Biografia di Raffaele Lombardo
Dal nostro corrispondente della Sicilia

Il candidato alla presidenza della regione Sicilia per il "centro-destra", Raffaele Lombardo, nasce a Catania il 29 ottobre 1950. Si laurea in medicina e si specializza in psichiatria forense.
La sua carriera di politicante borghese inizia negli anni Settanta quando si iscrive alla DC catanese. Nel 1977 diviene segretario provinciale dei Giovani DC.
Consigliere per otto anni al comune di Catania, è più volte assessore cittadino con incarichi su: Bilancio, Programmazione, Sanità, Patrimonio artistico, Problemi giovanili, Tributi.
Nel 1986 è eletto deputato al parlamento siciliano e dal 1991 al 1992 ricopre la carica di assessore regionale agli "Enti Locali". Rimane deputato regionale per ben dieci anni.
La sua carriera politica, come quella del suo collega ed amico Cuffaro, è tutta all'ombra dell'ex-pluriministro superchiaccherato Calogero Mannino. Ricordiamo che la vicenda giudiziaria di quest'ultimo, processato per "concorso in associazione mafiosa", si conclude alla corte di Cassazione, la quale non contesta affatto l'esistenza di un patto tra Mannino e la mafia, volto allo scambio di favori e voti, ma non lo condanna ugualmente precisando che per una condanna andava provato l'apporto dell'accusato alla causa mafiosa.
Come Mannino e Cuffaro anche Lombardo ha avuto diversi problemi con la giustizia, cominciati nel 1992 con un arresto per "abuso d'ufficio". Secondo l'accusa la sua segretaria avrebbe rivelato, qualche giorno prima a dei raccomandati, i temi di un concorso per un posto alla Asl 35 di Catania. Le indicazioni per gli "amici" erano molto precise: i candidati avrebbero dovuto scrivere una parola di due lettere, cancellata, all'inizio del secondo e dell'ottavo rigo. La guardia di finanza trovò gli elaborati "taroccati", Lombardo, condannato a un anno e mezzo in primo grado, fu "miracolato" da un'assoluzione in appello.
Nel 1994 viene ancora arrestato per corruzione, nello scandalo dell'appalto dei pasti all'ospedale "Garibaldi" di Catania. Nell'inchiesta c'è anche l'allora ministro della Difesa Salvatore Andò, lo stesso che sta scrivendo il programma della candidata per il "centro-sinistra" Anna Finocchiaro.
Diventa parlamentare europeo nel 1999 col Centro Cristiano Democratico. Viene confermato europarlamentare nel 2004, eletto per la lista dell'UDC nella circoscrizione isole, dopo rinuncia di Salvatore Cuffaro, per incompatibilità con la carica già ricoperta di presidente della regione Sicilia.
Intanto dal 2000 al 2003 è vicesindaco di Catania e nel 2003 viene eletto presidente della provincia, partecipando in prima persona al disastro economico in cui versa la metropoli etnea praticamente in bancarotta. Sono gli anni in cui ricopre la carica di segretario regionale dell'UDC.
Il salto a livello nazionale è a partire dal 2005, favorito dal contrasto con parte dell'UDC siciliana.

La nascita del Movimento per le Autonomie
Di quello scontro in seno al partito di Casini in Sicilia che poi porterà alla scissione e alla nascita del Movimento per le Autonomie (MPA) si comincia ad avere i primi sentori nel 2004.
Nell'ottobre 2004 il segretario siciliano dell'UdC vide tappezzare Catania con manifesti listati a lutto in cui se ne annunciava la morte: "Ieri è venuto a mancare l'uomo più amato dai siciliani: il Presidente Raffaele Lombardo, di 54 anni. Con immutato dolore i siciliani tutti ne danno il triste annuncio". Scalpore soprattutto perché gli autori del lugubre scherzo erano i suoi compari di partito.
Lo stesso giorno a Catania si svolgeva la manifestazione regionale del gruppo dei cosiddetti "quarantenni", i più acerrimi nemici di Lombardo.
