Lo dichiara il Consiglio di Stato
Le bollette dell'acqua sono illegittime
Hanno maggiorazioni non dovute in base al referendum che ha abolito la remunerazione del 7% ai gestori privati per il capitale investito

Lo scorso 23 ottobre l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha richiesto un parere al Consiglio di Stato, il massimo organo di giurisdizione amministrativa, in merito agli effetti del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno del 2011, relativo ai criteri per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato.
Si tratta di una materia molto delicata visti i fortissimi interessi che esistono attorno all'acqua e, in particolare, all'aumento sconsiderato delle bollette, un vero e proprio salasso contro le masse popolari.
Nell'adunanza del 19 dicembre scorso, la cui decisione è stata poi estesa il 30 gennaio, i giudici amministrativi hanno dichiarato illegittime le tariffe contenute nelle bollette dell'acqua, perché il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio non si è adeguato a quanto disposto dai referendum abrogativi del 2011, continuando le vecchie e onerose tariffe applicate con decreto ministeriale adottato il 1° agosto 1996. "La tariffa costituisce - afferma il parere - il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio 'chi inquina paga'. Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo".
Chiarito questo aspetto, il Consiglio di Stato precisa che era il ministro dell'Ambiente (e dunque sia Stefania Prestigiacomo del governo del neoduce Berlusconi, prima, che Corrado Clini del governo Monti, poi) che aveva il compito di definire con nuovo decreto che cancellasse il vecchio di 17 anni, emanato nel 1996, e lo adeguasse agli esiti referendari definendo le componenti di costo per la determinazione della tariffa relativa ai servizi idrici per i vari settori di impiego dell'acqua. I criteri giusti da prendere in considerazione, affermano i giudici, dovevano aversi "con espunzione dalla tariffa, quindi, della parte relativa all'adeguata remunerazione del capitale investito"; atteso che l'abrogazione referendaria - continuano i giudici amministrativi - "è intervenuta sulla disposizione (art. 154, comma 1, d. lgs. 3 aprile 2006, n. 152) che, statuita la natura di corrispettivo della tariffa del servizio idrico integrato, prevede i criteri - tra i quali quello 'abrogato' della adeguata remunerazione del capitale investito - per la determinazione della tariffa, la cui attuazione era demandata al decreto ministeriale cui rinvia il successivo comma 2 dello stesso art. 154".
Conseguentemente, le bollette dell'acqua sono "illegittime" per colpa del nuovo calcolo tariffario introdotto a fine dicembre dall'Autorità Energie Elettrica e Gas (delibera n. 28/12/2012 n. 585/2012/R/IDR) e la dicitura che viene stigmatizzata nel parere, ossia "remunerazione del capitale investito", riammette ai guadagni le società di gestione del servizio idrico nazionale, senza rispettare lo storico referendum del 2011, che ha bocciato il profitto del 7%, introdotto dalla legge Galli, con le società stesse estromesse dai profitti. Tutto ciò perché la situazione che si è venuta a produrre, precisa il Consiglio di Stato in maniera laconica ma ferma, "non sia stata coerente con il quadro normativo risultante dalla consultazione referendaria".
D'altronde già la Corte Costituzionale aveva ammonito indirettamente l'Autorità fin dall'ammissione dei referendum, laddove il 26 gennaio 2011, con significativa sentenza, affermava che il quesito referendario è diretto "chiaramente, alla finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell'acqua". I giudici amministrativi, dunque, invitano l'Autorità a ricomporre, tramite nuovi provvedimenti e in ossequio all'esito referendario, le nuove tariffe con espunzione della quota di profitto dei gestori. Contemporaneamente i Forum dei movimenti per l'acqua annunciano azioni legali contro l'Autorità per il risarcimento del danno e la restituzione dell'indebito.

20 febbraio 2013