistico e delle sue istituzioni
Spartiti tra destra e "sinistra" del regime i posti di viceministri e di sottosegretario
Grilli, uomo di Tremonti, nominato viceministro all'economia. Patroni Griffi, capo di gabinetto con Brunetta, piazzato alla guida del dicastero di Palazzo Vidoni
Diversi conflitti di interessi

Con l'ultima infornata di viceministri e sottosegretari nominati il 29 ottobre, il governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale, guidato dal liberista Monti è ora al gran completo.
Tutto si è svolto nel corso di un consiglio dei ministri lampo, durato appena venti minuti, ma cominciato con oltre un'ora di ritardo proprio per rispettare alla lettera il vecchio manuale "Cencelli" affidando al capo di gabinetto di Renato Brunetta il ministero della Funzione Pubblica che era rimasto in carico alla presidenza del Consiglio.
Ai 18 ministri (più il premier Monti) si affiancano 3 viceministri e 25 sottosegretari (di cui 4 presso la Presidenza del Consiglio) tutti nominati secondo la vecchia e vergognosa logica spartitoria dettata dalle varie cosche parlamentari che fanno capo sia alla destra che alla "sinistra" del regime neofascista; tutti accuratamente scelti tra l'intellighenzia del sistema capitalistico, delle sue istituzioni in camicia nera, dell'alta Finanza, con strettissimi legami col Vaticano e in barba non solo ai molteplici ed evidenti conflitti di interessi che riguardano molti di loro ma perfino senza tener conto della loro fedina penale visto che alcuni sono dei corrotti, plurinquisiti e condannati nel recente passato per reati legati a Tangentopoli e qualcuno è tuttora implicato nelle peggiori inchieste in corso di svolgimento come ad esempio quella inerente lo scandalo di Finmeccanica.
Altro che "governo serio, sobrio e trasparente" come ha affermato vergognosamente Monti. Altro che "governo di salvezza per l'Italia", di cui cianciano gli ex falsi oppositori di Berlusconi con alla testa il PD. Questo, come ha confessato lo stesso Monti durante il suo discorso per la fiducia al Senato, è un governo nato per "soddisfare le richieste delle forze politiche e, al contempo, dare risposte efficaci alle gravi sfide che il nostro Paese ha di fronte a sé" ossia salvaguardare gli interessi e i profitti del grande capitale e dell'alta finanza mandando letteralmente al macello i lavoratori e i pensionati. Infatti sono proprio i ministri e la loro pletora di vice e sottosegretari che gestiscono materialmente e decidono le nomine, gli appalti, i finanziamenti pubblici e soprattutto gli ambiti incarichi per le cosiddette consulenze che di fatto rappresentano un vero e proprio sistema di corruzione e elargizione di tangenti.
E se il buon giorno si vede dal mattino, è sicuro che per le masse popolari, sfruttate e oppresse si preparano giorni davvero bui.
Il caso più eclatante riguarda Vittorio Grilli, benvoluto da Monti, uomo di fiducia di Giulio Tremonti e sponsorizzato dalla Lega Nord che lo voleva come successore di Mario Draghi alla guida della Banca d'Italia. Grilli si è messo appositamente in aspettativa dalla carica di direttore generale del Tesoro, per diventare viceministro dell'Economia e quindi il braccio destro di Monti in via XX Settembre.
Nato a Milano il 19 maggio 1957, Grilli ha conseguito una laurea in Discipline Economiche e Sociali all'Università Bocconi e un Doctor of Philosophy (titolo accademico riconosciuto a livello internazionale) in Economics all'University of Rochester di New York. Prima di approdare al Tesoro, Grilli è stato da luglio 2002 a maggio 2005, Ragioniere generale dello Stato e poi, dal dicembre 2005, presidente della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia.
Dal 2001 al 2002 è stato Managing Director alla Credit Suisse First Boston di Londra. E, ancora prima, dal 1994 al 2000, capo della Direzione I - Analisi Economico-Finanziaria e Privatizzazioni - del Dipartimento del Tesoro, Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica. Insomma, una vita passata a Via XX Settembre. Dove è approdato dopo una lunga parentesi all'estero: dal 1986 al 1990 è stato Professore al Dipartimento di Economia alla Yale University, negli Usa; dal 1990 al 1994 è stato il "Woolwich Professor of Financial Economics" all'Università di Londra, Birkbeck College, in Gran Bretagna.