La goccia che fa traboccare il vaso si ha nel marzo del 2005. I "quarantenni", a seguito della conferma di tutti i manager corrotti della sanità siciliana, mettono sotto accusa il segretario regionale dell'UdC e il presidente della regione Cuffaro, chiedendo la convocazione della Commissione nazionale antimafia. Intanto, annunciano l'uscita dalla maggioranza dell'Assemblea regionale siciliana (Ars) e rivendicano il ruolo di "vera Udc", contro la linea Cuffaro-Lombardo.
La polemica investe anche settori del partito a livello nazionale: "Le decisioni del governo Cuffaro - affermano una decina di deputati nazionali - adottate in materia di sanità ci impediscono di continuare a sostenerne l'azione. Ci sembra giusto e moralmente doveroso prendere pubblicamente le distanze da un governo e dall'azione di una parte dell'Udc". Da questo scontro nasce anche la feroce polemica ripresa dai quotidiani nazionali sul ricovero di Provenzano a Marsiglia con la copertura di esponenti delle istituzioni siciliane.
È sotto attacco per le nomine il fedelissimo di Lombardo, l'assessore alla sanità Pistorio, che dopo aver confermato tutti i manager inquisiti ignora la bufera politica. Ma sotto attacco è lo stesso Lombardo poiché tra i manager e i nuovi dirigenti c'è anche Francesco Judica, nominato direttore dell'Ausl 4 di Agrigento, che proprio di Lombardo è il cognato.
Le battaglie per la supremazia nell'UdC in Sicilia e la divisione dei posti che contano si fanno sempre più aspre. Nello stesso periodo si dimettono per "protesta" alcuni segretari provinciali, mentre alcuni amministratori cambiano fronte e vengono accolti a braccia aperte dal "centro-sinistra".
La frattura definitiva si consumò nella primavera 2005, quando l'allora segretario Follini, tentando di salvarsi la faccia di fronte alle accuse di mafia e corruzione che pendevano sul suo partito in Sicilia, scelse di inviare un "supervisore". La filomafiosa dirigenza regionale dell'UdC insorse e l'asse Cuffaro-Lombardo finì con l'incassare, addirittura, la solidarietà di una certa area del "centro-sinistra" siciliano, offeso per una presunta "lesa maestà autonomista" commessa dall'UdC nazionale con l'"indebita" ingerenza.
Il commissario di Follini non riesce a evitare la scissione. Il potentissimo Lombardo non ammette limitazioni di sorta al suo potere clientelare. Nel maggio 2005 Lombardo non ha ancora abbandonato l'UdC ma decide che è arrivato il tempo di provare la consistenza elettorale del suo potere clientelare. Durante la campagna per il rinnovo del consiglio e l'elezione del neopodestà della seconda città siciliana, Catania, Lombardo presenta ben quattro liste autonomiste a lui collegate. In quella occasione si diffonde a Catania e in Sicilia la voce di contatti sottobanco tra Lombardo e il candidato del "centro-sinistra" a neopodestà di Catania, l'ex-ministro di polizia Bianco. Del resto sui manifesti delle liste di Lombardo non vi era l'indicazione di voto sul sindaco. Nel segreto delle urne i voti delle liste autonomiste di Lombardo vanno al candidato del "centro-destra", il medico personale del neoduce Berlusconi, Umberto Scapagnini, che viene eletto neopodestà di Catania.
Le liste di Lombardo formate da manager di aziende pubbliche e private, da professionisti più o meno chiacchierati, raccogliendo migliaia di voti fanno tra l'altro scendere l'astensionismo nella metropoli etnea.
Uscendo dalla vittoria di Catania, a luglio 2005, Lombardo lancia la costituente del Movimento per le Autonomie. È in questa sede che il leader secessionista varca i confini della Sicilia e si erge a "paladino" del Mezzogiorno, lanciando l'avvertimento al neoduce: "Ritengo che dal premier Silvio Berlusconi non potranno che venire dei riscontri alle nostre richieste. Ma se non dovessero arrivare risposte precise per il Mezzogiorno, allora il centrodestra dovrà prepararsi alla sconfitta perché molto alto sarebbe il voto di protesta". Il messaggio è chiaro: Lombardo lascia intendere che potrebbe passare al "centro-sinistra". I leader dell'"Unione" colgono il messaggio e cominciano a corteggiare sempre più serratamene l'MpA. A ridosso della formazione del gruppo dell'MpA al parlamento siciliano Fassino incontra Lombardo. Ma costui non sceglie lo schieramento e il tira e molla con le due coalizioni borghesi dura fino alla vigilia della campagna per le politiche, con momenti di forte scontro nella Casa del fascio.
