Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, pronunciato davanti al monumento di Lenin a Cavriago in occasione dell'88° Anniversario della scomparsa
Ispiriamoci a Lenin per conquistare i giovani alla causa dell'Italia unita, rossa e socialista e per liberarci del governo Monti
Scuderi: "Continuiamo con perseveranza, serenità, senza affanni e col passo da montanaro a seguire le orme di Lenin. Che le giovani e i giovani studino il pensiero di Lenin e, sul suo esempio, facciano in Italia ciò che Lenin ha fatto in Russia"

Ecco il testo integrale del discorso pronunciato dal compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, a Cavriago (Reggio Emilia) il 22 gennaio per commemorare l'88° della scomparsa di Lenin.

Care compagne e cari compagni,
su invito dell'Istanza dell'Emilia-Romagna siamo riuniti quest'oggi, qui in piazza Lenin a Cavriago, per ricordare il grande Maestro del proletariato internazionale Lenin in occasione dell'88° anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 21 gennaio 1924, quando, dopo aver vinto innumerevoli battaglie e sconfitto molteplici nemici, dopo aver resistito alla persecuzione zarista, agli arresti, al confino, alle privazioni e ai sacrifici della vita rivoluzionaria, nulla ha potuto contro il suo crudele male, aggravato dai postumi dell'attentato subìto nel 1918 per mano del gruppo dei cosiddetti "socialisti rivoluzionarti" e dal sovraffaticamento, che ne minò l'attività per lungo tempo.
Da molti anni il PMLI rende puntualmente omaggio a Lenin grazie al compagno Giuseppe Mazzola, storico primo militante dell'Emilia-Romagna, assente per motivi di salute, e al defunto simpatizzante Bruno Ferrari, ma è dal 2005, in occasione del 135° Anniversario della nascita di Lenin, che il Pmli.Emilia-Romagna organizza qui annualmente una manifestazione pubblica in piazza.

I messaggi di Scuderi e dei dirigenti nazionali del PMLI
Iniziativa molto apprezzata dai dirigenti nazionali del PMLI come dimostrano gli auguri inviatici dalla Commissione per il lavoro di Organizzazione del CC del Partito e il saluto del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che vi leggo: "Caro compagno Denis Branzanti, care compagne, cari compagni,
tutto il Partito è idealmente con voi per commemorare Lenin attorno al suo monumento a Cavriago. Continuiamo con perseveranza, serenità, senza affanni e col passo da montanaro a seguire le orme di Lenin, a studiare le sue opere e ad applicare i suoi insegnamenti per rafforzare la nostra cultura e concezione del mondo proletarie, per migliorare il nostro lavoro di radicamento, di massa e di fronte unito, per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, per servire meglio e con
più efficacia le masse, per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
Il nostro auspicio è che tutti coloro, in particolare le operaie e gli operai, le giovani e i giovani, che hanno compreso che il capitalismo è la causa dell'attuale devastante crisi economica e finanziaria, studino il pensiero e le indicazioni di Lenin e, sul suo esempio, facciano in Italia ciò che ha fatto lui in Russia.
La storia e gli avvenimenti odierni dimostrano che solo il socialismo può salvare l'Italia. Non certo il tecnocrate borghese Monti il cui unico scopo è quello di salvare il capitalismo e il potere della classe borghese.
Lottiamo per liberare l'Italia dal governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale!
Lavoriamo per far maturare le condizioni per la commemorazione nazionale di Lenin a Cavriago!
Viva le compagne e i compagni presenti oggi a Cavriago!
Con Lenin per sempre!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!".
Ogni anno veniamo proprio qui, perché Cavriago ha un legame speciale con Lenin, essendovi presente nella sua omonima piazza la copia di un busto donato dall'Urss revisionista nel 1970, e il cui originale è collocato nel Centro Culturale comunale.
Ma questa storia ha inizio nel gennaio del 1919, quando il Circolo socialista di Cavriago inviò alla direzione dell'Avanti! un ordine del giorno di sostegno alla Repubblica dei Soviet, o.d.g. citato dallo stesso Lenin 3 mesi dopo, in occasione della seduta del Comitato Esecutivo Centrale del Soviet di Mosca.
Successivamente, nella seduta del 6 settembre del 1921 il Consiglio comunale di Cavriago approvò un altro o.d.g. col quale esprimeva il proprio "sostegno al governo proletario sovietista" deliberando "di elargire un sussidio non inferiore a £ 500".
Simbolicamente quindi la nostra presenza davanti al busto di Lenin è quanto di più netto si possa compiere per dichiarare e ribadire apertamente che il PMLI è figlio di Marx ed Engels, co-fondatori del socialismo scientifico, Lenin e Stalin, principali artefici della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre e costruttori del primo paese socialista al mondo, e di Mao, campione imbattibile nella lotta contro il revisionismo moderno, oltre che principale artefice della rivoluzione di nuova democrazia, edificatore della Repubblica popolare cinese e ideatore e guida della Grande rivoluzione culturale proletaria.
Questi sono i nostri cinque grandi Maestri, questi sono i cinque grandi Maestri del proletariato internazionale, dei quali teniamo alta la gloriosa bandiera e dai quali traiamo quotidianamente linfa vitale attraverso lo studio delle loro immortali opere.
Almeno finché esisteranno il capitalismo e l'imperialismo, indipendentemente dalle forme in cui si esprimeranno, democrazia borghese o dittatura fascista, aggressione militare o saccheggio economico o condizionamento politico, il pensiero e l'opera di questi cinque giganti della storia non potranno essere messe da parte, così come poi saranno indispensabili per la costruzione del socialismo.