Grilli è attualmente anche presidente dell'Efc (Economic Financial Committee), dell'Efsf (European Financial Stability Facility). E ancora membro dell'Esrb (European Systemic Risk Board) e membro del Board dell'European think tank Bruegel (Brussels European Global Economic Laboratory), oltre che membro dell'Aspen Institute Italia. È poi componente dei consigli di Amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti; Fondazione Istituto Nazionale di Genetica Molecolare - Ingm; Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Ed è stato Presidente del Fsc - Comitato per i Servizi Finanziari del Consiglio Europeo, oltre che commissario Unico della Fondazione "Istituto Italiano di Tecnologia" dal marzo 2004 a ottobre 2005. È stato inoltre chairman dell'Oecd Privatisation Network e consigliere di amministrazione in numerose società quotate e non.
Nella lista dei nuovi governanti c'è anche un nuovo ministro, Filippo Patroni Griffi, si veda l'articolo a parte.
Tra i tanti spicca anche il ferrovecchio, democristiano, riciclato nel PD, Giampaolo Vittorio D'Andrea che, insieme a Antonio Malaschini, l'uomo di fiducia di Schifani, è stato nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per i Rapporti con il Parlamento.
Nato a Potenza, classe 1949, laureato in storia e insegnante della stessa materia presso l'Università degli Studi della Basilicata, è un vecchio volpone politico.
È stato eletto deputato nel 1992 tra le file della Democrazia Cristiana è stato poi incollato alla poltrona di sottosegretario ai beni ed alle attività culturali nel primo governo D'Alema, nel secondo governo D'Alema e nel secondo governo Amato. Nel 2001 ha aderito alla Margherita e ottenne un seggio al Senato.
Nella XIV legislatura è stato membro della VII commissione (beni culturali) e componente della commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, di cui fu anche vicepresidente dal 2003 al 2006. Ha fatto parte del secondo governo Prodi in qualità di sottosegretario alle Riforme Istituzionali ed ai Rapporti con il Parlamento prima di essere attivo fondatore del Partito Democratico, del quale è stato responsabile nazionale del settore Ricerca, nell'ambito del Dipartimento Educazione.
Poi c'è Gianluigi Magri, ex deputato dell'Udc e membro dell'Agcom, nominato sottosegretario alla Difesa e anch'egli, come D'Andrea, ostenta una falsa verginità politica solo perché non è stato ricandidato alle ultime elezioni.
Al Tesoro, come sottosegretari, arrivano anche Vieri Ceriani, già a capo dei servizi fiscali di Bankitalia, e Gianfranco Polillo, area PDL.
Corrado Passera, allo Sviluppo economico, viene affiancato dal viceministro con delega alle Infrastrutture Mario Ciaccia, attuale amministratore delegato di Biis, società controllata da Intesa San Paolo, quindi un altro esponente della grande finanza che accresce ancora di più il conflitto di interesi che li riguarda.
Romano di 64 anni, ex magistrato della Corte dei Conti con numerosi incarichi al fianco di diversi ministri. Una nomina a dir poco discutibile per il ruolo ricoperto da Ciaccia negli ultimi nove anni alla Banca Intesa Sanpaolo, a stretto contatto con il ministro Passera che l'ha voluto come suo vice. Non solo dalla poltrona di governo che occupa Ciaccia sarà chiamato a gestire operazioni da lui progettate e lanciate come numero uno della Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (Biis), la controllata di Intesa Sanpaolo "dedicata al servizio di tutti gli attori, pubblici e privati, che collaborano alla realizzazione di grandi infrastrutture e servizi di pubblica utilità" e che Ciaccia ha guidato fino a pochi giorni fa. La Biis ha in portafoglio finanziamenti per 41 miliardi di euro, 33 dei quali sono prestiti fatti alla pubblica amministrazione e alle cosiddette "public utilities". Solo la Regione Lazio è stata finanziata per oltre 2, 5 miliardi. Idem il Ministero della Difesa, che con i soldi di Biis si è comprato i nuovi caccia e le fregate di Fincantieri. In sostanza, ogni 100 euro di debito pubblico, 2 sono prestiti fatti da Ciaccia, che adesso siede nel governo che quei debiti deve pagare. Inoltre la Biis sta partecipando con 3 miliardi di euro al finanziamento delle grandi infrastrutture, con prestiti che i realizzatori, attraverso il cosiddetto "project financing", dovrebbero ripagare allo Stato con i profitti realizzati nella gestione delle opere. Ciaccia è il regista di alcune tra le maggiori operazioni. Dalle autostrade lombarde, alla Salerno Reggio Calabria, dal Quadrilatero stradale tra Marche e Umbria al Terzo Valico ferroviario Genova-Milano fino alla nuova piattaforma Maersk di Vado e poi ancora ai progetti per il porto di Trieste, gli interventi urbanistici come quelli già realizzati per la Fiera di Milano o l'Eur di Roma, gli aeroporti di mezza Italia, i progetti per eolico e solare, acquedotti e termovalorizzatori.