È a Messina che Lombardo, nel dicembre 2005, lancia l'attacco che fa capire a Berlusconi che conviene scendere a patti se vuole che l'MpA ritorni all'ovile. Lombardo lascia al proprio elettorato "libertà di scelta" per i candidati a neopodestà di Messina e crollano le preferenze al candidato del "centro-destra": vince il "centro-sinistra" con Francantonio Genovese.
Intanto i rimbambiti dirigenti del "centro-sinistra" siciliano e nazionale vanno sempre più in brodo di giuggiole per il neofascista secessionista e filomafioso Lombardo. Al primo congresso nazionale dell'MpA, svoltosi a Bari nel novembre del 2006, ad osannare Lombardo, in prima fila, accanto a Micciché e Cuffaro e al responsabile per il Sud della Lega Nord, Giacomo Chiappare, ci stanno "antimafiosi" del calibro di Luciano Violante, del segretario dei DS siciliani, Capodicasa, del presidente della regione Puglia Nichi Vendola che si sente in dovere di portare i saluti di "padrone di casa" a Lombardo.
I procacciatori di voti del "centro-sinistra" rimangono però con un pugno di mosche, condito dalla figura indecente di fronte alle masse popolari. Lombardo, infatti, com'era prevedibile, dà il ben servito a Violante, Fassino, Vendola e rientra nella Casa del fascio.
Alle politiche del 2006 Lombardo si allea con la Lega Nord Padania, sancendo il Patto per le autonomie che si schiera con Silvio Berlusconi, il quale nel programma di governo recepisce i secessionisti punti programmatici per lo "sviluppo" del Sud.
Il rapporto dell'MpA con la Lega Nord diventa negli anni sempre più forte. Sembra concretizzarsi progressivamente una nuova alleanza, tra i rappresentanti della borghesia reazionaria del Nord e della borghesia filomafiosa siciliana finalizzata a consentire un nuovo saccheggio del Mezzogiorno.
Intanto Lombardo, mentre percorre la strada secessionista indicata da Bossi, consolida il suo potere clientelare in Sicilia e raccatta voti in ogni provincia, si fa "amici" a Caltanissetta, a Ragusa, a Enna e a Siracusa. A Catania fa regolarmente il pieno elettorale, dal momento che ha il controllo totale e dettagliato di ogni ospedale della Sicilia orientale, dove decide nomine di amministratori, primari, infermieri e barellieri.
Attualmente "Don Raffaele", come lo chiamano gli antimafiosi catanesi, controlla a livello nazionale 5 deputati e 3 senatori e a livello regionale 18 parlamentari, 80 sindaci, 97 assessori comunali e 288 consiglieri comunali, 21 assessori e 39 consiglieri provinciali.
Nelle aziende e nei consorzi pubblici delle acque, del vino, dei rifiuti, dei forestali ha fatto assumere oltre 2000 precari.
Ha "indicato" numerosi burocrati regionali, commissari dei consorzi di bonifica, vertici dell'Ato rifiuti, amministratori della Fondazione Banco di Sicilia, delle aziende partecipate del comune di Catania, degli istituti autonomi delle case popolari, delle cooperative e della Protezione civile.
Con un corredo elettorale del genere era scontato che, nello scontro con il presidente del parlamento siciliano Micciché per la candidatura alla presidenza della regione, Berlusconi lo preferisse al suo stesso caporione. Con questa "macchina da guerra" clientelare è certo, infatti e purtroppo, che il Cuffaro della Sicilia orientale farà il pieno di voti alle prossime politiche e regionali.

2 aprile 2008