Continueremo quindi a ribadire con forza che le loro analisi e le loro indicazioni non sono caduche, non sono vecchie e non appartengono affatto al passato, non sono gli anni che ne determinano l'attualità o meno, e comunque anche da questo punto di vista il socialismo risulta ben più giovane del capitalismo, bensì la corrispondenza o meno con le questioni di oggi, e chiunque legga i testi dei cinque Maestri non vi può non trovare in taluni casi straordinaria corrispondenza con l'attualità, e in altri casi preziose indicazioni anche a fronte di un seppur parziale cambiamento della situazione, determinato in particolare dalle specificità nazionali e dal particolare grado di sviluppo, ma che non ne intaccano l'attualità e la validità internazionale.
"Alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. - afferma Lenin - E non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un'influenza su tutti i paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione".(1)
Per chi ha dei dubbi sull'attualità del marxismo-leninismo-pensiero di Mao può leggere il brano sul debito pubblico tratto dal "Capitale" di Marx apparso 144 anni fa e pubblicato sul n° 1 di quest'anno de "Il Bolscevico".
La pratica, e non le chiacchiere, dimostrano la straordinaria validità del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, grazie anche all'applicazione dialettica che ne fa il PMLI, nel nostro Paese e nella nostra situazione specifica. Mentre invece sono solo le chiacchiere, e non la pratica, ad accreditare le tesi false, passate e già battute, di stampo riformista, revisionista, parlamentarista, anarcoide e "ultrasinistra", tesi che, guarda caso, trovano spesso ampio spazio sui media della borghesia, che invece oscurano completamente, o quasi, il PMLI.
Oggi infatti la borghesia ha affidato la gestione del capitalismo italiano al tecnocrate borghese Monti, al neoduce Berlusconi e al liberale Bersani, e contemporaneamente ha affidato il compito di imbrogliare le masse per deviarne le lotte al neoliberale, presidenzialista e anticomunista Vendola, all'imbonitore neoliberista Grillo, al presidenzialista e populista De Magistris, e, in misura minore, a ciò che rimane dei partiti falsi comunisti PRC e PDCI riuniti nella "Federazione della sinistra", e a certi movimenti come "Uniti per l'alternativa" che propongono un'alternativa tutta interna al capitalismo per ammorbidirlo con rivendicazioni insufficienti di stampo riformista e liberale.
Se occorre stare ben attenti a non farsi imbrogliare da costoro, parimenti bisogna rifiutare la fuorviante parola d'ordine: "unire tutti i comunisti in un unico partito", in quanto per comunisti in questo caso si intende oltre ai marxisti-leninisti anche i revisionisti, trotzkisti, anarchici, spontaneisti, "ultrasinistri", filo terroristi, da mescolare in un unico calderone destinato, anche qualora si realizzasse, al sicuro fallimento e alla veloce frantumazione in mille pezzi.
Noi vi opponiamo la nostra parola d'ordine che è dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, solo se tutti i sinceri comunisti daranno la loro forza al PMLI potremo costruire un grande forte e radicato Partito marxista-leninista, e questo lo si potrà realizzare solo facendo chiarezza ideologica, politica e organizzativa.
Non si tratta di dividere, bensì di unire sulla base di una linea corretta, applicando il principio di Mao "unità-critica-unità".
Al riguardo invitiamo a leggersi e ri-leggersi lo splendido, lungimirante e memorabile discorso che il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi ha pronunciato l'11 settembre scorso in occasione del 35° Anniversario della scomparsa di Mao dove illustra magistralmente, applicandolo alla nostra situazione concreta, l'insegnamento di Mao, secondo il quale: "Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacchè".(2)
In particolare facciamo appello ai tanti giovani comunisti in buona fede che militano nelle organizzazioni e nei movimenti della "sinistra" borghese affinché riflettano attentamente sulla loro attuale collocazione politica e organizzativa e aprano un confronto franco e aperto con il PMLI.

I giovani si ispirino a Lenin
Noi facciamo grande affidamento sui giovani, saranno i giovani a dare un grande contributo alla vittoria del socialismo nel prossimo periodo, di questo ne siamo coscienti noi marxisti-leninisti ma ne è cosciente anche la borghesia, che da una parte ne opprime e sfrutta gli strati inferiori con il precariato di massa e la disoccupazione giovanile che ha raggiunto il livello record del 30,1%, mentre sono il 39,1% le giovani disoccupate nel Mezzogiorno, e ancora con il degrado delle periferie urbane e la mancanza di spazi pubblici sociali e ricreativi di aggregazione, dall'altra concentra grandi forze per irretirli al proprio volere proponendo come modelli i "divi" multimiliardari di spettacolo, sport e moda, propugnando così il successo personale e il lusso come metri di valutazione, alimentando la "cultura" dello "sballo" e la ricerca di "nuove emozioni forti", quali mezzi per veicolarli al disimpegno e che stanno alla base dell'incremento della delinquenza.
Ma anzitutto la borghesia cerca di manipolarne le menti e pianificarne il futuro già all'interno delle scuole e delle università, fin dai primissimi anni dove ricevono da subito un indottrinamento di stampo cattolico e oscurantista, dove viene impartito il modo di fare e di pensare borghese e dove vengono insegnate le materie da un punto di vista borghese.