In tutto ciò è coinvolta più o meno direttamente la Biis e Ciaccia come vice ministro potrà garantirne da un lato la spedita realizzazione e, dall'altro, qualora le infrastrutture non si rivelassero redditizie, garantirà comunque il saldo dei lavori coi soldi dello Stato.
Sponsorizzato dall'ex ministro Matteoli, che lo avrebbe voluto alle Infrastrutture proprio al posto di Ciaccia, Franco Braga, area PDL, è stato invece dirottato alle Politiche agricole alimentari e forestali.
Specialista in antisismica, romano, classe 1943, ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università della Basilicata a Potenza, mentre dal '99 è titolare dell'insegnamento di Costruzioni in zona sismica presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica della Facoltà di Ingegneria dell'Università "La Sapienza".
Insomma con Ciaccia e Barga, Monti ha voluto accontentatre sia Matteoli, che comunque ha avuto il suo sottosegretario, sia il neoministro Passera e tutto il conflitto di interessi che egli e il suo vice rappresentano.
All'Infrastrutture e Trasporti Ciaccia avrà al suo fianco il sottosegretario Guido Improta, 45 anni, già vice capo di gabinetto di Francesco Rutelli ai Beni culturali, quindi targato Api ma soprattutto piazzato dal presidente Roberto Colaninno il 10 febbraio 2009 a capo delle relazioni istituzionali di Alitalia con "l'obiettivo di favorire la tutela degli interessi del Gruppo presso le autorità nazionali, le istituzioni centrali e le amministrazioni locali". Insomma un altro bel conflitto di interessi; perché Improta gestendo la delega all'aviazione civile potrebbe "favorire la tutela degli interessi" dell'Alitalia a scapito dell'interesse pubblico.
Improta insomma è l'uomo di Rutelli. Negli anni '90 è entrato nella squadra dell'allora sindaco di Roma, come direttore dell'Apt (azienda di promozione turistica). All'inizio del 2006 è entrato in Alitalia, ma pochi mesi dopo è andato in aspettativa per seguire Rutelli come capo di gabinetto al ministero dei Beni culturali. Dopo la caduta del governo Prodi, a fine 2008 è tornato al suo impiego, affiancando Colaninno nel lancio della nuova Alitalia, operazione che ha avuto come grande regista l'allora numero uno di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, che ora può chiudere il cerchio ritrovando Improta come suo vice ai Trasporti.
Il terzo viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali è Michael Martone, figlio del presidente del Civit Antonio Martone, professore di diritto del Lavoro non ancora quarantenne, già consulente di Renato Brunetta e vicino all'associazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. Nel novembre del 2010 Michel è salito agli "onori" della cronaca per la scandalosa consulenza d'oro da 40 mila euro assegnatagli da Brunetta.
Allo stesso ministero del Welfare in qualità di sottosegretario è stata nominata Maria Cecilia Guerra, riconducibile all'area PD.
Alla Giustizia Berlusconi si è voluto certamente cautelare con due sottosegretari: Salvatore Mazzamuto, già consigliere giuridico del ministro Angelino Alfano per la riforma del codice civile. Ordinario a Roma 3 ed ex consigliere laico del Csm, è stato presentato a Berlusconi da Filippo Mancuso. Insieme a lui ci sarà Andrea Zoppini, giovane rampante della scuderia Monti (ha 46 anni), benvoluto anche nei piani alti del Quirinale, ordinario alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma 3, è stato consulente giuridico di Palazzo Chigi nel governo Berlusconi e insieme al suo collega, Giulio Napolitano (figlio del Capo dello Stato), ha scritto il libro "Le autorità al tempo della crisi". Un titolo a dir poco profetico!
Di nomina Quirinalizia anche i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Paolo Peluffo, consigliere alla Corte dei Conti, ex portavoce di Ciampi, già consulente alla presidenza del Consiglio per i 150 anni dell'Unità d'Italia, ora è il nuovo responsabile comunicazione del governo; mentre Carlo Malinconico sarà il "capo" degli editori della Fieg a palazzo Chigi con delega all'Editoria.
Agli Affari esteri il PD è riuscito a piazzare, Marta Dassù, ex consigliera diplomatica di D'Alema, che sarà affiancata da Staffan De Mistura, altra nomina riferibile a Napolitano.
All'Interno ci saranno Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, capo della procura di Roma, area PDL, e Saverio Ruperto, area UDC.
Alla Difesa diventa sottosegretario Filippo Milone, ex capo segreteria e consigliere per la politica industriale del ministro La Russa, coinvolto nell'inchiesta sulle nomine, fondi neri, appalti e tangenti di Finmeccanica.
