Il leader della Lega Nord da Venezia rilancia la secessione
Bossi: "la Padania sarà uno stato libero e sovrano. Non ci accontenteremo del federalismo"

"Siamo qui a Venezia perché sappiamo che un giorno la Padania sarà uno stato libero, indipendente e sovrano". Il 13 settembre scorso, alla cosiddetta "festa" dei "popoli padani", Umberto Bossi, in totale spregio del proprio ruolo istituzionale di ministro delle Riforme della Repubblica "una e indivisibile", ha rilanciato a spallate e in modo minaccioso il progetto golpista della secessione. "La Padania sarà libera con le buone o con le meno buone - ha arringato Bossi -. Non ci basta il federalismo. Vogliamo cambiamenti più radicali. Neppure il carcere ci fermerà".
Una sorta di chiamata alla pugna, quella per la secessione, che a dire il vero, stando alle cronache di alcuni quotidiani borghesi, in primo luogo del berlusconiano Il Giornale, non ha infiammato come si attendeva lo stato maggiore fascio-leghista gli animi delle 30 mila camicie nero-verdi accorse a Venezia. Le ovazioni maggiori sono andate alla lotta razzista e xenofoba contro i migranti, alla richiesta di salari più alti al Nord e al ministro veneto Zaia. Da qui l'ennesimo tentativo di Bossi di abbindolare furbescamente gli operai, evidentemente tutt'altro che sensibili alla sirena separatista, esortandoli ad aderire al federalismo, perché "è proprio per loro", strumentalizzando la questione salariale.
Per attuare il proprio progetto eversivo, più della millantata sollevazione popolare di lombardi e veneti, in definitiva a Bossi pare più affidabile l'alleanza con il neoduce Berlusconi. "Da soli si arriva prima, ma alleati si va più lontano. Se il gruppo è fatto dalla Lega e Berlusconi, è come essere sulle spalle di due giganti". Ecco perché alla fine la minaccia di elezioni anticipate del giorno prima è caduta nel vuoto.
Privo di effettivo consenso popolare, il golpe secessionista può essere compiuto soltanto dall'alto, dall'interno delle istituzioni democratico-borghesi e repubblicane, a causa della complicità dell'intero parlamento nero. "Prima della fine dell'anno ci saranno il decreto attuativo del federalismo fiscale, il codice delle autonomie, la busta paga improntata al costo della vita", ha ricordato Calderoli esaltando i lavori di Camera e Senato. Ragione per cui le elezioni anticipate, "sarebbero una pazzia". Infatti, il successivo appuntamento di peso identitario e simbolico con i "popoli padani" non sarà alle urne elettorali, ma il prossimo maggio con una catena umana lungo il Po, "un muro contro gli immigrati clandestini", per continuare a piantare il marcio seme del razzismo, funzionale all'invenzione di un'etnia padana in realtà inesistente sul piano storico.
Non per nulla persino la cosiddetta "festa dei popoli padani" s'è segnalata per episodi di squadrismo xenofobo, con l'aggressione di due camerieri albanesi di un ristorante dietro Piazza San Marco da parte di militanti fascio-leghisti, e di squadrismo filo-padronale e imperialista, con gli scontri sul Ponte di Rialto delle camicie nero-verdi con attivisti del No dal Molin, i quali srotolando uno striscione richiedevano la vera indipendenza desiderata da tutti i sinceri democratici, progressisti e antifascisti, quella dalle basi di guerra.

23 settembre 2009