Una scuola e un'università sempre più distanti dalle conquiste del Sessantotto e del Settantasette e sempre più rispondenti alle necessità del sistema capitalista.
In particolare le ultime controriforme targate Gelmini e Aprea ne cancellano il carattere pubblico trasformandole di fatto in aziende private, con finanziamenti privati, con manager e Consigli di amministrazione, con la meritocrazia borghese, precarizzando ulteriormente il personale, cancellando ogni parvenza di democrazia nei già screditati ed inutili organi collegiali e mettendone la governance aziendalista al servizio degli interessi del governo, dei privati, della Confindustria, del Vaticano e della mafia, nonché dei baroni a loro asserviti.
Un modello di scuola e di università spietatamente di classe, gerarchica, meritocratica e manageriale, mutuato dal piano piduista nel campo dell'istruzione, realizzato dal governo del neoduce Berlusconi, avallato dal presidente della Repubblica il nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano e non a caso apprezzato anche dal tecnocrate Monti.
Contro l'istruzione classista, aziendalista, meritocratica e clericale di stampo mussoliniano le studentesse e gli studenti hanno dato vita ad ampie e dure lotte negli ultimi anni, nonostante la totale disinformazione del regime neofascista, gli attacchi dei media quando si è trattato di fare un salto di qualità nel livello di scontro, come in occasione dello storico assalto al parlamento del 14 dicembre 2010, e nonostante la mannaia del 5 in condotta reintrodotto dalla Gelmini per intimidire e reprimere gli studenti più combattivi.
Il movimento studentesco è potenzialmente molto pericoloso per il governo Monti, tanto è vero che contro di esso è sceso immediatamente in piazza il 17 novembre scorso in occasione della giornata internazionale del diritto allo studio.
Poi però il movimento ha risentito delle pericolose illusioni sul governo Monti sparse dalla "sinistra" borghese e dal vertice riformista della CGIL, perdendo la grande dinamicità e forza che lo aveva portato a riempire le piazze d'Italia, e che deve ritrovare a fronte della conferma delle controriforme della scuola e dell'università, della manovra di lacrime e sangue, e in generale della politica economica e sociale.
Dal movimento studentesco ci aspettiamo un grande contributo per liberarci dal governo del tecnocrate borghese Monti.
Il PMLI e gli studenti marxisti-leninisti hanno fatto, fanno e faranno tutto il possibile per partecipare, sostenere e orientare correttamente le lotte studentesche.
Nel documento redatto dal compagno Federico Picerni, Responsabile del lavoro giovanile del Partito, e fatto proprio dalla 3ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI nell'aprile scorso, e titolato "I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giovanile e studentesco" è scritto chiaramente che "Noi pensiamo che occorra elaborare e discutere dal basso, ossia tra gli studenti, una piattaforma nazionale rivendicativa sulla base della quale compattare il movimento e rilanciare le lotte, e abbiamo proposto i seguenti punti che in questa sede rilanciamo:
1) combattere l'istruzione e la cultura borghesi, contrastando la sottomissione della scuola e dell'università alle necessità economiche della classe dominante borghese;
2) abrogazione della 'riforma' Gelmini;
3) lotta per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti;
4) nuovi organismi di governo con poteri vincolanti nei quali gli studenti abbiano la maggioranza;
5) ricercare la massima unità con le lotte operaie, con la FIOM, la CGIL e i 'sindacati di base', nonché con i ricercatori, i docenti, i lavoratori della conoscenza e le altre forze sociali in lotta per la salute, per l'ambiente e così via.
Noi dobbiamo promuovere il fronte unito più vasto possibile, anche con le organizzazioni studentesche, sulla base della parola d'ordine per la 'scuola e l'università pubbliche e gratuite', sulla quale il movimento è concorde. La stessa cosa dobbiamo fare per quanto riguarda la nostra parola d'ordine 'Scuola e università governate dalle studentesse e dagli studenti'... Noi siamo convinti che la nostra linea studentesca sia la più rivoluzionaria e la vincente, ma non possiamo imporla né pretendere che venga accettata dall'oggi al domani; dobbiamo farla passare attraverso il convincimento, la persuasione, le argomentazioni, la dialettica, avanzando proposte concrete e adeguate, confrontandoci apertamente con le altre posizioni, stringendo le dovute alleanze e stando alla testa delle lotte studentesche.
Ma per conquistare vittorie sempre più avanzate e per cambiare radicalmente il modello d'istruzione - per quanto sia possibile nel capitalismo - il movimento studentesco deve comprendere il carattere di classe dell'istruzione e della cultura e quindi fare dell'anticapitalismo il suo valore fondante, prendendo esempio dall'esperienza delle Grandi Rivolte del Sessantotto e del Settantasette".
Anche in questo possiamo trarre grandi insegnamenti dal pensiero e dall'opera di Lenin, avendo egli prima combattuto la scuola e la cultura borghese, e poi iniziato l'edificazione della scuola e la diffusione della cultura proletaria dopo la Rivoluzione socialista d'Ottobre, anche in questo caso riscontriamo una straordinaria attualità nei suoi scritti, mettendoli a confronto con le posizioni di chi sta demolendo la scuola pubblica in favore di quella privata e del regime neofascista, sembra davvero di assistere ad un botta e risposta avvenuto quest'oggi.