Milone, che fra l'altro è anche consigliere di Ansaldo Sts che fa capo a Finmeccanica, è al centro di una conversazione telefonica fra Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni istituzionali di Finmeccanica, con Marco Forlani, dirigente del gruppo. Nella intercettazione i due manager parlavano di un contributo sollecitato dallo stesso Milone in occasione della convention del PDL a Milano del 2010.
Manager del gruppo Ligresti, Milone è da sempre legato a doppio filo coi boss politici e i potentati economici di Paternò, la cittadina in provincia di Catania, di cui sono originari appunto i Ligresti e i La Russa. Nel periodo di Tangentopoli ha subìto anche una condanna penale (un anno e sette mesi) cancellata con la riabilitazione. Anche suo fratello Giuseppe è targato La Russa e siede nel consiglio provinciale di Milano per il PDL. E pure lui lavora per Ligresti. Nei primi anni Novanta Milone è finito più volte in tribunale, da imputato, ed è stato anche arrestato. Furono solo poche ore nell'ottobre del 1992, quando i Pm di Torino indagavano su di lui per turbativa d'asta e abuso d'ufficio per le tangenti all'ospedale Asti. Nel 1997 è arrivata la condanna definitiva in Cassazione, poi cancellata con la riabilitazione. A Padova è stato coinvolto nel processo per le mazzette sui lavori per il tribunale. A Milano è stato tirato in ballo nell'indagine sulla corruzione per le licenze edilizie nell'area Portello. A Napoli per le tangenti per il metrò.
Ciononostante Milone riesce a conservare la poltrona nel consiglio di molte aziende legate ai Ligresti come la Progestim e la Saiagricola, che gestisce i vigneti di Montepulciano della Fondiaria assicurazioni. Non solo, nel 2005 il camerata La Russa, per la quota spettante ad Alleanza Nazionale, lo fa nominare nel consiglio di amministrazione delle Poste dove Milone rimane fino al maggio 2008 per poi passare al ministero della Difesa quando La Russa ne assume il dicastero.
Allo Sviluppo Economico sono stati nominati Claudio De Vincenti, Area PD, e Massimo Vari, sponsorizzato apertamente da Gianni Letta.
All'Ambiente, tutela del territorio e del mare ci sarà Tullio Fanelli.
Sottosegretario alla Salute sarà Adelfio Elio Cardinali, radiologo di Palermo ma soprattutto marito di Annamaria Palma, capo della segreteria del presidente del Senato Renato Schifani nonché ex procuratore capo di Palermo.
L'Istruzione, Università e Ricerca, sarà di Elena Ugolini, area PDL, legata a doppio filo col Vaticano e vicina a Comunione e liberazione; al suo fianco il "maestro di strada", Marco Rossi Doria, area PD, figlio del "meridionalista" Manlio, già ben inserito nei piani alti di Viale Trastevere e in organizzazioni internazionali con diversi incarichi di rilievo.
Ai Beni e Attività culturali arriva Roberto Cecchi. La sua nomina è stata fortemente caldeggiata da Montezemolo e da una parte del PD. Nonostante gli inviti, Cecchi, che fino a poco tempo fa era schierato col sottosegretario PDL Francesco Giro, ha rifiutato di dimettersi dalla carica di segretario generale del ministero. Ora ha cambiato cavallo ed è passato alla corte del presidente del consiglio superiore dei Beni culturali, l'ex PCI Andrea Carandini, suo garante presso il PD.
Come commissario straordinario dell'area archeologica di Roma, Cecchi si è rivelato come il non plus ultra delle privatizzazioni avendo promosso e curato personalmente la svendita del Colosseo alla Tod's di Diego Della Valle. Inoltre in qualità di direttore generale, Cecchi è stato indagato per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma per aver tolto nell'autunno del 2009 il vincolo a un mobile settecentesco, contro il parere dell'Ufficio legislativo del Ministero, per favorirne la vendita e quindi "non agendo nell'esclusivo interesse dello Stato". Inoltre Cecchi è coinvolto nella vicenda del crocifisso falsamente attribuito a Michelangelo, acquistato dal ministero sotto Sandro Bondi che ha sperperato 3 milioni e 250 mila euro dei contribuenti per un'opera anonima valutata circa 50.000 euro.
Non solo, Cecchi è stato tirato in ballo anche in merito alla frode fiscale dal oltre 3 miliardi di euro per cui è stato arrestato nel giugno scorso il suo amico ed editore, Armando Verdiglione, già finito in cella per una storia analoga a cavallo degli anni '80.

7 dicembre 2011