In diretta al "Ring" di Altaitalia TV
Il PMLI denuncia le pesanti ingerenze della chiesa cattolica nella politica italiana
Vivace botta e risposta tra Urban e il parroco di Albonese che sosteneva posizioni apertamente razziste e fasciste

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Biella del PMLI
Ennesimo match in diretta sul "Ring" di Altaitalia TV, quello di martedì 1° dicembre, per il compagno Gabriele Urban, Responsabile dell'Organizzazione biellese del PMLI, che ha affrontato il parroco leghista di Albonese, in provincia di Pavia, Francesco Cervio, sul tema: "La Chiesa influenza la politica?". La trasmissione si poteva seguire anche sul web.
Tra gli invitati in studio erano presenti: la segretaria piemontese del Movimento Cristiano dei Lavoratori (MCL), Daniela Squeo, il segretario cittadino dell'Unione di Centro (UdC) di Novara, Salvatore Ghianda, e Antonio D'Eramo dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) di Varese.
La prima domanda del presentatore della trasmissione, Francesco De Luca, è stata posta per comprendere se la politica italiana è influenzata o meno dalle direttive di Papa Benedetto XVI e della chiesa di Roma. Il prete Cervio ha subito iniziato proponendo fumosi distinguo tra la chiesa italiana e lo "Stato della Città del Vaticano" per accreditare l'improbabile tesi della differenza sostanziale tra i due soggetti.
Urban ha replicato che è palese, all'opinione pubblica, la totale sudditanza dei politici nostrani, di entrambi gli schieramenti parlamentari, alle posizioni ideologiche di Benedetto XVI e della Conferenza Episcopale Italiana (CEI); Urban ha sottolineato che non si può accettare la presenza di un forte simbolo di religiosità, come il crocefisso, nei luoghi pubblici quali scuole, ospedali e università.
Don Cervio ha controbattuto sostenendo che il crocefisso è un simbolo della tradizione culturale italiana che sta alle fondamenta della nostra società. Urban ricorda che in duemila anni di storia i potenti vertici della religione cattolica si sono sempre posti al fianco dei più dittatoriali e reazionari regimi, come il fascismo ed il nazismo, i cui aderenti non furono mai scomunicati dalla chiesa di Roma, come invece lo furono i comunisti, ma addirittura benedetti dalle gerrachie ecclesiastiche. Urban cita un esempio pratico dell'interferenza della chiesa nella vita politica italiana ricordando la pressante campagna antiabortista messa in campo dalla CEI che si è addirittura spinta a richiedere la presenza di medici antiabortisti nei consultori e nelle farmacie pubbliche per impedire la somministrazione/vendita delle pillole contraccettive.
Su questo argomento prende la parola la responsabile piemontese del MCL, Daniela Squeo, che, in un'arringa antifemminile e retrograda, getta scredito sulle importanti conquiste della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, definendo l'uso della pillola, da parte delle masse femminili, come un "rimedio" adottato con superficialità e ignoranza da talune donne non consapevoli della realtà che le circonda.
Urban cerca di far comprendere che le religioni sono un fatto privato e che non devono interferire nelle scelte politiche nazionali e che, comunque, tutte le religioni sono da considerarsi uguali davanti alla legge. Il prete pavese inizia qui le sue invettive razziste contro le altre religioni e in particolare contro quella islamica, definita la "religione del tappetino" (per l'usanza dei fedeli islamici di pregare su un tappeto), dicendosi oltremodo contento per l'esito referendario svizzero che ha bloccato la costruzione di nuovi minareti e che, se non prenderemo simili provvedimenti anche in Italia, entro venti anni le chiese cattoliche italiane saranno trasformate in moschee. Urban ha sottolineato il carattere fascista e razzista dei discorsi del prete asserendo che è una vergogna per la chiesa cattolica, che sulla carta afferma di operare sempre nel segno dell'amore e della carità, avere nelle proprie file elementi come Francesco Cervio che fanno apertamente richiamo a posizioni politiche razziste, xenofobe e reazionarie.
Il discorso si sposta sulla ricorrenza della famosa "Breccia di Porta Pia" che Urban e D'Eramo considerano un fatto storico importante e significativo per l'unità e la laicizzazione dello Stato italiano di quei tempi. Il prete di Albonese dichiara che "Porta Pia" è stata mitizzata come la Resistenza dopo il 25 Aprile '45. Urban smaschera ancora una volta queste posizioni fasciste e reazionarie che mettono anche in discussione la bontà della Guerra di Liberazione nazionale contro il nazi-fascismo nonché rimarca che il Partito marxista-leninista italiano è per l'assoluta libertà religiosa di qualunque fede ma che rimane fondamentale considerare la religiosità una questione individuale e privata. Urban denuncia la proposta del leghista Castelli di voler introdurre il simbolo del crocefisso nella bandiera italiana affermando che ci troviamo di fronte ad una nuova crociata della chiesa, e delle forze politiche che la sostengono, per riportarci al medioevo dove i dissidenti venivano messi al rogo e i crociati partivano alla conquista di terre da sfruttare e popolazioni da ridurre in schiavitù. Il rappresentante del PMLI ricorda che finché andremo in giro per il mondo a depredare i popoli delle loro ricchezze e li costringeremo alla fame ed alla povertà assolute, avremo sempre chi busserà ai nostri confini per cercare benessere economico e dignità.
A questo punto il prete inizia un discorso buonista e pseudo filantropico sulla necessità di compiere azioni caritatevoli ricordando che: "Chi ha di più deve aiutare chi ha meno" e, provocatoriamente, chiede al compagno Urban se è disposto ad accogliere, nella propria abitazione privata, una famiglia di rumeni. Il compagno risponde che il PMLI lotta per la società dei diritti al popolo, il socialismo, dove ad ognuno spetta un lavoro, una casa e pubblici servizi per il soddisfacimento dei bisogni materiali delle cittadine e dei cittadini. Urban in conclusione di trasmissione ha ribadito che dev'essere abrogato il Concordato tra Stato italiano e Vaticano e che le alte sfere clericali non devono influenzare la politica generale della Repubblica italiana.

16 dicembre 2009