La borghesia dice che la scuola è indipendente, al di sopra dalla politica, e in quanto tale serve tutta la società e non una parte sola di essa, ma Lenin già nel 1918 aveva detto chiaramente che: "Nel campo dell'istruzione pubblica accade lo stesso fenomeno: quanto più evoluto è uno Stato borghese, tanto più sottilmente esso mente affermando che la scuola può restare estranea alla politica e servire la società nel suo complesso. In realtà, la scuola è stata trasformata per intero in uno strumento di dominio della classe borghese, è stata permeata dello spirito borghese di casta, si è vista assegnare il compito di fornire ai capitalisti docili servi e operai capaci ... Noi diciamo che nel settore della scuola la nostra causa è la stessa lotta per rovesciare la borghesia e dichiariamo apertamente che la scuola estranea alla vita e alla politica è una menzogna e un'ipocrisia".(3) "Il carattere 'apolitico' e non 'politico' dell'Istruzione è un'ipocrisia borghese, nient'altro che una turlupineria delle masse".(4)
La borghesia afferma che essendo la scuola indipendente dalla politica, e quindi anche dalle classi sociali e dalla lotta di classe, di conseguenza lo è anche l'insegnamento, che risponderebbe quindi agli "interessi generali" degli studenti, ma Lenin nel 1920 smentiva queste tesi: "La vecchia scuola dichiarava di voler creare un uomo con una cultura completa, di voler insegnare le scienze in generale. Sappiamo che questo era falso da cima a fondo, perché tutta la società era fondata e si reggeva sulla divisione degli uomini in classi, in sfruttatori e in oppressi . È naturale che tutta la vecchia scuola, imbevuta di spirito di classe, impartisse il sapere soltanto ai figli della borghesia. Ogni sua parola veniva adeguata agli interessi della borghesia. In queste scuole la giovane generazione degli operai e dei contadini non era tanto educata quanto ammaestrata nell'interesse della borghesia. Veniva istruita in modo da poter fornire a essa servi idonei, capaci di procurarle il profitto e che al tempo stesso non turbasse la sua quiete e il suo ozio".(5)
Nella scuola borghese i figli delle classi più povere ne sono sempre più esclusi, a causa dei costi, dei corsi più brevi e meno qualificati, del numero chiuso alle università e altri provvedimenti di selezione classista che non a caso portano a una maggiore dispersione scolastica proprio nelle regioni più povere, mentre nell'Unione Sovietica del 1918, riporta Lenin, "Il consiglio dei commissari del popolo affida al commissariato della pubblica istruzione l'incarico di elaborare immediatamente una serie di deliberazioni e disposizioni perché, nel caso in cui il numero di coloro che fanno domanda d'iscrizione agli istituiti d'istruzione superiore sia più alto del numero abituale dei posti disponibili, siano prese misure urgentissime, che garantiscano la possibilità di studiare a tutti coloro che lo desiderano. Non vi devono essere privilegi non solo in linea di diritto ma nemmeno in linea di fatto per le classi abbienti. Per primi devono essere ammessi immancabilmente gli studenti che provengono dalle file del proletariato e dei contadini poveri e ai quali saranno garantiti stipendi, su vasta scala".(6)
Sulle spinte del più bieco razzismo di stampo fascista la borghesia propugna le classi ghetto per i figli dei migranti e dei Rom, in modo da tenerli divisi dagli studenti italiani, anche a questo Lenin "risponde" già nel 1913: "È chiaro come la luce del sole che predicare tale piano significa in realtà applicare o sostenere le idee del nazionalismo borghese, dello sciovinismo, e del clericalismo. Gli interessi della democrazia in generale, e della classe operaia in particolare, esigono proprio il contrario: bisogna sforzarsi di riunire i fanciulli di tutte la nazionalità in scuole uniche di una data località ... Noi dobbiamo pronunciarci nel modo più risoluto contro qualsiasi divisione della scuola per nazionalità".(7)
La borghesia sta smantellando la scuola pubblica pezzo dopo pezzo, controriforma dopo controriforma, a partire da quella di Luigi Berlinguer del 1999 che introducendo i "nuovi cicli scolastici" ha ripristinato l'avviamento scolastico, passando per i vari Moratti, Mussi, Fioroni, sino alla gerarca di Viale Trastevere Gelmini, che hanno ingrassato le scuole private con i finanziamenti pubblici lasciando le scuole pubbliche in condizioni tali da costringere i genitori a pagare per avere le pagelle o addirittura ad acquistare la carta igienica oltre che i gessi e quant'altro, ai privati sono state spalancate le porte delle scuole e direttamente o indirettamente ne condizionano gli indirizzi mettendole al proprio servizio. Lenin nel 1920 denunciava: "Fino a quando gli operai e i contadini continuano a essere oppressi dai grandi proprietari fondiari e dai capitalisti, fino a quando le scuole rimangono nelle mani dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti, la giovane generazione resta cieca e ignorante. La nostra scuola invece deve dare ai giovani i fondamenti del sapere, deve renderli capaci di elaborare da sé le concezioni comuniste, deve fare in modo che essi diventino uomini di cultura. Durante gli anni di studio la scuola deve fare dei giovani i combattenti per l'emancipazione dagli sfruttatori".(8)

Impadronirsi della cultura del proletariato
La questione della cultura non è affatto immune dalla lotta di classe, anzi ne è investita in pieno in quanto rappresenta il canale tramite cui ciascuna classe trasmette i propri valori alle nuove generazioni. Oggi in Italia il potere è nelle mani della borghesia e di conseguenza la cultura dominante è quella borghese, marcia e corrotta, che inevitabilmente si riflette nella gioventù.
Nel suo discorso alla Commemorazione di Mao il compagno Scuderi ha brillantemente sintetizzato: "Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la cultura del proletariato, il liberalismo è la cultura della borghesia. O scegliamo l'una o scegliamo l'altra. Non è possibile un'altra soluzione, nemmeno quella di pescare in tutte e due le culture. In questo caso la bilancia penderebbe a favore della cultura borghese".
I marxisti-leninisti devono sviluppare la lotta sul fronte culturale, innanzitutto trasformando in senso proletario rivoluzionario la propria concezione del mondo e di se stessi. Ed è per questo che, secondo Lenin, "Bisogna che l'educazione, l'istruzione siano volte a dare all'attuale gioventù una morale comunista. Ma esiste una morale comunista? Certo, esiste. Spesso, si presentano le cose, come se noi non avessimo una nostra morale e molto spesso la borghesia accusa noi comunisti, di negare ogni morale. Questo è un mezzo per falsare i concetti, per gettare polveri negli occhi degli operai e dei contadini. In che senso noi neghiamo la morale? Neghiamo l'etica? Neghiamo la morale predicata dai borghesi, quella dedotta dai comandamenti di dio. A questo proposito, noi dichiariamo naturalmente di non credere in dio e sappiamo molto bene che era il clero, erano i proprietari fondiari, era la borghesia che parlavano in nome di dio, per far trionfare i loro interessi di sfruttatori. Oppure, invece di dedurre questa etica dai comandamenti della morale, dai comandamenti di dio, essi la deducevano da frasi idealiste o semidealiste che si riducevano sempre a qualcosa di molto simile ai comandamenti di dio. Noi neghiamo tutte queste morali che sono tratte da una concezione extraumana, all'infuori delle classi. Diciamo che sono inganno, truffa, imbottimenti di crani degli operai e dei contadini nell'interesse dei proprietari fondiari e dei capitalisti.
Diciamo che la nostra etica dipende in tutto e per tutto dagli interessi della lotta di classe del proletariato. La nostra etica scaturisce dagli interessi della lotta di classe del proletariato ... La morale comunista è la morale che serve questa lotta, che unisce i lavoratori contro ogni sfruttamento".
(9)
Sin dalla sua fondazione il PMLI ha fatto quanto possibile, in base alle proprie forze, per trasmettere al proletariato la propria cultura.
Basti citare il discorso "Mao, la concezione del mondo e le due culture" pronunciato dal compagno Scuderi in occasione del XXV Anniversario della comparsa di Mao, dove chiarisce che la cultura del proletariato è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che è stato elaborato da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao nel corso della lotta di classe e sulla base della pratica e dell'esperienza rivoluzionaria.
Ma anche il già citato documento del PMLI sui giovani dà un importante contributo su questo fronte in quanto rappresenta un'analisi di classe e marxista-leninista dell'attuale condizione giovanile in tutti i suoi aspetti da quello economico, a quello sociale, scolastico e universitario, politico, culturale e morale e rilancia con forza, articolandola e aggiornandola, la linea giovanile e studentesca del Partito sulla base della linea del 5° Congresso nazionale del Partito e degli ultimi avvenimenti politici e sociali che hanno investito il mondo giovanile.
Esso ci dà anche molteplici indicazioni per legarci ai giovani e conquistare la loro fiducia e il loro appoggio militante. In particolare il documento afferma che nel lavoro giovanile "dobbiamo concentrare le nostre forze sui fronti operaio e sindacale battendoci per far avanzare la nostra piattaforma, a partire da quella per l'occupazione giovanile, e sul fronte studentesco tenendo costantemente sotto attacco i governi centrale e locali e le loro politiche e misure sull'istruzione, denunciare la scuola e l'università della borghesia e del regime neofascista, presentando le nostre proposte al movimento studentesco, battendoci per spostare il movimento sempre più a sinistra sulla base delle nostre proposte, in particolare della parola d'ordine: 'Scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti'. Date le forze attualmente a nostra disposizione però, e per via del fatto che proprio nelle scuole si ha la massima concentrazione di giovani, il lavoro studentesco va considerato al primo posto nel nostro lavoro giovanile".
Tra i tanti aspetti trattati in tale documento va sottolineata anche la questione dell'utilizzo dei social network come "Facebook" e "Twitter", questione già trattata in sede di 5° Congresso nazionale e ultimamente ripresa con forza su "Il Bolscevico". Essendo Internet uno strumento, e non certo un fine, esso va utilizzato come ogni altro strumento di propaganda, nell'ottica di un lavoro collettivo e non su iniziativa personale, e comunque tenendo ben alta la vigilanza rivoluzionaria in quanto nella "rete" vi è un poderoso controllo poliziesco, nonché ferve l'attività di fascisti e provocatori. Come ha detto il compagno Scuderi al 5° Congresso nazionale del PMLI "Privilegiamo comunque il megafono alla tastiera".
Noi abbiamo il dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista di prestare la massima attenzione ai giovani. Non solo perché sono il futuro del nostro popolo, del nostro Partito e della nostra causa. Ma anche perché essi hanno il diritto di vivere la loro gioventù, il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto al futuro senza sfruttamento, oppressione, disoccupazione e povertà.
Diritti che ieri erano negati dal governo del neoduce Berlusconi e oggi dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale guidato da Monti.
Un governo che viene definito "tecnico", ma che in realtà è un governo del presidente, perché sponsorizzato e imposto da Napolitano che in questo senso ha inaugurato la repubblica presidenziale perseguita dal neoduce e pianificata dalla P2 di Gelli, Craxi e dello stesso Berlusconi, e un governo della grande finanza internazionale e della Ue, dato il passato di Monti come grande finanziere della potente banca Goldman-Sachs, la sua appartenenza ai circoli politico-finanziari supersegreti Trilateral e Bilderberg, la sua lunga carriera di commissario della Ue alla concorrenza, nonché la direzione di quel tempio dell'economia e della finanza capitalista italiana che è l'Università Bocconi di Milano.
Un governo che, data anche la sua composizione infarcita di banchieri, alti ufficiali, superburocrati dello Stato, baroni universitari, tecnocrati, professori universitari, personalità borghesi ammanigliate col Vaticano, la Confindustria e con la grande stampa, è nato con il preciso compito di applicare implacabilmente e libero da scrupoli elettoralistici le ricette liberiste di massacro sociale della UE per far pagare la crisi del capitalismo ai lavoratori e alle masse popolari.

Liberarsi dal governo Monti
Un governo che gode di un consenso politico senza precedenti, che va dalla grande finanza internazionale, Unione europea, BCE e l'intera borghesia finanziaria e imprenditoriale nazionale, fino alla stragrande maggioranza dei partiti della destra e della "sinistra" borghese, a partire dal PD che non ha fatto nulla per cacciare il neoduce Berlusconi e ora sostiene il governo Monti "senza se e senza ma" come ha affermato ieri il liberale Bersani, per non parlare della posizione ambigua di Sel di Vendola mentre l'Idv di Di Pietro ha ritirato l'appoggio per non rimanere con un pugno di voti in mano, così come ha fatto la Lega fascista e razzista che ha governato sino all'altro giorno assieme al neoduce.
Complice anche l'atteggiamento dei sindacati confederali che inizialmente hanno alimentato le illusioni sul governo e poi indetto lo scorso 12 dicembre uno sciopero generale di appena 3 ore dandogli volutamente un basso profilo per impedire alla classe operaia e ai lavoratori di dare sfogo nelle piazze alla loro rabbia.
"Dalla padella alla brace. Per meglio dire: dalla dittatura del neoduce Berlusconi alla dittatura della grande finanza e della Unione europea (UE)...- sta scritto nel Documento dell'UP del PMLI datato 19 novembre - Da un regime capitalista e neofascista 'sbracato' di stile mussoliniano si è passati a uno simile 'raffinato' di stile anglosassone, ma la sostanza non è cambiata".
Il massacro sociale resta massacro sociale, indipendentemente dal fatto che ad attuarlo sia il governo Monti piuttosto che quello del neoduce Berlusconi.
Del resto come altro definire, se non massacro sociale, il decreto "Salva Italia", che sarebbe più corretto chiamare "Salva capitalismo", approvato lo scorso 16 dicembre?
Come altro definire, se non massacro sociale, l'abolizione delle pensioni di anzianità, il contributivo per tutti e gli altri tagli alla previdenza, il ripristino dell'Ici tranne che ovviamente per la Chiesa e l'aumento dell'Iva?
Come altro definire, se non massacro sociale, le privatizzazioni e le liberalizzazioni finalizzate a rivoltare come guanti interi settori del commercio e dei servizi pubblici e privati per aprirli completamente alle leggi del mercato e del profitto capitalistici, i tagli alla spesa pubblica, il massacro dell'istruzione pubblica, il pareggio di bilancio in Costituzione, il federalismo fiscale, lo sblocco dei finanziamenti per le grandi opere, a partire dalla Tav, la svendita del patrimonio pubblico?
Come altro definire, se non massacro sociale, la "riforma" del "mercato del lavoro", lo svuotamento del contratto nazionale di lavoro, l'attacco all'articolo 18, lo studio di un nuovo contratto di apprendistato precario e sottopagato per 3 anni, e il modello di relazioni industriali mussoliniane introdotto da Marchionne e poi generalizzato?
Dei 3 pilastri con i quali si era presentato Monti: "rigore di bilancio, crescita ed equità", di sicuro c'è solo il rigore per le masse, la crescita è tutta da vedere e nel caso sarà solo a vantaggio della borghesia mentre dell'equità non c'è neanche l'ombra. Dov'è infatti la tassa sui patrimoni e sulle rendite e transazioni finanziarie? Dov'è la riduzione delle enormi spese militari funzionali alle mire espansioniste dell'imperialismo italiano? Dov'è l'abbattimento dei privilegi della "casta" dei politicanti borghesi che sono i più pagati d'Europa, per non parlare dello stesso Monti che senza vergogna taglia le pensioni, i servizi, e peggiora le condizioni di vita e di lavoro delle masse e intanto si intasca oltre 35.000 euro al mese dei quali 7.000 di pensione!
E poi, ovviamente, "non ci sono soldi" per il Mezzogiorno, lasciato in maniera criminale sempre più nella povertà, nel degrado e nelle mani delle cosche mafiose, "non ci sono soldi" per mettere in sicurezza le scuole, delle quali il 30,4% è a rischio, addirittura in Sicilia il 90% delle scuole non ha superato i test antisismici, "non ci sono soldi" per il riassetto del territorio il cui dissesto e supersfruttamento ha portato a disastri come quelli recenti in Toscana e Liguria.
Contemporaneamente è in atto un gravissimo attacco ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori portato avanti innanzitutto dalla testa di ponte costituita dal nuovo Valletta Marchionne, che ha portato a compimento il suo piano antioperaio e antisindacale, reazionario e neofascista grazie alla complicità determinante dei sindacati collaborazionisti, ma anche con l'aiuto vergognoso dell'ex governo Berlusconi e il tacito consenso di quello in carica Monti.
Dopo aver imposto col ricatto e la minaccia della delocalizzazione il proprio modello sindacale a Pomigliano, Mirafiori e alla ex Bertone, dopo essere uscito da Confindustria e aver rigettato tutti gli accordi sindacali, con l'ennesimo accordo separato ha esteso il modello di Pomigliano a tutti gli 86mila lavoratori degli stabilimenti Fiat auto e Fiat Industrial, instaurando di fatto relazioni industriali mussoliniane neofasciste in Fiat, escludendo dall'azienda la Fiom, il sindacato più rappresentativo, così come ha poi fatto a ruota anche Federmeccanica.
Il tutto con il silenzio-assenso del governo Monti che da parte sua, in perfetta continuità col governo del neoduce Berlusconi, procede come un carro armato nella distruzione dei diritti dei lavoratori e delle libertà sindacali.
E questo mentre sono aperte drammatiche vertenze in ogni settore industriale che coinvolgono oltre 300 mila lavoratori e mettono in pericolo nel breve periodo altri 30-40 mila posti di lavoro, oltre ai più di 30.000 persi negli ultimi mesi, come la vertenza degli operai Fincantieri contro l'accordo firmato dai sindacati filo padronali e collaborazionisti che ha sancito la cassa integrazione straordinaria per 3.000 oltre ai 1.234 esuberi.
Per tutti questi motivi, e per molti altri ancora, a questo governo non va concessa nessuna tregua di classe. La "coesione nazionale" e il "patto sociale" tra oppressi e oppressori, tra sfruttati e sfruttatori e tra governanti borghesi e governati servono solo a rafforzare il capitalismo, le sue istituzioni e i suoi governi e frenare la lotta di classe.
Rinnoviamo ancora una volta l'appello, così come ha fatto anche la sinistra della FIOM in contrasto con Landini, ai sindacati e in particolare alla CGIL a proclamare uno sciopero generale nazionale di 8 ore con manifestazione a Roma per far valere le sacrosante ragioni delle masse popolari e dei lavoratori contro il governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale!
Com'è scritto nel documento dell'Ufficio politico del PMLI del 19 novembre, "Chi ha voluto, ha votato e ha accreditato il governo Monti, in particolare la 'sinistra' borghese con alla testa Napolitano e Bersani, si è macchiato di un crimine politico, sociale e istituzionale di cui dovrà rendere conto al proletariato e alla storia ... Per uscire da questa situazione lanciamo due appelli. Il primo a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste di unirsi per liberare l'Italia dal governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale. Il secondo appello lo rivolgiamo alla classe operaia e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono il cambiamento sociale perché abbandonino ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, costituzionale, riformista e pacifista e diano tutta la loro forza intellettuale, politica, organizzativa e morale al PMLI per portare fino in fondo la lotta di classe contro il capitalismo e per l'instaurazione dell'Italia unita, rossa e socialista".
La larga partecipazione giovanile alle grandi rivolte popolari in Libia, Egitto, Tunisia, Siria, Yemen e altre, come nella commovente e indomita Resistenza del popolo palestinese all'occupazione nazi-sionista, conferma che i giovani sono i più suscettibili al cambiamento, aperti verso le idee progressiste e rivoluzionarie, i più liberi da condizionamenti, pieni di vigore e di vitalità. Lo dimostra nel nostro Paese anche la storica manifestazione anticapitalista dello scorso 15 ottobre.
Sta a noi marxisti-leninisti il difficile compito di elevare la loro coscienza politica, trasmettergli il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea proletaria rivoluzionaria del PMLI. Dobbiamo confutare le menzogne della borghesia, dei suoi scribacchini e degli imbroglioni revisionisti di destra e di "sinistra", riproporre il socialismo come unica vera alternativa all'imperialismo e al sistema capitalista di oppressione e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, raccontando la vera storia del movimento operaio internazionale e dell'esperienza del socialismo realizzato, a partire dall'Urss di Lenin e Stalin e dalla Cina di Mao, e rilanciare la gioventù proletaria e di sinistra nel fuoco della lotta di classe.
Un ruolo fondamentale ce l'hanno i giovani marxisti-leninisti, sia perché essi sono il futuro del nostro Partito, sia per i compiti che a loro sono assegnati nei vari fronti della lotta di classe.
"L'unione (della gioventù comunista) - afferma Lenin - deve essere tale che ogni operaio veda nei giovani comunisti persone la cui dottrina gli può anche essere incomprensibile, alla cui dottrina non presterà fiducia subito, ma il cui lavoro, la cui attività gli dimostrino che si tratta realmente di uomini che gli additano la via giusta".(10)
E in questa attività rientra proprio anche far conoscere quel gigante che è stato Lenin, quale importanza egli ha rivestito non solo per i comunisti russi ma per i comunisti di tutto il mondo, non solo per il popolo russo ma per i popoli di tutto il mondo, non solo per la storia dell'Urss ma per la storia della lotta di classe in tutto il mondo.
Lenin non ha solo aderito al Partito Operaio Socialdemocratico Russo, ma ha partecipato alla sua fondazione e lo ha costruito e difeso fino a farlo divenire il Partito Comunista Bolscevico dell'Unione Sovietica, Lenin non ha solo combattuto lo zarismo e il suo impero, ma ha guidato l'organizzazione politica che lo ha distrutto, Lenin non ha solo partecipato alla Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, ma l'ha diretta sul piano teorico e pratico, Lenin non ha solo visto nascere il primo Paese socialista al mondo, ma ne è stato la guida nei primi anni di difficilissima esistenza, quando si trattava di unire il frazionato popolo dell'impero russo nella costruzione del socialismo, e di battere i controrivoluzionari interni e l'aggressione imperialista.
Non a caso il 26 gennaio 1924, in occasione della Seduta funebre del II congresso dei Soviet dell'Urss Stalin pronunciò le seguenti parole: "Noi comunisti siamo gente di una fattura particolare. Siamo fatti di una materia speciale. Siamo coloro che formano l'esercito del grande stratega proletario, l'esercito del compagno Lenin. Nulla è più elevato dell'onore di appartenere a questo esercito. Nulla è più elevato dell'appellativo di membro del partito che è stato fondato e diretto dal compagno Lenin. Non a tutti è dato essere membri di un tale partito. Non a tutti è dato sopportare i rovesci e le tempeste che l'appartenenza a un tale partito comporta. I figli della classe operaia, i figli del bisogno e della lotta, i figli delle privazioni inimmaginabili e degli sforzi eroici: ecco coloro che, innanzitutto, debbono appartenere a un tale partito. Ecco perché il partito dei leninisti, il partito dei comunisti, si chiama al tempo stesso partito della classe operaia...
La grandezza di Lenin sta innanzitutto nel fatto che egli, creando la Repubblica dei Soviet, ha mostrato con ciò praticamente alle masse oppresse del popolo intero che la speranza della liberazione non è perduta, che il dominio dei capitalisti e dei proprietari fondiari non durerà più a lungo, che il regno del lavoro può essere creato con le forze degli stessi lavoratori, che il regno del lavoro si deve creare sulla terra e non in cielo. In questo modo egli ha acceso nel cuore degli operai e dei contadini di tutto il mondo la speranza nella liberazione. Così si spiega perché il nome di Lenin è divenuto il nome più amato dalle masse lavoratrici e sfruttate".
(11)
Non a caso il 2 novembre scorso a Ufa, capitale della repubblica russa Bashkortostan, è stata celebrata la ricollocazione, dopo 20 anni, della statua di Lenin nel centro cittadino.
Non a caso noi marxisti-leninisti veniamo ogni anno qui a Cavriago, perché in questo modo rinsaldiamo il nostro legame con Lenin e il leninismo, rinnoviamo il nostro impegno politico e organizzativo nel e col PMLI per l'Italia unita, rossa e socialista.
La strada per scalare la montagna del capitalismo è ancora lunga e irta di ostacoli, siamo coscienti che la nostra è una Lunga marcia che va affrontata col passo da montanaro, andando avanti anche a piccoli o piccolissimi passi, ma siamo altresì convinti che l'unica alternativa al capitalismo è il socialismo e che al socialismo non vi è alternativa.
Ci vorrà ancora del tempo affinché tale verità storica possa affermarsi, ma come ci insegna Mao, "Per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è spesso necessaria la prova del tempo. La storia ci insegna che spesso la maggior parte degli uomini in un primo tempo non accetta il nuovo e il giusto, e che questo può affermarsi solo nella lotta, attraverso strade contorte".(12)
E noi marxisti-leninisti italiani non abbiamo paura di percorrere tali strade, non abbiamo paura di combattere tali lotte, a noi, come a Mao, non importa delle raffiche del vento e dei colpi dell'onda, ciò è molto meglio che passeggiare oziosi in un giardino.
Compagne e compagni,
mettiamocela tutta per conquistare i giovani alla causa dell'Italia unita, rossa e socialista!
Concentriamoci sul fronte operaio e sindacale e sul fronte studentesco per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso!
Ispiriamoci a Lenin, principale artefice della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre, per avanzare verso la rivoluzione socialista italiana!
Impariamo dai suoi immortali insegnamenti per liberarci dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale!
Gloria eterna e Lenin!
Solo il socialismo può salvare l'Italia!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Note:
1) Lenin, Estremismo, malattia infantile del comunismo, 27 aprile 1920
2) Mao, Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista, novembre 1948, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere - Pechino, vol. 4°, p. 292
3) Lenin, Dal discorso al 1° Congresso panrusso dell'istruzione, 29 agosto 1918
4) Lenin, Discorso alla conferenza dei Comitati per l'istruzione politica presso le sezioni provinciali e distrettuali della Pubblica Istruzione, 1920
5) Lenin, I compiti delle associazioni giovanili, 5-6-7 ottobre 1920
6) Lenin, Sull'ammissione agli istituti superiori d'istruzione della R.S.F.S.R., 2 agosto 1918
7) Lenin, La composizione nazionale della scuola russa, dicembre 1913
8) Lenin, I compiti delle associazioni giovanili, 5-6-7 ottobre 1920
9) Lenin, I compiti della Unione della gioventù, 2 ottobre 1920
10) Lenin, I compiti delle associazioni giovanili, 5-6-7 ottobre 1920
11) Stalin, Lenin è morto, 26 gennaio 1924, Opere complete, vol. 6
12) Mao, Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, 27 febbraio 1957


25 gennaio 2012